venerdì 21 dicembre 2018
I diciotto "Ities"
Sri Swami
Sivananda
Per il successo di tutti nella vita e
soprattutto per il successo di un aspirante alla vita spirituale, è essenziale
sviluppare certe virtù cardinali. La virtù è forza, potere e chiave per la
pace. Un uomo virtuoso è sempre felice, pacifico e prospero. Le persone mi
chiedono la menzione specifica delle virtù che si dovrebbero sviluppare. La
‘Canzone dei diciotto Ities’ elenca le virtù che si dovrebbero coltivare.
Prendete ogni singola virtù e sviluppatela ad un
alto livello di perfezione; sradicate completamente la qualità malvagia opposta
fino alla sua forma più sottile. Meditate su queste virtù, sui benefici e i
metodi per coltivarle. Questa è la ‘Canzone dei diciotto Ities’:
Serenità, regolarità,
assenza di vanità,
sincerità,
semplicità, veridicità,
equanimità, fissità,
non irritabilità,
adattabilità, umiltà,
tenacia,
integrità, nobiltà,
magnanimità,
carità, generosità,
purezza.
Praticate
quotidianamente questi diciotto ‘ities’: otterrete presto l’immortalità. Il Brahman
è l’unica reale entità, il sig. Tal dei Tali è una falsa non-entità. Rimarrai
nell’eternità e nell’infinito, vedrai l’unità nella diversità, non puoi
ottenere questo all’università.
Serenità
Sii tranquillo
interiormente. Lascia che la pace e la gioia irradino attraverso un volto sereno.
Un volto sereno è pacifico, sorridente e serio e non tradisce nessuna emozione
violenta. È come la superficie di un lago immobile.
Regolarità
Sii regolare nelle
tue abitudini quotidiane, nel lavoro e nelle pratiche spirituali. Alzati a un
orario particolare. Sii come un orologio nelle attività quotidiane. Sarai
libero da preoccupazioni, paura, ansia, lavoro fatto a casaccio e mal fatto.
Farai la cosa corretta al momento giusto.
Assenza
di vanità
Non vantarti della
tua nascita, posizione, qualifiche e traguardi spirituali. Loda gli altri. Sii
buono in tutto. Tratta anche le creature più inferiori come te stesso e con
rispetto.
Sincerità
Fa che le tue parole
siano in accordo con i tuoi pensieri; fa che le tue azioni siano in accordo con
le tue parole. Fa che ci sia armonia tra i tuoi pensieri, le parole e le
azioni.
Semplicità
Sii semplice. Sii
semplice nel linguaggio. Non usare parole e argomenti contorti. Sii chiaro,
evita la diplomazia, l’astuzia e la disonestà. Sii semplice nel vestire. Sii
semplice nel mangiare.
Veridicità
Sii sincero. Mantieni
le promesse. Non esagerare. Non rigirare i fatti. Pensa due volte prima di
parlare. Parla sinceramente. Parla dolcemente. Sii preciso in ciò che dici.
Equanimità
Sii calmo. Sopporta
pazientemente gli insulti. Sopporta l’ingiuria, la sofferenza, i fallimenti e
la mancanza di rispetto con calma. Non essere esaltato da lode, piacere,
successo e onore. Guarda ad entrambe le cose con la stessa visione. Comportati
allo stesso modo con amici e nemici. Non permettere a nulla di disturbare la
tua pace interiore.
Fissità
Ricorda che non puoi
raggiungere nulla se hai la mente volubile. Scegli il tuo obiettivo o ideale e
pensalo sempre. Non lasciare che ti vada via dalla mente nemmeno per un
momento.
Non
irritabilità
L’irritabilità è il
precursore dei violenti scoppi di rabbia. Osserva attentamente ciò che potrebbe
disturbare l’equilibrio mentale. Fai attenzione alle increspature di rabbia che
potrebbero sorgere nel lago della mente. Acquietali quando si presentano. Non
permettere che assumano grandi proporzioni. Otterrai la pace.
Adattabilità
Comprendi bene la
natura delle persone con le quali entri in contatto. Aggiusta il modo in cui le
approcci. Regolati in modo da essere gradito a loro. Sopporta con gioia le
eccentricità degli altri. Reagisci sempre in modo armonioso. Servi e ama tutti.
Abbi la sensazione che il Signore dimori nel cuore di tutti come il Sé di
tutti.
Umiltà
Rispetta tutti.
Inchinati con le mani giunte come prima cosa. Non parlare a voce alta davanti
ad anziani e a persone venerabili. Guardati i piedi mentre cammini. Vedi il
Signore in tutti e senti che tu sei il Suo servo e quindi il servo di tutti.
Non considerare nessuno inferiore a te.
Tenacia
Questo è l’amico
naturale della fissità. Una volta che sarai stabile nel tuo scopo e avrai
scelto il tuo sentiero, attieniti ad esso. Non vacillare. Sii saldo. Non
scendere mai a compromessi con i tuoi principi fondamentali. Abbi
l’atteggiamento di: ‘Potrei rinunciare alla mia vita, ma non lascerò il
sentiero, non infrangerò i miei voti’.
Integrità
Sviluppa una
personalità integrale. Tieni le redini di tutte le cose in sospeso del tuo
carattere. Diventa un uomo da elevati principi morali. Conduci una vita di
rettitudine. Lascia che la rettitudine emetta il suo dolce profumo da te. Tutti
si fideranno di te, ti obbediranno, ti rispetteranno e riveriranno.
Nobiltà
Evita la meschinità
come sterco e veleno. Non guardare mai i difetti degli altri. Apprezza sempre
le buone qualità di ognuno. Sii dignitoso nel sopportare. Non abbassarti mai a
pensieri, parole ed azioni ignobili.
Magnanimità
Abbi una visione
ampia delle cose. Ignora i difetti degli altri. Sii grande e nobile in
qualunque cosa tu faccia. Evita chiacchiere sciocche e infantili. Non lasciare
che la mente si soffermi su cose piccole e insignificanti.
Carità
Dona, dona e dona. Questo
è il segreto dell’abbondanza. Irradia pensieri di bontà e amore. Dimentica i
difetti degli altri. Benedici chi ti ferisce. Condividi ciò che hai con gli
altri. Dissemina la conoscenza spirituale a tutti. Usa la ricchezza materiale,
la conoscenza e la saggezza spirituale che possiedi come un affidamento divino.
Generosità
Sii liberale in tutto
ciò che doni. Abbi un grande cuore. Non essere avaro. Prendi piacere nella
gioia degli altri, rendendoli felici. La generosità è la virtù sorella della
carità. È il completamento della carità, della magnanimità e della nobiltà.
Purezza
Sii puro nel cuore.
Sradica lussuria, rabbia e avidità. Sii puro nei pensieri. Pensa sempre a Dio.
Pensa bene di tutti. Sii puro nelle parole, non pronunciare mai parole aspre e
cattive. Sii puro nel corpo. Mantienilo pulito e in salute. Fa che i vestiti e
il tuo ambiente siano puliti. Osserva le regole di igiene fisica, morale e
spirituale.
Questi diciotto ‘ities’ apriranno la strada verso il regno
di Dio. Ti apriranno le porte dell’immortalità. Raggiungerei grandi successi in
questa stessa vita. Un uomo che possegga queste qualità in gran quantità è un
santo; sarà rispettato, adorato e venerato da tutti.
Superare la negatività
Paramahamsa Niranjanananda
Satsang a Ganga Darshan, 23 novembre 1994
Satsang a Ganga Darshan, 23 novembre 1994
Tutti noi
abbiamo avuto qualche volta difficoltà nel gestire le energie negative di altre
persone. Perché sentiamo che qualcuno sta abusando di noi o che è negativo nei
nostri confronti? Perché reagiamo? La ragione principale è perché le
espressioni degli altri influenzano e alterano l’immagine che abbiamo di noi
stessi e come conseguenza ci sentiamo feriti. Quando le altre persone si
esprimono, noi reagiamo. Non ci preoccupiamo di valutare se sono positivi o
negativi perché reagiamo comunque. Qualunque sia l’espressione, essa altera la
conoscenza e il concetto dell’immagine che abbiamo di noi stessi, e crea sensazioni
di rifiuto, negatività, abuso o maltrattamento.
Osserviamo
la questione non da un punto di vista yogico tradizionale, ma da una differente
angolazione. In sanscrito vi è una parola, swabhava.
Bhava significa ‘natura’ o ‘sensazione’
e swa significa ‘personale’, ‘auto’.
Se si è consapevoli della propria natura le situazioni di conflitto, o i
disturbi mentali ed emozionali, possono essere evitati. Swabhava va molto più in profondità della normale comprensione
degli atteggiamenti, dei comportamenti, delle interazioni e delle reazioni.
Generalmente, reagiamo e ci identifichiamo con le espressioni esterne di un
individuo, non con la sua reale natura o le sue reali espressioni. Nelle
espressioni esterne vi è una combinazione di ego, desideri, ambizioni e anche
di forze e debolezze, e non siamo mai veramente capaci di osservare lo stato
reale o lo stato interiore dell’individuo.
Vi farò un
esempio. Quando Rama fu mandato in esilio per quattordici anni, suo fratello,
Bharata, andò da lui per riportarlo nel regno di Ayodhya. Arrivò con tutto
l’esercito, e l’altro fratello di Rama, Lakshmana, pensò che Bharata stava
andando da loro per ucciderli ed assicurarsi così che Rama non sarebbe mai
stato in grado di reclamare il regno. Ma Rama disse: “Aspetta un attimo. Prima
che prepari la guerra consideriamo se Bharata è realmente in grado di venire
qui con il desiderio di ucciderci.” Rama analizzò tutto lo schema della vita di
Bharata e disse: “Lui non sta venendo qui per ucciderci, non preparare le armi.
Sta venendo qui con un altro scopo.”
Tutti noi
abbiamo vissuto delle situazioni simili nella vita. Lo scorso anno ero in
Australia e uno swami mi fece una
domanda molto semplice: “A che scopo sei venuto qui?” Ma la frase conteneva una
tonnellata di peso dietro, considerando le dimensioni del suo corpo, il volume
della sua voce e il modo diretto con cui mi ha posto la domanda. Altri swami furono presi alla sprovvista dalla
domanda e potei vedere che reagirono con un’espressione di orrore in volto.
Ma in quel
momento mi è successo qualcosa di strano. In un istante tutte le interazioni
che ho avuto con quello swami dal
1979 fino a quel momento mi balenarono nella mente come una foto. Quello che mi
arrivò fu il pensiero che lui non era un essere negativo. Dalla mia analisi in
quella frazione di secondo, mi convinsi che avesse ancora il cuore di un
bambinone. Così gli feci un grande sorriso e risposi: “Lo scoprirai”. Pensando
a questo avvenimento ora realizzo che non avevo ascoltato le sue parole, ma
avevo analizzato il suo swabhava, la
sua natura e avevo sentito che dentro di lui non c’era nulla di negativo o di
cattivo, nessun rifiuto o timore.
Occorre
realizzare che l’atteggiamento o il comportamento esteriore di un individuo può
sempre cambiare; non riflette la reale natura della persona. Potrei sbraitare e
delirare ma sbraitando e delirando io divento quello? Tu potresti sbraitare e
delirare, ma esprimendo la tua rabbia diventi quella rabbia? Il tuo sé
interiore diventa quello? Momentaneamente potrebbe. Ma quando il vento soffia
sulla cima di un albero facendolo oscillare completamente, il tronco principale
vicino al terreno rimane comunque fermo e solido. Così, swabhava significa divenire consapevoli, osservatori e conoscitori
di cosa accade nei livelli più profondi della natura umana. Se riusciamo ad
avere quel tipo di comprensione sono sicuro che molti dei problemi mentali ed
emozionali che affrontiamo quando incontriamo situazioni difficili nella vita,
quando sentiamo che qualcuno ci sta attaccando in modo negativo, possono essere
evitati.
Per questo
dobbiamo allenarci, lavorare duramente su noi stessi. Certamente e senza alcun dubbio rimanendo a
livello superficiale possiamo percepire l’intensità delle situazioni e delle
circostanze, le proiezioni delle altre persone nei nostri confronti. Se ci
capita di arrampicarci su quell’albero, sentiremo l’intensità del vento che
soffia e avremo paura di cadere. Ma se scendiamo alla base dell’albero il vento
non si sentirà così intensamente. Quindi cosa dovremmo fare? Dobbiamo scendere
dalla superficie e andare verso la base. La stessa cosa si applica alla nostra
natura. Noi viviamo a livello superficiale per tutto il tempo. Dobbiamo fare lo
sforzo di vedere la realtà dietro l’apparenza.
Se guardiamo
alle teorie dello Yoga come sono
descritte negli Yoga Sutra, ad esempio, vedremo qualcosa di unico. I sistemi, i
concetti, le teorie e le pratiche di pratyahara
che sono state descritte ci daranno la capacità di scoprire il nostro swabhava. Quando saremo in grado di
scoprire il nostro swabhava, saremo
in grado di comprendere quello delle altre persone. Questo certamente non
avviene con la meditazione, perché anche coloro che praticano la meditazione da
molti anni tendono a reagire molto violentemente in certe situazioni, con
alcune forme di negatività. Perché hanno una tale reazione? Perché la pratica
della meditazione non gli ha dato la visione delle proprie proiezioni ed
espressioni. Quindi a cosa serve la meditazione?
C’è una
bella sequenza di pratyahara che
comprende tutte queste situazioni. Pratyahara
non è il ritiro della mente. Non è concentrazione. Pratyahara è consapevolezza. Come possiamo divenire consapevoli?
Per prima cosa dobbiamo espandere i nostri sensi al fine di divenire
consapevoli del raggio di portata, della vastità dei sensi. Così è come in
realtà inizia pratyahara. Quindi, nel
primo stadio di pratyahara, si
estendono i sensi fisici nell’ambiente. Si diviene così consapevoli delle
reazioni che avvengono naturalmente e spontaneamente grazie all’estensione dei
sensi fisici.
Nel secondo
stadio di pratyahara vi è
l’armonizzazione dei sensi fisici estroversi del corpo. Nel terzo stadio
facciamo le stesse cose con i sensi mentali, le facoltà della cognizione,
estendendoli esternamente ed internamente. Osservazione, comprensione e
armonizzazione si hanno nel quarto stadio. Nel quinto stadio di pratyahara diventiamo consapevoli delle
reazioni istintive, e nel sesto stadio, le armonizziamo. Nel settimo stadio
iniziamo a concentrare le facoltà dei sensi fisici e mentali e ci spostiamo
verso lo stadio di dharana.
Quindi, al
fine di scoprire la nostra natura, armonizziamo i disturbi che si sono creati
all’interno della nostra natura a causa delle circostanze esterne, delle
condizioni, situazioni ed esperienze o armonizziamo gli stati che hanno creato
squilibrio interiore. In questo modo, gradualmente, possiamo andare al di là
dell’influenza della negatività.
I conflitti
mentali rappresentano uno stato della mente che non è armonico. Se la mente è
armonizzata non c’è nessuna forma di conflitto mentale. Perché la mente diventa
disturbata? La mente diventa disturbata a causa delle ambizioni e delle
aspirazioni che abbiamo e che vogliamo raggiungere. La mente diventa disturbata
a causa dei bisogni che tutti noi abbiamo, siano essi fisici, mentali,
emozionali che spirituali. La mente diventa disturbata quando dobbiamo
affrontare le aree deboli nella nostra vita, alcune forme di disabilità mentale
o emozionale, alcune mancanze di forza di volontà o di chiarezza mentale.
Quindi, dobbiamo essere molto chiari nel vedere cosa realmente ci sta
succedendo, non solo in termini di sensazioni, desideri ed ambizioni, bisogni e
desideri, piaceri e dispiaceri, ma in relazione alla personalità totale.
Tramite pratyahara è possibile
superare ogni tipo di problema mentale, non importa quanto impossibile,
semplice o difficoltoso possa sembrare. Se possiamo fare questo sforzo continuo,
troveremo sicuramente le soluzioni. La scelta è nostra.
Un altro
metodo per superare la negatività e gestire le energie negative è tramite la
fede. Per favore, non confondete la fede con un concetto mistico o religioso.
La fede e una forza presente nell’essere umano. Se possiamo riconoscere la fede
come una forza e non come qualcosa di mistico e religioso, allora saremo in
grado di gestire le energie negative. La fede ci insegnerà come fluire e non
lottare nella vita.
Nel
linguaggio filosofico, la negazione è il risultato della nostra reazione a
qualcosa. Un pezzo di carne marcia viene messo di fronte a noi. Lo annusiamo e
reagiamo, e quella reazione crea una negazione di quella particolare
esperienza. Ciò è noto come dwesha,
rigetto, repulsione. Annusiamo un buon profumo e ci piace. Anche questo
gradimento è una reazione generata da un odore. Se è una cosa buona la
accettiamo e ne godiamo. Questo è noto come raga,
attrazione, attaccamento. Cosa c’è di simile in queste due reazioni? Cosa
accade nell’attrazione e cosa accade nella repulsione? In entrambi i casi si ha
una reazione. Una è buona e una è cattiva.
Se viviamo
reagendo continuamente, la vita diventerà sicuramente un inferno. Come esseri
umani dobbiamo avere la capacità di discriminare tra reazioni positive e
negative. Attaccarsi ad una di esse limiterà e vincolerà le forze della mente
creando un senso di attaccamento e non permetterà alla mente di sperimentare la
libertà totale.
Terapia farmacologica
Dr. Swami Karmananda Saraswati
Arriverà un momento in cui
i farmaci saranno riconosciuti come la causa delle malattie e delle
debilitazioni anziché come panacea per tutti mali fisici e mentali che
angosciano l’uomo moderno. Abbiamo bisogno dei farmaci al giorno d’oggi perché
ci mancano forza e auto-conoscenza per affrontare direttamente le malattie e
superarle. Questo è il motivo per cui i farmaci sono necessari e sono in abbondanza.
Sebbene le malattie possano guarire dall’interno, ci manca la forza di volontà
necessaria per iniziare il processo di auto-guarigione. Mobilizzando il nostro
volere, possiamo risvegliare e dirigere il prana
per guarirci. La maestria in questa scienza sicuramente non è semplice, ma se
anche poche persone fossero in grado di scoprire questi grandi poteri che giacciono
dormienti in loro stessi e che possono volontariamente risvegliare, allora si
potrebbe ottenere qualcosa d’importante. Come possiamo sviluppare qualcosa di
intangibile come la forza di volontà? La via migliore è tramite una regolare
pratica di yoga.
Se vogliamo curarci,
dovremmo evitare di usare i medicinali il più possibile perché indeboliscono la
volontà, che è l’unica vera arma dell’uomo per guarire sé stesso. I medicinali
abbassano la resistenza naturale alla malattia, mentre lo yoga rafforza
sia la forza di volontà che la resistenza naturale. Alcuni esempi illustreranno
molto bene questo punto.
Se si sviluppa una
bronchite infettiva e si prende un antibiotico appropriato, il batterio che si
sta moltiplicando sarà prontamente ucciso e i sintomi magicamente scompariranno.
La febbre scenderà, la tosse si fermerà ed il paziente si sentirà molto meglio.
Ma avrà curato la sua malattia? In realtà no, perché la proliferazione
batterica non è la causa della malattia, ne è l’effetto. Il primo problema è
una debolezza, una deficienza del livello energetico nella regione del torace,
un blocco o una mancanza di prana. A
causa di questa deficienza i batteri sono in grado di moltiplicarsi dando il
via ai sintomi. Solo coloro che hanno la resistenza naturale diminuita,
l’energia bassa, si ammaleranno. Dopotutto, i batteriologi ci dicono che tutti
noi ospitiamo molti batteri, noti per produrre malattie infettive, ma senza
svilupparle. Quando il prana è carente e si contrae una malattia come la
bronchite, prendere un antibiotico può liberarci dai sintomi, ma in realtà si
rimane ancora malati. Ciò perché l’energia del sistema respiratorio rimane
bassa, ma ora si è inconsapevoli di questa carenza in quanto i sintomi sono
stati rimossi.
Come dovrebbe essere
trattato un caso come quello della bronchite infettiva? Ci sono due modi. Nel
primo modo, possiamo usare antibiotici per rimuovere i sintomi e poi adottare
un programma quotidiano di asana e pranayama specifici per
costruire l’energia e la resistenza naturale del sistema respiratorio. Ciò
impedirà successive infezioni e correggendo la carenza energetica di base
curerà la tendenza verso la malattia. Nel secondo modo, si conta esclusivamente
sul potere del corpo e della mente, aumentato dallo yoga, di sconfiggere
l’infezione. Questo richiede più tempo e richiede dello sforzo personale, ma i
risultati saranno di gran lunga maggiori.
Un altro ottimo esempio
di guarigione sintomatica è il trattamento chirurgico e medico dell’ulcera
peptica. La causa principale dell’ulcera peptica è lo stress mentale e l’ansia
logorante. Ciò si traduce in un eccessivo consumo di acido nella parete dello
stomaco o nel duodeno che avrà una ridotta resistenza della mucosa del
rivestimento cellulare. Quando il chirurgo suturerà il buco formatisi e
rimuoverà i nervi esposti dal contatto con le secrezioni acide dello stomaco,
il dolore cesserà sicuramente.
Ma questo non farà
nulla per la cura della malattia: il sistema nervoso autonomo rimane
esattamente come prima. Finché non si imparerà come rimuovere veramente le
tensioni mentali e le ansie, si soffrirà o di un’ulcera ricorrente in pochi
mesi o si svilupperà qualche altra malattia molto più seria, anche mortale, più
avanti nella vita, come risultato del continuo accumulo di stress e angoscia.
In questo caso, sarebbe meglio perfezionare la pratica di yoga nidra per
rimuovere sia le cause che i sintomi dell’ulcera tramite il rilassamento dello
stress accumulato nella vita quotidiana. Tecniche come kunjal kriya
possono essere usate per rafforzare il prana
del tratto gastrointestinale superiore.
Come possono influire i
farmaci sulla nostra capacità di mobilitare l’energia pranica interiore per
scopi di auto guarigione? Per prima cosa è necessario un grande sforzo di
concentrazione per svegliare le più elevate facoltà praniche e psichiche
dell’uomo, e per liberare l’energia guaritrice. Questa concentrazione può
essere trovata solo quando ci si trova di fronte a uno stimolo pressante come
il dolore. Una volta che i sintomi saranno eliminati, l’impeto di cercare la
soluzione sarà perso.
Secondariamente, i
maggiori farmaci tranquillanti e ipnotici, come i potenti antidolorifici,
disorientano la coscienza e frammentano la volontà. Questi agenti disconnettono
le connessioni e le varie facoltà e dimensioni della consapevolezza che è
necessaria nella guarigione. Non si è più totalmente consapevoli.
È stato recentemente
scoperto che il sistema nervoso centrale dell’uomo produce molti agenti killer
del dolore, chiamati endorfine. Sono state isolate ed è stato provato che sono
molte volte più potenti degli oppiacei più potenti come la morfina e l’eroina,
nell’alleviare il dolore. Ma, la chiave del loro rilascio e della loro azione
nel sistema nervoso non sono note.
Si pensa che tali
endorfine possano essere stimolate e rilasciate dall’espansione volontaria
della consapevolezza cosciente di fronte al dolore nel sistema corporeo.
I farmaci non devono
essere condannati, ma il loro uso indiscriminato da parte degli aspiranti
spirituali farà loro perdere preziose esperienze. Se si è dediti all’auto
conoscenza e alla comprensione più elevata, si potrà imparare molto dalla
malattia. Naturalmente, i farmaci possono sempre essere utilizzati, se
necessario. Non sono né buoni né cattivi: dipende dalla situazione. Tuttavia,
il livello di consumo dei farmaci dei nostri giorni riflette il livello
collettivo della consapevolezza dell’uomo. Abbiamo bisogno delle medicine per
tenere lontano il dolore della vita. Essere capaci di affrontare i dolori con i
quali ci confrontiamo dovrebbe essere considerata una grande conquista e anche
una benedizione. Questo perché la nostra propensione nello sperimentare il
piacere non potrà mai superare la nostra capacità di tollerare il dolore.
Questo è uno dei fattori basilari della vita. Se il sistema nervoso umano viene
offuscato ogni volta che sorge la realtà del dolore, non sarà mai nemmeno sensibilizzato
per l’esperienza del piacere. Questo è uno dei motivi per cui molte persone non
trovano altro che noia e insoddisfazione nella vita moderna. La vita diventa
banale man mano che l’uomo diventa sempre più debole, cercando follemente il
piacere ed evitando il dolore.
Siamo molto orgogliosi
della scienza medica moderna e dei suoi progressi, ma dobbiamo stare attenti
nel valutare il suo contributo alla nostra scomparsa. Il medico di famiglia che
è sempre pronto con la sua armeria di farmaci è davvero un misto di benedizioni
per l’umanità. Affidandoci però eccessivamente al suo magico bagaglio di
trucchi, stiamo dimenticando che possiamo evolvere, imparare e crescere
attraverso i nostri dolori per una maggiore comprensione cosmica e felicità.
Per favore notate che,
tuttavia, lo yoga non dovrebbe essere praticato per alleviare il dolore
o la malattia senza la guida di un terapista yogico competente, preferibilmente
in ambiente ashramico.
Le personalità dello stress
Alcune persone
sembrano essere molto più suscettibili alle situazioni di stress rispetto ad
altre. Potrebbero esserci varie ragioni per cui una persona è più stressata di
un’altra. Tuttavia, le situazioni di stress spesso vengono esagerate nella
propria immaginazione. Indipendentemente dal fatto che un individuo stia
lavorando sotto uno stress immaginario o reale, l’effetto dello stress è visto
in diversi modi. La prima caratteristica di quasi tutti i disturbi da stress è
un fenomeno nevrotico generalizzato. Il livello di ansia aumenta così come
anche il contenuto di acetilcolina nel sangue. Irritabilità, insonnia,
nervosismo, palpitazioni, apprensione e preoccupazione possono essere
accompagnati da leggeri tremori alle mani. Il soggetto potrebbe diventare anche
estremamente nervoso se gli si chiede di affrontare un’emergenza o una
situazione di crisi. Uno o tutti questi sintomi potrebbero essere presenti in
un individuo, a seconda dalle caratteristiche della personalità e dalla gravità
dello stress.
Continui assalti
di situazioni stressanti rendono il sistema nervoso di una persona iperattivo.
Sarà più irritabile e assalito dall’ansia per qualche calamità imminente. Sotto
una continua esposizione allo stress, il soggetto passa da uno stadio psichico
ad uno psicosomatico. In questa seconda fase, insieme ai suddetti disturbi
generalizzati, potrebbe soffrire anche di ipertensione. Dallo stadio
psicosomatico il soggetto poi passa a quello somatico o terzo stadio.
In questa fase, i
suoi organi diventano iperattivi, soprattutto gli organi bersaglio o gli organi
che sono sotto l’impatto violento dello stress. È al quarto stadio, o stadio
organico, che “l’anello più debole”, cioè l’organo bersaglio, potrebbe essere
incline ad ammalarsi.
L’interpretazione
psicologica di uno stimolo esterno è intricata come la personalità
dell’individuo stesso. Noi vediamo differentemente le cose e le interpretiamo o
interagiamo con esse in maniera differente. Tutto dipende dalla nostra eredità,
dalla prospettiva familiare, dall’educazione, dall’esperienza e così via. Anche
l’ambiente in cui siamo cresciuti e che ci ha condizionato, gioca un ruolo
significativo nella nostra capacità o incapacità di far fronte allo stress.
Alcuni di noi potrebbero essere così sensibili allo stress da esserne
facilmente influenzati, mentre altri potrebbero essere più tolleranti allo
stress, come lo sono per altre cose nella vita, da essere capaci di ridere di
una situazione stressante.
Anche l’immaginazione
può giocare un ruolo diabolico. Più siamo fantasiosi, più vividamente possiamo
immaginare centinaia di cose che potrebbero andare male. Ricordate, è il
perfezionista che sembra essere incerto su tutto e quindi è perennemente
‘stressato’ dall’essere costantemente preparato a qualcosa.
I ricercatori
hanno trovato il collegamento tra lo stress, il tipo di personalità, il modo di
affrontare la situazione e il sistema immunitario individuale da un lato, e la
natura della malattia dall’altro. Sulla base di tali risultati, è stato persino
costruito il ritratto della personalità del tipico artitico-reumatoide: un
soggetto piuttosto timido, inibito, auto-sacrificante, perfezionista, incapace
di esprimere rabbia e ostilità, e spesso turbato dalle tensioni.
Un altro bersaglio
per le malattie da stress è quello conosciuto come la personalità di tipo ‘A’
con i tipici comportamenti: linguaggio affrettato, movimento costante e rapido,
mangia velocemente, impaziente alla lentezza delle cose, urgenza del tempo,
pensiero, esecuzione di più cose contemporaneamente, tendenza a dominare la
conversazione e a preoccuparsi dei propri pensieri quando gli altri parlano, si
sente colpevole durante il rilassamento, si preoccupa di ottenere cose degne o
di diventare ciò che vale la pena di diventare, nessuna considerazione per gli
altri di tipologia A ed esibizione di gesti nervosi caratteristici, come tic,
serrare il pugno e la mandibola, tamburellare sul tavolo e digrignare i denti.
Le personalità
dello stress possono essere classificate, in linea di massa, in quattro gruppi.
Il primo gruppo è composto da coloro che possono essere definiti come ‘quelli
che vanno subito in panico’, persone che vengono spinte verso situazioni
stressanti anche quando non è giustificato, o che si stressano per eventi
insignificanti. Presto questo stato diventa una loro seconda natura e sono
perennemente stressati.
I ‘normali’ fanno
parte del secondo gruppo, la maggior parte delle persone appartiene a questa
categoria. Affrontano le situazioni stressanti fino a un certo punto, dopo di
che devono trovare uno sfogo per le loro energie.
Il terzo gruppo,
il ‘professionista’, rimane calmo e raccolto di fronte allo stress, e continua
a pianificare come affrontare la situazione stressante piuttosto che farsi
prendere dal panico o lasciarsi travolgere. Questa qualità li pone al timone
degli affari come leader e manager o imprenditori di successo.
Il quarto gruppo,
i ‘giocatori’ in realtà non vedono l’ora di affrontare lo stress. Per loro lo
stress è il sale della vita e si dilettano a progettare condizioni stressanti
per sé stessi e per gli altri. Le persone provenienti da campi creativi, come
le arti, la musica, la pittura, il teatro, ecc. normalmente si trovano in
questo gruppo.
Tuttavia, Richard
S. Lazarus, autore di ‘Psychological Stress and The Coping Process’, non è
d’accordo con il tentativo di categorizzare le persone in termini di
“personalità dello stress” perché ogni individuo reagisce a uno stress
specifico in un modo altamente individualistico. Quindi sostiene che le norme
che tendiamo ad impostare non rivelano molto delle variazioni individuali.
Lazarus mette in discussione la validità del concetto comunemente accettato del
comportamento di tipo “A” e anche della scala di riadattamento sociale
sviluppata da due medici statunitensi, Thomas Holmes e Richard Rahe. Con
l’aiuto della scala, i medici tentano di valutare i cambiamenti della vita in
termini di grado di adattamento che ciascuno richiede. Ad esempio, la morte del
coniuge è in testa alla scala con 100 punti, seguita da altri 43 eventi di vita
“significativi”. Ma si potrebbe sostenere che in un caso specifico, la morte
del coniuge può non essere un evento così stressante come la morte di un
animale domestico.
La personalità,
secondo lo yoga, è determinata dai
tre guna o qualità, sattwiche,
rajasiche e tamasiche. Questi tre guna
sono presenti in ogni individuo, ma in differenti proporzioni con uno dei guna predominante. L’uomo sattwico è
chiamato divyabhava o simile a una
divinità. L’uomo veramente sattwico, tuttavia, è un essere raro come un grande yogi, un saggio o un santo. Se rajas è predominante, la persona è detta
virabhava o simile ad un eroe. E se tamas è predominante, allora è noto come
pashubhava o simile ad un animale. La
maggior parte di noi è sia virabhava
sia pashu bhava. Sono le personalità
rajasiche e tamasiche quelle suscettibili allo stress.
La personalità
rajasica è dinamica e caratterizza l’uomo mondano. È borioso, ha un
atteggiamento ostile, reazioni rabbiose, una natura irrequieta e assomiglia
alla personalità di tipo A sotto molti aspetti. Tutti questi tratti tendono a
creare situazioni stressanti o a indurre l’individuo a reagire violentemente
allo stress.
Tamo guna induce
letargia, ignoranza, indecisione, dissolutezza, dolore, vizio e mancanza di
autocoscienza. Tamas predispone
all’ansia associata con depressione e bassa energia. Indipendentemente dal guna predominante, nessun uomo è
puramente sattvico, rajasico o tamasico. Varie combinazioni di questi guna esistono all’interno di ognuno dei
cinque involucri: annamaya kosha,
pranamaya kosha, manomaya kosha, vijnanamaya kosha e anandamaya kosha.
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