RIFLESSIONI & APPROFONDIMENTI


I SENTIERI DELLO YOGA

HATHA YOGA
La parola Hatha emerge da due radici in Sanscrito: "Ha" e "Tha". "Ha" rappresenta l'energia solare, la forza vitale/prana, "Tha" rappresenta l'energia lunare, la forza mentale. Le pratiche di Hatha Yoga sono considerate come i più importanti prerequisiti per il risveglio del potenziale umano. Esse sono:
Yogasana, posizioni di yoga.
Pranayama, pratiche per il risvegli e l'espansione dell'energia attraverso il controllo del respiro.
Mudra e Bandha, tecniche psico-fisiche per risvegliare e canalizzare l'energia. 
Shatkarma, tecniche di disontissicazione fisica e mentale.
Scopo dell'Hatha Yoga è l'unione dell'energia solare (Pingala nadi) con l'energia lunare, mentale (Ida nadi).
RAJA YOGA
Chiamato anche Ashtanga Yoga di Patanjali - gli otto gradini dello yoga:
Yama, principi
Niyama, discipline personali
Asana, posizione meditativa
Pranayama, lo spazio tra l'inspirazione e l'espirazione, assenza di rispiro
Pratyahara, ritiro dei sensi
Dharana, concentrazione su un oggetto
Dhyana, meditazione
Samadhi, realizzazione, esperienza della totalità.
KUNDALINI YOGA
Questo sistema di Yoga si occupa del risveglio dei centri psichci o Chakra presenti nel "corpo psichico" di ogni individuo. Kundalini nella tradizione tantrica è "l'energia cosmica potenziale" che risiede in ogni essere umano e deve essere risvegliata (l'inconscio va portato in superficie e si "illumina") ed è allora che s'inizia a fare esperienza della nostra reale natura. 
KRIYA YOGA
Kriya significa "attività" o "movimento" e si riferisce all'attività o movimento della coscienza. Il termine Kriya riguarda anche un tipo di pratica o una pratica preliminare che conduce alla totale unione tra l' "Energia" e la "Coscienza", lo scopo dello Yoga. Kriya Yoga è un procedimento di asana, mudra, bandha e mantra con tecniche di respirazione e di visualizzazione dove la coscienza viene fatta rotare attraverso dei passaggi psichici ed i chakra. 
JNANA YOGA
Jnana Yoga è il processo di conversione della conoscenza intellettuale in saggezza pratica reale. Jnana significa conoscenza reale di come sono veramente le cose. Questo sentiero dello yoga utilizza i procedimenti intellettuali di investigazione della realtà per arrivare a comprendere e sperimentare la reale natura dell'essere.
MANTRA YOGA
La pratica del Mantra Yoga consiste nella ripetizione di suoni a differenti frequenze a seconda della tradizione. Mantra deriva da "man" che significa mente (manas) e "tra" liberare (trayati): la pratica del Mantra libera la mente e quindi l'essere umano nella sua totalità inclusa la sfera fisica che è una conseguenza di quella più sottile: il pensare.
BHAKTI YOGA
Il Bhakti Yoga più che una pratica è una conseguenza di altre pratiche di yoga. E' molto adatto alle persone emozionali. "Bhakti" significa devozione ed è una via di fede completa. Questa fiducia può essere rivolta alla Divinità nelle sue varie forme, ma anche alla natura, ad un ideale, ad un maestro, al Guru. Quando questo accade si fa esperienza di uno stato di coscienza differente rispetto a quello a cui si è abituati normalmente. 
NADA YOGA
Nada Yoga è un termine usato per descrivere liberamente le pratiche yogiche che utilizzano una qualche forma di suono - mantra yoga, kirtan, bhajan ecc. Nella pratica di Nada Yoga piuttosto che creare un suono come veicolo per la consapevolezza - uno schema fisso (mantra, musica, ecc) - sia esso acustico o mentale, si ascoltano i suoni interni, permettendo loro di presentarsi spontaneamente. Si tratta di un processo di risalire al Suono, attraverso le sue manifestazioni psichiche ed alla sua più sottile fonte.
KARMA YOGA
Karma tradotto letteralmente significa azione. Karma Yoga è di fatto una meditazione dinamica attraverso l'azione. E' considerato una delle vie più potenti, poichè ogni istante della vita compiamo azioni di natura psichica, mentale e fisica. Nell'essenza il Karma Yoga consiste in qualsiasi azione eseguita con consapevolezza meditativa, di momento in momento, senza il pensiero di una ricompensa, con assenza di aspettativa, rinucia dei frutti dell'azione, il lavorare per il gusto di lavorare, il lavoro diventa gioco, un'azione eseguita mettendo l'ego da parte, la rinuncia di desideri limitati, l'efficienza nell'azione, il mantenere l'equilibrio sia nel successo sia nel fallimento.
SWARA YOGA
Swara Yoga è la scienza che studia, osserva, controlla il flusso del respiro alle narici e la manipolazione del respiro, o Swara. Il Pranayama è legato al "controllo del respiro" in vari modi. La parola Swara in sanscrito significa suono o nota musicale, e anche flusso continuo di aria attraverso una narice. Yoga sappiamo che significa unione, così Swara Yoga è la scienza che può permettere la realizzazione della coscienza coscmica attraverso la consapevolezza o l'osservazione, il controllo o la manipolazione del flusso del respiro nelle narici. Nello Swara Yoga troveremo associazioni di respiro in relazione alle attività del sole, della luna, delle stagioni, alle condizioni fisiche e mentali degli individui, ecc. Le pratiche di Swara Yoga si riferiscono, quindi, al respiro.
LAYA YOGA
Nel Laya Yoga, come in Hatha Yoga, non vi è alcun tentativo per influenzare direttamente la mente. Il controllo di essa avviene per mezzo del controllo del prana con un procedimento in cui l'ego individuale viene dissolto (Laya) nella totalità attraverso una serie di pratiche meditative dove si utilizza il pranayama (controllo del respiro ed espansione del prana).

GLI OSTACOLI ALLO YOGA



La malattia, la tristezza, il dubbio, l’indifferenza, la pigrizia, l’indolenza, lo spirito mondano, la sensualità, le idee false o illusorie, l’instabilità, le sorgenti di distrazioni per la mente, sono tutti ostacoli.
Quando c’è uno squilibrio nel rapporto tra i tre umori, si ha la malattia; i tre umori sono: il vento, la bile ed il flemma. Quando manca il flemma il corpo diventa pesante, non potete mantenere a lungo la vostra postura (asana); se l’inerzia aumenta si diventa indolenti. Le malattie possono provenire da un’irregolarità o un’insufficienza nell’alimentazione, non adatta al temperamento, oppure sono dovute a delle veglie prolungate, alle perdite di liquido seminale, alle ritenzioni d’urina e di materie fecali. Esse possono essere guarite con la pratica delle asana, del pranayama, con la meditazione, una dieta appropriata, il digiuno, le purghe, i clisteri, i bagni, l’elioterapia, il riposo, ecc. Si deve prima fare la diagnosi, scoprire la causa del male, e poi cercare una medicina adatta o far ricorso al medico.
Nel caso di pigrizia mentale (styana) ci si sente incapaci di fare qualsiasi pratica, sia per inesperienza, sia perché non si sono riportate, dalle vite anteriori, le esperienze appropriate. Si tratta insomma di un’inattitudine al lavoro mentale. La pesantezza, l’indolenza, ecc. possono essere eliminate con gli esercizi di pranayama ed abituandosi alla vita attiva. Il dubbio porta con sé l’indecisione. L’aspirante si sente incapace di avanzare sul sentiero dello yoga; si chiede se quello che è scritto nei libri sacri è vero o no. Questo stato d’animo può sparire grazie alla vera conoscenza con il discernimento (viveka), la discriminazione (vichara), lo studio delle Scritture e la compagnia dei grandi saggi (mahatma).
Quella tendenza della mente nel desiderare ardentemente questa o quella soddisfazione dei sensi si chama “avirati” ed è dovuta all’attaccamento. Viene distrutta dalla rinuncia (vairagya), che discerne le imperfezioni delle cose di questo mondo, quali la discontinuità, la malattia, la vecchiaia, la miseria, la morte, ecc. ed anche con la compagnia dei saggi (satsanga) e dalla lettura dei libri sacri.
La “concezione sbagliata” consiste in quell’illusione che ci fa credere come perfetta quella condizione che, in realtà è proprio all’opposto di ciò che sembrava. Mancare il fine ultimo, significa vagare lontano dalla retta via, lontano dal samadhi, e cadere tra gli artigli dei poteri sopranormali (siddhi). Le nozioni erronee possono essere eliminate grazie alla compagnia degli yogin, sviluppando la rinuncia, ed intensificando la sadhana in solitudine. L’instabilità è prodotta da una mente irrequieta che impedisce allo yogin di restare nel samadhi, quando, dopo tante difficoltà, vi è finalmente giunto. Maya è molto forte e dal detto al fatto c’è un gran tratto.
Ma tutti questi ostacoli non disturberanno coloro che praticano il japa sulla sillaba Om.
Quando si presentano delle leggere difficoltà, non vi fermate, ma scoprite dei nuovi modi per vincerle. Continuate la vostra strada finchè non sarete giunti al livello più alto dell’estasi (nirvikalpa samadhi).
ALTRI OSTACOLI
Se rinunciate alle vane discussioni, alle chiacchiere, alle curiosità inutili nei riguardi degli altri e se evitate d’immischiarvi negli affari del prossimo, troverete largamente il tempo per meditare. Fate in modo che la mente si mantenga tranquilla durante la meditazione, e se dei pensieri mondani vengono a disturbarla, respingeteli immediatamente. Siate costantemente fedeli alla verità, siate ottimisti, aumentate la vostra forza sattvica. Così potrete godere della felicità eterna. Non è ciò che vi circonda ad essere cattivo, ma è la vostra mente che non è sufficientemente allenata. Partite per la guerra contro questa mente tremenda; non vi lamentate di ciò che vi circonda; piuttosto disciplinate la mente. Se potete praticate la concentrazione in un ambiente sfavorevole, sviluppate la vostra forza e la vostra volontà; diventerete una personalità dinamica. Sforzatevi di vedere il bene in ogni cosa; cambiate il male in bene; questo è il vero yoga, l’opera di un autentico yogin. Le dispersioni d’energia, le correnti nascoste delle vecchie impregnazioni (vasana), lo spadroneggiare dei sensi, il disinteresse per la sadhana, la mancanza d’impasibilità o d’aspirazione sono altrettanti ostacoli sul sentiero della concentrazione.
Brano tratto dal libro “CONCENTRAZIONE E MEDITAZIONE”
di Sw. Shivananda Saraswati
ed. Mediterranee



UOMO


L'infante vagisce. Il bambino salta, danza e gioca con i giocattoli. Lo scolaro passeggia con i suoi libri. Il ragazzo cresce con gli amici. L'adolescente tormenta i suoi piccoli baffi, lotta, litiga e corre dietro alle ragazze. Poi l'uomo cerca di raggiungere nome e fama. Ammassa ricchezze. Si sposa ha dei figli, diventa vecchio, mette gli occhiali e la dentiera. Cammina con il bastone. Alla fine muore con un sospiro.
Una goccia d'acqua lasciata cadere su un pezzo di ferro arroventato produce un suono sibilante ed è immediatamente vaporizzata. L'uomo fa un suono simile durante quel breve periodo chiamato vita e scompare in un momento.
Che cos'è l'uomo? Cosa può diventare? Cos'è la mente? Qual'è lo stato migliore? Uno studio di queste situazioni è veramente vantaggioso.
Corpo, Mente e Anima
Per gli Occidentali, l'uomo è semplicemente una creatura fisica dotata di mente e possedente un'anima. Per gli Hindu, l'uomo è essenzialmente un'anima, che esprire sè stessa attraverso la mente, che ha un corpo come sua controparte per funzionare sul piano fisico.
L'uomo è un'anima che ha un corpo. L'uomo è essenzialmente un essere spirituale. L'uomo vive, perchè egli è in essenza uno spirito o un'anima. L'essenza più profonda dell'uomo è Atman o Spirito Divino. La vera natura dell'uomo è Dio. Il corpo fisico e l'intelletto dipendono dall'anima interiore, di cui l'uomo conosce poco o nulla. Realizzando lo Spirito, l'uomo raggiunge sicurezza, certezza, perfezione, libertà, indipendenza, immortalità e beatitudine eterna.
Tutti gli uomini sono per natura uguali. Un unico Atman dimora ugualmente in tutti gli esseri. Per la natura della coscienza, tutti gli uomini sono uguali; ma, per la natura della mente e della vita, essi sono completamente separati.
L'elettricità che passa attraverso molte lampadine è una e la stessa. Ma quello che si vede come aspetti diversi è dovuto ai differenti tipi di lampade. Così, gli uomini sono differenti in quanto posseggono menti e temperamenti diversi.
L'uomo è la trinità di corpo, mente e anima. La coscienza è velata dalla mente e dalla materia, quindi l'uomo non è capace di realizzare la sua essenziale natura divina. A meno che egli non sia liberato dalla schiavitù delal mente e della materia, non può avere la Conoscenza del Sè o Atman.
Immortalità dell'Anima
L'uomo non è questo corpo. L'uomo non è i suoi sensi e nemmeno la sua mente. Questi sono veicoli (Upadhis). Corpo e mente sono soggetti a cambiamento, decadimento e morte; mentre il vero uomo, l'immortale Sè o Atman, è sempre perfetto e antico.
Voi avete un corpo, ma non siete il corpo. Avete una mente, ma non siete la mente. Corpo e mente sono vostri strumenti, come gli arnesi di un carpentiere. Questo corpo è uno strumento o un servo dell'anima, e non la sua prigione.
Sappiate che il corpo è il tempio del radiante Spirito o autoeffulgente Atman o Anima interiore, che controlla e muove tutte le facoltà della mente e del corpo. Sappiate che state respirando il respiro dello Spirito, non un respiro fisico.
La morte non pone termine a tutto. La morte non significa annullamento totale. La morte non termina la catena delle sequenze. L'anima  nel corpo è l'agente che opera, nè muore, nè può morire nel corpo. L'anima dell'uomo è immortale. Proprio come l'uomo mette da parte il suo soprabito, ugualmente alla morte egli mette da parte il corpo fisico.
Il corpo è la spoglia dell'anima. L'anima è quella che fa muovere il carro corporale. Quando il corpo è distrutto, lo spirito continua a vivere. Voi avrete ancora i vostri pensieri, memoria, forza di volontà e corpo sottile.
La caduta dell’Uomo
L’uomo è un gomitolo di desideri, brame, emozioni, appetiti e pensieri. Egli è un conglomerato di desideri, volontà e azioni. Egli si estingue se il fuoco del desiderio viene estinto. Egli pensa e poi agisce. Pensare è una vera azione. Egli agisce per ottenere gli oggetti dei suoi desideri. Egli può sedere tranquillo con gli occhi chiusi, ma questa non è inazione; la sua mente può essere al lavoro e pianificare. Ovunque c’è desiderio, là c’è azione e imperfezione. Un desiderio è l’espressione dell’imperfezione e della limitatezza.
L’uomo è limitato ed imperfetto. Egli dipende dagli oggetti per la sua felicità e per la sua esistenza. Egli si mette sempre in relazione con gli oggetti esterni. Egli è sviato e sospinto dai desideri; diventa uno schiavo dei desideri e degli oggetti.
I desideri dominano l’uomo ed egli distoglie il suo volto da Dio. Ha dimenticato la sua essenziale divina natura.
Pensa di esser un individuo separato. Ha separato sé stesso dall’Assoluto a causa della sua ignoranza e del suo egoismo. Così egli si sente miserevole; ha dimenticato la sua originale divina, infinita natura.
Se l’uomo uccide il suo egoismo ed il senso di separazione, se annulla desideri e brame e si identifica con l’Infinito, tutte le limitazioni, imperfezioni e miserie avranno fine. Raggiungerà l’immortalità e beatitudine eterna.
L’uomo – Un Essere dai Molti Livelli
L’uomo è un essere dai molti livelli ed ha varie guaine ed organismi. In questo modo è caratterizzato da certe funzioni fisiologiche quali circolazione del sangue, digestione, respirazione, escrezione, ecc. Egli è anche chiaramente caratterizzato dal possesso di alcune funzioni psicologiche quali: pensare, percepire, immaginare, ricordare ecc. Egli vede, pensa, gusta, odora e sente. Filosoficamente parlando, egli è l’immagine di Dio, anzi, egli è Dio in persona. Egli perse la sua gloria divina gustando il frutto dell’albero proibito; ma può riguadagnare la sua perduta divinità con la disciplina mentale e con la pratica della concentrazione.
Dotato di molti livelli, egli ha varie guaine che nascondono la sua reale personalità. Egli può identificare se stesso con il corpo fisico grossolano, e occuparsi delle sue necessità come fa un animale; o può identificarsi con l’autoconoscente ragione; o può sentire la sua unità con il suo reale Sé che è l’eterno testimone di ambedue. Gli scopi vitali dell’uomo, per quanto validi possano essere nel loro aspetto, non possono controllare l’essere spirituale a lungo tempo senza provocare un completo disordine della propria personalità.
L’uomo è una mescolanza di tre ingredienti: elemento umano, istinto brutale e splendore divino. Egli è dotato di un intelletto finito, di un corpo deperibile, di una piccola conoscenza e di poco potere. Questo lo rende distintamente umano. Passionalità, ira e odio, appartengono alla sua natura brutale. Il riflesso dell’intelligenza cosmica è dietro e sostiene il suo intelletto. Quando gli istinti brutali muoiono, e la sua ignoranza scompare, è capace di sopportare insulti e ingiurie, egli diviene uno con il Divino.
“BRAHMAN, UOMO, SERVIZIO E SILENZIO”
Swami Shivananda Saraswati ed. Divine life

YAMA E NYAMA: LE OSSERVANZE


YAMA: cinque regole di natura  morale, concepite come i primi  momenti di un processo di purificazione psico-fisica  con lo scopo di plasmare e di calmare la  mente e di mettere lo yogi in  armonia con coloro che  lo circondano.
AHIMSA non-nocività,  non danneggiare  mai un essere vivente né con le azioni, né con le  parole, né col pensiero e neppure con le emozioni. Esclusione delle emozioni grossolane legate ai cattivi pensieri e spesso accompagnate da brutte parole ed azioni.
SATHYA veridicià, aderenza al vero, sincerità (soprattutto con sé stessi).
ASTEYA onestà, astensione dalla cupidigia, liberazione dall'avidità.
BRAHMACHARYA purezza  morale e sentimentale, rinuncia sincera sia alla ricerca della gloria e degli onori terreni, sia all'accumulo delle cose, (che sarebbero inutili nel mondo di Brahman), sia all'adornamento del proprio corpo. Ogni funzione del corpo e della mente deve essere equilibrata, liberata da ogni eccesso.
APARIGRAHA non-attaccamento, essere liberi dalle cose inutili (non necessarie), distacco, astensione dalla bramosia del possedere.
NIYAMA: cinque osservanze attraverso cui lo yoginprogredisce nella realizzazione di una moralità di ordine superiore, maturando un distacco sempre più profondo da tutti gli aspetti che caratterizzano la vita quotidiana.
SAUCHA purificazione, pulizia purezza sia del fisico  sia della mente. E' importante ogni giorno lavare tutto il corpo con sapone ed acqua calda o tiepida, in modo che la pelle sia liberata dai sali del sudore depositati, che ostacolano il funzionamento regolare di tutto l'organismo. Controllo del cibo: la scelta di un cibo sano rende il corpo lo strumento di una vita armoniosa.
SANTOSHA la contentezza, appagamento, felicità della mente indipendentemente da ciò che si "ha" o non si "ha".
TAPAS l'ascesi, ardore, fervore nel lavoro, desiderio ardente di evoluzione spirituale in relazione a qualsiasi limitazione e costrizione di sé per lottare contro i propri vizi.
SVADHYAYA il leggere fra sé, studio di sé stessi, ricerca interiore, riflessioni filosofiche,  conversazioni e lettura dei Testi che permettono di capire interamente il senso della propria vita e della Via alla Perfezione.
ISHVARA-PRANIDHANA la dedizione totale al Signore, abbandonarsi alla Divinità, la resa al Signore di tutte le nostre azioni, sentire che tutto ciò che esiste è impregnato della Coscienza del Creatore (Ishvara), sentire che Egli è costantemente presente fuori e dentro il mio ed altri corpi ed in ogni cosa.
Ed altre 4 regole molto importanti sono:
KSHAMA essere tollerante verso le idee altrui.
DAYA commiserazione, bontà.
ARGIAVA semplicità, non alterigia.
HRI saggezza umile, mancanza di ammirazione di se stesso, orgoglio dei propri esiti effettivi e di vanità, glorificazione di sé per i propri meriti immaginari.
Testo consigliato: QUATTRO CAPITOLI SULLA LIBERTA
di Swami Satyananda Saraswati



LO YOGA DELLA LIBERTA’
"L'uomo non è un'isola o un'unità separata fine a se stessa. Siamo tutti parte integrante di questo mondo, di questo vasto universo. Siamo nell'universo e l'universo è in noi."
SWAMI NIRANJANANANDA SARASWATI