venerdì 21 dicembre 2018

Superare la negatività

Paramahamsa Niranjanananda
Satsang a Ganga Darshan, 23 novembre 1994

Tutti noi abbiamo avuto qualche volta difficoltà nel gestire le energie negative di altre persone. Perché sentiamo che qualcuno sta abusando di noi o che è negativo nei nostri confronti? Perché reagiamo? La ragione principale è perché le espressioni degli altri influenzano e alterano l’immagine che abbiamo di noi stessi e come conseguenza ci sentiamo feriti. Quando le altre persone si esprimono, noi reagiamo. Non ci preoccupiamo di valutare se sono positivi o negativi perché reagiamo comunque. Qualunque sia l’espressione, essa altera la conoscenza e il concetto dell’immagine che abbiamo di noi stessi, e crea sensazioni di rifiuto, negatività, abuso o maltrattamento.

Osserviamo la questione non da un punto di vista yogico tradizionale, ma da una differente angolazione. In sanscrito vi è una parola, swabhava. Bhava significa ‘natura’ o ‘sensazione’ e swa significa ‘personale’, ‘auto’. Se si è consapevoli della propria natura le situazioni di conflitto, o i disturbi mentali ed emozionali, possono essere evitati. Swabhava va molto più in profondità della normale comprensione degli atteggiamenti, dei comportamenti, delle interazioni e delle reazioni. Generalmente, reagiamo e ci identifichiamo con le espressioni esterne di un individuo, non con la sua reale natura o le sue reali espressioni. Nelle espressioni esterne vi è una combinazione di ego, desideri, ambizioni e anche di forze e debolezze, e non siamo mai veramente capaci di osservare lo stato reale o lo stato interiore dell’individuo.

Vi farò un esempio. Quando Rama fu mandato in esilio per quattordici anni, suo fratello, Bharata, andò da lui per riportarlo nel regno di Ayodhya. Arrivò con tutto l’esercito, e l’altro fratello di Rama, Lakshmana, pensò che Bharata stava andando da loro per ucciderli ed assicurarsi così che Rama non sarebbe mai stato in grado di reclamare il regno. Ma Rama disse: “Aspetta un attimo. Prima che prepari la guerra consideriamo se Bharata è realmente in grado di venire qui con il desiderio di ucciderci.” Rama analizzò tutto lo schema della vita di Bharata e disse: “Lui non sta venendo qui per ucciderci, non preparare le armi. Sta venendo qui con un altro scopo.”

Tutti noi abbiamo vissuto delle situazioni simili nella vita. Lo scorso anno ero in Australia e uno swami mi fece una domanda molto semplice: “A che scopo sei venuto qui?” Ma la frase conteneva una tonnellata di peso dietro, considerando le dimensioni del suo corpo, il volume della sua voce e il modo diretto con cui mi ha posto la domanda. Altri swami furono presi alla sprovvista dalla domanda e potei vedere che reagirono con un’espressione di orrore in volto.

Ma in quel momento mi è successo qualcosa di strano. In un istante tutte le interazioni che ho avuto con quello swami dal 1979 fino a quel momento mi balenarono nella mente come una foto. Quello che mi arrivò fu il pensiero che lui non era un essere negativo. Dalla mia analisi in quella frazione di secondo, mi convinsi che avesse ancora il cuore di un bambinone. Così gli feci un grande sorriso e risposi: “Lo scoprirai”. Pensando a questo avvenimento ora realizzo che non avevo ascoltato le sue parole, ma avevo analizzato il suo swabhava, la sua natura e avevo sentito che dentro di lui non c’era nulla di negativo o di cattivo, nessun rifiuto o timore.

Occorre realizzare che l’atteggiamento o il comportamento esteriore di un individuo può sempre cambiare; non riflette la reale natura della persona. Potrei sbraitare e delirare ma sbraitando e delirando io divento quello? Tu potresti sbraitare e delirare, ma esprimendo la tua rabbia diventi quella rabbia? Il tuo sé interiore diventa quello? Momentaneamente potrebbe. Ma quando il vento soffia sulla cima di un albero facendolo oscillare completamente, il tronco principale vicino al terreno rimane comunque fermo e solido. Così, swabhava significa divenire consapevoli, osservatori e conoscitori di cosa accade nei livelli più profondi della natura umana. Se riusciamo ad avere quel tipo di comprensione sono sicuro che molti dei problemi mentali ed emozionali che affrontiamo quando incontriamo situazioni difficili nella vita, quando sentiamo che qualcuno ci sta attaccando in modo negativo, possono essere evitati.

Per questo dobbiamo allenarci, lavorare duramente su noi stessi.  Certamente e senza alcun dubbio rimanendo a livello superficiale possiamo percepire l’intensità delle situazioni e delle circostanze, le proiezioni delle altre persone nei nostri confronti. Se ci capita di arrampicarci su quell’albero, sentiremo l’intensità del vento che soffia e avremo paura di cadere. Ma se scendiamo alla base dell’albero il vento non si sentirà così intensamente. Quindi cosa dovremmo fare? Dobbiamo scendere dalla superficie e andare verso la base. La stessa cosa si applica alla nostra natura. Noi viviamo a livello superficiale per tutto il tempo. Dobbiamo fare lo sforzo di vedere la realtà dietro l’apparenza.

Se guardiamo alle teorie dello Yoga come sono descritte negli Yoga Sutra, ad esempio, vedremo qualcosa di unico. I sistemi, i concetti, le teorie e le pratiche di pratyahara che sono state descritte ci daranno la capacità di scoprire il nostro swabhava. Quando saremo in grado di scoprire il nostro swabhava, saremo in grado di comprendere quello delle altre persone. Questo certamente non avviene con la meditazione, perché anche coloro che praticano la meditazione da molti anni tendono a reagire molto violentemente in certe situazioni, con alcune forme di negatività. Perché hanno una tale reazione? Perché la pratica della meditazione non gli ha dato la visione delle proprie proiezioni ed espressioni. Quindi a cosa serve la meditazione?

C’è una bella sequenza di pratyahara che comprende tutte queste situazioni. Pratyahara non è il ritiro della mente. Non è concentrazione. Pratyahara è consapevolezza. Come possiamo divenire consapevoli? Per prima cosa dobbiamo espandere i nostri sensi al fine di divenire consapevoli del raggio di portata, della vastità dei sensi. Così è come in realtà inizia pratyahara. Quindi, nel primo stadio di pratyahara, si estendono i sensi fisici nell’ambiente. Si diviene così consapevoli delle reazioni che avvengono naturalmente e spontaneamente grazie all’estensione dei sensi fisici.

Nel secondo stadio di pratyahara vi è l’armonizzazione dei sensi fisici estroversi del corpo. Nel terzo stadio facciamo le stesse cose con i sensi mentali, le facoltà della cognizione, estendendoli esternamente ed internamente. Osservazione, comprensione e armonizzazione si hanno nel quarto stadio. Nel quinto stadio di pratyahara diventiamo consapevoli delle reazioni istintive, e nel sesto stadio, le armonizziamo. Nel settimo stadio iniziamo a concentrare le facoltà dei sensi fisici e mentali e ci spostiamo verso lo stadio di dharana.

Quindi, al fine di scoprire la nostra natura, armonizziamo i disturbi che si sono creati all’interno della nostra natura a causa delle circostanze esterne, delle condizioni, situazioni ed esperienze o armonizziamo gli stati che hanno creato squilibrio interiore. In questo modo, gradualmente, possiamo andare al di là dell’influenza della negatività.

I conflitti mentali rappresentano uno stato della mente che non è armonico. Se la mente è armonizzata non c’è nessuna forma di conflitto mentale. Perché la mente diventa disturbata? La mente diventa disturbata a causa delle ambizioni e delle aspirazioni che abbiamo e che vogliamo raggiungere. La mente diventa disturbata a causa dei bisogni che tutti noi abbiamo, siano essi fisici, mentali, emozionali che spirituali. La mente diventa disturbata quando dobbiamo affrontare le aree deboli nella nostra vita, alcune forme di disabilità mentale o emozionale, alcune mancanze di forza di volontà o di chiarezza mentale. Quindi, dobbiamo essere molto chiari nel vedere cosa realmente ci sta succedendo, non solo in termini di sensazioni, desideri ed ambizioni, bisogni e desideri, piaceri e dispiaceri, ma in relazione alla personalità totale. Tramite pratyahara è possibile superare ogni tipo di problema mentale, non importa quanto impossibile, semplice o difficoltoso possa sembrare. Se possiamo fare questo sforzo continuo, troveremo sicuramente le soluzioni. La scelta è nostra.

Un altro metodo per superare la negatività e gestire le energie negative è tramite la fede. Per favore, non confondete la fede con un concetto mistico o religioso. La fede e una forza presente nell’essere umano. Se possiamo riconoscere la fede come una forza e non come qualcosa di mistico e religioso, allora saremo in grado di gestire le energie negative. La fede ci insegnerà come fluire e non lottare nella vita.

Nel linguaggio filosofico, la negazione è il risultato della nostra reazione a qualcosa. Un pezzo di carne marcia viene messo di fronte a noi. Lo annusiamo e reagiamo, e quella reazione crea una negazione di quella particolare esperienza. Ciò è noto come dwesha, rigetto, repulsione. Annusiamo un buon profumo e ci piace. Anche questo gradimento è una reazione generata da un odore. Se è una cosa buona la accettiamo e ne godiamo. Questo è noto come raga, attrazione, attaccamento. Cosa c’è di simile in queste due reazioni? Cosa accade nell’attrazione e cosa accade nella repulsione? In entrambi i casi si ha una reazione. Una è buona e una è cattiva.

Se viviamo reagendo continuamente, la vita diventerà sicuramente un inferno. Come esseri umani dobbiamo avere la capacità di discriminare tra reazioni positive e negative. Attaccarsi ad una di esse limiterà e vincolerà le forze della mente creando un senso di attaccamento e non permetterà alla mente di sperimentare la libertà totale.