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giovedì 21 settembre 2017
L’essenza dello Yoga
“Se insegni yoga solo per il corpo, esso diventerà parte
dell’allenamento fisico, della cultura fisica, dell’esercizio fisico che sono
incompleti. Il corpo non è isolato dalla mente, dalle emozioni e dallo spirito”.
Swami
Niranjanananda Saraswati
La mente è influenzata
da sei espressioni: kama, passione e
desiderio sono una cosa sola e tutti hanno desideri; krodha, aggressività e rabbia; lobha,
avidità; moha, infatuazione – che
sono presenti in tutte le persone. Poi vi è mada,
ego o orgoglio, e matsarya, gelosia,
che, anche queste, esistono in tutti gli esseri. Questi sei tratti definiscono
il comportamento della mente nella vita di tutti. Le persone parlano di
tensione, stress e ansia e cercano di affrontarle, ma non si occupano delle
cause della tensione, dello stress e dell’ansia.
È proprio come in medicina:
se una persona soffre d’ipertensione assume un farmaco che abbassa la pressione
ma non tratta la causa dell’ipertensione. Per il diabete si assumono dei
farmaci o si fanno delle iniezioni d’insulina per aumentarne la produzione ma
non si fa nessun trattamento per rettificare lo squilibrio del corpo e riattivare
la naturale produzione d’insulina. Qui è dove lo yoga diventa veramente
efficace in quanto permette al corpo di riconquistare la propria salute.
La stessa cosa si
applica alla mente. Da dove derivano stress e tensioni di cui tanto si parla?
Quando i desideri non sono soddisfatti causano stress. Colleghiamo lo stress
con il lavoro, la famiglia, l’ambiente sociale o le situazioni, ma questi sono
solo i punti di attivazione per eliminare questi tratti della mente.
L’insoddisfazione si ha quando i desideri o le aspettative non sono soddisfatte
e diventano, così, la causa dello stress. L’insoddisfazione si ha quando non si
riesce a gestire l’aggressività. Questo diventa la causa dell’ansia e della
tensione.
Pertanto, quando si
osservano le cause che generano stress e tensione alla radice, si scopre che
esse sono emanate da una delle sei tendenze, o comportamenti, della mente.
Quando insegniamo yoga,
sia agli adulti che ai bambini, il nostro approccio non è solo fisico:
permettiamo loro di divenire osservatori di sé stessi, di riconoscere le
proprie reazioni e risposte e di gestire le reazioni e le risposte
incontrollate e senza guida in una maniera migliore. Una volta che questo
accade, essi diventano liberi dall’effetto e dall’influenza diretta di questi
comportamenti mentali e scoprono la pace e la creatività a loro proprie.
Non è una posizione
fisica o una pratica mentale che cambia la natura umana. Ciò che cambia la
natura umana è il divenire consapevoli dell’ambiente e di come si risponde alle
differenti situazioni della vita. L’essenza dello yoga è nel dare la capacità
di rispondere in modo appropriato, armonioso, costruttivo e positivo, anche in
una situazione distruttiva e deteriorante.
6 Giugno
2014, Kathmandu (Nepal)
Studio sui Pawanmuktasana sulla base dei sistemi delle nadi e dei meridiani
Dr. Hiroshi Motoyama (Giappone)
Vi è un gruppo di asana chiamato pawanmuktasana che promuove la
circolazione del prana attraverso
tutte le nadi e che può essere
eseguito dai principianti. ‘Pawana’
significa ‘vento’ e ‘mukta’
‘liberare’. Pawanmuktasana, quindi, è
un gruppo di esercizi che liberano i venti e i gas in eccesso dal corpo,
soprattutto dalle articolazioni.
Secondo l’antica medicina indiana, o Ayurveda, il corpo umano è controllato
da tre ‘umori’: flemma (kapha), vento
(vayu) e acido o bile (pitta). Se si ha un’irregolarità nella
funzionalità di questi tre fattori si hanno reazioni negative nel metabolismo
con conseguenti disturbi.
Il termine vento (vayu) non si riferisce solo ai gas gastrici ed intestinali, ma
anche al ‘vento’ prodotto in ogni articolazione del corpo. Il prana può essere
considerato come un ‘vento’, o come un’energia che fluisce nelle nadi, come un
fluido sottile del corpo. Come affermato in altre occasioni, le nadi sono
essenzialmente equivalenti ai meridiani e i meridiani sembrano essere
costituiti da tessuto connettivo e riempiti di fluido corporeo. È nelle
articolazioni, dove ci sono molti legamenti ed ossa, che il flusso del prana facilmente
è impedito ed un flusso scarso in queste zone ha come risultato dolore
reumatico e, di conseguenza, un flusso deficitario nei meridiani di tutto il
corpo. Una ostruzione seria del flusso in un’area particolare porta vari
disturbi. Il prana che fluisce senza impedimenti nelle articolazioni garantisce
l’assenza di reumatismi e nevralgie, genera un flusso regolare di prana in
tutto il corpo e questo, di conseguenza, significa libertà dalle malattie.
Soprattutto lo spostamento delle vertebre, ma
anche quello delle articolazioni degli arti, è dannoso per il flusso del prana
lungo sushumna (la nadi più
importante) e causa disordini nei chakra
vicini all’area deficitaria. Ciò provoca il cattivo funzionamento delle nadi
che si originano da quei chakra e degli organi interni controllati da essi.
Inoltre, lo spostamento causa l’indebolimento della funzionalità dei nervi che
si originano in quell’area e degli organi interni ad essi collegati (che sono
gli stessi organi controllati dal chakra). Per questo motivo la corretta
posizione delle vertebre e l’aggiustamento degli spostamenti vertebrali sono
molto importanti. I motivi per cui queste asana promuovono la circolazione del prana
lungo ogni nadi che attraversano il corpo, secondo la teoria dell’agopuntura,
sono i seguenti: l’inizio e la fine di ognuno dei dodici meridiani principali che
attraversano il corpo e forniscono energia agli organi interni sono localizzati
sulle punte delle dita dei piedi e delle mani. Tali punti sono chiamati punti
‘sei’. Il punto ‘sei’ del meridiano del polmone (LU11) è chiamato ‘shosho’ ed è la punta del
pollice. ‘Shoyo’(LIT), punto del
meridiano dell’intestino crasso, è alla punta dell’indice. ‘Chusho’ (HC9)
del meridiano del ministro del cuore è
alla punta del medio e ‘kansho’ (TH1), del meridiano del triplice riscaldatore, alla punta dell’anulare. Il
punto ‘sei’ del meridiano del cuore, anch’esso chiamato ‘shosho’ (HT9), ma scritto in carattere differente rispetto
a ‘shosho’ (LU1), si trova sul
lato radiale del mignolo, mentre sul lato ulnare c’è ‘shotaku’ (SI1) del meridiano dell’intestino tenue; ‘impaku’
(SP1) del meridiano
milza-pancreas si trova sul lato mediale dell’alluce e ‘taiton’ (LV1), del meridiano del fegato, sul lato esterno
dell’alluce. ‘Reida’ (ST1) del
meridiano dello stomaco, è localizzato alla punta del secondo dito del piede;
‘kyoin’ (GB44), del meridiano
della vescica biliare, è alla punta del quarto dito del piede. Il meridiano del
rene inizia sul lato mediale del quinto dito del piede*1 e, infine, ‘shiin’ (BL67), il punto ‘sei’ del meridiano della vescica,
si trova sul lato esterno del quinto dito del piede. È in ogni punto ‘sei’ che
il flusso dell’energia entra o termina in ogni meridiano. Questi sono dei punti
molto importanti e si ritiene fin da tempi antichi che la condizione
dell’energia in ognuno di questi punti riflette perfettamente lo stato
dell’energia che fluisce all’interno del meridiano. Micro punture*2
e trattamenti di moxa in questi punti,
in corso di malattie serie ed acute, hanno effetto immediato.
I movimenti di flessione delle dita dei piedi, il
chiudere le dita delle mani e via di seguito, stimolano questi punti e
promuovono una migliore circolazione dell’energia. Ciò migliora la circolazione
del sangue e porta ad uno stato armonico nel corpo.
La medicina cinese insegna che ci sono cinque
organi yin e sei yang nel corpo. I cinque organi yin sono controllati da
meridiani dello stesso nome e sono: i polmoni, il cuore, il fegato, la milza e
il pancreas e i reni. Anche i sei organi yang sono controllati dai meridiani
corrispondenti e sono: lo stomaco, l’intestino crasso, l’intestino tenue, la
vescica biliare, la vescica urinaria e il triplice riscaldatore. Nella medicina
cinese il meridiano del triplice riscaldatore rifornisce tutto il corpo e la
sua controparte fisica, che si ritiene essere presente in tutto il corpo, è
considerato come un unico organo yang.
Il punto ‘gen’ (talvolta noto come punto
‘sorgente’) di ogni meridiano è localizzato nel polso, nella caviglia o tra i
punti ‘sei’ e queste articolazioni. Una malattia in uno dei cinque organi yin o
in uno dei sei organi yang, spesso, si riflette nei punti ‘gen’ corrispondenti.
Ad esempio, i disturbi dello stomaco, il dolore, la rigidità, la sensazione di
freddo, ecc. sono causati da un ristagno del flusso di prana, visibile nei
punti shoyo*3, taihaku*4 e gokoku*5. Trattamenti di agopuntura e di moxa in
questi punti curano i disturbi dello stomaco. (Il trattamento di questi punti è
utile anche per i disturbi di milza-pancreas, organo yin, e per l’intestino
crasso, organo yang). Esercizi come la flessione e la rotazione delle caviglie
e dei polsi apportano una benefica stimolazione dei dodici punti ‘gen’ e sono
utili per normalizzare la funzionalità degli organi interni controllati dai
dodici meridiani e, quindi, promuovano la salute di tutto il corpo.
Questa spiegazione dei punti ‘sei’ e ‘gen’ è
tratta dal “Ling Shu”, una sezione de “Il trattato di medica interna
dell’Imperatore Giallo”, Capitolo I. Questo testo, inoltre, indica che le
ginocchia e i gomiti sono strettamente connessi ai dodici punti ‘gen’ e che
possono avere un ruolo nella cura dei disturbi dei cinque organi yin. Perciò,
la flessione e la rotazione delle ginocchia e dei gomiti hanno il positivo
effetto di facilitare il fluire del prana lungo i dodici meridiani e
contribuiscono alla cura dei disturbi degli organi interni. La rotazione delle
articolazioni delle anche e delle spalle hanno effetti simili.
In breve, quindi:
1.
I meridiani e le nadi
sembrano essere costituiti da tessuto connettivo e il fluido corporeo che
fluisce all’interno di questi tessuti è la controparte fisiologica dell’energia
ki o prana.
2.
Questo flusso facilmente
ristagna nelle articolazioni, dove sono presenti numerosi legamenti ed ossa e
questa stagnazione ha come risultato reumatismi e nevralgie.
3.
Il fluido corporeo tende ad
accumularsi e a ristagnare nelle articolazioni e, a quel punto, tutto il corpo
diventa affaticato.
4.
Se uno dei dodici meridiani
che scorre nella regione delle articolazioni si deteriora oltre un certo punto,
si svilupperà una malattia a carico dell’organo interno controllato da quel
meridiano.
5.
Per tutti questi motivi
risultano utili una serie di esercizi per le dita delle mani, per quelle dei
piedi, i polsi, le caviglie, i gomiti, le ginocchia, le spalle e le anche, per
stimolare il buon flusso di ki (di prana) lungo i dodici meridiani, per il
mantenimento dello stato di salute, la prevenzione dei disturbi e la cura delle
malattie.
Note
1. Si ritiene che l’energia
entri nel meridiano del rene da quello della vescica urinaria dal lato mediale
del quinto dito del piede e che scorra lungo la singola via del punto yusen
(KI1) e qui si ritiene che ci sia il punto ‘sei’ del meridiano del rene.
2. Una tecnica di puntura della
pelle al fine di far uscire una piccola goccia di sangue.
3. Non l’LI1 ma il punto ‘gen’
(ST42) del meridiano dello stomaco.
4. Il punto ‘gen’ (SP3) del meridiano
della milza (che ha una relazione complementare yin-yang con il meridiano dello
stomaco).
5. Il punto ‘gen’ (LI4) del
meridiano dell’intestino crasso (che forma un singolo canale yang luminoso dal
dito del piede con il meridiano dello stomaco)
(Per
gentile concessione: “Research for Religion and Parapsychology”,
volume 5 n.1, Marzo 1979).
Cavalcare il respiro selvaggio
Dr. Swami Shankardevananda Saraswati
"Avendo
represso il proprio respiro nel corpo e avendo controllato i propri movimenti,
si dovrebbe respirare attraverso le narici con un respiro ridotto. Come quel
carro aggiogato con i cavalli imbizzarriti, l’uomo saggio dovrebbe mantenere
inalterata la propria mente”. Shvetashvatara Upanishad (II,9)
Il respiro pulsa nel corpo come il pistone in un
motore, 15 volte al minuto, 21.600 volte al giorno, ma noi non ne siamo
consapevoli. È diretto dal prana,
l’energia vitale, ed è responsabile dei livelli di tutti processi chimici del
corpo – dalla combustione dell’ossigeno e del glucosio ad ogni contrazione
muscolare, alle secrezioni ghiandolari e al pensiero.
Di tutti i processi automatici del corpo, il respiro è
il più facile di cui divenire consapevoli, perché si trova nell’interfaccia
della mente conscia e di quella subconscia. Facilmente possiamo controllarlo in
qualsiasi momento vogliamo sebbene, la maggior parte delle volte, va da solo
controllato solo dal sistema nervoso autonomo. È, perciò, un sottile specchio
dell’attività sottostante neuronale e mentale. Quando siamo felici è ritmico,
profondo e lento e quando siamo tristi o tesi è ansimante, sospirante,
superficiale, veloce e irregolare. Una respirazione regolare induce
rilassamento, regolarità e integrazione nei ritmi e nei processi corporei in
modo che lavorino insieme in armonia. Una respirazione irregolare può essere
causata o provocare pericolose strutture mentali, schemi di pensiero caotici e
disordini nello stile di vita, come ad esempio blocchi fisici, emozionali e
mentali, conflitti, impulsività e malattia. Sconvolge i ritmi del cervello, che
si traducono in un circolo vizioso.
Il respiro e la mente nella maggior parte delle
persone sono come un gruppo di cavalli selvaggi che hanno perso le redini e
corrono in ogni direzione che a loro piace. Senza consapevolezza del respiro o
della mente, facilmente scivoliamo in schemi cerebrali e di pensiero instabili,
in nevrosi e malattie. William Reich, uno psichiatra tedesco, parlò della
necessità di controllare la respirazione affermando: “Non esiste un individuo
nevrotico che sia in grado di espirare in un solo respiro, profondamente e in
modo uniforme”.
L’intuizione del legame esistente tra il respiro e la
mente indica che la tensione mentale crea una respirazione irregolare. Gli yogi hanno utilizzato questa intuizione
per escogitare delle tecniche per aumentare ed equilibrare la consapevolezza e
gli schemi della respirazione in modo da indurre calma mentale e ridare ordine ai
cicli interni caotici del cervello e della mente.
Il pranayama
e la meditazione ci permettono di controllare coscientemente i centri cerebrali
che regolano il respiro e al tempo stesso di raggiungere intuizioni profonde e
controllo di tutti i processi subconsci, dei cicli e delle energie del corpo.
Ciò libera l’energia intrappolata negli schemi nevrotici per attività molto più
creative e gioiose e permette ai ritmi interni di riprendere il loro ordine
naturale. Prendiamo in mano le redini del respiro e della mente e permettiamo
ai cambiamenti chimici e agli schemi neuronali di riprendere il loro posto e di
lavorare efficacemente per una buona salute.
Il pranayama
porta alla realizzazione della presenza di una grande forza all’interno di ogni
essere che alimenta il mondo interiore e che non necessita della nostra
supervisione o attenzione. Quando impariamo a rilassarci e a divenire
consapevoli di questo, i cicli iniziano a lavorare ottimamente, senza essere
impediti dalle tensioni. Allo stesso tempo, possiamo imparare a controllarli
consciamente, se lo vogliamo.
I bioritmi
La scienza moderna sta facendo delle ricerche sugli
effetti del respiro sul corpo e sulla mente e si è rivolta all’antica visione
dell’India, della Cina, della Grecia, dell’Egitto e della Persia, dove la
scienza era basata sull’infinito intervallo dei cicli cosmici e
sull’interazione tra coscienza ed energia, tra ida e pingala.
Alla fine del quinto secolo a.C. Ippocrate, la cui
scuola sull’isola greca di Cos sarebbe diventata la prima pietra della scienza
medica, insegnava un sistema di medicina integrata con i cicli e le leggi della
natura. Le terapie erano designate per riportare la regolarità e l’equilibrio
nei cicli del corpo malato e per ripristinarne la funzionalità in un corretto
allineamento con il resto del corpo. Lentamente, dopo un po’ di tempo, l’uomo e
la scienza dimenticarono questa interrelazione e divennero sempre più
compartimentalizzati.
Alla fine del diciannovesimo secolo il Dr. Herman
Swoboda, professore di psicologia all’Università di Vienna, e il Dr. Wilhelm
Fliess, collega e caro amico di Sigmund Freud, dopo meticolose e sistematiche
analisi e calcoli, scoprirono che l’uomo sembrerebbe avere due cicli
principali. Uno è il ciclo di 23 giorni di forza, resistenza e coraggio – la
componente ‘maschile’. L’altro è di 28 giorni - il ciclo femminile di
sensitività, intuizione ed emozione. Entrambi questi cicli sono divisi in un
periodo positivo, ascendente o di scarico nella prima metà e in uno di ricarica
o recupero nella seconda metà, quando le energie sono basse. Si dice che
entrambi sono presenti in ogni uomo e in ogni donna e in tutte le cellule del
corpo umano. Ci sono degli ovvi parallelismi qui con la simbologia di ida e
pingala della fisiologia yogica. Fliess associò i cicli di 23 e di 28 giorni ai
cambiamenti della mucosa del naso.
Alfred Teltacher, dottore ed ingegnere meccanico che
insegnava a Innsbruck, in Austria, aggiunse alla lista un ciclo di 33 giorni di
attività intellettiva, dopo aver osservato i suoi studenti.
Ciò crea un quadro più completo, ma obiettivamente
semplicistico, dei meccanismi della personalità interiore, perché non tiene conto
dei cicli esterni e di quelli interni. Ad esempio, gli scienziati hanno
scoperto che la luna piena esercita un’accentuazione drammatica degli effetti
nei ritmi interiori, soprattutto durante i ‘cruciali’ giorni instabili (che
capitano il primo giorno e quello di mezzo di ogni ciclo). Nei giorni cruciali
siamo alla massima instabilità e fallibilità. Senza il pieno controllo delle
nostre facoltà interiori, siamo più esposti ad incidenti, incomprensioni nelle
relazioni interpersonali e problemi nella vita in generale.
Queste ricerche hanno accidentalmente, o
intuitivamente, riscoperto l’antica conoscenza degli yogi che parlavano
dell’interrelazione tra il flusso del respiro nelle narici e i cicli del
cervello e della mente. Loro erano ancora lontani dalle raffinatezze dello swara yoga, la scienza completa del
ritmo in relazione ai cicli interiori ed esteriori, e non avevano alcuna idea
del fatto che i cicli potessero essere controllati dalla regolazione del flusso
del respiro, neutralizzando e stabilizzando, così, i ritmi instabili e caotici
e i giorni cruciali.
Molti potrebbero avere parecchi vantaggi grazie ad una
migliore comprensione dei ritmi interni. Ad esempio, la Tass News Agency russa,
riporta che i conducenti di taxi di Leningrado hanno ridotto gli incidenti
stradali del 66% prendendo le ferie nei giorni cruciali. Alcuni dottori hanno
calcolato i loro bioritmi in modo da scoprire i giorni migliori per operare e
avere una riduzioni degli errori e delle complicazioni.
Gli esperimenti hanno mostrato anche che ci sono delle
ore migliori per l’apprendimento. Impariamo meglio durante i nostri momenti
migliori. Alcuni di noi sono dei nottambuli e altri dei mattinieri. Chi è più
attivo di notte è penalizzato dall’orario scolastico che, normalmente, è di
mattina. La conoscenza dei propri ritmi interni permette di sfruttare i momenti
di apprendimento ottimali in modo da partecipare alle lezioni e studiare con
piena attenzione e concentrazione. Possiamo anche imparare di più sulle leggi
cosmiche che guidano la nostra vita ed il mondo intorno a noi.
I grafici del bioritmo, inizialmente, sono utili per
indurre un aumento della consapevolezza in modo da organizzarsi per ottenere il
massimo vantaggio. Ad esempio, quando il ciclo intellettivo è basso è il
momento per mettere da parte il lavoro che richiede riflessioni profonde ed
astenersi dal prendere decisioni importanti che possono avere delle
ripercussioni nella vita. Quando il ciclo emotivo è alto, è il momento per
coltivare l’amicizia o per partecipare alle riunioni di famiglia. Comunque, con
il pranayama e la disciplina yogica è possibile alterare i cicli cerebrali,
persino modificare la percezione, la comprensione e le interazioni con il mondo
al fine di evitare gli effetti dei cicli bassi, dello stress e della tensione.
Con il tempo è possibile divenire così sensibili ai
ritmi interni ed esterni da non aver più bisogno dei grafici che ci guidano,
che inizialmente sono utili fino a che non diventiamo più sensibili. Diveniamo
più consapevoli degli effetti del sole e della luna; dei momenti sattvici, rajasici e tamasici della
giornata; di ida e pingala e delle loro interazioni. Alcuni yogi sanno tutto
questo soltanto osservando i cambiamenti degli schemi del respiro alle proprie
narici.
Lo yoga afferma che quando la narice destra è in
eccesso (e l’emisfero sinistro del cervello è più attivo del destro), la mente
diventa dissipata e l’individuo diventa aggressivo. Quando la narice sinistra è
in eccesso, si percepisce ottusità, indolenza, sonnolenza e letargia. Questo
stato squilibrato è predominante al giorno d’oggi, dove siamo costantemente
sotto stress e tensioni eccessivi.
Attraverso il pranayama è possibile sradicare le
tensioni del cervello e della mente, si porta equilibrio al flusso del respiro,
si unificano e quietano gli emisferi del cervello e si raggiungono
l’unidirezionalità della mente e la beatitudine. I cicli positivi e negativi
del bioritmo sono smussati in modo da poter conservare e ridistribuire le
energie, invece di essere alla mercé dei cavalli selvaggi di un respiro e di
una mente non addomesticati che ci portano alla deriva.
Domare i cavalli selvaggi
È possibile cambiare totalmente la struttura del
cervello, lo schema del pensiero e l’intera personalità interiore attraverso un
approccio sistematico e guidato di yoga e pranayama. Il pranayama è una
disciplina del corpo e della mente, non solo un mezzo per ossigenare la
struttura fisica. Il respiro è la porta d’ingresso per la mente e il pranayama
è il biglietto per accedere ai regni interiori.
Certo, l’aumento dell’ossigenazione del cervello che
si ottiene praticando pranayama è benefico. Ad esempio, alcuni anni fa venne
fatto uno studio da alcuni psicologi clinici al ‘Veterans Administration
Hospital’ di Buffalo, USA, che dimostrò che i pazienti anziani ai quali avevano
somministrato ossigeno puro in una camera pressurizzata migliorarono nel test
standard della memoria di circa il 25%. Comunque, il pranayama dà molto più di
questo in quanto controlla, regola e canalizza l’essere mentale-emotivo nell’uomo.
Ci consente di ridistribuire il prana a tutte le facoltà dormienti del nostro
essere e, perfino, di svegliare il nostro pieno potenziale. Possiamo ottenere
molto di più di una buona salute e concentrazione della mente.
Ci sono nove tipi di base di pranayama: nadi shodhana, sheetali, sheetkari,
brahmari, bhastrika, kapalbhati, ujjayi, surya bheda e moorcha. Alcuni velocizzano i cicli, aumentano il calore a livello
fisico e psichico e purificano, mentre altri sono calmanti e rinfrescanti. Essi
richiedono un insegnante che prescriva la pratica corretta necessaria. Vi sono due approcci
principali al pranayama:
1. Terapeutico. Per chi sta cercando sollievo alle
tensioni emozionali, mentali e fisiche che causano diverse malattie e
sofferenze. Occorrono poche pratiche eseguite regolarmente per un certo periodo
di tempo per spingere nuovamente la parte interessata nella sua corretta
posizione e funzione. Una pratica regolare porta ad un cambiamento permanente
nella struttura del corpo e nella personalità, non soltanto un sollievo
temporaneo o una cura.
2. Spirituale. Per gli aspiranti sinceri che desiderano
evolvere la propria consapevolezza ad alti livelli e sono preparati a spendere
tempo ed energia ogni giorno per raggiungere il loro obiettivo. Una o due
pratiche eseguite per diversi anni danno tutto ciò che è necessario per
purificare e preparare all’esperienza più elevata.
Il
progresso lungo il sentiero
Tremolii del
corpo, visioni di ogni genere o esperienze psichiche sono tutte distrazioni e
disturbi che ci portano lontani dalla meta. Esperienze piacevoli e beate sono
facili da ottenere. È possibile indurle inserendo un elettrodo in determinate
parti del cervello o con una corretta sequenza di sadhana yogico. Ma queste esperienze non portano a nessuna
modificazione permanente nella struttura del cervello o nei recessi interiori
profondi della nostra personalità. Per avere questo abbiamo bisogno di un lungo
periodo di regolare e semplice pranayama insieme a karma yoga, bhakti yoga e
gyana yoga.
Via via che perfezioniamo
noi stessi ed il nostro sadhana, procediamo sempre più internamente, rimuovendo
gli strati di sporco e impurità accumulati sottoforma di karma e samskara. Allo
stesso tempo svelerà sempre più facce del potenziale interiore nascosto e della
personalità. Queste nuove facce sono migliori di quelle vecchie perché sono più
profonde, più vere e più in sintonia con il cosmo esterno. L’attività caotica
bio-mentale è trasformata in maggiore consapevolezza universale. Quando gli
schemi vecchi e caotici saranno sradicati potremmo essere più in contatto con
la forza sottile, universale e cosmica – prana.
Diventando maestri del
respiro diverremo anche maestri dei cicli del cervello e questa maestria deve
procedere lentamente, altrimenti ci mancheranno alcuni passi vitali. È
richiesta molta preparazione per
imparare come controllare e rallentare il respiro e il cervello e creare la
connessione tra il respiro e la consapevolezza. Il processo è al tempo stesso
cumulativo e progressivo e dà come risultato stabilità interiore, così che
quando si avrà la vera esperienza spirituale saremo abbastanza forti da
resistere e mantenerla.
Via via che il respiro
rallenta, la consapevolezza sviluppata e ininterrotta penetra gli stati di
consapevolezza normalmente accessibili solo nei sogni, nel sonno profondo e via
di seguito.
Alla fine si
raggiunge un punto dove ci si fonde in uno stato di satchidanandam, la consapevolezza beata della vera realtà, oltre le
limitazioni dei cicli del cervello e degli effetti dell’ambiente. Nella Maitri
Upanishad è scritto: “L’unione del cervello e della mente, insieme ai sensi e
la rinuncia di tutti gli stati dell’esistenza è chiamato yoga.” (VI, 25)
Bihar Yoga e Sport
Sanjiv Chaturvedi (Indore)
Master di Scienza Yogica Applicata, Bihar Yoga
Bharati, 2002-2004
La necessità dello yoga nello sport ai giorni nostri
Molte persone si dilettano nello sport sia per piacere sia per usarlo come
mezzo per mantenere la forma, per tonificare il corpo e sentirsi ringiovaniti
che, come conseguenza, porta al rilassamento mentale. Tuttavia, man mano che lo
sport è diventato sempre più competitivo, le varie discipline sportive sono
diventate delle carriere con enfasi sul guadagno materiale e il desiderio di
vincere ad ogni costo. Per questo motivo è importante trovare delle soluzioni
per cambiare la scena dello sport dei nostri giorni.
Uno sportivo ha bisogno di quattro qualità di base: velocità, capacità,
forza e resistenza. Per ottenerle, negli sport professionistici dei giorni
nostri gli sportivi si rivolgono a discipline di allenamento, una dieta
bilanciata, uno stile di vita equilibrato e alla focalizzazione e
determinazione interiore. A questi può essere aggiunto un altro elemento: lo
yoga. Bihar Yoga è una scienza olistica e, come lo sport, non è un fenomeno
puramente fisiologico ma un complesso di interazione di mente e corpo. Lo yoga
è un mezzo ideale per raggiungere e mantenere l’apice della performance fisica
e mentale.
Molto più di semplici asana
Fino ad oggi la scienza dello sport si è concentrata prevalentemente sulle asana. La pratica delle asana può
contribuire enormemente al successo e al benessere di tutti gli sportivi. Ma,
non sono solo le asana che possono aiutare a questo scopo. Nello yoga anche la
mente va allenata per poter riflettere in ogni istante e non essere catturata
dal movimento del momento. Una mente allenata è in uno stato di quiete, sviluppa
la consapevolezza interiore in modo da ridefinire la pratica e la prestazione.
In definitiva, il risultato dell’evento non è sotto il controllo dell’atleta.
Un senso di distacco dai frutti del lavoro è necessario per preservare
l’equanimità della mente. “Mai essere condizionati dal successo o dal
fallimento” è come il Signore Krishna motivò Arjuna a combattere e a
raggiungere, alla fine, il suo scopo nella Bhagavad Gita.
Le pratiche di respirazione del pranayama così come insegnante nel Bihar
Yoga sono molto importanti per un atleta. Oltre ad ottimizzare il controllo e
la capacità respiratoria, aiutano a realizzare che l’energia non è di natura
puramente fisica, ma che ci sono risorse non ancora sfruttate che possono essere
messe in gioco e che aiutano a superare lo sforzo mentale e fisico.
Pratyahara è chiamato il ritiro
dei sensi. Esso porta a una sensazione di distacco che rimuove lo stress
accumulato e ne previene un’ulteriore ed eccessiva formazione, in particolare nella
fase di avvio della competizione. Lo stress è presente in ogni sport; è parte
della stimolazione alla competizione ed è una delle ragioni per le quali si
partecipa. È necessario per la corretta stimolazione del corpo e della mente ma
se la risposta è in eccesso, o troppo debole, la persona e la prestazione ne
soffriranno. Lo stress, ad ogni livello, deve essere gestito con successo.
Dharana, l’abilità di
focalizzare continuamente un punto, ha il potenziale per aiutare l’atleta a
portare il corpo e la mente ad uno stato di equilibrio totale e di stabilità a
tutti i livelli di esperienza. Quando l’atleta è molto assorbito nell’arte
fluisce la perfezione: la distinzione tra sé stesso e lo sport è persa. Lui o
lei eccelle. Comprendendo le limitazione della mente e del corpo nel contesto
dell’illimitatezza della consapevolezza, l’atleta può adoperarsi per
raggiungere l’obiettivo prescelto.
Uno degli aspetti più importanti per uno sportivo è la comprensione del
principio SWAN. SWAN è un acronimo, dove “S” sta per Strenghts (forze), “W” per
Weaknesses (debolezze), “A” per Ambitions (ambizioni) e “N” per Needs
(necessità). È una tecnica di contemplazione o meditazione che permette
un’approfondita analisi di quelle qualità che possono fare la differenza tra
successo e fallimento. È necessario valutare accuratamente le proprie forze e
come poterle espandere e diventare più efficaci. Allo stesso modo, conoscere e
comprendere le proprie debolezze e come possono essere superare è molto utile e
può aiutare nell’approccio di un programma di allenamento.
Le ambizioni devono essere comprese nel contesto sportivo al fine di essere
realistiche secondo i propri scopi e desideri. Conoscere i propri bisogni,
cos’è essenziale, può aiutare a tirare fuori il meglio dalle attività sportive
e a realizzare la vera natura del successo.
La prevenzione degli infortuni
Le misure preventive giocano un ruolo importante nella salvaguardia della
carriera sportiva degli individui. Le barriere dell’ignoranza, le idee
sbagliate e la troppa impazienza di raggiungere livelli elevati nel minor tempo
possibile dovrebbero essere affrontati tramite l’istruzione impartita in
maniera equa ad allenatori e giocatori.
Lo yoga è utile per tutti i tipi di sport in primo luogo per aiutare a
prevenire infortuni. Come prima cosa dà maggiore agilità che aiuta ad evitare
danni, apporta più forza e migliora l’abilità del giocatore a reagire alle
situazioni. Poi, lo yoga aiuta gli sportivi a sentire e comprendere i processi
corporei in maniera molto più accurata, in modo da imparare ciò che il corpo
richiede. Attraverso la comprensione di questo un atleta può lavorare sulle
aree che necessitano attenzione con sicurezza.
Tipi di pratiche
Il ruolo dello yoga è speciale. Le posizioni di yoga fanno lavorare tutti i
lati di un arto e aiutano a unire le fibre muscolari, creando una resistenza
contro gli infortuni. Anticipando le aree del corpo che sono soggette a stress,
gli sportivi possono usare lo yoga efficacemente per rafforzare le aree di
competenza.
Le pratiche di yoga possono essere usate in differenti modi, per differenti
e specifici scopi sportivi e possono essere così categorizzzate: esercizi
supplementari di yoga (YSE), esercizi yogici di compensazione (YCE) ed esercizi
yogici di rigenerazione (YRE).
Esercizi supplementari di Yoga (YSE)
Sono mezzi importanti di preparazione per ogni tipo di sport perché, in una
certa misura, mentre contribuiscono a mantenere una buona salute, a causa della
specializzazione la maggior parte degli sport creano una forma di squilibrio.
Allenamento supplementare significa attività pratiche, altri sport a scelta o
uno sport particolare al fine di sviluppare una buona forma generale. Un tale
equilibrio, spesso, non è ottenibile con la pratica di un unico sport. Essendo
fuori dall’ambiente competitivo, gli esercizi yogici e le pratiche di
respirazione influenzano la natura dell’equilibrio in modo olistico e aiutano
gli sportivi a fare esperienza e a comprendere il proprio corpo, l’energia e la
resistenza in un modo completamente differente.
Gli esercizi di compensazione yogici (YCE)
Come risultato di lunghi allenamenti sportivi nel corpo si può sviluppare
uno squilibrio muscolare. I gruppi muscolari si squilibrano per una
combinazione di sovraccarico di una parte, allenamento intenso di un lato del
corpo e indebolimento dell’altro lato e a causa di una mancanza di
coinvolgimento o di uso. Alcuni carichi su un lato producono disturbi che
possono portare a danni e infortuni. Il compito degli YCE è di correggere e
compensare questi squilibri muscolari attraverso una pratica regolare e
sistematica di esercizi di compensazione. Le pratiche del Bihar Yoga sono
ideali in questo e l’integrazione, l’equilibrio e l’armonia sono le parole
chiave di queste pratiche yogiche. Correggono l’effetto unilaterale
dell’allenamento attraverso la promozione generale dello sviluppo armonioso del
corpo e attraverso il miglioramento di tutto il sistema fisico.
Esercizi yogici di rigenerazione (YRE)
L’allenamento sportivo tende ad essere intensivo per un lungo periodo di
tempo. Anche questo può portare ad una forma di squilibrio dove i muscoli o il
corpo nell’interezza diventa debole a causa di uno sforzo eccessivo. Il
completamento con successo di un allenamento lungo ed intenso per raggiungere
il massimo della prestazione dipende principalmente dalla portata della forza
mentale e fisica che l’atleta può rigenerare dopo l’allenamento. La
rigenerazione è un processo di rimedio per la salvaguardia della forza e per la
prevenzione dagli infortuni. Gli YRE si basano sul principio che dopo la
contrazione per un determinato periodo di tempo in un movimento isometrico
contro una resistenza specifica i muscoli si rilasciano e si rilassano ma ciò è
efficace se fatto in modo consapevole. Nuovamente, le pratiche del Bihar Yoga
offrono un rimedio naturale perché le asana si basano sullo stiramento gentile
dei muscoli che induce rilassamento e aumentano l’apporto sanguigno, in modo da
rilasciare le tensioni residue e velocizzare la rigenerazione. È il contrappeso
naturale dello sforzo muscolare dato dall’allenamento e dalla competizione.
In queste tre categorie più specializzate dell’uso delle pratiche di yoga
per gli sportivi, è necessario considerare ogni situazione individualmente,
quindi è necessario il supporto di un insegnante di yoga preparato.
Gruppi di pratiche yogiche e loro benefici
Nel Bihar Yoga sono molte le pratiche benefiche per gli sportivi. Esse
comprendono i tre gruppi di pratiche preparatorie, Pawanmuktasana parte 1, 2 e
3; asana di flessione in avanti e di piegamento indietro; surya namaskara; asana capovolte e di equilibrio; shatkarma; pranayama e tecniche di rilassamento e di meditazione.
Pawanmuktasana parte 1. Questo gruppo di asana rimuovono la rigidità dalle articolazioni e
aiutano i muscoli a divenire flessibili. La coordinazione tra ossa, muscoli,
articolazioni e legamenti favorisce che essi lavorino naturalmente e
spontaneamente. Problemi alle articolazioni delle ginocchia, delle anche, delle
spalle e dei polsi possono essere alleviati con queste asana che minimizzano
gli infortuni nelle varie articolazioni.
Pawanmuktasana parte 2. Questo gruppo di asana rafforzano i muscoli e gli organi addominali.
Stimolano il sistema digerente, che è importante per la giusta funzionalità
degli altri sistemi del corpo. Queste asana sono benefiche anche per gli sport
che richiedono molta resistenza.
Pawanmuktasana parte 3. Questo gruppo di asana migliorano il flusso energetico nel corpo e
rompono i nodi neuromuscolari, specialmente nella regione pelvica dove
l’energia tende a ristagnare. Sono molto importanti per rimuovere lo stress
dalla zona lombare e dalla regione pelvica e sono utili soprattutto per le
sportive perché rafforzano il sistema riproduttivo e aiutano a rimuovere i
disturbi mestruali.
Asana di piegamento indietro, in avanti e di torsione. Aumentano la forza e la flessibilità della colonna vertebrale. La colonna
vertebrale è responsabile della postura, del libero fluire dell’energia, delle
attività nervose e dei riflessi del corpo. L’equilibrio di tutto il corpo
dipende dalla forza e della flessibilità della colonna vertebrale e dai muscoli
adiacenti. Con la pratica di questi gruppi di asana gli atleti possono
minimizzare il problema del mal di schiena. Una gran quantità di stress
accumulato tende a ristagnare nella colonna vertebrale, soprattutto nella
regione lombare, nel collo e nelle spalle, quindi i piegamenti in avanti ed
indietro seguiti da una o due asana di torsione rilassano la colonna e danno la
sensazione di vigilanza. Psicologicamente le asana di piegamento indietro
preparano gli sportivi ad affrontare ogni situazione con coraggio ed ottimismo;
le flessioni in avanti aiutano a lasciarsi andare al flusso e le torsioni
comprimono, gentilmente, esitazione ed incertezza.
Surya namaskara (saluto al sole).
Questa è una pratica completa in sé stessa. Gli sportivi possono usarlo per una
allenamento generale e come riscaldamento prima dello sport. Prepara il corpo a
gestire le situazioni di stress. È un ottimo modo di scioglimento,
allungamento, massaggio e tonificazione delle articolazioni, dei muscoli e
degli organi interni del corpo. Stimola ed equilibra tutti i sistemi del corpo.
Asana capovolte. Incoraggiano un ricco
apporto di sangue verso il cervello e ribaltano l’effetto di gravità sul corpo.
Durante la pratica delle asana capovolte il respiro diventa lento e profondo,
si massimizza lo scambio dell’anidride carbonica e dell’ossigeno che incoraggia
una corretta respirazione. Il fegato, la milza, lo stomaco, i reni e il
pancreas ricevano un potente massaggio, e sono aiutati ad assolvere in modo più
efficiente le loro funzioni. Il sangue e la linfa, accumulati negli arti
inferiori e nell’addome, sono spinti indietro verso il cuore ed essendo drenati
negli arti, purificano e se ne ripristina la circolazione in tutte le parti del
corpo. Il sangue arricchito fluisce stimolando anche la ghiandola pituitaria ad
operare più efficacemente, sintonizzando tutto il sistema endocrino.
Asana di equilibrio. Inducono
equilibrio fisico fermando i movimenti inconsci. Sviluppano i centri cerebrali
che controllano come lavora il corpo in movimento, sviluppando così la
connessione tra la mente ed il corpo. Aumentano la coordinazione dei movimenti
tra le differenti parti del corpo che sviluppano la postura ed il senso di
equilibrio. Sintonizzano l’efficienza dell’uso dell’energia nell’azione così
come nello stare fermi. Come il corpo in movimento raggiunge l’equilibrio diventa
progressivamente libero di fare affidamento su altre forze più sottili che lo
supportano e lo muovono. In questo modo il corpo conserva la propria energia e
acquista grazia e fluidità nel movimento.
Shatkarma. Di queste sei
pratiche di pulizia quattro sono considerarte importanti in questo contesto: neti, kunjal, laghoo shankhaprakshalana e trataka.
Neti pulisce e disostruisce i passaggi nasali, dando chiarezza mentale e
prontezza di reazioni. Induce calma ed equilibra la relazione corpo-mente stimolando
l’equilibrio di entrambi gli emisferi del cervello. Kunjal (pulizia tramite il
vomito) aiuta a ridurre la paura del fallimento e accresce il coraggio per
affrontare le situazioni mutevoli. Può indurre fiducia nell’atleta in modo da poter
esprimere sé stesso in maniera appropriata e dare il meglio senza portarsi
dietro paure o ansie.
Laghoo shankhaprakshalana (pulizia dell’intestino). Gli sportivi devono
fare questa pratica sotto la guida di un insegnante qualificato. Pulisce
l’intero tratto intestinale e porta fuori tutte le impurità e le tossine dal
corpo. Questa pratica induce freschezza nella mente e nel corpo. Favorisce il
corretto funzionamento del sistema digestivo.
Trataka (concentrare lo sguardo su un punto). Tutti gli sport richiedono
abilità di sviluppare concentrazione e consapevolezza unidirezionali. Questa
pratica non solo accresce la concentrazione e l’unidirezionalità lontana dalle
distrazioni ma aumenta anche la consapevolezza, la conoscenza intuitiva e la
discriminazione.
Pranayama. Le pratiche di respirazione sono uno dei mezzi più efficaci per
aumentare la capacità dei polmoni, l’energia, la resistenza e il controllo dei
muscoli involontari e per aumentare la concentrazione e il bilanciamento delle
emozioni. Quando è praticato sistematicamente per un po’ di tempo sviluppa la
consapevolezza che l’energia non è di natura puramente fisica e che una
gestione efficiente dell’energia pranica può essere sviluppata tramite il
controllo del respiro.
Pratiche come la respirazione addominale, quella yogica completa e kumbhaka (la ritenzione del respiro)
possono aumentare la capacità polmonare. Anche Nadi shodhana (la respirazione a narici alternate) aumenta la
capacità essendo anche la principale pratica di equilibrio dell’energia pranica
stimolando gli emisferi del cervello in maniera equa. Bhastrika (la rapida respirazione addominale) genera calore,
vitalità e innalza il naturale livello di energia; rende più accessibile la
fase di ripresa durante lo sport quando si è vicini all’esaurimento delle
forze.
Le pratiche rinfrescanti, come shitali
e shitkari, sono buone durante la
stagione estiva. Bhramari (il respiro
del ronzio dell’ape) e ujjayi (il respiro
psichico) possono essere usati prima di ogni competizione per indurre
rilassamento e per ridurre lo stress mentale, portare calma e quiete alla mente.
La respirazione addominale è uno dei pranayama più semplice ed efficace e può
essere fatta in ogni momento per consentire di essere presenti qui ed ora.
Yoga nidra. Questo è un metodo sistematico per indurre il completo
rilassamento fisico, mentale ed emozionale sviluppato dal Bihar Yoga. Lavora a
tre livelli simultaneamente: conscio, subconscio e inconscio. Grazie al
rilassamento profondo il livello di consapevolezza e di focalizzazione aumenta.
Il livello di ricettività è anch’esso aumentato e diventa così di aiuto per
apprendere metodi e tecniche. Ad esempio, ci sono diversi stadi nella pratica,
uno dei quali è il processo di visualizzazione. Mentre il corpo giace in uno
stato di sonno fisico, la mente è sveglia e rilassata. In queste circostanze è
possibile imparare a ricreare i movimenti mentalmente visualizzandoli.
C’è uno stadio di yoga nidra in cui si fa una risoluzione che può aumentare
la forza di volontà e la risolutezza per raggiungere il successo sul campo. Gli
sportivi possono sviluppare l’appropriato stato mentale in modo che al momento
opportuno possono equilibrare lo stato fisico, mentale ed emozionale.
La stimolazione elettrica di parti specifiche dell’ipotalamo, del sistema
limbico e dell’amigdala, ciò che è chiamato cervello primitivo, si è scoperto
che suscita specifiche risposte emozionali, inclusa la rabbia, la paura e
l’aggressività. Per la maggior parte degli atleti queste emozioni negative
possono essere pesanti da controllare durante gli alti livelli di stress. In
yoga nidra agli atleti è richiesto di mettere in campo volontariamente le
emozioni forti, mentre si mantiene uno stato di profondo rilassamento e di
essere testimoni dell’intero processo. Ciò aiuta a rimanere equilibrati e di
controllare ogni situazione.
Antar mouna. Questa è una pratica meditativa che sviluppa sistematicamente
la consapevolezza di divenire globale e allerta. È molto utile per chi ha delle
prestazioni non molto consistenti. Sviluppa la consapevolezza necessaria per
poter minimizzare errori ed infortuni. Essi possono vedere le proprie
prestazioni e quelle degli altri con onestà e ciò li aiuta a sviluppare sé
stessi e le prestazioni. Antar mouna aiuta a scendere a patti e a lasciare
andare la paura del fallimento. Chiarisce la mente e la prepara ad adattarsi ad
ogni situazione. Dopo aver eseguito questa pratica gli sportivi sentono
fermezza interiore e molte delle distrazioni, come gli spettatori, le
prestazioni degli avversari e la pressione degli altri atleti possono essere
dissipate.
Il potenziale
Il potenziale dello yoga nello sport non è stato ancora completamente
esplorato. Da un lato i vari sport sono altamente esigenti e competitivi, dall’altro lo yoga
sembra muoversi nella direzione opposta con la sua apparente enfasi
sull’approccio rilassante e sullo stato distaccato della mente. Ma, lo stato
mentale e fisico di preparazione che lo yoga porta è esattamente lo stesso
stato di cui parlano i maggiori atleti di successo, nel momento dell’apice
della loro prestazione. Chi può dare il massimo se non è rilassato, pronto e
fiducioso? E chi può accettare con grazia la vittoria o la sconfitta se il suo
corpo, la mente e lo spirito non hanno l’equanimità di uno yogi?
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