mercoledì 21 giugno 2017
Editoriale
Hari
Om!
Saluti
a tutti i lettori di “Yoga Panorama”, la rivista del Centro Hara - Scuola di
Yoga.
Sono
trascorsi quattro anni dall’uscita del primo numero della rivista e, a parte
qualche eccezione, finora la maggior parte degli articoli pubblicati sono stati
traduzioni di una selezione di articoli della rivista Yoga Magazine della Bihar School of Yoga (India).
Da
questo numero abbiamo deciso di inserire alcuni articoli che riguardano lo yoga
e le discipline rivolte al benessere dell’individuo (Fiori di Bach, alimentazione, naturopatia, ecc.) tratti dalla famosa
banca dati biomedica online Pub Med (la sigla sta per ”Pubblicazioni Mediche”).
Pub Med è un sito di servizio della U.S. National Library Of
Medicine, sviluppato dal National Center for Biotechnology
Information (NCBI),
nato con lo scopo di permettere lo scambio dei dati
scientifici su sperimentazione e lavori. Nel sito è possibile trovare,
principalmente in lingua inglese, estratti di articoli scientifici pubblicati
su qualsiasi giornale di divulgazione a interesse medico o veterinario. Pub Med
si occupa della pubblicazione di articoli riguardanti le ricerche
medico-scientifiche effettuate con criteri e metodi di quella che è largamente
definita “medicina occidentale ufficiale”.
Oltre a questa novità si rammenta ai soci, ai lettori e ai praticanti
di yoga che è possibile pubblicare su Yoga Panorama articoli, poesie o
altre forme espressive riguardanti le esperienze, i benefici o
le impressioni scaturite dalla pratica di yoga. I lavori devono essere inviati in
formato word all’indirizzo mail dell’associazione: yogasbt@gmail.com.
Augurandovi
una buona lettura,
Vi
saluto augurandovi ogni bene!
Il Presidente del Centro Hara - Scuola
di Yoga
Swami
Chidprakash Saraswati
Yoga e Stress
Dr A.K. Gupta (India)
Lo stress, a lungo considerato estraneo allo stile di vita indiano, ora è
un importante fattore di rischio per vari disturbi tra cui quelli cardiaci. Le
vittime non sono solo i dirigenti costantemente sotto pressione, ma anche gli
abitanti dei quartieri poveri, le donne, gli uomini d'affari, i professionisti
e persino i bambini. Con il ritmo frenetico della vita moderna, disturbi legati
allo stress come attacchi di cuore, ulcere peptiche, artriti, allergie,
problemi sessuali, disturbi intestinali e così via sono notevolmente in
aumento.
In tutto il paese le persone sono alla ricerca di misure per far fronte a
questa minaccia. È per questo che vengono organizzati sempre di più workshop
sulla gestione dello stress per i dirigenti, i centri di meditazione e di yoga
si moltiplicano e c’è stato un aumento della domanda di farmaci ansiolitici e
antidepressivi.
Che cosa è lo stress?
Selye e Levi hanno definito lo stress come un modello di risposta di base citogenetica non specifica e convenzionale, la cui funzione principale è quella di preparare il corpo all'attività fisica, sotto forma di attacco o fuga (definito ‘eustress’). Se però il soggetto non dispone di mezzi richiesti per far fronte all’attacco-fuga, ad esempio per allentare la tensione dello, l’eustress si trasforma in distress, che si manifesta sotto forma di sintomi o disturbi psicosomatici. Ci sono due tipi di stress riconosciuti da Selye e Levi: eustress (stress sano, buono, essenziale) e distress (stress patologico). Ad esempio, la tensione mentale o fisica, la rabbia, la frustrazione, la tensione, sono, apparentemente, degli stati senza speranza.
Cause ed effetti dello stress
Lo stress può avere differenti cause:
-
Fisiche: incidenti, ustioni, interventi chirurgici, infezioni;
-
Psicologiche: conflitti, idee errate,
dubbi;
-
Emozionali: paura, ansia, odio, avidità, rabbia.
Indipendentemente dalla causa, però, gli effetti
prodotti sono riscontrabili nei livelli più elevati, nel cervello, e da lì si
muovono lungo
il corpo causando
squilibri
nel sistema
nervoso autonomo
e in quello
endocrino.
Soluzioni mediche
e
yogiche allo stress
I rischi dello stress
riducono la qualità della vita e possono portare molti disturbi. Si distinguono
quattro fasi o stadi differenti di attacco dello stress o stadi: psichico,
psicosomatico, somatico e biologico. Sono a disposizione farmaci ansiolitici e
antidepressivi per trattare la fase somatica e organica dello stress, mentre lo
yoga è molto utile nel controllo e
nel trattamento delle fasi psichiche e psicosomatiche, in modo da stroncare la
causa nelle fasi iniziali.
Yoga: trattare
la causa
L'obiettivo fondamentale dell’approccio yogico allo stress non ha a che
fare con i sintomi evidenti (come la paura, la rabbia, le palpitazioni,
l’insonnia, ecc) ma, piuttosto, con l’eliminazione della causa principale.
Secondo lo yoga lo stress è uno squilibrio che si ha a livello mentale, fisico
o emotivo. Non è lo stress la causa dei nostri mali. È l’incapacità di far
fronte a una condizione di cambiamento.
Qual è la soluzione? Dobbiamo combattere una situazione stressante oppure
sviluppare e migliorare il nostro potenziale e la capacità di far fronte a
essa? Il motivo per cui i vari programmi di gestione dello stress non portano
alcun sollievo è perché il loro approccio è di contrasto nei confronti delle
influenze esterne; mentre la vera causa dello stress non è esterna, è interna.
Si può giungere ad avere una gestione dello stress solo attuando cambiamenti
comportamentali e altre trasformazioni nella vita.
I metodi dello yoga per la gestione dello stress
comprendono il
mantenimento del
corpo fisico con
la pratica delle asana;
il risveglio
dell'energia vitale tramite il pranayama
e il
rilassamento
ottenuto grazie alla pratica di
yoga nidra.
Il mantenimento del
corpo
fisico con
le asana
Lo yoga equilibra, armonizza e porta integrazione tra la salute fisica e quella mentale. La definizione del termine asana, nei testi tradizionali, è 'Sthiram sukham asanam'. La parola sthiram significa ‘omeostasi, equilibrio’; sukham ‘piacere’ e asanam posizione fisica. È la posizione che produce l'omeostasi del sistema: ripristina l'equilibrio endocrino, bilancia i circuiti inibitori e stimolatori, regola le secrezioni e ottimizza le funzioni dell'intero sistema corporeo. Sukham si riferisce anche allo stato della mente, che è rilassato. I muscoli contengono i recettori dello stiramento. I movimenti di stiramento delle asana trasmettono impulsi rilassanti al cervello, che induce uno stato d'animo rilassato.
Semplici asana per
alleviare la tensione
Quando siamo in piedi o
seduti sulle sedie per lunghi periodi, i nostri muscoli accumulano stress e, di
conseguenza, acido lattico che provoca una sensazione di rigidità quando ci
svegliamo al mattino. Per rimuovere questa rigidità è molto utile la pratica di
alcune semplici asana, come tadasana,
tiryaka tadasana, kati chakrasana e la prima parte dei pawanmuktasana. Queste pratiche
allungano i muscoli e massaggiano le articolazioni. Di conseguenza, la
circolazione migliora e le tossine vengono eliminate. Le asana, quindi,
attivano, tonificano e rivitalizzano gli organi, massaggiano le articolazioni,
distendono e rilassano i muscoli, ottimizzano le secrezioni delle ghiandole
endocrine, sviluppano resistenza e promuovono la consapevolezza interiore.
Concentrazione, consapevolezza e rilassamento sono parti integranti
dell’esecuzione delle asana. Le asana non sono semplici attività meccaniche.
Il potere del pranayama
Il pranayama, generalmente, è
definito come controllo del respiro. Sebbene questa interpretazione può
sembrare corretta in considerazione delle pratiche in questione, essa non
esprime il senso pieno del termine. Il termine pranayama è composto da due
radici: prana e ayama. ‘Prana’ significa 'forza vitale' o ‘forza della vita’ e
‘ayama’ è definito come 'estensione' o 'espansione'. Perciò, la parola
pranayama significa 'estensione o espansione della dimensione del prana'. Le
tecniche di pranayama forniscono il metodo con cui viene regolato, attivato e
purificato il flusso di prana nella nadi,
inducendo stabilità fisica e mentale.
Pranayama e stile di vita
Attività come l’esercizio fisico, il lavoro, il sonno,
l'assunzione di
cibo e i rapporti
sessuali influiscono
sulla distribuzione e sul flusso del prana nel corpo. Facoltà della
mente
come
le emozioni,
il pensiero e
l’immaginazione
influenzano il
corpo ancora di più. L’irregolarità nello stile di vita, la non corretta
attenzione all’alimentazione e lo stress esauriscono
e ostacolano
il flusso
pranico.
Questo si traduce
in ciò che
le persone
sperimentano come
svuotamento energetico.
L’esaurimento
dell’energia in
un particolare
prana
porta alla
devitalizzazione
degli organi
e degli arti
che
il prana
governa
e, infine,
all’insorgere di
una malattia o
di una disfunzione
metabolica. Le
tecniche di
pranayama invertono
questo procedimento, energizzano e riequilibrano i differenti prana
all'interno di
pranamaya kosha.
Le pratiche di
pranayama
dovrebbero essere
eseguite dopo
le asana.
Rilassamento e concentrazione attraverso yoga nidra
Una delle principali esigenze del giorno d’oggi è imparare come rilassarsi.
Il sonno non è rilassamento. Secondo lo yoga, il sonno è il divenire
consapevoli volontariamente e coscientemente di come la mente e la
consapevolezza interagiscono con il corpo, i sensi, gli oggetti e le
esperienze. Lo yoga ha come scopo di far raggiungere e mantenere chiarezza
della mente e consapevolezza (sajagata).
Quando si avrà questa consapevolezza, si calmeranno spontaneamente tutte le
inquietudini e le distrazioni esistenti. Nello yoga l'esperienza del
rilassamento significa muoversi dall'esterno verso l'interno, divenire
consapevoli di questa introversione mantendo equilibrio e stabilità. In psicologia
si afferma che attività e stimolazione sono la natura della mente. Il
rilassamento della mente disturbata e agitata può essere raggiunto attraverso
yoga nidra, la pratica di rilassamento.
Dalla discussione precedente è dunque evidente che le asana rilassano corpo
e mente, e che attraverso la meditazione (yoga nidra) si raggiunge il
rilassamento, la concentrazione e la consapevolezza.
Le scoperte scientifiche su yoga nidra
Nel 1988 è stato effettuato uno studio nella Charing Cross Medical School
di Londra dal dottor A.K. Ghosh (Swami Mangaltirtham Saraswati), che ha
dimostrato che la meditazione (in particolare lo yoga nidra) può modificare i
livelli dell’EEG prodotti dallo stress e portare a un progressivo e sistematico
rilassamento inducendo un elevato grado di ritmi delle onde alfa del cervello.
Yoga nidra ha la capacità di indurre il sonno profondo in soli venti minuti.
Cambiamento nell’atteggiamento e dello stile di vita
Il cambiamento nell’atteggiamento e la modifica dello stile di vita sono i due pilastri su cui si basa la gestione dello stress attraverso lo yoga. Il cambiamento dell’atteggiamento può essere raggiunto attraverso lo sviluppo di atteggiamenti positivi. Questo è spiegato nella letteratura yogica sulla base di asakti (attaccamento), anasakti (non-attaccamento) e vairagya (distacco).
Il cambiamento nell’atteggiamento e la modifica dello stile di vita sono i due pilastri su cui si basa la gestione dello stress attraverso lo yoga. Il cambiamento dell’atteggiamento può essere raggiunto attraverso lo sviluppo di atteggiamenti positivi. Questo è spiegato nella letteratura yogica sulla base di asakti (attaccamento), anasakti (non-attaccamento) e vairagya (distacco).
Asakti letteralmente significa attrazione con aspettativa e coinvolgimento dell'ego verso certi individui od oggetti. Questo porta a raga (attrazione), dwesha (repulsione) e ahamkara (coinvolgimento dell’ego) che, spesso, si manifestano come insicurezza, aggressività, forte esigenza all’identificazione, possessività e ansia. Di conseguenza, una persona con un’elevata asakti soffre spesso di frustrazione, tensione, stress psicologico e altre tendenze nevrotiche. Al contrario vairagya è l'apice dello stile di vita nivritti. Ciò significa distacco o non-dipendenza dalle cose materiali del mondo e dai rapporti personali. Questo è molto difficile da raggiungere per il capofamiglia medio. I santi e i veggenti devoti potrebbero essere in grado di raggiungere vairagya. Perciò, per la maggior parte delle persone che vivono una normale vita sociale e familiare, anasakti (non-attaccamento) è la via di mezzo che può essere seguita al fine di migliorare la qualità della vita e il benessere sociale. Questo garantisce felicità e pace durature senza essere disturbati da asakti (attaccamento).
Una persona con anasakti elevata esegue tutti i propri compiti e agisce con un senso di responsabilità e di coinvolgimento nelle attività senza alcuna aspettativa ulteriore. Esegue un compito o fa servizio ad una persona o un’istituzione con lo spirito di un karma yogi. Al tempo stesso, non denigra nessun beneficio o sostegno materiale, come una bella casa, dei mobili o dei mezzi di trasporto, ma non è attaccato a queste comodità. Può vivere in una casa con aria condizionata e servizi moderni o in una di fango e dormire su una stuoia senza che questo faccia alcuna differenza per lui. Si sente felice e soddisfatto in entrambe le condizioni. È, quindi, evidente che praticando anasakti (non-attaccamento) nessuna situazione stressante danneggerà o influenzerà l’individuo. Probabilmente questo è il modo migliore per rimanere calmi, contenti e felici.
Lo stile di vita yogico
Vivere secondo le leggi del corpo e della natura è il fulcro dello stile di
vita yogico. Ciò include la dieta, il sonno, il rilassamento, l'esercizio
fisico e un programma di lavoro quotidiano. Il modo migliore per apprendere lo
stile di vita yogico è trascorrere qualche giorno in un yogashram. Stile di vita yogico non significa solo aggiungere la
pratica di alcune asana e/o di qualche pranayama al proprio programma
giornaliero di attività. In realtà significa vivere una vita di
auto-disciplina, di anasakti.
Come praticare yoga?
Si può riservare alla pratica di yoga delle brevi sessioni di venti minuti
ciascuna al mattino dopo essersi lavati, nel pomeriggio e prima di coricarsi.
L'effetto dello yoga non è mai visibile immediatamente, anzi se ne fa
esperienza lentamente. Lentamente s’inizia a sperimentare che la propria
capacità di concentrazione e di rilassamento è aumentata. Le tensioni mentali
ed emotive generate durante la vita quotidiana, lentamente iniziano a
diminuire. È qui che inizia lo yoga. Lo yoga non inizia quando si sta a testa
in giù o indossando abiti di colore geru.
Lo Yoga inizia divenendo consapevoli di sé stessi (sajagata).
Conclusione
Secondo lo yoga si diventa vittime dello stress non a causa di una situazione stressante, ma della propria incapacità a far fronte ad essa. Non combattete contro lo stress divenendo, così, vittime di alcool, sigarette o droghe a causa dello sforzo, piuttosto sviluppate e migliorate il vostro potenziale e la capacità di far fronte allo stress. Imparate a modificare il vostro atteggiamento e lo stile di vita. Praticate asana, pranayama e yoga nidra regolarmente per portare un cambiamento nell’atteggiamento e per correggere gli squilibri a livello mentale, fisico ed emotivo. I farmaci ansiolitici e antidepressivi non garantiscono un sollievo duraturo, aiutano solo a gestire alcuni sintomi dello stress nella fase somatica e organica, mentre lo yoga è più utile nel controllo e nel trattamento dello stress nelle prime fasi psichiche e psicosomatiche.
* Professore e Cardiologo del Darbhanga Medical College, Laheriasarai,
Bihar (India).
Uno studio pilota sullo Yoga della Consapevolezza mostra la modulazione del trattamento del dolore anomalo in pazienti affetti da fibromialgia
I risultati pubblicati da uno
studio randomizzato controllato hanno mostrato che la pratica dello Yoga della
Consapevolezza migliora i sintomi, i deficit funzionali e le capacità di far
fronte allo stress negli individui affetti da fibromialgia e che tali benefici
sono replicabili e possono essere mantenuti fino a tre mesi dopo il
trattamento. Lo scopo di questo studio è stato quello di raccogliere dati in
pazienti femmine con fibromialgia (in numero di sette) per determinare se le
evidenze iniziali indicano che lo Yoga della Consapevolezza possa aiutare anche
a gestire il processo di dolore anormale che caratterizza la fibromialgia. I dati pre e post trattamento sono stati
ottenuti in base a delle prove sensoriali quantitative e sulla misurazione di
sintomi, deficit funzionali e abilità di gestione dello stress. L’analisi
separata dei test indica un miglioramento significativo della tolleranza al
dolore, della soglia del dolore alla pressione e del dolore termico nelle
sensazioni del dopo-trattamento. Anche i sintomi della fibromialgia e dei
deficit funzionali sono migliorati significativamente, così come i test fisici
di resistenza, di equilibrio e le strategie di gestione dello stress da dolore.
Questi risultati indicano che è necessaria un’ulteriore indagine circa gli
effetti dello Yoga della Consapevolezza sul trattamento neurobiologico del
dolore.
Tratto da Pub Med: https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/27583935
La tensione “non-specifica”
Una persona costantemente alla ricerca di rilassamento a causa di una reale
o immaginaria vita piena di tensione, ha un livello significativo di quelle che
vengono chiamate tensioni non-specifiche o NST. La maggior parte delle tensioni
manifestate da una persona affetta da tensioni non-specifiche
possono essere, tuttavia, totalmente indipendenti dal suo lavoro o
dall’attività. La causa, probabilmente, deriva dalla mancanza di flessibilità
nella risposta alle varie situazioni e questo, infine, porta ad avere delle
tensioni non-specifiche croniche.
Una persona con delle tensioni non-specifiche croniche tende ad avere un
atteggiamento rigido e a essere stereotipato nelle azioni. A causa della
mancanza di flessibilità nel cambiamento dei livelli e degli schemi di
tensione, questa persona è incapace di produrre delle prestazioni di livello
elevato. La rigidità nel modo di vedere, nell’azione e nel pensiero, crea una
barriera nei livelli della comunicazione sottile e veloce con gli altri. La
persona affetta da tensioni non-specifiche è incapace di comprendere come sono
fatte le altre persone e, pertanto, non riesce a stabilire un percorso di
comunicazione sensibile: le sottigliezze e le sfumature, che sono l’essenza di
certi livelli di comunicazioni, si perdono completamente.
La rigidità prodotta dalle tensioni “non-specifiche” interessa anche altre
attività in cui una mente aperta e un atteggiamento flessibile, invece, sarebbero
un vantaggio. Chi ha delle tensione non-specifiche scoprirà che il proprio
sviluppo viene, progressivamente, limitato. Evitando le situazioni che generano
tensione, diminuisce la capacità di mettersi in gioco e di conseguenza
diminuiscono le opportunità per lo sviluppo di nuove competenze. Le tensioni
non-specifiche influenzano anche i livelli di abilità più elevati come, ad
esempio, il tempismo sottile, la capacità di coordinazione a vari livelli, la
flessibilità ad avere una visione sia micro che macro delle situazioni, ecc. Le
tensioni non-specifiche offuscano i livelli più sottili ed elevati.
Le tensioni non-specifiche colpiscono, praticamente, ogni facoltà che
normalmente dovrebbe rimanere ben sintonizzata per il compimento delle azioni.
I processi sensoriali, tra cui la capacità visiva, diminuiscono. Le prestazioni
rallentano, come diretta conseguenza del rallentamento della capacità decisionale.
L’irregolarità s’insinua nel lavoro, si sente il bisogno di fare delle pause
sempre più spesso e, alla fine, può provocare una totale disorganizzazione del
lavoro.
Le tensioni non-specifiche rendono la persona permalosa ed estremamente
sensibile alle critiche. Anche un’innocente osservazione potrebbe spingerlo a
un’indignazione totale. Altre caratteristiche delle tensioni non-specifiche
sono la bassa autostima, l’infelicità cronica, la tendenza a proiettare i
propri problemi personali sugli altri e la diminuzione della capacità di
apprendere mansioni nuove o complesse.
Alle persone con tensioni non-specifiche croniche, lo yoga apre la porta ad
uno stile di vita molto più rilassato ed alternativo. Gradualmente, le tensioni
nascoste nel complesso corpo-mente iniziano ad allentarsi, in un primo momento
solo durante la pratica, ma gradualmente il senso di rilassamento tende a
rimanere più a lungo e per più ore anche dopo il termine della pratica.
Un complesso mente-corpo sempre più libero da tensione inizia a esercitare
la sua influenza anche sull'aspetto emozionale dello stress. Lo stesso
individuo, stressato e in preda all’ansia per tutto il giorno, ora comincia a
godersi la vita e, soprattutto, scopre di essere in grado di affrontare le occasionali
situazioni di stress appena si presentano.
Mahamrityunjaya Mantra - La porta per la vita eterna -
Swami Vibhuti
Saraswati
Il potere curativo di Mahamrityunjaya Mantra fu invocato a Ganga Darshan (Munger) da Swami Satyananda Saraswati nel 1986 e a Rikhia nel 2000. Attualmente, è ripetuto negli Ashram Satyananda e nei centri di yoga di tutta l’India e del resto del mondo allo stesso momento ogni settimana. Chi è nelle condizioni di dover fronteggiare malattie, ostacoli, tragedie o crisi nella propria vita e non può essere fisicamente presente durante la ripetizione può dare il proprio nome telefonando o per lettera per essere incluso nella ripetizione. Molte persone sono state aiutate durante le difficoltà anche se non fisicamente presenti: il potere di Mahamrityunjaya mantra è molto forte.
La ripetizione
ha luogo ogni sabato sera, all’incirca alle sei (con delle lievi modifiche di
orario a seconda del periodo dell’anno). Può anche essere ripetuto con i propri
familiari e amici a casa o in un altro luogo a piacere per creare un campo di
energia positivo, protettivo ed elevato. Questo mantra è ripetuto anche durante occasioni di buon auspicio, come le
cerimonie d’iniziazione e havan.
Siete i benvenuti a unirvi a noi ovunque voi siate. Se lo ripetete nello stesso
momento in cui viene ripetuto negli ashram
e nei centri yoga potrete sintonizzarvi con noi e diventare parte della forza
collettiva creata.
Il significato
di Mahamrityunjaya Mantra
Il termine
sanscrito ‘maha’ significa ‘grande’,
‘mrityu’ significa ‘morte’ e ‘jaya’ ‘vittoria’. ‘Mantra’ è un termine di grande potere che può dare protezione
contro le forze negative e, secondo Swami Satyananda, può anche cambiare il
destino personale. Mahamrityunjaya
mantra consiste in trentaquattro akshara (letteralmente
‘indistruttibile’) o suoni eterni:
Om tryambakam yajaamahe
sugandhim pushthivardhanam;
Urvaarukamiva bandhanaan
Mrityormuksheeya maamritaat.
sugandhim pushthivardhanam;
Urvaarukamiva bandhanaan
Mrityormuksheeya maamritaat.
Il significato
letterale del mantra è il seguente: “Noi adoriamo colui dai tre occhi (il
Signore Shiva) che è profumato (nello stato di beatitudine suprema) e che
sostenta tutti gli esseri viventi. Possa Egli liberarci dalla morte (dal ciclo
eterno di nascita e morte). Possa Egli portarci all’immortalità così come il
cetriolo è libero dai suoi legami (lo stelo rampicante cui è legato).”
I benefici della
ripetizione di Mahamrityunjaya Mantra
Mahamrityunjaya
Mantra è una potente combinazione di suoni che, se ripetuti con fede, dedizione
e perseveranza per un certo periodo di tempo, porta non solo alla vittoria
sulla paura della morte ma anche alla vittoria sulla morte stessa, a moksha (liberazione). È conosciuto,
perciò, come ‘moksha mantra’. È
stimolante e riscaldante (a differenza del Gayatri Mantra che è calmante e
raffreddante). Conferisce longevità ed è prescritto per curare le malattie.
Scongiura le forze del male o negative creando un guscio di protezione psichica
attorno al praticante. Si dice che annienta la tristezza e la povertà e che
soddisfa tutti i desideri. Chi desidera rimuovere gli ostacoli della vita e
superare le situazioni difficili o le malattie dovrebbe ripetere regolarmente
questo mantra. Se ripetuto per un minimo di undici volte come ultima cosa prima
di addormentarsi assicurerà un sonno perfetto e sogni più positivi.
Il background di
Mahamrityunjaya Mantra
Mahamrityunjaya
Mantra deriva dal Krishna Yajur Veda.
Mrityunjaya è uno dei nomi del Signore Shiva, un grande yogi che si ritiene sia
esistito e che abbia conquistato la morte.
Questo mantra fu
rivelato al grande Rishi Vashishtha (che si ritiene essere nato da una brocca)
mentre era in uno stato di profonda meditazione. Si ritrova nello Shree Rudra Prashnaha (‘Le Domande di
Rudra’), nel quinto capitolo della Taittiriya
Upanishad che appartiene al Yajur
Veda. È menzionato in varie parti del Rig
Veda, del Yajur Veda e del Sama Veda. Il mantra stesso è formato da
vari mantra che si ritrovano in tre Veda:
nel Rig Veda (settimo mandal,
cinquantanovesimo capitolo, dodicesimo mantra), nello Yajur Veda (nel terzo
capitolo, sessantesimo mantra) e nell’Atharva Veda (quattordicesimo mandal,
primo capitolo, diciassettesimo mantra).
Mahamrityunjaya
Mantra si trova anche nelle scritture dell’Ayurveda.
Nel Prakriti Khanda del Brahma Vaivarta Purana è scritto che il
Signore Shri Krishna diede la conoscenza di Mrityunjaya alla moglie del saggio
Angira. Nel Sati Khand dello Shiva Purana, Shukracharya (guru dei
demoni) è chiamato Mrita Sanjeevani Vidya (la conoscenza che porta alla vita
eterna). Shukracharya lo espose al saggio Dadhichi.
Come ripetere
Mahamrityunjaya Mantra
Il mantra può
essere ripetuto da soli, individualmente. Può anche essere ripetuto in un
piccolo gruppo di persone seduti in cerchio. Tuttavia è molto più potente se
ripetuto da un gruppo nutrito di persone sedute in file ordinate. È molto più
benefico se praticato a stomaco vuoto o almeno mezzo vuoto. Un mala di 108 grani può essere tenuto
nella mano destra proprio a livello del cuore, nel centro del torace (lo kshetram o punto di attivazione di anahata chakra, il centro del cuore).
Meglio usare il proprio japa mala, ma
anche un altro mala di propria scelta può essere usato. Il mantra è ripetuto
per 108 volte a un ritmo fissato e costante.
Una persona può
condurre la pratica ripetendo una volta il mantra (o anche due volte per
impostare la velocità e lo swara) e
gli altri possono unirsi alla ripetizione per i restanti 107 (o 106) japa. In questo modo il gruppo sarà in
grado di ripetere insieme in coro a una voce e l’effetto e l’aumento
dell’energia saranno pertanto maggiori. La persona che conduce dovrebbe
assicurarsi che la velocità sia mantenuta costante.
La pronuncia. La pronuncia
dovrebbe essere corretta affinché il mantra sia veramente efficace. Molte
persone pronunciano ‘bandhanaat’
invece di ‘bandhanaan’. Questo non è
sbagliato ma ‘bandhanaan’ è la pronuncia perfetta.
La respirazione. Di solito
Mahamrityunjaya Mantra è ripetuto in due parti, con una respirazione in mezzo
per facilitare la ripetizione e la bellezza del flusso. Questa respirazione è
fatta alla fine della prima riga, dopo ‘pushthivardhanam’.
Certo, niente impedisce al praticante di ripeterlo con un’unica respirazione se
vuole, ma questo non è possibile per tutti. Il mantra può anche essere diviso
in quatto e usato durante la pratica un semplice nadi shodhana pranayama (la purificazione dei canali psichici). Il
procedimento è il seguente. Inspirare attraverso la narice sinistra, ripetere
mentalmente ‘Om tryambakam yajaamahe’; espirare dalla narice destra ripetendo
mentalmente ‘sugandhim pushthivardhanam’; inspirare dalla narice destra e
ripetere mentalmente ‘urvaarukamiva bandhanaan’ ed espirare dalla narice
sinistra ripetendo mentalmente ‘mrityormuksheeya maamritaat’.
Velocità e suono. Quando ripetuto dinamicamente, a
velocità elevata, Mahamrityunjaya Mantra genera un’energia molto forte alla sua
massima potenza. Si rimane in allerta, stimolati ed energizzati. Può anche
essere ripetuto lentamente in modo rilassato, ma l’energia tenderà a cadere e a
essere trascinata se fatto troppo lentamente. Le persone tenderebbero anche a
diventare troppo introverse e addirittura ad addormentarsi o a perdere
interesse. Anche il corpo inizia a ‘lamentarsi’ se si sta seduti per troppo
tempo. Una velocità media è la più confortevole per la maggior parte delle
persone e crea un buon equilibrio (la via di mezzo è la via yogica). Tuttavia,
qualunque velocità decidiate di adottare ricordate che dovrebbe essere costante
dall’inizio alla fine e creare un suono sincronizzato e melodioso per elevare
la mente e lo spirito.
Tutti quelli che
prendono parte alla ripetizione dovrebbero far sì che le voci si fondino
insieme in modo che l’effetto complessivo sia come il dolce e rilassante ronzio
delle api. Nessuna voce deve predominare eccetto, certamente, quella della
persona che guida la ripetizione. Tutti dovrebbero cercare di rimanere
consapevoli durante la pratica della velocità e dello swara (le note) e armonizzare la propria ripetizione con le altre
voci. Vi è la tendenza nelle persone, come la ripetizione va avanti, di divenire
introversi (o stanchi), a quel punto la ripetizione rallenta. Basta una persona
in un vasto gruppo che ha la voce troppo forte o discordante ad abbassare il
livello energetico dell’intero gruppo e disturbare l’armonia. Il leader è lì a
controllare che questo non accada. Quindi, un elemento molto importante nella
ripetizione è la consapevolezza. Il segreto è che non si dovrebbe divenire né
troppo introversi né troppo estroversi ma rimanere in bilico nel mezzo, sulla
soglia che divide i due stati.
Il tono. Il più comune e semplice modo di
ripetere Mahamrityunjaya Mantra è con solo tre note. A Rikhia usano quattro
note per aggiungere bellezza al suono. Tuttavia, ci sono molti stili e modi
bellissimi di ripeterlo, dal modo classico vedico a quello dei cantanti
classici moderni, di Pandit Jasraj e altri che hanno impostato il mantra come
un raga. Molte registrazioni sono
facilmente disponibili. Potete sceglierne uno che ritenete essere il migliore o
anche crearne uno vostro!
La preparazione
alla ripetizione
Immaginate di
essere sull’Himalaya, seduti da soli sulle sponde del lago Manasarovar,
cristallino e blu scuro. Davanti a voi, in lontananza, vi è la vetta innevata
del Monte Kailash, la cui presenza è imponente. (Pausa) Arrendetevi a esso e
sentite che siete a casa degli dei, nella dimora del Signore Shiva. (Pausa) Non
c’è suono né vibrazione. Tutt’intorno vi è il cielo azzurro, il vasto spazio della
coscienza pura. Non dovete fare nulla qui, solo rimanere seduti fermi e
immobili, come una delle divinità, pacifico interiormente ed esteriormente, con
gli occhi chiusi. (Pausa) Divenite consapevoli della presenza del Signore Shiva
(della suprema coscienza) tutt’intorno a voi e all’interno di voi e rimanendo
seduti nell’asana che avete scelto
iniziate a ripetere Mahamrityunjaya Mantra. (Pausa)
La testa e la
colonna vertebrale sono dritte e in posizione verticale, le mani sono
appoggiate sulle ginocchia in chin o jnana mudra. Osservate il respiro che entra ed esce attraverso le narici
e allo stesso tempo la mente diventa sempre più calma, ferma e rilassata.
(Pausa) Nella mano destra avete un mala con il quale contare i 108 Shiva mantra
e la consapevolezza è fissa in bhrumadhya
(il centro tra le sopracciglia) dove rimarrà per tutta la durata della pratica.
(Pausa) Prima d’iniziare ripeterete il mantra Om, lungo e profondo, per tre volte. Poi inizierete la ripetizione
di Mahamrityunjaya Mantra, visualizzando il Signore Shiva (o la vostra ishta devata o il simbolo) nel centro
tra le sopracciglia.
Conclusione
della ripetizione
Quando avrete
concluso la ripetizione rimanete seduti per qualche minuto nella profonda
stabilità e nel silenzio dell’Himalaya che è dentro di voi. (Pausa) Ora
divenite consapevoli del protettivo campo di energia psichica che avete creato
attorno a voi con la ripetizione di Mahamrityunjaya Mantra. (Pausa) Sappiate
che porterete questa protezione con voi ovunque andiate fino alla prossima
ripetizione la settimana successiva. Pensate a tutti quelli che desiderate
includere all’interno di questo campo, a una persona malata o a chi ha bisogno
di aiuto. Proiettate su di loro l’energia. (Pausa) Sentite che il Signore Shiva
o il potere della coscienza pura è seduto nel vostro cuore da dove irradia le
sue benedizione e la sua energia verso di voi e anche verso tutti gli altri.
(Pausa) Inchinatevi mentalmente a Lui e sentite che il potere del suo mantra
pervade tutto il vostro essere. (Pausa)
Mahamrityunjaya Mantra possa elevare la vostra vita e aiutare voi e
tutti gli altri a superare tutte le difficoltà che possono presentarsi davanti
a voi.
Uso preventivo del Rescue Remedy dei Fiori di Bach nel controllo dei fattori di rischio cardiovascolare nei ratti.
Obiettivi. Valutazione
dell’effetto del Rescue Remedy dei Fiori di Bach nel controllo dei fattori di
rischio cardiovascolare nei ratti.
Progetto. Studio
sperimentale longitudinale randomizzato.
Metodi. Diciotto ratti
Wistar furono divisi a caso in tre gruppi da sei. Sono stati somministrati per
via orale 200 μl di acqua (gruppo A, di controllo), 100 μl di rimedio dei Fiori di Bach (gruppo B) e 200 μl di rimedio dei Fiori di Bach (gruppo C) ogni due giorni per venti
giorni. Tutti gli animali sono stati nutriti con alimenti standard per ratti e
acqua secondo necessità.
Principali valori di esito. Il volume delle
urine, il peso del corpo, il peso delle feci e l’assunzione di cibo sono stati
misurati ogni due giorni. Dopo venti giorni furono eseguiti test di glicemia,
iperuricemia, trigliceridi, colesterolo lipoproteico ad alta densità (HDL),
colesterolo in totale e valutazioni sull’anatomia e istopatologia del cuore,
del fegato e dei reni. I dati furono analizzati usando il test di Tukey a un
livello significativo del 5%.
Risultati. Non fu trovata
nessuna differenza significativa nell’assunzione di cibo, nel peso delle feci,
nel volume delle urine e nel livello di acidi urici tra i gruppi. Il gruppo C
aveva raggiunto un peso corporeo più basso rispetto al gruppo A e un minore
livello di glicemia rispetto al gruppo A e B. Il gruppo B e C avevano un
aumento significativo di colesterolo HDL e una diminuzione di trigliceridi
rispetto al gruppo di controllo. Gli animali avevano una lieve steatosi epatica
ma nessun danno cardiaco né renale in nessuno dei tre gruppi.
Conclusione. Il Rescue
Remedi dei Fiori di Bach è stato efficace nel controllo della glicemia, dei
trigliceridi, nel colesterolo HDL e potrebbe essere utile come strategia per
ridurre i fattori di rischio per i disturbi cardiovascolari nei ratti. Questo
studio fornisce alcuni dati preliminari di “verifica della teoria” che il
Rescue Remedy può esercitare alcuni effetti biologici.
Tratto da
PumMed: https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/25146077
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