lunedì 21 giugno 2021

La Gestione della Mente

 

Paramahamsa Niranjanananda, Satsang a Rimini, Italia, Ottobre 1994

Paramahamsa Satyananda ha definito lo yoga come il dono della pace per l'umanità. A nostro modo tutti stiamo cercando di sperimentare lo stato di pace e armonia nella nostra vita, ma in questa ricerca ci imbattiamo in alcuni problemi. Non conosciamo il motivo di ciò che disturba la nostra vita, quindi non possiamo scoprire il modo per raggiungere la pace.

La pace e l'armonia sono stati della mente e vi sono molti fattori che possono disturbare l'equilibrio della mente. Stiamo cercando un metodo per raggiungere la pace esternamente, senza occuparci dello stato disturbato della mente. È qui che lo yoga entra in gioco con concetti ben definiti circa la personalità umana. Lo yoga afferma che invece di isolarci dalla mente, dovremmo cercare di scoprire la ragione del nostro squilibrio interiore; è a quel punto che troveremo la pace molto facilmente. Con questa idea in mente, lo yoga ha sviluppato le differenti pratiche di Raja Yoga, Hatha Yoga, Karma Yoga, ecc.

Il potere della mente

La mente è riconusciuta come il fattore principale che governa tutta la nostra vita. Possiamo dire che la mente è la base della vita e che il corpo si estende esternamente da questa base verso la dimensione manifesta. L'esperienza della natura manifesta, la conoscenza del mondo manifesto, è l'estensione superficiale della mente. Il mondo di nome, forma e idea, il mondo dei sensi e degli oggetti, è l'esperienza e la manifestazione esterna della mente. Il mondo dello spirito, delle esperienze psichiche e della conoscenza è la manifestazione interna della mente.

Nella tradizione yogica, alla mente è stato assegnato un posto di grande importanza e tutte le pratiche di yoga si evolvono attorno alla gestione della mente. Il secondo sutra degli Yoga Sutra di Patanjali afferma che lo yoga è il controllo degli schemi mentali, e questo è ciò che le persone generalmente compredono che lo yoga sia. Ma è il primo sutra ad essere delle massima importanza: "Lo yoga è una forma di disciplina". Qui Patanjali porta la nostra attenzione all'aspetto della disciplina, non solamente mentale o interna, ma anche fisica, sociale ed esterna. Come risultato di quella disciplina acquisita afferma che diventa possibile controllare le modificazioni della mente, e dopo questo diventa possibile realizzare la natura interiore.

Queste tre affermazioni sono della massima importanza nel sistema yogico. Infatti i sistemi di Hatha Yoga e Raja Yoga, e gli altri sistemi di yoga, ruotano attorno ad essi. Possiamo giungere alla conclusione che in primo luogo lo yoga è una forma di disciplina che dobbiamo cercare di sviluppare nella nostra vita e che, in secondo luogo, dobbiamo imparare a gestire le nostre espressioni ed esperienze mentali.

Auto-disciplina

Cos'è l'auto-disciplina? Bisogna guardare questo concetto da varie angolazioni: dal punto di vista fisico, da quello psicologico e da quello spirituale. Il significato originale dato da Patanjali fu quello di avere la padronanza delle diverse espressioni della personalità umana; e l'avere la padronanza sul corpo, sulla mente e sulla pschiche è noto come disciplina yogica.

Disciplina non significa routine quotidiana auto-imposta. Avere la padronanza, governare il corpo e la mente, inizia con uno sforzo di armonizzazzione delle varie funzioni del corpo e della mente. Continuamente e costantemente ci identifichiamo con il nostro corpo come lo strumento principale della nostra espressione nella dimensione manifesta. Sebbene le nostre interazioni hanno luogo attraverso i sensi e il corpo, non ci prendiamo cura in maniera adeguata del nostro corpo.

Ad esempio, acquistiamo un'automobile e dopo aver percorso con essa un certo numero di chilometri, la portiamo a fare una manutenzione, e lo facciamo poi regolarmente. Il nostro corpo è come una macchina. Quante volte l'abbiamo sottoposto a una manutenzione da quando siamo nati? Forse mai. In questo modo creiamo un grande squilibrio nel nostro sistema fisico e a risultato di questo comportamento, sperimentiamo vari disturbi e malattie che rappresentano un malfunzionamento, una mancanza di assistenza alla nostra struttura fisica. Per fornire assistenza, lo yoga ha le pratiche di asana e pranayama per armonizzare le attività fisiche esterne del corpo.

L'Hatha Yoga e l'armonia fisica

Le pratiche di asana e pranyama sono note a tutti. C'è un altro sistema di pratiche dell'Hatha Yoga per la purificazione, gli shatkarma, che sono altrettanto importanti, se non più importanti delle pratiche di asana e pranayama. Queste sei pratiche sono: neti, la pulizia dei passaggi nasali; dhauti, la pulizia del tratto digestivo superiore; basti, la pulizia del tratto digestivo inferiore; nauli, l'attivazione dei centri pranici nella struttura fisica; kapalbhati, la purificazione e la stimolazione del cervello e trataka, la focalizzazione della mente isolandola dal mondo dei sensi. Queste pratiche mirano ad armonizzare le funzioni sottili della struttura fisica e, combinate con asana e pranayama, diventano un potente sistema per l'armonia interiore.

Lo scopo dello yoga è la meditazione, ma lo yoga non isola il processo meditativo dal corpo. Lo yoga afferma che lo stato meditativo è uno stato sia del corpo che della mente, e che asana, pranayama e shatkarma portano allo stato meditativo fisico. In questo contesto meditazione significa risveglio e uso della naturali facoltà del corpo, della mente e dello spirito. Quando saremo in grado di regolare le attività fisiche e di armonizzare le funzioni del corpo interiore, l'effetto dell'armonia e dell'equilibrio fisico influenzerà il comportamento mentale. Allora inizieremo le pratiche di concentrazione che riguardano specificatamente la mente.

Il Raja Yoga e l'armonia della mente

La mente è vista secondo due prospettive dagli yogi. La mente manifesta è conosciuta come ashuddha, mente impura. È impura a causa delle distrazioni del mondo dei sensi e degli oggetti. A causa di queste distrazioni la mente non ha la capacità di esprimere naturalmente le sue qualità, quindi, sperimenta stress. I pensieri sono poco chiari. Non vi è una direzione chiara nelle azioni e nelle motivazioni. Di conseguenza si è influenzati da simpatie e antipatie, e si è consapevoli delle correnti superficiali che disturbano l'intero processo vitale.

La mente shuddha, o pura, è la mente sviluppata, armonizzata e concentrata. Questa mente pura si riferisce più alla dimensione spirituale e alla sua interazione con il mondo esterno. Per creare l'esperienza della mente interiore e l'abilità di armonizzare la mente esterna in modo di essere liberi dallo stress della vita, lo yoga parla delle tecniche di pratyahara, dharana e dhyana.

Lo scopo dello yoga è la meditazione. Meditazione è rilassamento della mente, non della mente intesa come unità indipendente, ma piuttosto come parte della struttura fisica e della dimensione spirituale. Questo dovrebbe essere compreso con attenzione. La maggior parte delle volte, la mente è in relazione con il mondo esterno e quando cerchiamo di essere consapevoli della dimensione interiore ci vuole molto sforzo e incontriamo certi stati che non siamo in grado di comprendere razionalmente.

Tuttavia, non si tratta solo di comprendere gli stati mentali nella meditazione. Bisogna fare lo sforzo di portare quella realizzazione elevata nelle attività quotidiane. Tale realizzazione si manifesta sottoforma di qualità, comportamenti e interazioni raffinate con il mondo e una profonda comprensione. Quando abbiamo queste cose nella vita e le stiamo sperimentando, quello è simile allo stato di rilassamento. Questa realizzazione spirituale è il sistema del Vedanta, dove non ci si riferisce solo a uno stato di esperienza intellettuale, ma lo si vive.

Il sistema di pratyahara, dharana e dhyana consente di arrivare a quel livello di comprensione e realizzazione e di applicare quall'esperienza nella vita normale. In pratyahara si inizia gradualmente ad osservare le attività della mente in relazione al mondo esterno. Impariamo ad evitare lo stress e le tensioni che influenzano la sensibilità della nostra personalità e natura. Quando raggiungiamo questo punto di gestione delle interazioni esterne della mente, ci muoviamo verso le pratiche di dharana. Dharana significa raggiungere l'abilità di focalizzare l'attenzione in un punto senza distrazioni. Dopo aver raggiunto la perfezione in questo stato di meditazione, ci muoviamo verso dhyana. In dhyana iniziamo a cambiare la natura e la qualità della mente, e una volta che la natura e la qualità della mente saranno cambiate, le sue manifestazioni nella vita esterna diveranno differenti. Samadhi significa totale armonia e unione interiore con il sè interiore, al punto che la natura esterna e qualla interna siano in armonia l'una con l'altra.

Tratto da: http://www.yogamag.net/archives/1990s/1995/fnov95/mindman.html?fbclid=IwAR1s2ujGyKo2Pcj-oFxHfYiPGD0g1KjKXTIkrjHiP1IisBM4WjY6fyflTIc