Swami Santaram Saraswati
È difficile essere sé stessi mentre si vive in una società
moderna. Sono molti i volti dello stesso individuo che danno vita a personalità
divise e a comportamenti nevrotici così comuni nel mondo di oggi. Andando alla
ricerca del nostro sé, ci confrontiamo con il fatto che ognuno di noi si porta
dietro almeno tre sé, o personalità: 1) la persona che gli altri pensano che
noi siamo; 2) la persona che noi pensiamo di essere; 3) la persona che siamo
realmente. Le prime due sono false, mentre la terza è vera.
Inoltre, molte persone non sono contente di ciò che pensano di
essere. Vorrebbero essere qualcos’altro, e nella ricerca di diventare
quell’altra personalità attraversano anni di dura lotta e, in molti casi, di
frustrazioni. Cercare di essere qualcun’altro rispetto a chi siete è una
battaglia persa, come puoi mai diventare ciò che non sei?
In aggiunta a questo, la società ci fa’ il lavaggio del cervello
per spingerci verso un modello imposto dagli standard sociali presenti. Ci
stimolano e ci spingono verso ogni sorta di manierismi, alcuni promettenti e
piacevoli, altri no. La società ci forza a diventare il suo ideale o il suo
modello di ideali, che si basa non sul benessere dell’individuo, ma sul suo
stesso ordine costituito. Questo gioco di potere non è presente solo nella
società in generale, ma anche in quelle chiamate istituzioni spirituali. Fino
ad un certo punto è anche comprensibile, in quanto devono salvaguardare i
propri interessi. Ma lo fanno a spese di persone ingenue, che sono pronte a
credere in qualsiasi cosa.
In una situazione come questa, molte persone penserebbero che non
c’è via d’uscita, invece sicuramente c’è. La via non è rifiutare il mondo o la
fuga dalla società e vivere in clausura, ma vivere in questo apparente caos con
perfetta consapevolezza. In altre parole, vivere nel mondo ma ben al di sopra
di esso, avere a che fare con la società e i suoi strumenti senza esserne
influenzati. In verità, è tutto un gioco. L’unico problema è che le persone
prendono il gioco seriamente fino a salire e cadere insieme agli eventi della
società, e di conseguenza ne soffrono.
La domanda che sorge ora è: “Come fare per avere quella
consapevolezza perfetta?”. Molti metodi sono stati sperimentati, anche da
ricercatori individuali, e molte risposte ne sono uscite. Tra tutti i metodi e
i sistemi testati sia a livello personale sia da gruppi di persone, un sistema
scientifico chiamato yoga è risorto
dal suo apparente sonno e sta mostrando, in modo potente, come la trasformazione
possa realizzarsi nell’uomo, il quale sarà in grado, così, di ottenere questa
consapevolezza.
Lo yoga, nel suo senso vero, non cerca di riempire le teste con
ogni tipo di regole e regolamenti, credi e dogmi, di ciò che si può fare e che non
si può fare. Probabilmente lo yoga è l’unico sistema che dice all’individuo:
“Sii te stesso. Non imitare! Aspira, piuttosto che diventa!”. Ogni individuo
dovrebbe per prima cosa liberarsi dalla società, dalle sue istituzioni, almeno
a livello mentale. Fisicamente, potrebbe apparire legato, ma mentalmente
dovrebbe essere libero. Un grande pensatore, alla domanda cosa fosse la
libertà, replicò: “Libertà è cavalcare facilmente con un’imbracatura”.
Ad un livello preliminare, lo yoga ci mostra la via per compiere
questo rendendoci consapevoli del nostro corpo, dei pensieri e del comportamento,
delle limitazioni e delle potenzialità. C’insegna ad accettare noi stessi così
come siamo, per come pensiamo, sentiamo e reagiamo. La piena accettazione di
noi stessi è il primo passo verso la pace della mente. Da questo punto è
possibile procedere in sicurezza e con progresso nella vita. Una volta che
abbiamo accettato pienamente la nostra situazione, nei vari livelli della
nostra esistenza, non cercheremo di diventare qualcosa di diverso da ciò che
siamo. Al contrario, cercheremo di eliminare dalla nostra personalità tutto ciò
che ci impedisce di essere noi stessi.