Conferenza di Swami Satyananda Saraswati
Danimarca, Settembre 1979
Danimarca, Settembre 1979
La pratica del pranayama rappresenta il nucleo del risveglio spirituale.
Per la maggior parte delle persone pranayama significa controllo del respiro
per la salute fisica; tuttavia è stato male interpretato e spiegato in maniera
sbagliata. Il prana è di natura universale. Il prana individuale è una
rappresentazione microcosmica del sistema universale e non dovrebbe essere
confuso con l’aria che respiriamo.
In ogni corpo umano esiste una certa quantità di prana. Ampliando la portata
del prana si risvegliano le zone interiori del cervello. Il prana fluisce nel
corpo a livello superficiale per mantenere il corpo e i suoi organi. È una
forza, o energia, che è in risonanza in tutto il sistema fisico dell’uomo.
Secondo la scienza dell’hatha yoga, pingala nadi, che fluisce sul lato destro
all’interno della struttura della colonna spinale, è il canale del prana da
muladhara ad ajna chakra. La distribuzione del prana avviene attraverso la
struttura fisica tramite un determinato sistema costituito da migliaia e
migliaia di canali che trasportano la forza del prana in ogni atomo del corpo
per la sua crescita e per il suo mantenimento. Il pranayama cerca di estendere
la portata del prana oltre le frontiere del corpo fisico. La forza ha molte
manifestazioni. L’energia può assumere qualsiasi dimensione. Può essere di
misura minima, così come cosmica.
Prana e cervello
Il cervello è diviso in dieci comparti dei quali nove sono silenti. Gli
scienziati hanno diviso il cervello in tre sezioni: il cervello nuovo, quello
di mezzo e quello primitivo. Quello primitivo costituisce le nove parti del
cervello, che esistono ma non partecipano allo schema della vita dell’uomo.
Queste aree del cervello sono chiamate ‘le aree silenti’ e le loro qualità sono
sconosciute. Se queste nove porzioni silenti del cervello fossero operative, le
facoltà umane sarebbero grandemente espanse e non andrebbero incontro a
degenerazione.
Nel corso dell’evoluzione dell’uomo le aree silenti, lentamente, si sono
sviluppate ed hanno iniziato ad avere un ruolo attivo. Immaginate una grande
città con delle bellissime case, strade e palazzi ma senza energia elettrica.
Allo stesso modo, queste aree del cervello sono non funzionanti a causa
dell’assenza di forza o energia. La quantità attuale di energia pranica è
insufficiente per attivare queste aree silenti. Il primo obiettivo del
pranayama è generare una gran quantità di prana, cambiare la natura delle forze
elettriche all’interno di questo corpo pranico e trasmetterlo alle aree silenti
del cervello. I vari tipi di pranayama preparano i canali o le condutture
attraverso cui l’energia deve fluire.
Prima che questa forma elevata di energia sia condotta al cervello, i
canali devono essere purificati. Pingala nadi è il veicolo che trasporta la
forza pranica da muladhara chakra ai centri più elevati del cervello. Ajna
chakra, noto come midollo allungato, situato all’apice della colonna
vertebrale, è il centro di monitoraggio di tutta l’area silente. Quando questa
incredibile quantità di energia è generata nel sistema, viene condotta tramite pingala
nadi verso ajna chakra, e da ajna chakra, questa energia fluisce verso le aree
silenti del cervello.
La sede di pranashakti
I prana che sono di natura universale esistono come energia potenziale
dormiente in muladhara chakra. Questa grande pranashakti è anche nota con il nome di kundalini; risvegliare
kundalini significa risvegliare questa grande forza pranica universale nel
sistema umano individuale. Questo piccolo centro o ghiandola in muladhara
chakra non è un mito, una storiella o una fiaba. È un’entità scientifica della
massima importanza nell’evoluzione dell’uomo.
Muladhara è il centro della creazione. Non è un centro impuro perché
situato nell’area sessuale. Molte persone sono esitanti e scettiche nel credere
che kundalini sia in muladhara e affermano che si trovi in manipura, perché non
vogliono associare questa sacra kundalini shakti con il non sacro sistema
sessuale. Tuttavia è stato dimostrato scientificamente che questa piccola
ghiandola in muladhara chakra contiene energia infinita. Molte esperienze
psichiche e spirituali originano da muladhara chakra.
Gli induisti credono che in muladhara chakra ci sia uno shivalingam di forma ovale che
assomiglia a un uovo. Grazie alla fisica moderna sappiamo che l’uovo è composto
di protomateria. Al centro di ogni materia c’è un nucleo e nel tantra e nello
yoga questo nucleo è conosciuto come bindu,
il centro della materia, dell’oggetto e della creazione. In bindu è compresso
il cosmo intero, esattamente allo stesso modo di un grande albero contenuto
all’interno di un singolo seme. Intorno a questo nucleo vi è una protomateria
infinita nella forma di un uovo con due poli di energia, positiva e negativa,
conosciuti come tempo e spazio. Così è come è stato compreso tutto il concetto
scientifico di kundalini. È il punto in cui il tempo infinito e lo spazio
infinito sono uniti. Quando le due energie, positiva e negativa, si uniscono
l’una con l’altra si ha un’esplosione sia nel nucleo che nella materia.
Sebbene muladhara chakra sia situato in una ghiandola fisica, l’energia è
inerente all’interno di tutta la materia. La materia non è altro che una
differente forma di energia e l’energia non è nient’altro che una differente
forma di materia. A ogni stadio della creazione, materia ed energia sono interconvertibili.
Pertanto, non dovremmo chiederci come quest’organo fisico possa essere la fonte
dell’energia infinita.
Prana e pranayama
Attraverso le pratiche di pranayama viene generata una certa quantità di
calore, o forza creativa, all’interno del corpo che influenza il quantum
esistente di prana. Ad esempio: se si produce calore in questa stanza, si
riscalda la quantità d’aria esistente. C’è una certa quantità di prana
all’interno di noi che ci dà vita e il pranayama riscalda quel quantitativo di
prana che, poi, si farà strada attraverso pingala nadi verso ajna chakra.
Quando si sarà generato sufficiente calore all’interno del sistema, ajna chakra
monitorerà il ritorno del messaggio alla base della kundalini e il vero
risveglio del grande prana avrà luogo. Questo è, in breve, lo scopo del
pranayama.
Il pranayama non è inteso in maniera specifica per il risveglio di kundalini.
Certi pranayama vengono praticati per purificare i canali di trasporto; alcuni
per creare calore nel sistema, mentre altri stimolano ajna chakra nella sua
funzione di monitoraggio. Ad esempio: vi è un pranayama molto importante,
conosciuto come ujjayi, che pulisce
pingala per l’ascesa del prana.
Tutta la scienza del pranayama è basata sulla ritenzione del prana, una
tecnica nota come kumbhaka.
Inspirazione ed espirazione sono fasi accessorie. Kumbhaka significa pranayama
e pranayama significa kumbhaka. Gli aspiranti che sono forti e che lavorano su
questo nuovo progetto del risveglio delle aree silenti del cervello, dovrebbero
prepararsi lentamente, perfezionando kumbhaka. Dai risultati degli studi
scientifici sul pranayama abbiamo scoperto che durante kumbhaka arriva al
cervello un surplus di apporto sanguigno e, al tempo stesso, si genera del
calore extra all’interno del sistema.
Il pranayama influenza anche il fluido cerebrale nel cervello. Quando si
genera energia cambia la struttura chimica del fluido cerebrale che circonda il
cervello all’interno del cranio. Quando questo fluido è influenzato
chimicamente agisce sul comportamento del cervello. Ad esempio, se assumete uno
stupefacente, esso produce un’immediata reazione chimica all’interno di questo fluido.
Come risultato di tale fenomeno farete esperienza di alcuni fenomeni psichici.
Durante lo stato di kumbhaka si genera un’energia extra sottoforma elettrica e,
nel corso del tempo, essa andrà a modificare la struttura del fluido nel
cervello. Questo è il motivo per cui si fa esperienza di una sensazione di
vertigine.
Questa vertigine si verifica nel cervello e voi dovrete sovrapporre questo
stato alla mente. Tutte le più grandi esplosioni di esperienze avvengono
durante questi stati di vertigini e veramente poche persone sono in grado di
gestirli. Quando si ha il risveglio e arriva il capogiro, è necessario un aiuto
visivo. Per questo motivo la pratica del pranayama dovrebbe essere combinata
con la pratica di dharana, o concentrazione.
Ci sono migliaia di simboli per la concentrazione – un piccolo punto, la fiamma
di una candela, una stella o il simbolo di Om. Avendo visualizzato il simbolo
potrete immediatamente sovrapporlo allo stato di vertigine. Quando questa
consapevolezza interiore diventa vivida, si avrà il simultaneo risveglio di
kundalini. Quindi, la pratica del pranayama deve essere fatta in modo veramente
intelligente e paziente. Il pranayama deve essere considerato insieme al
risveglio dello yoga.
La pratica
Come prima cosa perfezionate siddhasana,
la migliore di tutte le posizioni. Poi iniziate la pratica di nadi shodhana pranayama. Inspirazione,
ritenzione interna, espirazione e ritenzione esterna nel rapporto 1:2:2:1.
Quando praticate la ritenzione interna combinatela con jalandhara bandha e mula
bandha. Con la ritenzione esterna praticate jalandara, mula e aggiungete uddiyana bandha. Gradualmente cercate di
migliorare la qualità della vostra respirazione, controllando l’inspirazione e
l’espirazione.
Il respiro è sia grossolano sia sottile. Il respiro grossolano è
percepibile, quello sottile è impercettibile. Inspirazioni ed espirazioni
pesanti e grossolane non sono pranayama. Quando il respiro diventa sottile,
migliora la qualità della consapevolezza. Il respiro in entrata e in uscita
dovrebbe essere uniforme. Non dovrebbe essere pesante o debole, interrotto o ad
onde.
Dopo aver praticato un ciclo di nadi shodhana rimanete seduti
tranquillamente e fissate la consapevolezza nel centro tra le due sopracciglia.
Quando tutto si sarà calmato, iniziate di nuovo un secondo ciclo.
Il pranayama ha un ruolo molto importante nello yoga. Dovete avere un
insegnante ben allenato e con esperienza. Non potete apprenderlo solo da un
libro. Con l’aiuto del pranayama potrete risvegliare kundalini e accelerare la
velocità dell’evoluzione individuale.