giovedì 21 dicembre 2017

Il risveglio del Prana

 Conferenza di Swami Satyananda Saraswati
Danimarca, Settembre 1979

La pratica del pranayama rappresenta il nucleo del risveglio spirituale. Per la maggior parte delle persone pranayama significa controllo del respiro per la salute fisica; tuttavia è stato male interpretato e spiegato in maniera sbagliata. Il prana è di natura universale. Il prana individuale è una rappresentazione microcosmica del sistema universale e non dovrebbe essere confuso con l’aria che respiriamo.

In ogni corpo umano esiste una certa quantità di prana. Ampliando la portata del prana si risvegliano le zone interiori del cervello. Il prana fluisce nel corpo a livello superficiale per mantenere il corpo e i suoi organi. È una forza, o energia, che è in risonanza in tutto il sistema fisico dell’uomo. Secondo la scienza dell’hatha yoga, pingala nadi, che fluisce sul lato destro all’interno della struttura della colonna spinale, è il canale del prana da muladhara ad ajna chakra. La distribuzione del prana avviene attraverso la struttura fisica tramite un determinato sistema costituito da migliaia e migliaia di canali che trasportano la forza del prana in ogni atomo del corpo per la sua crescita e per il suo mantenimento. Il pranayama cerca di estendere la portata del prana oltre le frontiere del corpo fisico. La forza ha molte manifestazioni. L’energia può assumere qualsiasi dimensione. Può essere di misura minima, così come cosmica.

Prana e cervello
Il cervello è diviso in dieci comparti dei quali nove sono silenti. Gli scienziati hanno diviso il cervello in tre sezioni: il cervello nuovo, quello di mezzo e quello primitivo. Quello primitivo costituisce le nove parti del cervello, che esistono ma non partecipano allo schema della vita dell’uomo. Queste aree del cervello sono chiamate ‘le aree silenti’ e le loro qualità sono sconosciute. Se queste nove porzioni silenti del cervello fossero operative, le facoltà umane sarebbero grandemente espanse e non andrebbero incontro a degenerazione.

Nel corso dell’evoluzione dell’uomo le aree silenti, lentamente, si sono sviluppate ed hanno iniziato ad avere un ruolo attivo. Immaginate una grande città con delle bellissime case, strade e palazzi ma senza energia elettrica. Allo stesso modo, queste aree del cervello sono non funzionanti a causa dell’assenza di forza o energia. La quantità attuale di energia pranica è insufficiente per attivare queste aree silenti. Il primo obiettivo del pranayama è generare una gran quantità di prana, cambiare la natura delle forze elettriche all’interno di questo corpo pranico e trasmetterlo alle aree silenti del cervello. I vari tipi di pranayama preparano i canali o le condutture attraverso cui l’energia deve fluire.

Prima che questa forma elevata di energia sia condotta al cervello, i canali devono essere purificati. Pingala nadi è il veicolo che trasporta la forza pranica da muladhara chakra ai centri più elevati del cervello. Ajna chakra, noto come midollo allungato, situato all’apice della colonna vertebrale, è il centro di monitoraggio di tutta l’area silente. Quando questa incredibile quantità di energia è generata nel sistema, viene condotta tramite pingala nadi verso ajna chakra, e da ajna chakra, questa energia fluisce verso le aree silenti del cervello.

La sede di pranashakti
I prana che sono di natura universale esistono come energia potenziale dormiente in muladhara chakra. Questa grande pranashakti è anche nota con il nome di kundalini; risvegliare kundalini significa risvegliare questa grande forza pranica universale nel sistema umano individuale. Questo piccolo centro o ghiandola in muladhara chakra non è un mito, una storiella o una fiaba. È un’entità scientifica della massima importanza nell’evoluzione dell’uomo.

Muladhara è il centro della creazione. Non è un centro impuro perché situato nell’area sessuale. Molte persone sono esitanti e scettiche nel credere che kundalini sia in muladhara e affermano che si trovi in manipura, perché non vogliono associare questa sacra kundalini shakti con il non sacro sistema sessuale. Tuttavia è stato dimostrato scientificamente che questa piccola ghiandola in muladhara chakra contiene energia infinita. Molte esperienze psichiche e spirituali originano da muladhara chakra.

Gli induisti credono che in muladhara chakra ci sia uno shivalingam di forma ovale che assomiglia a un uovo. Grazie alla fisica moderna sappiamo che l’uovo è composto di protomateria. Al centro di ogni materia c’è un nucleo e nel tantra e nello yoga questo nucleo è conosciuto come bindu, il centro della materia, dell’oggetto e della creazione. In bindu è compresso il cosmo intero, esattamente allo stesso modo di un grande albero contenuto all’interno di un singolo seme. Intorno a questo nucleo vi è una protomateria infinita nella forma di un uovo con due poli di energia, positiva e negativa, conosciuti come tempo e spazio. Così è come è stato compreso tutto il concetto scientifico di kundalini. È il punto in cui il tempo infinito e lo spazio infinito sono uniti. Quando le due energie, positiva e negativa, si uniscono l’una con l’altra si ha un’esplosione sia nel nucleo che nella materia.

Sebbene muladhara chakra sia situato in una ghiandola fisica, l’energia è inerente all’interno di tutta la materia. La materia non è altro che una differente forma di energia e l’energia non è nient’altro che una differente forma di materia. A ogni stadio della creazione, materia ed energia sono interconvertibili. Pertanto, non dovremmo chiederci come quest’organo fisico possa essere la fonte dell’energia infinita.

Prana e pranayama
Attraverso le pratiche di pranayama viene generata una certa quantità di calore, o forza creativa, all’interno del corpo che influenza il quantum esistente di prana. Ad esempio: se si produce calore in questa stanza, si riscalda la quantità d’aria esistente. C’è una certa quantità di prana all’interno di noi che ci dà vita e il pranayama riscalda quel quantitativo di prana che, poi, si farà strada attraverso pingala nadi verso ajna chakra. Quando si sarà generato sufficiente calore all’interno del sistema, ajna chakra monitorerà il ritorno del messaggio alla base della kundalini e il vero risveglio del grande prana avrà luogo. Questo è, in breve, lo scopo del pranayama.

Il pranayama non è inteso in maniera specifica per il risveglio di kundalini. Certi pranayama vengono praticati per purificare i canali di trasporto; alcuni per creare calore nel sistema, mentre altri stimolano ajna chakra nella sua funzione di monitoraggio. Ad esempio: vi è un pranayama molto importante, conosciuto come ujjayi, che pulisce pingala per l’ascesa del prana.

Tutta la scienza del pranayama è basata sulla ritenzione del prana, una tecnica nota come kumbhaka. Inspirazione ed espirazione sono fasi accessorie. Kumbhaka significa pranayama e pranayama significa kumbhaka. Gli aspiranti che sono forti e che lavorano su questo nuovo progetto del risveglio delle aree silenti del cervello, dovrebbero prepararsi lentamente, perfezionando kumbhaka. Dai risultati degli studi scientifici sul pranayama abbiamo scoperto che durante kumbhaka arriva al cervello un surplus di apporto sanguigno e, al tempo stesso, si genera del calore extra all’interno del sistema.

Il pranayama influenza anche il fluido cerebrale nel cervello. Quando si genera energia cambia la struttura chimica del fluido cerebrale che circonda il cervello all’interno del cranio. Quando questo fluido è influenzato chimicamente agisce sul comportamento del cervello. Ad esempio, se assumete uno stupefacente, esso produce un’immediata reazione chimica all’interno di questo fluido. Come risultato di tale fenomeno farete esperienza di alcuni fenomeni psichici. Durante lo stato di kumbhaka si genera un’energia extra sottoforma elettrica e, nel corso del tempo, essa andrà a modificare la struttura del fluido nel cervello. Questo è il motivo per cui si fa esperienza di una sensazione di vertigine.

Questa vertigine si verifica nel cervello e voi dovrete sovrapporre questo stato alla mente. Tutte le più grandi esplosioni di esperienze avvengono durante questi stati di vertigini e veramente poche persone sono in grado di gestirli. Quando si ha il risveglio e arriva il capogiro, è necessario un aiuto visivo. Per questo motivo la pratica del pranayama dovrebbe essere combinata con la pratica di dharana, o concentrazione. Ci sono migliaia di simboli per la concentrazione – un piccolo punto, la fiamma di una candela, una stella o il simbolo di Om. Avendo visualizzato il simbolo potrete immediatamente sovrapporlo allo stato di vertigine. Quando questa consapevolezza interiore diventa vivida, si avrà il simultaneo risveglio di kundalini. Quindi, la pratica del pranayama deve essere fatta in modo veramente intelligente e paziente. Il pranayama deve essere considerato insieme al risveglio dello yoga.

La pratica
Come prima cosa perfezionate siddhasana, la migliore di tutte le posizioni. Poi iniziate la pratica di nadi shodhana pranayama. Inspirazione, ritenzione interna, espirazione e ritenzione esterna nel rapporto 1:2:2:1. Quando praticate la ritenzione interna combinatela con jalandhara bandha e mula bandha. Con la ritenzione esterna praticate jalandara, mula e aggiungete uddiyana bandha. Gradualmente cercate di migliorare la qualità della vostra respirazione, controllando l’inspirazione e l’espirazione.

Il respiro è sia grossolano sia sottile. Il respiro grossolano è percepibile, quello sottile è impercettibile. Inspirazioni ed espirazioni pesanti e grossolane non sono pranayama. Quando il respiro diventa sottile, migliora la qualità della consapevolezza. Il respiro in entrata e in uscita dovrebbe essere uniforme. Non dovrebbe essere pesante o debole, interrotto o ad onde.

Dopo aver praticato un ciclo di nadi shodhana rimanete seduti tranquillamente e fissate la consapevolezza nel centro tra le due sopracciglia. Quando tutto si sarà calmato, iniziate di nuovo un secondo ciclo.

Il pranayama ha un ruolo molto importante nello yoga. Dovete avere un insegnante ben allenato e con esperienza. Non potete apprenderlo solo da un libro. Con l’aiuto del pranayama potrete risvegliare kundalini e accelerare la velocità dell’evoluzione individuale.