Swami Atmananda Saraswati
Molti matrimoni sono fondati, sostanzialmente, su nient’altro che un sogno.
Molte persone cercano affetto o passione, ma l’amore è qualcosa che cresce nei
cuori che sono profondi e nelle menti che sono forti. Dimentichiamo l’idea
moderna di amore, l’idea da salotto, e ritorniamo all’amore epico, all’antico,
alle nozioni dimenticate di devozione, rispetto e lealtà. Tutto il resto è un
gioco. L’amore non si basa solo sulle emozioni; coinvolge l’integrazione di
tutta la psiche – emozionale, intellettuale e spirituale. È una forza dinamica
che può muovere gli eserciti e mettere in azione i poteri. Se Antonio non
avesse amato Cleopatra l’intero corso della storia sarebbe stato differente.
Non sottovalutiamo, com’è la moda del giorno d’oggi, l’amore tra marito e
moglie. Nell’India epica il matrimonio era per tutta la vita, derivante dalle
vite passate e perpetuante in quelle future. Paramahamsa Ramakrishna adorava
sua moglie Sarada Devi come la Madre Santa e lei lo riveriva come incarnazione
di Dio. Alle volte, comunque, le mogli dei grandi santi non realizzavano la
grandezza dei propri mariti, come la moglie di Lahiri Mahasaya che pensava
d’aver sposato un uomo normale e si dispiaceva quando lui trascurava lei ed i
figli; ma un giorno lui si materializzò di fronte a lei. Allora lei lo pregò di
perdonarla e in un secondo egli innalzò la consapevolezza di lei al suo
livello. L’amore comporta accettazione della natura dell’altra persona e
sacrificio di sé stessi. Ciò significa che ci si deve dimenticare di ciò che
divide e concentrarsi su ciò che unisce. Qualunque siano le differenze tra i
due vanno dimenticate, come i fratelli Pandava e la loro moglie Draupadi, in
esilio, si unirono contro il mondo intero. Dimenticarono tutti gli altri e
scoprirono la gioia dello stare tra loro.
Amore significa comprensione dell’altra persona, considerazione della sua
struttura mentale, accettazione della sua interezza. Non è necessario stare
insieme per ore durante la giornata. Potrebbe esserci mezzo mondo tra i due, ma
la distanza non può cambiare la consapevolezza a livello subconscio che è
costante. Quando le mogli sono separate dai mariti in tempo di guerra, la loro
devozione aumenta, se sono sincere. Ciò che può essere, in un certo senso, il
dolore della separazione, porta ad uno strano tipo di soddisfazione a livello
spirituale. La principessa Mira amava Krishna e lo sposò quando era una
ragazzina. Cosa sposo? La sua statua. Con i suoi occhi terreni tutto ciò che
poteva vedere era una statua colorata, ma con la vista divina lei giocava,
parlava e danzava con lui. Ella rinunciò al suo marito terreno, scappò da lui.
La presenza fisica è insignificante paragonata alla realtà spirituale.
Amore significa approfondimento della consapevolezza, espansione della
consapevolezza attraverso un’altra persona. L’amore non esiste solo tra un uomo
e una donna ma anche tra guru e
discepolo, madre e figlio, tra un amico e un altro. L’amore dell’insegnante per
il pupillo è un’antica tradizione in India. Impartire la conoscenza non è
semplicemente il passaggio di formule da un testo, è la trasmissione di
un’esperienza di vita. Quella saggezza è un dono puro, per il quale l’allievo
rimane indebitato verso il maestro per tutta la vita. Questo è il motivo per
cui non si permette di ferire l’insegnante e non può sopportare di ascoltare
abusi da parte di altri su di lui. Questi grandi maestri non impartiscono la
loro saggezza in modo disinvolto, ma solo alla persona giusta al momento
giusto, quando c’è amore e rispetto reciproco. Il pupillo riceve la conoscenza
del maestro direttamente, non tramite il suo intelletto, ma il cuore e l’anima.
Krishna e Arjuna erano grandi amici. Krishna nascose il suo essere divino
ad Arjuna e questi pensava a lui come il suo compagno, suo pari. Tuttavia,
prima della battaglia di Kurukshetra, quando Arjuna si rivolse a lui nella sua
depressione, Krishna gli mostrò la sua forma cosmica. Arjuna fu disorientato
nel vedere nel corpo di Krishna molti universi, il gioco del tempo e della
distruzione e non riuscì a sopportarlo. Pianse:
“Qualunque cosa abbia sconsideratamente detto per incuria o amore
guardandoti solo come mio amico, ignorante della tua grandezza, t’imploro,
essere incommensurabile, perdonami! Mi rallegro di aver visto ciò che non avevo
visto prima, ma la mia mente è confusa dalla paura. Desidero vederti come ti
vedevo prima, incoronato, con una mazza e un disco in mano, soltanto nella tua
forma precedente...” (Bhagavad Gita 11: 41-46).
La cosa sorprendente dell’amore è che più sacrifichi più ottieni.
Immaginate che venga servito il vostro cibo preferito: lo vedete, ne sentite il
profumo e proprio in quel momento un bambino con occhi grandi rotondi e una
fame molto più grande della vostra vi siede accanto e voi mettete la vostra porzione
nel suo piatto. Il vostro desiderio non è soddisfatto, ma avete una
soddisfazione interiore che nessuna quantità di cibo potrebbe riempire.
Quando le brame, le ambizioni e i desideri mondani sono forti, quando si
ama la vita, quando si gode di tutti i piaceri che il mondo può offrire, dopo
tutto ciò arriva il momento di trasferire tutto quell’amore ed energia a Dio.
Solo allora vi riuscirete, quando la guida in voi sarà forte. Che valore ha
rinunciare al cibo quando non avete appetito? A cosa serve dare la vita a Dio
quando siete vecchi e tutte le energie sono state esaurite? La prova è
abbandonare il mondo quando l’appetito è in piena fioritura. Rinunciando a
tutte quelle cose che amate otterrete di più, molto di più di ciò che potreste
concedervi. Uno stomaco gonfio è una sensazione molto spiacevole. Quando
diventate magri mangiando poco e soffrendo di più, la mente diventa acuta. Un
nuovo tipo di comprensione sorge. Giunge una saggezza che trascende la
comprensione quotidiana. Comprenderete problemi di cui non avevate nessuna
esperienza. Un saggio occhio interiore che vede tutto lentamente, si apre. Può
esserci tristezza dentro, una tristezza che spezza il cuore e che fa apparire
leggeri e banali i fardelli delle altre persone; ma se volete fare qualcosa per
la vostra vita dovete esserne degni, allora le ricompense di Dio supereranno di
gran lunga i piccoli sacrifici.
Ora, tutto il mondo occidentale si sta ribellando. Perché, dicono, dovrei
essere leale verso ogni uomo o donna? Perché dovrei rimanere con mia moglie?
Perché dovrei rispettare i miei genitori? Io sono libero; io sono il mio
maestro. Ma non è che siamo moralmente obbligati ad essere fedeli. Se vogliamo
essere costanti nella meditazione, dobbiamo essere costanti nella vita
quotidiana. Se vogliamo essere unidirezionali nel sentiero spirituale, dobbiamo
essere incrollabili nelle emozioni. La mente è incostante. È come una moglie
infedele. Ci supporterà un giorno e tradirà il giorno dopo. Deve essere
allenata, come il guru allena il discepolo. Voi siete il marito e la mente è la
moglie. Savitri scelse Satyavan come suo marito anche sapendo che lui aveva
solo un anno di vita. Nel momento prestabilito, quando arrivò Yama e si portò
via la sua anima, ella lo seguì in mezzo alle giungle e ai deserti del Regno
della Morte. Non volle tornare indietro, andò avanti fino a che Yama,
intenerito, le restituì l’anima del marito. Allo stesso modo, per avere
successo nella vita spirituale dobbiamo essere impavidi e costanti. Se vogliamo
tornare alla sorgente e riavere la nostra anima perduta, dobbiamo essere pronti
a morire per questo.