C’era una volta un uomo ricco. Morì lasciando un figlio ma non lo mise a
conoscenza della sua ricchezza. Con il passare del tempo, il ragazzo si ridusse
in assoluta povertà, al punto da diventare un mendicante. Gli anni passarono.
Un giorno, mentre tornava dal suo giro per la bhiksha, incontrò un saggio sadhu
e si prostrò dinanzi a lui. Il sadhu gli chiese cosa desiderasse. Egli rispose
che era molto povero e che faceva grande difficoltà a mantenersi. Il sadhu gli
disse di tornare a casa e di scavare in un particolare punto. Lo fece e trovò
un tesoro.
Nel Tantra, così come nello Yoga, ci viene insegnato a fare sadhana per giungere alla conoscenza
della realtà all’interno di noi stessi. Dipendiamo sempre dalla nostra mente e
dai sensi per la conoscenza, l’informazione, il piacere, per tutto. Pertanto,
rimaniamo sempre delusi, perché i sensi e la mente sono limitati: di tanto in
tanto le loro risorse si manifestano. Ma noi siamo solo questo? La nostra
storia ci dice altro: possiamo rivelare la nostra vera identità.
Considerate la storia del Re Janaka, il grande videha. Egli stava dormendo nel suo palazzo e sognò che l’esercito
nemico stava invadendo il suo regno e, alla fine, perse la battaglia. Dovette
darsela a gambe e vagare nella foresta senza cibo da mangiare e acqua da bere.
Rimase senza casa, senza riparo, senza protezione, infelice come una persona
qualunque che abbia perso il proprio regno.
La mattina seguente, quando si svegliò dal suo sonno, scoprì che non
aveva perso nulla. Ebbe un’esperienza legata alla limitata capacità della mente
e dei sensi che operano durante lo stato di veglia, di sonno e di sogno. Quando
si svegliò, le limitazioni della mente durante il sogno furono mitigate e
annullate. Già dopo solo un secondo poteva dimenticare completamente di aver
combattuto una battaglia, di aver perso il regno. Era lo stesso Janaka, il
videha, che si era addormentato nel palazzo la sera precedente.
Nella scienza dello Yoga e del Tantra le pratiche insegnate hanno proprio
come scopo la comprensione di questa grande verità. Ad esempio, riflettiamo per
un istante sul Tantra. Che cos’è? È magia nera o forse una specie di rituale? ''Tanoti trayati tasmat tantraha": 'tanoti' significa ‘allungamento’ e ‘trayati’ ‘liberazione’. Quindi, il Tantra consiste nelle pratiche
tramite le quali si è in grado di espandere la consapevolezza oltre i confini
determinati e, finalmente, liberare o rilasciare la shakti: questo è il Tantra.
La mente e i sensi
funzionano all’interno di determinati confini. Esistono forme di conoscenza che
la mente non può comprendere ed esperienze che si possono avere senza il
coinvolgimento della mente. Anahata nada
è un’esperienza che si ha senza il coinvolgimento della mente. Darshan,‘la visione interiore’,
un’esperienza di vita, è qualcosa che si può avere senza il coinvolgimento
della mente. Per poter avere queste esperienze si deve andare oltre la mente ed
estendersi al di là del regno dell’oggettività. Allo stesso modo, anche nello
yoga si giunge, alla fine, al punto in cui si cerca di trascendere la materia.
La mente e la materia
devono essere trascese. Tutte le esperienze collegate alla mente e i prodotti
della mente stessa sono materia. Perciò, ad esempio, con la pratica di neti abhyas si devono eliminare tutte le
forme di esperienza che si hanno nel dhyana
yoga, una a una. Prendiamo come esempio il pranayama. Non è semplicemente inspirare più ossigeno e non è un
esercizio di respirazione. Quando si pratica pranayama il prana di base di risveglia. Si tratta di kundalini shakti, la forza primordiale. L’aria che si respira non è
il prana: siamo nati con il prana e si vive grazie ad esso. È l’energia che
vive nel nostro corpo dal momento in cui siamo stati concepiti fino al momento
della morte. Ma, oltre a questo prana vi è kundalini shakti che, nel corso
dell’evoluzione, si manifesterà in voi, che facciate sadhana oppure no.
Migliaia di anni fa i
saggi e i ricercatori realizzarono che questa grande Shakti risiede alla base
della colonna vertebrale e scoprirono che senza il risveglio della kundalini
non è possibile per l’individuo fare esperienza della consapevolezza cosmica.
Più si vive con la mente e i sensi, il corpo e gli oggetti, più siamo jivatma, con ego; ma una volta che
abbandoniamo questi amici, non ci identifichiamo più con il jivatma. Diventiamo
paramatma. Questo, però, è molto
difficile. Ogni volta che vogliamo scalare, ogni volta che siamo vicini a un
baratro, ogni volta che ci avviciniamo alla barriera o alle porte di maya, scopriamo di essere soggetti alle
leggi di gravità della mente.
Ancora e ancora torniamo indietro al regno della consapevolezza
oggettiva. Abbiamo cercato di oltrepassare il confine creato da maya, dai samskara, da janma, dal
desiderio e dai vasana. Ci
avviciniamo un po’ di più e una piccola paura s’insinua, le visioni fluttuano
nella nostra mente e siamo rispediti indietro! Per gli aspiranti sinceri,
coloro che vogliono realizzare la loro identità con la coscienza assoluta, che
non vogliono relazionarsi con le proprie limitazioni e con la relatività di
maya questo è un problema ma, i Tantra
Shastra in coppia con gli Yoga
Shastra, risolvono, più o meno, il problema.
Nella scienza del kriya yoga i
saggi affermano che nel corpo fisico, alla base della colonna vertebrale, vi è
la kundalini addormentata in un sonno eterno. Potete paragonare la kundalini a prana shakti, mula prakriti o alinga
prakriti ma, in sostanza, in ogni jiva
vi è la coscienza dormiente. Attraverso le pratiche di kriya yoga si risveglia questa kundalini e si consuma la mente.
Quando l’ego, in relazione all’esistenza grossolana, è dissolto e la mente
inizia a fare esperienza della consapevolezza interiore, ovunque sia la mente,
lì le sue esperienze si dissolvono nella coscienza trascendentale. Per questo
io dico che non è necessario combattere con la propria mente!
Non esiste una cosa come la mente: essa è energia. La mente opera
attraverso ida nadi, il prana
attraverso pingala nadi: il polo
negativo e positivo della consapevolezza. Il polo positivo è il tempo e quello
negativo è lo spazio. Quando il tempo e lo spazio sono separati, la materia è
nello stato immanifesto. Quando il tempo e lo spazio sono vicini l’un l’altro e
s’incontrano in un punto, si ha l’esplosione del nucleo o l’esplosione della
materia.
Nel Tantra l’istruzione più
importante è: “Non combattete con la mente!” E invece cosa dovete fare? Vi
sedete in meditazione sulla vostra ishta
devata e milioni di cose arrivano alla mente. Per un’ora state solo
lottando con voi stessi. Sapete cosa state facendo? Una cosa molto pericolosa!
Una vritti della vostra mente vuole
vagare verso esperienze sessuali ma sopprimendo questa vritti vi state mettendo
in antagonismo con voi stessi. State creando una spaccatura e, con il passare
del tempo, non sarete più in grado di affrontarla, di contenerla. Questa è una
delle ragioni per cui la maggior parte delle persone religiose hanno delle
manifestazioni schizofreniche. Creano un’atmosfera di antagonismo all’interno
di loro stessi. Non dovete fare questo. Non dovete controllare la mente. Non
dovete lottare con un’ombra. Una volta che il risveglio della kundalini è
iniziato, la mente automaticamente si dissolve e i prana deviano. Quando
trascenderete, chakra dopo chakra, da
muladhara a swadhisthana, da swadhisthana a manipura,
da manipura a anahata, da anahata a vishuddhi e, infine, da vishuddhi ad ajna, l’ascesa dell’energia sarà molto
potente: l’ascesa dell’energia è molto consumante! Accendete il fuoco, il
calore brucia. Accendete il fuoco e i vasana
vengono bruciati. Non è necessario nemmeno uccidere i desideri. Non è
necessario sopprimere i vasana - dovete solo trascenderli!