Sannyasi
Sivagyana (Richard Budden), Australia
Il pranayama, o espansione del prana
o dell’energia vitale, avviene tramite le pratiche di prana nigraha, o controllo del prana
(1).
In quest’articolo si esamineranno varie pratiche di prana nigraha che contribuiscono, inizialmente, a modificare lo
stato psicologico del cervello e, si dice, a risvegliare il prana nei chakra, o centri psichici, all’interno del corpo umano. Vi è un
commento sugli effetti che le pratiche del prana
nigraha hanno avuto sullo scrittore. È inclusa la relazione di un esame
medico effettuato su un praticante di yoga,
che conferma la capacità del pranayama
d’influenzare l’attività cerebrale dell’individuo. La conclusione è che una
pratica prolungata di prana nigraha
porta al pranayama che può
influenzare significativamente gli aspetti fisici, pranici, mentali e psichici
del cervello umano.
Swami Niranjanananda
Saraswati definisce il prana, o
l’energia vitale, come: “L’essenza di tutta la creazione, delle forme manifeste
sia animate sia inanimate, la forza che determina l’esistenza della materia e
degli elementi” (2). Il prana
nigraha è la manipolazione del respiro che porta al controllo del prana. Quando è praticata regolarmente prana nigraha porta al pranayama, o all’espansione dell’energia
vitale.
Il pranayama controlla gli upa
prana (i sub prana), crea
l’armonizzazione fisiologica del corpo e porta al risveglio del prana nei chakra (centri psichici). Quando il prana è risvegliato nei chakra
inizia il pranayama. L’apice è la
fusione delle forze di apana, prana e samana in manipura chakra
che, a sua volta, genera l’attivazione dei prana
udana e vyana. Quando i cinque prana operano simultaneamente, la kundalini (l’energia spirituale o il
potenziale evolutivo) (3) si risveglia ed inizia il processo di
auto-realizzazione (4).
Il pranayama si divide in tre stadi:
1. consapevolezza del prana;
2. prana nigraha;
3. espansione del prana.
Il prana stesso ha due aspetti. Uno è prana shakti, che è la forza vitale ed è costituita dai cinque prana minori (5). L’altra è manas o chit shakti, la forza mentale o conscia, situata nel cervello.
Senza prana il corpo e la mente sono morti.
La scienza moderna
asserisce che ci sono dieci aree nel cervello e di queste ne usiamo solo una,
al nostro attuale stato di evoluzione. L’uso del restante 90% richiede la
distribuzione del prana, per
risvegliare queste aree. La mente subconscia e la sua relazione con la mente
conscia sono trattate con il pranayama,
tramite la creazione di un’interfaccia tra le due, in quell’area del cervello
chiamata “sistema di attivazione reticolare” (RAS) (6).
Il RAS è l’attivatore delle
varie parti del cervello. L’uomo è in grado d’influenzare il RAS solo tramite il
respiro. Nessun’altra funzione del sistema nervoso autonomo può essere
controllata dall’attività conscia dell’essere umano. Controllare il cervello
tramite il RAS per mezzo della respirazione conscia è un
metodo grazie al quale ogni altra funzione del corpo può essere controllata, ad
esempio, il battito cardiaco, la pressione del sangue, la digestione,
l’eliminazione e l’assorbimento. Perciò, il controllo del subconscio si può raggiungere
tramite la pratica del prana nigraha
e del pranayama (7).
Di seguito esamineremo
quattro pratiche di pranayama per
verificare i loro effetti sul cervello e sulle altre parti del corpo. Queste
pratiche sono selezionate sulla base della loro importanza nelle pratiche di yoga e la loro riconosciuta influenza
sul corpo fisico e psichico.
Kapalbhati
Van Lysbeth asserisce
che kapalbhati influenza la
circolazione del sangue all’interno del cervello. Kapalbhati cambia il volume del cervello, insieme al ritmo respiratorio,
e aumenta anche l’irrorazione della materia cerebrale. La respirazione normale
consiste in 12-18 “massaggi” al minuto, mentre kapalbhati può comportare fino a 120 “massaggi” al minuto, il che
porta ad un significativo aumento del volume sanguigno in tutto il cervello
migliorandone così l’irrorazione.
I capillari si aprono e
le cellule cerebrali collegate alla ghiandola pineale e pituitaria ricevono una
significativa stimolazione (8). È logico concludere che l’aumento
dell’irrorazione sanguigna del cervello è accompagnata da un elevato livello
pranico e ciò garantisce anche un’armoniosa distribuzione di prana in tutto il corpo.
Van Lysbeth supporta
questa conclusione come segue: “Insieme all’accelerazione della circolazione
sanguigna in tutto il corpo, questa stimolazione del cervello e quindi del
sistema nervoso centrale, produce una “relazione” speciale del corpo che
rinvigorisce e tonifica ogni cellula” (9).
Kapalbhati riduce il rapporto tra
il respiro verso l’esterno ed il respiro verso l’interno, nel kundalini yoga, ad un quarto. Questo, a
sua volta, aumenta il controllo del respiro, lo allunga fino al punto limite e
influenza drasticamente l’anidride carbonica, la chimica, gli acidi e gli
alcali del sangue (10). Quando la quantità di anidride carbonica nei polmoni è
elevata, si attiva il processo dell’inspirazione: per questo il corpo è molto
sensibile ai livelli di anidride carbonica.
Kumbhaka
Nella pratica di kumbhaka, la ritenzione del respiro, che
può essere antar (interna) o bahir (esterna), si raggiunge un punto
limite di tolleranza del bisogno d’ossigeno ed un incremento di anidride
carbonica. Kumbhaka, praticato per un
certo tempo, consentirà al corpo di trattenere l’anidride carbonica ed abituarsi
a un livello ridotto d’ossigeno per ottenere un ipometabolismo, cioè un
rallentamento del tasso metabolico. Il livello di produzione dell’anidride
carbonica è anch’esso ridotto e ciò produce un effetto sottile, che avviene con
un controllo consapevole della respirazione. Questo effetto influenza il
cervello e la chimica del corpo e riduce la necessità di respirare quando si fa
esperienza di un accumulo di anidride carbonica (11).
Anche kumbhaka esterno influenza
fisiologicamente il corpo, generando un processo mentale di pausa, a causa di
un vuoto creatosi all’interno del corpo. Quest’azione è molto utile nella
pratica di pratyahara, il ritiro dei
sensi, e in dharana, la
concentrazione, come prerequisito per raggiungere lo stato di meditazione.
Il kumbhaka ferma i ritmi vitali del corpo ed influenza le onde
cerebrali. Il controllo delle onde cerebrali è la chiave per controllare tutti
i ritmi del cervello (12). Gli effetti di bahir kumbhaka sono molti: in linea generale, il corpo e la mente imparano
a rimanere calmi anche sotto stress.
Nadi shodhana
Kumbhaka è usato nella pratica
di nadi shodhana, la respirazione a
narici alternate. Nadi shodhana è la
“pratica di equilibrio perfetto” (13): stimola in maniera equa
il lato destro e sinistro del cervello e del corpo. Ida e pingala, le nadi, o canali pranici principali, sono
bilanciate e questo modifica il processo del pensiero umano, equilibrando
l’introversione e l’estroversione. Gli antichi yogi avevano notato che quando ida
e pingala sono in equilibrio e
purificate, la nadi centrale, sushumna, inizia a fluire, portando ad
un aumento della consapevolezza ed allo stato meditativo (14).
Nadi
shodhana
impone un ritmo al respiro e alle nadi,
rispetto allo stato irregolare che si ha normalmente. La vita moderna ha
soppresso i ritmi naturali della natura dal corpo umano e nadi shodhana aiuta a portare il corpo, il prana e l’attività mentale in equilibrio. Varie ricerche hanno
dimostrato che nadi shodhana
influenza le onde cerebrali imponendo un’onda sinusoidale regolare all’attività
del cervello normalmente irregolare, imponendo una disciplina alle irregolarità
dei processi mentali e, infine, ai ritmi autonomi del corpo.
Kumbhaka in nadi shodhana crea un blocco momentaneo
dei ritmi del corpo, cambia l’abituale relazione tra l’anidride carbonica e
l’ossigeno, influenzando, così, l’intero sistema. Antar kumbhaka evidenzia
la quantità di ossigeno e bahir kumbhaka
sottolinea la fase relativa all’anidride carbonica (15).
Ujjayi
Ujjayi, o respiro psichico,
prodotto da una leggera contrazione della gola, ha un effetto sottile
sull’attività cerebrale mediante quattro processi:
1. Aumenta la pressione
dell’aria nei polmoni ed espande l’uso effettivo degli stessi. Questo assicura
il trasporto di ossigeno verso ogni cellula all’interno dei polmoni, rispetto
alla percentuale significativamente minore che si avrebbe con una respirazione
normale.
2. L’aumento del trasporto
di ossigeno nei polmoni favorisce il flusso sanguigno attraverso il corpo,
mentre si è in uno stato di rilassamento. L’effetto è simile a quello
raggiungibile quando il corpo è attivo fisicamente, con il vantaggio che
l’intero corpo rimane in uno stato di rilassamento (16).
3. Una consapevolezza
cosciente è trasferita alla mente inconscia e questo influenza il sistema
nervoso che governa la respirazione. Il sistema nervoso è sottoposto ad un
ritmo regolare e ciò ha un effetto profondo sul piano psichico della mente.
4. La contrazione della gola
generata da ujjayi influenza i seni
carotidei che regolano la pressione del sangue nelle arterie. Ujjayi esercita una leggera pressione
sui seni carotidei che, con il tempo, abbassa la pressione sanguigna con
conseguente riduzione della tensione ed un rallentamento dei processi del
pensiero nella mente (17).
Esame medico di
un adepto di yoga
L’effetto delle
pratiche di prana nigraha
sottolineate sopra è stato, in parte, motivato da un lavoro esposto al quinto
convegno annuale dell’Associazione Internazionale per la Ricerca sulla
Religione e la Parapsicologia del 1977. Una ricerca rivelò che Ramananda Yogi,
che praticava pranayama da diversi
anni, aveva l’abilità di controllare il muscolo cardiaco ed era, quindi, in
grado di controllarne la funzione. Durante il pranayama, Ramananda Yogi era in grado di ridurre le pulsazioni da
100 a 65-80 battiti al minuto, anche se tali modifiche potrebbero essere
pericolose per chi non pratica pranayama
(18). Si è inoltre concluso, in occasione della conferenza, con analisi
biologiche, che Ramananda Yogi era in grado di controllare il tasso metabolico
basale tramite il pranayama (19).
Gli effetti del pranayama sul cervello, come
particolareggiato da Swami Niranjanananda e dai risultati dei test clinici
forniti dall’Associazione Internazionale per la Ricerca sulla Religione e la
Parapsicologia, convalidano l’influenza profonda del pranayama sul corpo fisico e sulla mente.
Esperienze
dello scrittore
Mentre un intenso pranayama porta ad un significativo
controllo del cervello, le pratiche di prana
nigraha eseguite dallo scrittore hanno creato dei sottili cambiamenti
nell’abilità di controllo sia del respiro sia dell’energia all’interno del
corpo. È più difficile rilevare eventuali effetti
importanti sulla fisiologia del corpo, ma vi è stato un chiaro cambiamento
nello stato di unidirezionalità e calma della mente, rispetto ai precedenti due
anni, come risultato delle pratiche di kapalbhati,
nadi shodhana, bhastrika e della respirazione in ujjayi.
Gli antichi testi
yogici trattano della capacità del pranayama
di controllare la mente. L’Hatha Yoga
Pradipika di Yogi Swatmarama
afferma che il controllo del prana
può controllare la mente: “Quando il prana
si muove, chitta (la forza mentale)
si muove; quando il prana è senza
movimento, chitta è senza movimento.
Attraverso questo (la stabilità del prana),
lo yogi raggiunge la stabilità della
mente e ciò riduce vayu (l’aria)”
(20).
In conclusione, gli
attuali scritti di riconosciuti yogi
e le ricerche sugli effetti delle pratiche del pranayama, confermano l’antica visione yogica secondo cui il pranayama esercita dei profondi effetti
sul cervello umano. Anche la limitata esperienza dello scrittore conferma la
visione che le pratiche di pranayama
possono avere degli effetti sottili sul cervello, sul benessere ed influenzano
il livello della spiritualità dell’individuo.
Bibliografia
(1) Saraswati, Swami
Niranjanananda, Yoga Darshan, Sri Panchdashnam Paramahamsa Alakh Bara, Deoghar,
1993, p.134.
(2) ibid.
(3) ibid. p.463.
(4) ibid. p.150.
(5) ibid. p.308.
(6) ibid. p.309.
(7) ibid.
(8) Van Lysbeth, Andre. Pranayama: The Yoga of Breathng, Union Paperback, London, 1979, pp.155-7.
(9) ibid.
(10) Saraswati, op cit. pp.342-3.
(11) ibid. pp.323-4.
(12) ibid. p.331.
(13) ibid. p.333.
(14) ibid.
(15) ibid. pp.332-3.
(16) ibid. pp.336-7.
(17) ibid. pp.337-8.
(18) Motoyama, Hiroshi (ed), “Western and Eastern Medical Studies of Pranayama and Heat Control”, in Research for Religion and Parapsychology, The International Association for Research for Religion and Parapsychology, Tokyo, 1977 pp.23-4.
(19) ibid. p.42.
(20) Swatmarama, Yogi, Hatha Yoga Pradipika, 2nd edition, Bihar School of Yoga, Munger, 1993 p.134.
(21) Saraswati, Swami Niranjanananda, Prana Pranayama and Prana Vidya, Bihar School of Yoga, Sri Panchdashnam Paramahamsa Alakh Bara, Deoghar, 1993.
(2) ibid.
(3) ibid. p.463.
(4) ibid. p.150.
(5) ibid. p.308.
(6) ibid. p.309.
(7) ibid.
(8) Van Lysbeth, Andre. Pranayama: The Yoga of Breathng, Union Paperback, London, 1979, pp.155-7.
(9) ibid.
(10) Saraswati, op cit. pp.342-3.
(11) ibid. pp.323-4.
(12) ibid. p.331.
(13) ibid. p.333.
(14) ibid.
(15) ibid. pp.332-3.
(16) ibid. pp.336-7.
(17) ibid. pp.337-8.
(18) Motoyama, Hiroshi (ed), “Western and Eastern Medical Studies of Pranayama and Heat Control”, in Research for Religion and Parapsychology, The International Association for Research for Religion and Parapsychology, Tokyo, 1977 pp.23-4.
(19) ibid. p.42.
(20) Swatmarama, Yogi, Hatha Yoga Pradipika, 2nd edition, Bihar School of Yoga, Munger, 1993 p.134.
(21) Saraswati, Swami Niranjanananda, Prana Pranayama and Prana Vidya, Bihar School of Yoga, Sri Panchdashnam Paramahamsa Alakh Bara, Deoghar, 1993.