Swami Satyananda Saraswati
Danimarca, 26 aprile 1982
Danimarca, 26 aprile 1982
Il dolore fisico rafforza il sistema nervoso
e l'agonia mentale rafforza la
mente. Le difficoltà fisiche
rendono il corpo forte. Questo è il principio, ma
la maggior parte delle persone ha
difficoltà ad accettarlo, perché nessuno vuole
provare dolore, tormenti mentali,
disturbi fisici e scomodità. Ogni volta
che ci troviamo tra i piaceri
della vita, la mente regredisce
in uno stato tamasico
perché in questa situazione non vi è alcun
conflitto. I conflitti sono quasi tutti risolti,
o forse soppressi, perché tutto
è piacevole. Ricevere
piacere e conforto dalle nostre
amicizie e stabilizzarsi in
situazioni comode mette fine alla
nostra evoluzione fisica, mentale ed
emozionale. La chiave per l'evoluzione
è il conflitto, uguale e contrario.
Il ruolo del conflitto
La mente si evolve dallo stato tamasico
a quello
rajasico e dal rajasico
al sattvico. La sua progressione è divisa in cinque
fasi:
offuscamento,
dissipazione,
oscillazione,
unidirezionalità
e controllo.
Queste cinque
fasi
della mente spaziano
su tre livelli. Il livello di tamas
è prevalentemente,
o totalmente,
offuscato.
È offuscato
perché non c’è
nessun conflitto, desiderio, frustrazione, agonia, niente del genere. Che
vada tutto bene o no, non fa alcuna differenza. Vi sono costantemente dei
compromessi. In
questo modo la mente può evitare di dover agire, sia per raggiungere qualcosa sia per far fronte alla delusione. Questo è esattamente il motivo per cui lo yoga
inizia con
delusioni,
depressioni
mentali
e frustrazioni.
Tutti hanno delle aspettative. Se siete sposati o single, uomini d'affari o swami,
padri di famiglia
con
un lavoro stabile
o
vagabondi
senza casa,
vi aspettate qualcosa
dalla vita.
E
quando vi aspettate
qualcosa
dalla vita, vi state
evolvendo
in
una particolare
direzione. Se la vostra aspettativa è soddisfatta, questa direzione non incontra ostacoli. Quando ottenete ciò che volete, che si tratti di denaro, amore, amicizia, potere, pace, cooperazione o qualsiasi altra cosa,
ne godrete i frutti,
ma
ciò non aiuta
a sviluppare
il regno
della consapevolezza.
Supponiamo che si lavori per un certo obiettivo
per molti anni e,
alla fine, si
capisca che non
è possibile
raggiungerlo.
Che succede?
Nella mente si sviluppa un certo tipo di consapevolezza che prende la forma della frustrazione, dell'angoscia mentale, della preoccupazione, dell'ansia
e del conflitto.
Ciò
significa che avete
iniziato a
combattere.
Se c'è frustrazione o depressione nella mente, ma nessun conflitto, si perde la battaglia. Ma, se vi è frustrazione e conflitto,
allora si accetta
la sfida.
Una volta accettata
la sfida,
il conflitto
è seguito dalla
lotta.
Certamente, la lotta non è mai senza conflitto, ma il conflitto può essere senza lotta. Questa lotta porta avanti e indietro e da un punto ad un altro.
Di tanto in tanto
le idee
e le valutazioni
della vita
subiscono
cambiamenti, perché non si è decisi su quello che si vuole fare. Un momento si sta per fare una certa cosa e il successivo un’altra. Ciò significa che state portando la mente allo scontro tra due idee, e questo confronto diretto dà slancio allo sviluppo della consapevolezza e della mente.
Lo scopo della sofferenza
Quando la mente è combattuta tra due idee, vi è sicuramente sofferenza fisica e mentale. Questa, però, è un'esperienza positiva
perché,
non
solo
si sta cercando di
porre fine
alla
sofferenza,
ma
si sta anche
cercando di capire il significato dietro la sofferenza
o
di trascendere
l'esperienza della
sofferenza. Pertanto, se chi soffre mentalmente riuscisse ad accettarlo,
avrebbe
esperienze
spirituali più profonde, elevate e durevoli.
Tuttavia, la maggior parte delle persone ha la mente debole e soffre di mancanza di volontà. Vuole che la propria vita trascorra
piacevolmente
e senza intoppi.
Desidera
amici
simpatici,
figli obbedienti,
genitori
amorevoli,
una società
accogliente,
una casa lussuosa
con riscaldamento
centralizzato e molto denaro. Perché? Perché non vuole che la propria mente
sia soggetta alle preoccupazioni.
Questo è chiamato
tamoguna, o lo stato ottuso
della mente.
Quando la mente diventa sattvica – pressoché unidirezionale o completamente controllata - non importa se le circostanze della vita
siano piacevoli
o
spiacevoli.
Non
fa alcuna differenza,
purché
l'evoluzione
della mente sia
interessata.
Le persone disposte
a soffrire
sono quelle
che sopravvivono
alle
disgrazie emotive,
politiche e a
tutte
le catastrofi
naturali.
Queste persone
hanno permesso
all'umanità
di sopravvivere
per tutti questi
milioni di anni.
Proprio allo scopo di rafforzare la resistenza, lo yoga
e
altre
scienze simili,
consigliano di
esporsi
a
qualche piccola
sofferenza. Infatti,
per chi ha tutte le
comodità e vive una vita lussuosa,
la
sofferenza
volontaria, o ciò che noi chiamiamo tapasya,
penitenza
o
austerità,
è una pratica
essenziale
se si vuole progredire nella vita spirituale.
Per qualche tempo si rinuncia a tutte le comodità, al cibo gustoso, ai bei vestiti, a una bella casa, ecc, e si vive una vita semplice. Naturalmente questa non può essere la struttura permanente della vita: si vive così per un periodo, come allenamento.
In questo periodo
avviene un
riorientamento
della mente.
Tutte
le
cattive abitudini,
i falsi valori
della vita
e la tendenza alle
dipendenze della mente sono completamente sradicati e, allo stesso tempo, si sviluppa la sicurezza. Un uomo che
riesce a sopportare qualsiasi
forma di sofferenza, si può solo immaginare quanta sicurezza ha!
Nei libri di storia si può leggere di molte persone che sono state esposte alla sofferenza.
Sono quelli
che hanno
compiuto
atti di
coraggio,
che sono
passati alla storia
e sono
ricordati
ancora
oggi.
Sadhaka, yogi,
swami e capifamiglia dovrebbero ricordare che
un periodo della
vita
deve essere dedicato
alla sofferenza
auto imposta. Questa
è una delle parti più importanti dello
yoga.
La sofferenza auto imposta elimina il karma
In relazione al karma,
devo dirvi,
che quando si vive
in
un ambiente piacevole,
con genitori
e amici amorevoli o
una moglie
o un marito cari
e
quando si ha
un’accogliente casa
e condizioni
confortevoli,
non
si sta esaurendo
il proprio
karma. Lo si sta proteggendo e, a un certo punto, lo si dovrà affrontare. Si può anche desiderare di non voler
affrontare
la tigre né ora né
mai, ma la dovrete affrontare, prima o poi.
Non si può
bypassare
il karma e voi lo sapete.
Per esaurire il karma,
dobbiamo
pianificare delle
sofferenze
per noi
stessi,
secondo le nostre
capacità fisiche.
Esse possono
aiutarci a esaurire i karma,
in modo che non
influenzino più la mente. Quando si pratica antar mouna
si passa attraverso
le esperienze
del passato,
il subconscio,
l'inconscio,
i suoni,
gli
incontri,
l'amore,
l'odio,
la nevrosi,
la
psicosi,
la
schizofrenia,
ecc.
Li rivivete e
ciò facilita la situazione. Ma, per eliminare completamente
i semi
del karma, si deve praticare tapasya.
Allora,
anche se
si potrebbero
ricordare esperienze passate nei dettagli, esse
non hanno nessuna
incidenza sui processi della mente. Non influenzeranno la vostra personalità o il vostro comportamento,
né il corso degli
eventi della vita.
Il
sentiero della sofferenza
Ci sono molti modi di praticare tapasya. Lo stile di vita sannyasa,
all’inizio, è
una leggera forma di
tapasya, o austerità. Il digiuno è un’austerità e così l'osservanza della veglia. Fare
la veglia
significa
stare
senza dormire
per una notte
e mantenere
una
consapevolezza
costante.
Beh,
è facile
andare
al pub
e
bere
tutta la notte
o
rimanere a
una
festa per tutta
la notte,
ma non è
ciò che intendo per
veglia. Veglia significa mantenere una consapevolezza non duale per un periodo prolungato.
Naturalmente
questo non è
qualcosa che si
possa fare ogni mese. Basta provare una o due volte l'anno. Se si decide di fare la veglia stanotte, non penso si debba dormire tutto il giorno
in modo da non avere
sonno
durante la notte.
Si dovrebbe
fare esperienza
della
sonnolenza durante
la veglia,
perché
è
quando
si controlla
il sonno
che
ci si avvicina
a un'esperienza.
Anche mouna,
il silenzio,
è
una forma di
tapasya. Può essere praticato un paio di volte l’anno. Dall'alba di un giorno fino all'alba del giorno dopo, non parlate con nessuno. Si dovrebbe evitare anche di scrivere
messaggi
su un foglio
o
usare dei segnali.
Rimanete
soli e
vivete la sensazione
che non esista nessun altro. Questo aiuterà non solo a intensificare la
consapevolezza, ma anche a rendere più consapevoli della consapevolezza stessa.
Si giungerà a conoscere meglio sé stessi, in modo da divenire più consapevoli
degli impulsi sensoriali, dei movimenti della mente e del movimento delle
esperienze interiori.
Dietro questa coscienza superficiale,
dietro
ai pensieri che
si osservano
in
antar mouna,
dietro
alle sensazioni
e alle
emozioni
che a volte si hanno,
c'è qualcos'altro.
Io la chiamo
“consapevolezza”.
Anche se
non ha forma
e non può
essere
classificata,
a volte
potete percepire
come un fulmine.
È proprio
lì.
Se
si riesce a
mantenere costante questa consapevolezza, prenderà il nome di “esperienza”, e ciò è possibile per la maggior parte di noi.
Questa consapevolezza è la base della mente. Scegliendo, accettando e seguendo il sentiero della sofferenza, ci si può sicuramente avvicinare al sé interiore.
Tuttavia, ci sono delle regole e dei regolamenti
che
devono essere
osservati quando si sceglie la via della sofferenza.
Non si dovrebbe mai
praticare
austerità
in
un modo o
al punto
che il vostro corpo
si ammali.
Occorre
essere sensibili e
cauti, altrimenti ci si potrebbe
ammalare di
polmonite, di epatite o di qualche altra malattia. Seguite le vostre capacità, passo dopo passo.