“Lo
stress è sforzo. Lo sforzo è vita. La vita è progresso! Nella società ci deve
essere tesi, antitesi e sintesi. Deve esserci un braccio di ferro nella
società. Deve esserci un conflitto di classe. Senza conflitto di classe, la
società non progredisce.”
Swami Satyananda Saraswati
Hans Selye, che fu il primo a
considerare lo stress una ‘sindrome’, ripete lo stesso pensiero non filosofico.
Egli dice che lo stress non può essere evitato perché, indipendentemente da
cosa facciamo o da cosa ci accade, dal nostro sistema corpo-mente sorge una
richiesta per produrre l'energia indispensabile per compiere le operazioni
necessarie per mantenere la vita o per resistere e adattarci alle mutevoli
influenze esterne. Ad esempio, anche quando dormiamo siamo sotto stress, il
cuore deve continuare a fare il suo lavoro di pompare il sangue, gli enzimi
devono digerire il cibo nell'intestino, i muscoli devono muovere il torace per
permettere la respirazione. Selye dice che la completa libertà dallo stress è
la morte!
Selye definisce lo stress come
“la risposta non specifica del corpo a ogni sua richiesta’”. Ad esempio, se fa
freddo tremiamo per produrre più calore nel corpo. I vasi sanguigni della pelle
iniziano a restringersi, riducendo così al minimo la perdita di calore dalla
superficie del corpo. Al contrario, quando fa caldo, sudiamo e con l’evaporazione
del sudore dalla pelle il corpo perde il calore e si raffredda. Queste sono delle
normali risposte corporee d’adattamento all’ambiente. Tuttavia, adattandosi
alle variazioni ambientali, il sistema corporeo deve far fronte ad una maggiore
richiesta di riadattamento, prima di tornare alla normalità. Questa domanda di
‘riaggiustamento’, o di esecuzione di funzioni di adattamento del sistema corporeo prima di ristabilire la
normalità, è indipendente e in aggiunta alla risposta specifica del tremare o
del sudare. Questa richiesta aggiuntiva è non-specifica: non è pertinente
all'azione dell’agente specifico che crea la domanda. Questa richiesta di
attività non-specifica, secondo il Dott. Hans Selye, è l'essenza dello stress.
Si può avere stress sia a
livello fisico sia sul piano psicologico. Gli stress fisici sono quelli che
influiscono direttamente sul corpo, causando incidenti, ustioni e perfino
infezioni. Lo stress psicologico può manifestarsi sia come reazione allo stress
fisico sia indipendentemente, da emozioni come la paura, l’ansia, la tensione,
le preoccupazioni, la gelosia, la rabbia, l’odio e l’agitazione: tutto ciò che
provoca un conflitto emotivo.
Così, sebbene lo stress sia
comunemente ritenuto come qualcosa che crea una sensazione di ‘disagio’, il Dr.
Selye ed altri classificano lo stress in:
1) ‘Distress’, una situazione che crea una risposta sgradevole nel
sistema corporeo;
2) ‘Eustress’, una situazione piacevole ma che, tuttavia, richiede una
pronta capacità d’adattamento ad essa da parte del corpo.
La maggior parte dello stress
auto-indotto tende a essere eustress
o stress piacevole e, dunque, la radicata azione preparatoria del sistema
corporeo di ‘attacco-fuga’ non si verifica.
Secondo lo yoga, “le tensioni di base della mente
sono l'ignoranza della verità, l'egoismo, l'attaccamento, l'avversione e la
paura della morte”. (Patanjali, Yoga Sutra 2:3). Negli Yoga Sutra (1:2) Patanjali descrive così lo yoga:
“Yogaschitta vritti nirodhah” ossia “Quello che blocca gli schemi della coscienza
è yoga”. Questi due sutra
chiariscono che lo scopo principale dello yoga
è di eliminare le tensioni della mente, in modo da renderla idonea alle
pratiche spirituali più elevate. Perciò, quando si pratica yoga, si lavora sulla gestione dello stress!
Stress
normale e stress elevato
Abbiamo visto che ogni risposta
del sistema corporeo a uno stimolo crea uno stress, e che questo può essere
normale, come nel caso delle funzioni fisiologiche del corpo, oppure anomalo e,
in questo caso, il corpo si sentirà minacciato. Tuttavia, lo stesso fattore di
stress può essere percepito come ‘normale’, ‘elevato’ o ‘anormale’, in
relazione a come il cervello dell'individuo traduce lo stimolo ricevuto dagli
organi di senso. Quella che per una persona, o un tipo di personalità, è una
situazione normale, può essere anormale per un'altra. Tutti dobbiamo
costantemente gestire lo stress normale, ma lo stile di vita moderno, stressante
e competitivo costringe molti di noi ad agire continuamente ad un elevato
livello di prontezza all’attacco-fuga. Sotto queste condizioni, l'individuo è
sempre teso, suscettibile a grandi cambiamenti d’umore e in uno stato d’insoddisfazione.
Alcune persone potrebbero pensare di essere rilassate per la maggior parte
della loro vita ma, esperimenti hanno dimostrato che sono quasi costantemente
tesi, anche se non ne sono consapevoli. Come reazione a varie situazioni, anche
di natura irrilevante, tendono i muscoli, strizzano gli occhi o si mordono le
unghie. Questi tipi di azioni sono talmente abituali che non sono consapevoli
che stanno compiendo tali attività compensatorie.
Queste attività sono i
precursori dei malesseri psicosomatici e, quando una persona manifesta queste
tensioni, manifesta la reazione che il sistema nervoso simpatico e le ghiandole
surrenali sono intenti a produrre. Tali azioni sono piccole e insignificanti all'apparenza
esterna, ma indicano che internamente si stanno verificando dei cambiamenti
nella velocità del battito cardiaco, nella pressione del sangue, ecc.
La depressione e lo stress latenti
potrebbero rimanere “sepolti sotto le macerie” di altre attività, e quando
l'eccitazione nel cervello diventa alta, la depressione potrebbe continuare a
esser generata senza divenire evidente. Ma, se il livello di eccitazione cala
improvvisamente, a causa di un agente esterno, la depressione potrebbe
rivelarsi in modo drammatico. L'alcool, una crisi improvvisa e gli antidepressivi
sono tutti noti per determinare un abbassamento del livello di eccitazione.
Quando lo stress elevato diventa cronico potrebbe rimanere a livello
subconscio, influenzando i pensieri e il comportamento. Di tanto in tanto si
potrebbe avere una fase acuta con forte stress, tensione elevata o con attacchi
di panico.
Nello stato di stress cronico,
l’individuo sente che sta subendo, o è in procinto di dover far fronte a una
calamità, e quest’idea si fissa così tanto nella mente che gli sarà difficile,
e in certi casi impossibile, liberare la mente da quest’ansia. Durante una
sollecitazione normale, il nostro sistema corporeo usa energia in modo
efficiente per ridurre le tensioni interne ed esterne. Al contrario, durante
una fase di ansia nevrotica o di stress elevato, genera energia inappropriata e
superflua.
Lo yoga dà una profonda spiegazione dei differenti tipi di tensione.
Secondo Patanjali: “L'ignoranza della
realtà è la tensione originale dalla quale sorgono tutte le altre. Le tensioni
possono essere dormienti, lievi, diffuse e manifeste”. Fino a quando non si
giungerà alla conoscenza dell'essenza del proprio essere, ci sarà sempre
tensione ed infelicità, in una forma o nell'altra.
Le tensioni dormienti, o prasupta, sono radicate in profondità
nella mente subconscia e, quindi, l'individuo non ne è consapevole fino a
quando non si confronta con esse attraverso le pratiche yogiche. Le tensioni
lievi, o tanu, sono minori,
insignificanti; mentre quelle che portano nevrosi, fobie, depressione, ecc.
sono tensioni diffuse e disorganizzate, o vichchinna.
Attraverso lo yoga, possiamo
liberarci definitivamente da queste tensioni nel momento in cui accettiamo noi
stessi per quello che siamo ed armonizziamo le nostre pulsioni interiori. Le
tensioni dovute alle interazioni quotidiane appartengono al quarto gruppo,
quello delle tensioni manifeste, o udara.
Così lo yoga classifica l'intero
spettro delle tensioni, da quelle grossolane a quelle sottili.
Come
ci si libera dall’ignoranza?
L’ignoranza di swarupa, cioè della propria reale
natura, che causa infelicità e stress, viene lentamente dissolta dalla luce
della comprensione che giunge dalla regolare pratica di yoga. In realtà, la mente stessa è fonte d’ignoranza, poiché opera
sul principio della separazione e delle differenze, e quest’ignoranza
lentamente si dissolve man mano che l’individuo ottiene maggiore comprensione
della natura della mente e, in fine, andando oltre la mente. È la mente che
provoca la falsa identificazione della coscienza con il sistema corpo-mente.
Quando si realizza viyoga (separazione)
della coscienza dal corpo-mente, ci si sta muovendo verso l’eliminazione dell'ignoranza di base e, di conseguenza, di tutte le
altre cause minori d’infelicità.
Robert Linssen descrive
l’ignoranza nel libro intitolato “Vivere lo Zen” con un'analogia della vita
moderna:
“L'umanità può essere
paragonata a due miliardi e mezzo di levrieri che corrono all'inseguimento di
una lepre meccanica su una pista. Questi levrieri umani sono rigidi, tesi,
avidi e violenti, ma lo Zen (yoga)
tenta d’insegnar loro che ciò che credono essere una lepre, in realtà è solo un
inganno meccanico. Nell'attimo in cui l'uomo realizza pienamente cos’è
sottinteso in questa verità, ‘lascia andare’ e all'amarezza delle sue lotte e
della violenza seguono il rilassamento, la pace, l’armonia e l’amore.
Le conseguenze di un tale
rilassamento sono immense, non solo per la salute fisica, nervosa e mentale
dell’uomo come individuo, ma, anche, per l'umanità intera.”