domenica 22 marzo 2015
Meditazione e stress
Patanjali definisce la
meditazione come “lo stato in cui la mente diventa libera dalla consapevolezza
dell’esperienza soggettiva e oggettiva”. Questo è lo stato più elevato della
meditazione e si riferisce agli aspiranti spirituali. Come tecnica di
rilassamento, la meditazione non ha eguali nelle applicazioni terapeutiche.
Diverse tecniche di meditazione sono insegnate in aggiunta o come terapia
stessa.
Molti anni fa gli
psicologi avevano avvertito che con l’avvento della tecnologia sarebbe sorta
un’altra era – l’era dell’infelicità mentale. Una situazione simile si ebbe in
India durante la sua età dell’oro. La prosperità materiale portò con sé le
tensioni mentali. Fu allora che il saggio Kapila
formulò il sistema del Samkhya Yoga, per
portare felicità ai nevrotici e ai confusi.
Più tardi Patanjali
modificò la filosofia di Kapila e i suoi Yoga
Sutra definirono lo yoga come la
scienza del controllo mentale, del controllo su tutti gli aspetti della
personalità e del comportamento. Il pensiero dei nostri giorni è di poco
differente: non c’è stato molto cambiamento nel modo di pensare dell’uomo.
L’uomo oggi è assalito dallo stesso senso d’impotenza nell’affrontare il mondo.
La meditazione è dhyana, e attraverso dhyana siamo in grado di vedere i nostri
problemi nella giusta prospettiva. Attraverso dhyana, possiamo renderci conto che le nostre delusioni,
l’infelicità e gli altri problemi sono interni, auto-creati. Attraverso dhyana, impariamo a scoprire il nostro
sé interiore per raggiungere l’armonia interiore. Questa pratica non necessita
di nessun particolare sistema di credo. Il tipo di meditazione più utilizzato
in ambito medico è quello noto come “meditazione concentrativa”: focalizzare la
mente su un simbolo o un suono.
I cambiamenti
fisiologici durante la meditazione
Uno dei principali e
profondi cambiamenti che avviene nel corpo durante la meditazione è il
rallentamento del metabolismo, cioè del livello di scomposizione e costruzione
del corpo. Vi è una forte riduzione del consumo d’ossigeno e della produzione
di anidride carbonica. È stata misurata una riduzione di più del 20% del
consumo d’ossigeno durante la meditazione, in quanto il ritmo della
respirazione è più lento. La riduzione del tasso metabolico è dovuto al
controllo sul sistema nervoso involontario che si sviluppa attraverso la
meditazione.
La meditazione ha una
notevole influenza sulla pressione del sangue, che scende molto sotto la norma,
sia durante sia dopo la meditazione. La frequenza cardiaca rallenta, mentre il
flusso del sangue aumenta. Una funzione del sistema nervoso autonomo è la
costrizione dei vasi sanguigni che riduce il flusso del sangue. Durante la
meditazione le attività del sistema nervoso simpatico sono ridotte e, quindi,
la costrizione dei vasi sanguigni è automaticamente ridotta, con un conseguente
maggior afflusso di sangue.
La meditazione è un
metodo perfetto per ridurre il livello di lattato e,
di conseguenza, per ridurre la pressione sanguigna e tutti i sintomi
dell’ansia. Esami medici mostrano che il livello di lattato è più alto durante
lo stress, l’ansia e le nevrosi rispetto a quando l’individuo è calmo e
tranquillo. Le persone che soffrono di pressione alta hanno decisamente più
lattato nel corpo rispetto alle persone con la pressione sanguigna normale.
Come la
meditazione riduce il livello di lattato
Durante i periodi
d’intensa attività, quando i muscoli sono impiegati in lavori eccessivi, si ha
un cosiddetto debito energetico. I muscoli devono impiegare più energia
rispetto all’apporto d’ossigeno a loro disposizione. In queste situazioni,
viene prodotto il lattato per sopperire all’energia extra necessaria. Durante i
periodi di riposo, il lattato viene lentamente suddiviso in altre sostanze, in
quanto la quantità d’ossigeno disponibile per i muscoli è sufficiente.
Anche se il
rifornimento totale d’ossigeno, in realtà, è minore durante la meditazione,
l’aumento del flusso sanguigno assicura che l’ossigeno sia distribuito più
efficacemente ai muscoli e che il lattato sia più velocemente ed efficacemente
rimosso. Allo stesso tempo, l’apporto d’ossigeno alle cellule durante il
processo metabolico è ridotto.
Inoltre, la produzione
del lattato è stimolata dal sistema nervoso simpatico. L’inibizione di questo
sistema nervoso durante la meditazione automaticamente ne riduce la produzione.
L’effetto della
meditazione sul sistema limbico
La funzione del sistema
limbico nel cervello è d’intensificare le risposte emozionali, nel caso in cui
i dati sensitivi ricevuti non siano in armonia o in conformità con le nostre
precedenti condizioni o memorie. Quando il sistema limbico analizza una
sensazione, questa immediatamente crea una reazione emozionale, come ad esempio
rabbia, stress, ecc. Mentre, la regione settale agisce nella direzione opposta:
riduce le risposte emozionali, rilascia e crea il rilassamento in tutto il
corpo e nella mente. Attraverso la meditazione, la parte settale del sistema
limbico inizia ad operare per un periodo predominante o, perfino, per tutta la
vita.
La meditazione agisce
come un trattamento olistico, o completo, sullo stress. Poiché la meditazione
riguarda l’intero complesso mente-corpo, è un vasto sistema che comprende la
gestione dello stress. Il profondo stato di rilassamento raggiungibile
attraverso la meditazione aiuta i processi di recupero del corpo dei normali
livelli d’attività. In un certo senso, la meditazione può essere considerata
come la controparte, o il bilanciamento, delle attività del sistema nervoso
simpatico e delle ghiandole surrenali.
Le pratiche di
meditazione
Ci sono vari stadi
nella meditazione e le pratiche di meditazione iniziano con pratyahara, o ritiro dei sensi, e vanno
agli stadi di dharana
(concentrazione), dhyana (meditazione
nel senso tradizionale del termine) e samadhi.
Pratyahara affronta i problemi
legati allo stress andando direttamente alla fonte della stimolazione
sensoriale, cioè proprio agli organi di senso. È tramite gli organi di senso
che la nostra mente è bombardata da un flusso continuo di “dati” dal mondo
esterno.
Dharana, o concentrazione, lo
stadio successivo, consiste nel fissare totalmente la mente su un oggetto,
escludendo tutti gli altri. Quando la mente diventa totalmente assorbita
nell’oggetto della concentrazione, automaticamente raggiunge la meditazione. La
pratica di dharana è essenziale per
rimuovere lo stress e la radice dello stress incorporata nella mente.
Dhyana, o meditazione, è lo
stadio in cui la mente non va più alla ricerca dell’oggetto della
concentrazione (dharana) ma è in
grado di essere continuamente assorbita nell’oggetto della meditazione. Il
culmine del dhyana è il samadhi: in questo stadio l’individuo
non è solo libero dallo stress ma è in uno stadio che è oltre: ha trasceso.
Alcune delle pratiche di pratyahara
sono: japa, ajapa japa e antar mouna.
Un mantra è il primo requisito per la pratica di japa yoga. Il mantra è un gruppo di vibrazioni sonore che hanno un
effetto nella consapevolezza mentale e psichica dell’uomo. In japa vi è una rotazione continua della
consapevolezza centrata sul mantra e la mente diventa concentrata e rilassata,
il che tende a portare tutte le facoltà fisiche e mentali dell’uomo al loro
massimo livello di efficienza lavorativa. Japa
è una pratica ideale per coloro che non riescono a sedere in nessuna delle
posizioni meditative o che non possono sedersi rimanendo fermi.
Japa diventa ajapa (spontaneo) japa quando il mantra si ripete automaticamente da solo, senza
sforzo conscio. La pratica di ajapa japa,
alla fine, porterà alla superficie della mente tutti i desideri nascosti, le
paure e i complessi della mente. Ajapa
japa libera la mente da tutte le tensioni e rimuove alla radice la causa
della maggior parte dei disturbi fisici e mentali.
Antar
mouna
significa silenzio interiore. Questa pratica è usata in forma modificata nel
Buddismo ed è conosciuta come “meditazione vipassana”. Alcuni dei principi di antar mouna sono usati nelle moderne
pratiche psichiatriche.
Nella vita quotidiana
la nostra mente è quasi sempre continuamente esteriorizzata. Vediamo e udiamo
solo ciò che è esterno a noi. Abbiamo una minima comprensione degli eventi che
accadono nel nostro ambiente interiore. La pratica di antar mouna è designata per invertire questo procedimento. Per
almeno un breve periodo, mentre la pratichiamo e, successivamente, per periodi
più lunghi e poi per tutta la giornata, possiamo vedere il lavoro della nostra
mente razionale e irrazionale. Antar
mouna può essere praticata spontaneamente in qualunque momento del giorno e
della notte. E’ il primo passo per uno stato permanente di quiete e
comprensione interiore.
Antar
mouna
è praticata in cinque differenti stadi. Il primo stadio coinvolge la
consapevolezza di tutti i suoni esterni così come di tutte le altre percezioni
sensoriali, come gli odori o il contatto sulla pelle. Nel secondo stadio, vi è
il ritiro dagli stimoli esterni e si diventa consapevoli soltanto del lavoro
della mente: cosa sta pensando, come sta reagendo e quali immagini vengono in
superficie dal subconscio.
Nel terzo stadio si ha
lo sviluppo consapevole di un particolare pensiero o immagine. Nel quarto
stadio si sviluppano i pensieri spontanei. Nel quinto si sopprimono e rimuovono
tutti i pensieri per divenire consapevoli del silenzio interiore. Questo stadio
è seguito dallo stato di dharana, o
concentrazione unidirezionale.
Le pratiche di
concentrazione per dharana sono trataka, la visualizzazione, il simbolo
psichico, chidakasha dharana, nada yoga, prana vidya, tattwa shuddhi
e tutte quelle che portano alla concentrazione unidirezionale, che è il modo
più diretto ed efficace per controllare i livelli di stress e per ristabilire
l’equilibrio mentale, la chiarezza e la precisione. Queste migliorano la
memoria, la potenza del pensiero e tutte le funzioni mentali. Quando dhyana e samadhi sorgono spontaneamente dopo dharana, i livelli consci profondi sono liberi da tensione e stress
e sono in uno stato di risveglio. L’uomo che è in grado di fare esperienza
spontanea di dhyana e di samadhi non è più soggetto a stress e
tensione.
La potenza del pensiero
Dagli
insegnamenti di Swami Shivananda Saraswati
Il pensiero è una
fondamentale, dinamica forza vitale, la più sottile e irresistibile forza che
esiste nell’universo. Siete circondati da un oceano di pensieri. Siete
assorbiti da certi pensieri e ne rifiutate altri nel mondo dei pensieri. Ogni
pensiero ha un determinato nome e una determinata forma. La forma è lo stato
più grossolano e il nome quello più sottile, di un singolo potere manifestante
chiamato pensiero. Il pensiero è come una “cosa”, è come un sasso. Il pensiero
ha forma, dimensione, configurazione, colore, qualità, sostanza, potenza e
peso.
Essendo una grande
forza, il pensiero porta con sé un tremendo potere. Diventa una questione di
grande importanza sapere come utilizzare questo potere nel modo più elevato
possibile e per avere il maggior effetto possibile. Questo è più facilmente
realizzabile con la pratica della meditazione. Un’attenta riflessione vi
mostrerà che l’intero universo è, in realtà, una proiezione della mente umana.
La purificazione e il controllo della mente sono lo scopo centrale di tutti gli
yoga. La mente stessa, tuttavia, è
una registrazione d’impressioni che si esprimono incessantemente come impulsi e
pensieri. Il pensiero spinge all’azione; l’attività crea delle impressioni
fresche nella mente. Lo yoga colpisce
alla radice questo circolo vizioso, scovando, controllando e fermando la
funzione radicale della mente, cioè il pensiero. Quando si trascende il
pensiero, sopraggiungono le funzioni intuitive e di auto-conoscenza.
Ogni vostro pensiero ha
un valore letterale, in ogni senso. La forza del vostro corpo, della vostra
mente, i vostri successi nella vita e i piaceri che date agli altri con la
vostra compagnia – tutto dipende dalla natura e dalla qualità dei vostri
pensieri. Voi siete creati dal pensiero. Qualunque cosa pensate, quello
diventate. Se pensate d’essere forti, diverrete forti. Se pensate di essere
deboli, diverrete deboli. Se pensate di essere sciocchi, sciocchi diverrete. Se
pensate di essere Dio, Dio diverrete. Formate il vostro carattere, diventando
ciò che pensate. Se meditate sul coraggio, porterete il coraggio nel vostro
carattere. E allo stesso modo farete con la purezza, la pazienza, l’altruismo e
l’auto-controllo. Se pensate in modo nobile, gradualmente vi creerete un
carattere nobile. Ma se pensate in modo meschino, vi formerete un carattere
meschino.
La mente ha un potere creativo.
Continuamente attraete verso voi stessi sia il visibile sia l’invisibile delle
forze vitali, dei pensieri, delle influenze e dei condizionamenti che sono più
simili ai vostri stessi pensieri. Mantenendo ogni tipo di pensiero che vi
piace, e via via che lo coltivate, non importa quanto lontano vagate per terre
e mari, vi attrarrà, consapevolmente o involontariamente, esattamente e
solamente ciò che corrisponde alla qualità dominante dei vostri pensieri.
Un buon pensiero ha tre
benedizioni. Primo: beneficia il pensatore migliorando il suo corpo mentale.
Secondo: beneficia la persona a cui il pensiero è rivolto. E alla fine,
beneficia tutta l’umanità migliorando la generale atmosfera mentale. Un
pensiero malvagio, al contrario, ha tre maledizioni. Come prima cosa nuoce al
pensatore danneggiando il suo corpo mentale. Poi danneggia la persona che è
oggetto del pensiero. Infine, danneggia tutta l’umanità viziando l’intera
atmosfera mentale.
Sradicamento
dei pensieri negativi
All’inizio un pensiero
malvagio entra nella mente. Vi dilettate soffermandovi su di esso. Consentite
la sua permanenza nella mente. Gradualmente, il pensiero malvagio, quando non
viene respinto, genera una forte presa nella mente. Quindi diventa molto
difficile mandarlo via. I pensieri guadagnano forza con la ripetizione. Se
intrattenete un pensiero cattivo o uno buono una volta, esso ha la tendenza a
ripresentarsi di nuovo. Pensieri simili si radunano insieme, come gli uccelli
dello stesso stormo volano insieme. Se intrattenete un pensiero negativo, ogni
altro tipo di pensiero negativo si unirà a esso e vi spingerà in basso. Se
intrattenete un buon pensiero, altri buoni pensieri si uniranno e vi porteranno
in alto.
Controllate i vostri
pensieri. Proprio come conservate solo i buoni frutti da un cesto e scartate
quelli marci, mantenete buoni pensieri nella vostra mente e rigettate quelli
negativi. Proprio come chiudete la porta agli intrusi, chiudete la mente prima
che i pensieri negativi possano entrare e produrre un’impressione nel vostro
cervello fisico. Siate la vostra sentinella. Anche se questo è un compito
difficile, dovete fare questa pratica. Nessun dolore, nessun guadagno.
I pensieri sono come le
onde di un oceano. Innumerevoli. All’inizio potreste essere disperati. Alcuni pensieri
cesseranno, mentre altri sgorgheranno come un ruscello. Gli stessi vecchi
pensieri che un tempo erano stati soppressi potrebbero di nuovo mostrare il
loro volto. I pensieri non possono essere distrutti in uno o due giorni. Non
abbandonate la pratica a metà, quando vi troverete in mezzo alle difficoltà o
agli ostacoli. Il vostro primo tentativo dovrebbe essere quello di ridurre ciò
che volete e i desideri, dopo ciò i pensieri diminuiranno da soli. Non vi
scoraggiate in nessuno stadio della pratica. La forza spirituale interiore si
manifesterà gradualmente in voi. Siete destinati ad avere successo alla fine.
Tutti gli yogi del passato hanno
incontrato le stesse difficoltà di cui ora voi state facendo esperienza.
Conservazione
e utilizzo dell’energia del pensiero
Ogni pensiero in sé
stesso è estremamente debole, perché la mente generalmente è distratta da
innumerevoli pensieri sempre diversi. Più pensieri sono eliminati, più la mente
è concentrata e, conseguentemente, più guadagna forza e potere. Quando dei
pensieri negativi infastidiscono la mente, il metodo migliore per batterli è
ignorarli. Come possiamo ignorare un pensiero negativo? Dimenticandolo. Come
possiamo dimenticarlo? Non indulgendo e non rimuginando su di esso. Come
possiamo evitare alla mente di indulgere e rimuginare? Pensando a qualcosa di
veramente ispirante e interessante. Ignorare, dimenticare, pensare a qualcosa
d’ispirante – questi tre costituiscono il grande sadhana per avere padronanza sui pensieri negativi.
Non sprecate energia in
pensieri inutili. Conservate la vostra energia mentale e utilizzatela per la
meditazione e il servizio utile all’umanità. Non immagazzinate informazioni
inutili nel vostro cervello. Imparate a “non occuparvi” della mente.
Disimparate tutto ciò che avete appreso. Soltanto dopo potrete riempire la
mente con pensieri positivi. Quando tutti i raggi dissipati della mente saranno
ritirati, otterrete nuova forza mentale. I pensieri inutili impediscono la
vostra crescita spirituale; i pensieri sgradevoli sono ostacoli per
l’avanzamento spirituale. Siete lontani da Dio quando intrattenete pensieri
inutili. Non seguite la mente nella corsa verso i suoi vecchi solchi e nel
perpetuare i propri modi e abitudini. Abbiate un’attenta vigilanza.
Attraverso
l’introspezione potrete sradicare ogni sorta di pensiero meschino, inutile,
indegno, impuro; pensieri di gelosia, odio ed egoismo, tutti i pensieri
distruttivi di disarmonia e discordia. Sviluppate pensieri buoni, amorevoli e
divini. Ogni pensiero deve avere una natura costruttiva. Deve essere forte,
positivo e definito. Ogni pensiero deve portare pace e conforto agli altri. Non
dovrebbe arrecare neppure il minimo dolore o infelicità a nessuno. Allora
sarete una grande potenza sulla terra. Potrete aiutare molte persone, guarirne
migliaia, spiritualizzare ed elevare un gran numero di persone come fecero Gesù
e Buddha.
Attraverso una costante
e intensa pratica, potrete essere liberi dai pensieri. Allora veramente potrete
permeare e pervadere ogni atomo dell’universo, purificare ed elevare il mondo
intero. Imparate il metodo d’inviare pensieri d’aiuto, amorevoli agli altri e a
tutto il mondo in generale. Imparate come rimuovere le distrazioni e
raccogliete tutti i pensieri ed inviateli come un battaglione di forze utili per
far del bene all’umanità sofferente.
Minori saranno i
pensieri, maggiore sarà la pace. Minori saranno i desideri, minori saranno i
pensieri. Ogni pensiero che viene ridotto aggiunge forza e pace alla mente.
Internamente c’è un termometro spirituale che registra la diminuzione di ogni
singolo pensiero. Se riducete un pensiero, la forza mentale che avrete
guadagnato vi aiuterà a ridurre facilmente il pensiero successivo.
La mente è un folletto
malizioso. È come una scimmia saltellante. Deve essere disciplinata ogni
giorno. Soltanto dopo potrà essere, gradualmente, mantenuta sotto controllo.
Soltanto allenando la mente in modo pratico potrete incoraggiare i pensieri e
le azioni buone a sorgere e a sostenere pensieri e azioni buone quando saranno
sorti.
Vi è un bellissimo
esercizio quotidiano per rilassare la mente. Esso vi darà grande ispirazione e
forza. Chiudete gli occhi. Pensate a qualcosa di piacevole. Ciò rilasserà la
mente in modo meraviglioso. Pensate alla possente catena dell’Himalaya, al
sacro Gange, a un bellissimo tramonto, alla vastità di un oceano o all’infinito
cielo blu. Immaginate che il mondo intero e il vostro corpo stiano fluttuando
come una pagliuzza nel vasto oceano dello spirito. Sentite di essere in
contatto con l’Essere Supremo. Sentite che la vita del mondo intero sta
pulsando, vibrando e palpitando dentro di voi. Sentite che l’oceano della vita
vi sta gentilmente cullando. Poi aprite gli occhi. Farete esperienza d’immensa
pace e forza mentale.
Il pensiero è un buon
servitore. È uno strumento. Utilizzatelo propriamente. Il primo requisito per
la felicità è il controllo dei pensieri. Inviate un flusso costante di pensieri
e di benevolenza a tutta la creazione. Il movente energizzante
dietro ogni pensiero dovrebbe essere di servizio e amicizia.
Risvegliare i Chakra
Allo
Zinal Conference nel settembre del 1981, Swami Satyananda Saraswati descrisse i
differenti livelli del risveglio spirituale e spiegò che il risveglio dei
chakra e di sushumna nadi devono precedere il risveglio della kundalini.
Tutti i chakra sono direttamente connessi
attraverso ida e pingala nadi ad ogni organo del corpo in quella particolare zona.
Ad esempio, swadhisthana chakra è
direttamente connesso attraverso la rete nervosa con il sistema urogenitale e
con le ovaie. Anahata chakra è
connesso con il sistema cardiovascolare e i polmoni. Vishuddhi chakra con le orecchie, il naso e la gola. Ora, queste
sono le connessioni esistenti tra i chakra
e gli organi fisici in cui ida e pingala sono interessate. Ma quando si
verifica il risveglio, esso avviene prima in sushumna nadi.
La parola “risveglio” è
usata in tre differenti contesti: risveglio dei chakra, risveglio di sushumna
e risveglio della kundalini. Per
prima cosa deve avvenire il risveglio dei chakra,
poi il risveglio di sushumna e, solo
dopo questi due risvegli, avviene il risveglio della kundalini. Se i chakra e sushumna sono chiusi e la kundalini si risvegliasse con le
pratiche, dove andrebbe questa grande forza? Prima di generare tanta
elettricità è necessario disporre di un canale di conduzione e di un sistema di
distribuzione. Sushumna è il canale
di conduzione e i chakra sono i punti
di giunzione da cui l’energia, generata dal risveglio della kundalini, viene distribuita ai
differenti organi e zone del corpo.
C’è un altro punto
importante che deve essere preso in considerazione. Sushumna va da muladhara
ad ajna chakra, ma passa attraverso swadhisthana, manipura, anahata e vishuddhi. Quando tutti i chakra sono chiusi si forma un blocco
come l’alta barriera che trovate in autostrada. Se avviene il risveglio della kundalini l’energia potrà salire solo
fino ad un determinato chakra, ma non
potrà passare oltre perché il chakra
è chiuso, non è risvegliato.
Nel processo di
risveglio della kundalini, la prima
cosa importante che dobbiamo fare è risvegliare i chakra. Il risveglio dei chakra
avviene praticando determinate asana.
Questo è, precisamente, lo scopo delle asana.
La terapia è solo una conseguenza. Potete risvegliare i chakra anche praticando il mantra
o il bija mantra e concentrandovi sui
differenti punti. Il terzo modo per aprire i chakra è la pratica del pranayama.
Comunque, la pratica delle asana e del mantra è il modo migliore per
risvegliare o rivitalizzare i chakra.
Quando inizia il
risveglio di un chakra potrete avere
alcune visioni ed esperienze. Dovete ricordare che queste visioni o esperienze
non rappresentano il risveglio della kundalini
e nemmeno il risveglio di sushumna.
Di solito le esperienze che rappresentano il risveglio dei chakra sono di natura fantastica, ma ciò non significa nulla nella
valutazione del risultato. Vi faccio un esempio. Molti anni fa, stavo meditando
sulle rive del Gange a Rishikesh e all’improvviso ebbi una vivida esperienza.
Vidi l’intera terra dividersi in due. Fu una visione molto chiara e la ricordo
ancora oggi, ma questa visione non aveva niente a che vedere con la realtà, la
ebbi e basta.
Ora, questa è
un’esperienza di risveglio dei chakra.
Potete vedere angeli, forme divine, il sole, la luna e le stelle. Potete udire
delle musiche o potete sentire una sorta di beatitudine o estasi. Queste e
molte altre esperienze rappresentano il risveglio dei chakra. Poi c’è il risveglio di sushumna.
Quando avviene il risveglio in sushumna
potete percepire una corda di luce. Potete sentire un passaggio verso l’alto
totalmente illuminato dall’interno.
Queste esperienze di
cui vi sto parlando sono descritte da santi di differenti religioni con canzoni
e storie, che sfortunatamente i devoti di oggi non comprendono. Comunque, il
risveglio della kundalini è un evento
nella vita di un uomo. Ogni esperienza dà un “prova tangibile”, che sia il
risveglio delle percezioni sensoriali o il risveglio di un tipo particolare di
genialità. Potrebbe essere sotto forma di una profezia che si è in grado di
fornire alle persone, di una trasformazione negli elementi fisici del corpo che
si diventa capaci di materializzare, o d’avere un’influenza magnetica tale da
radunare masse di persone come un politico, un musicista o un santo.
Il risveglio della kundalini dà delle prove tangibili,
positive e concrete. Non potete dire che la vostra kundalini è risvegliata se non ne avete alcuna prova. Se le persone
vengono da me e mi dicono che la loro kundalini
è risvegliata, io chiedo loro: “Come lo sai?” Loro rispondono: “Sento questo…,
sento quello…”. Io dico loro: “Non è abbastanza”. Perché quando si ha il
risveglio della kundalini trascendete
completamente le normali categorie della consapevolezza mentale. Il campo
d’applicazione della conoscenza diventa più ampio.
La maggior parte delle
persone cade nell’impressione errata che si fa esperienza della kundalini nelle parti inferiori del
corpo, ma le esperienze sensuali, così come il dolore, il piacere, il gusto, il
tocco, la vista, l’olfatto e il suono sono tutte percepite da differenti
circuiti nel cervello. In modo analogo, tutti i chakra sono collegati con un’area specifica del cervello. Quando
queste zone sono attive, differenti esperienze, impressioni e facoltà entrano
in azione.
Quando la kundalini passa attraverso swadhisthana, o vi rimane per qualche
tempo, tutti i vasana, o le passioni
latenti e soppresse, vengono fuori. Quando la kundalini è in anahata chakra,
divenite pieni di totale devozione. Anche un ateo può cambiare quando la kundalini è in prossimità di anahata chakra. Divenite un gran poeta,
un cantante o un chiaroveggente e sarete in grado di conquistare le persone
grazie all’immensità del vostro amore.
Quando la kundalini è in vishuddhi chakra, il nettare o l’ambrosia è consumato nel corpo
nella maniera appropriata e le cellule del corpo ringiovaniscono.
L’emancipazione e la tarda età svaniscono. Il corpo è trasformato nel corpo di
una persona giovane. Questo è il motivo per cui si dice che quando la kundalini è in vishuddhi chakra si gode dell’eterna giovinezza.
È un argomento molto
importante quello di cui abbiamo discusso oggi. Ognuno, sia i capifamiglia sia
i sannyasin, devono ricordare che il
risveglio della kundalini è il primo
scopo dell’incarnazione umana. I differenti piaceri della vita dei sensi coi
quali vi dilettate e coi quali potete dilettarvi, hanno il solo scopo di
accelerare il risveglio della kundalini
nelle varie circostanze avverse della vita dell’uomo.
Quindi, al fine di
svegliare la kundalini, per prima
cosa dovete avere un guru, poi un mantra, poi un sistema di pratiche che
comprendono asana, pranayama e, occasionalmente, shat kriya dell’hatha yoga, poi ajapa japa
e kriya yoga, in ordine. E se seguite
questo percorso yogico, anche se la kundalini
non si sveglia, non ha importanza. Almeno si avrà il risveglio dei chakra o di sushumna.
Insonnia
Swami Shankardevananda
Saraswati
‘Insonnia’ significa incapacità di
dormire. Oggi milioni di persone soffrono di un disturbo del sonno persistente
che disturba le loro vite per mesi e forse anche per anni. Da una stima recente
si evince che l’80% delle persone che si recano da un dottore ha problemi con
il sonno. L’arte del rilassamento e del sonno è andata perduta. Le persone non sanno più come riposare il
corpo e la mente. Così, attualmente, ogni anno sono prodotti milioni di
tonnellate di tranquillanti per alleviare le tensioni.
Il circolo vizioso della tensione
produce l'incapacità di riposare e di nutrire correttamente i tessuti del
corpo, e ciò provoca accumulo di tossine ed ormoni, portando ad ulteriori
tensioni. Quando siamo tesi non possiamo rilassarci e, quindi, facciamo fatica ad
addormentarci. Il sonno che facciamo non ci ristora e quando ci svegliamo ci
sentiamo stanchi. Più la tensione s’accumula... più aumenta l’incapacità di
dormire...paura d’andare a dormire a causa di brutte esperienze passate...
maggiore tensione. Esiste un legame preciso tra l'incapacità di eliminare gli
effetti della tensione e la malattia psicosomatica.
Pochissime persone sanno come dormire.
Molti si addormentano mentre pensano o leggono, le loro menti sono così piene
di ansia e agitazione che nemmeno si accorgono quando arriva il sonno. Questo
modo non scientifico di dormire non riposa totalmente il corpo: provoca incubi,
cattiva digestione e mancanza d’energia nel giorno seguente.
Ci sono tre tipi principali di disturbi
del sonno:
1. Insonnia o troppo poco
sonno.
2. Narcolessia, 'colpo di
sonno' o troppo sonno.
3. Dissonnia, come
parlare, urlare, bagnare il letto, camminare nel sonno e digrignare i denti,
che avvengono nella fase non-Rem (rapido movimento degli occhi), associata alle
onde cerebrali lente.
La maggioranza dei disturbi del sonno sono
psicosomatici, tuttavia c'è un numero crescente di cause note, organiche e
neurologiche. Queste sono manifestazioni tardive di disturbi psicologici che,
nel corso degli anni, hanno modificato i modelli neuronali del cervello con
conseguenti squilibri organici. Questi casi, però, sono una minoranza.
La pseudo-insonnia è, probabilmente, il problema
più comune legato al sonno. Accade a quelli che sono ossessionati dalla
necessità d’avere un ‘buon sonno’ e che pensano di dormire meno di quello che
dovrebbero. Questo crea una reazione di paura ossessiva nei circuiti cerebrali.
Una volta che questo modello si è instaurato, sarà molto difficile
addormentarsi e, quando il sonno arriverà, sarà disturbato. Ad esempio, in
‘Psicologia Oggi’ (dicembre 1975) M. Milter riporta il caso di un uomo che
credeva di restare sveglio per un'ora prima di addormentarsi e di avere una
media di meno di cinque ore di sonno per notte. Siccome si sentiva stanco tutto
il giorno decise di ritirarsi dal lavoro prematuramente. Quando venne osservato
con delle attrezzature di laboratorio si scoprì che era una persona che dormiva
normalmente e che si addormentava in meno di dieci minuti. Rimaneva sveglio
solo per venti minuti delle sette ore e quindici minuti che era disteso nel
letto. Questa rassicurazione curò il suo disturbo e rimosse le sue ansie e
tensioni.
Troppe persone sono eccessivamente
preoccupate per il fatto che non riescono a dormire o che non dormono
abbastanza e ciò rende il dormire ancora più difficile per loro. Così fanno
ricorso ai tranquillanti e ai sonniferi. Tuttavia, il grave problema dei
farmaci è che se vengono presi nel momento in cui si sta facendo fatica a prendere
sonno, l'effetto arriverà troppo tardi e vi lascerà intontiti per tutto il
giorno seguente. Inoltre molte persone li assumono in previsione di una notte
di sonno cattivo, trasformando un problema minore, temporaneo e psicologico, in
un durevole problema medico e una dipendenza chimica.
Le persone sviluppano assuefazione ai
sonniferi e ai tranquillanti, e ne aumentano così il dosaggio per ottenere gli
effetti originari. Alla fine i farmaci non sono più di alcuna utilità e, quando
vengono sospesi, lasciano l’effetto indesiderato di non far dormire la prima
notte e di sonno disturbato nelle notti successive. Anche se questa situazione
è temporanea, l'individuo potrebbe spaventarsi e pensare che fosse meglio con i
farmaci, ricadendo così di nuovo nella vecchia routine. Ricordate che
l’assunzione occasionale di una pillola non fa male, ma l’eccesso in ogni cosa
sì. In caso di dipendenza chimica bisogna abbandonare i farmaci gradualmente e
sotto controllo medico. Milter cita anche il caso di una ragazza che è stata
dipendente dalle medicine per dieci anni a causa dell’insonnia. Ha avuto
bisogno di diciotto mesi di monitoraggio intensivo prima di liberarsene e
tornare a un normale ritmo di sonno.
Le persone provano molti modi per
superare l’insonnia come, ad esempio, contare le pecore o fare un piccolo
spuntino. L'antica ricetta del latte caldo ha trovato la sua valenza
scientifica riguardo la sua efficacia. Il latte contiene triptofano, un tipo di
aminoacido (proteina) che in dosi abbondanti può avere un effetto sedativo.
Nessuno dei metodi sopra citati ha
l'efficacia delle tecniche yogiche, come Yoga
Nidra. Lo yoga è scientificamente
concepito per rilassare le tensioni fisiche e mentali in modo che il sonno
arrivi velocemente e facilmente. Molti metodi, invece, aumentano lo stress,
come l’esercizio fisico pesante fatto con la speranza di stancare il corpo. Di
tutte queste tecniche, il contare le pecore è quella che più si avvicina alla
pratica di yoga nidra.
Quanto dormire
Anche se molte persone credono d’aver bisogno
di otto ore di sonno per notte, in realtà la quantità varia per ogni individuo.
Alcune persone riescono a dormire anche solo tre ore a notte, mentre per altre
dieci ore non sono sufficienti. Il sonno è una questione molto individuale.
L’ attività giornaliera influenza il
numero delle ore necessarie. Se si fa un duro lavoro fisico o mentale la
quantità di sonno necessario per recuperare le energie aumenta. Se si conduce
una vita meditativa, diminuiscono. Un altro aspetto è la qualità del sonno. Se si
dorme profondamente, si avrà bisogno di meno tempo per raggiungere la stessa
qualità di sonno rispetto all’insonne che passa molto tempo a girarsi e rigirarsi,
incapace di scendere nei profondi livelli del suo essere e sperimentare il
sonno. Dovete scoprire da soli qual è per voi la quantità giusta di ore di
sonno.
Gli schemi
normali del sonno
Il sonno influenza la nostra intera
personalità. Se dormiamo bene, quando ci sveglieremo, ci sentiremo freschi e in
grado di svolgere i nostri compiti allegramente e con competenza. Se ci
svegliamo stanchi e continuiamo ad appisolarci, incapaci di alzarci dal letto,
ci sentiremo pigri, stanchi e incapaci d’affrontare la giornata. Uno dei modi
migliori per coltivare una personalità dinamica è d’alzarsi presto ogni mattina.
Gli yogi si alzano alle tre o alle quattro del mattino dopo sei ore di sonno
(al massimo) e si sentono freschi e vitali per tutto il giorno.
“Andare a letto presto e alzarsi presto
rendono un uomo in salute, ricco e saggio”. Quest’antica ricetta proposta dallo
yoga da milioni di anni contiene
molta saggezza. Gli scienziati hanno scoperto che il sonno più rinfrancante si
ha prima di mezzanotte quindi, andando a dormire presto, beneficiamo di più di
ogni ora di sonno. È anche stato dimostrato che alzandosi presto si trae
vantaggio dei ritmi naturali, energizzando e prolungando le ore di veglia.
Se ci si alza alle quattro di mattina è
possibile utilizzare quest’energia per rafforzarsi mentalmente e spiritualmente
nella pratica dello yoga. In questo
modo si potrà trasformare l’energia sessuale in una forza vitale chiamata ojas. Dormendo troppo quest’energia si
perde e quando ci si sveglierà ci si sentirà non riposati e stanchi per tutto
il giorno. Di notte, quando si vorrà andare a dormire, ci si sentirà o troppo
stanchi, perché non si è stati in grado di sfruttare al meglio l’energia dei
cicli corporali interni, o non abbastanza stanchi per dormire. In entrambi i
casi ci si addormenterà tardi. Se si va a dormire tardi, ci si sveglierà tardi,
così si formerà un ciclo innaturale che causerà disarmonia e malattia.
Quando si sviluppa uno schema
abitudinario, il cervello e l'intero corpo ne sono influenzati. Lo squilibrio
tra le azioni e i bisogni interni sopprime i ritmi naturali, causando
agitazione e caos. Da questo momento in poi diventa sempre più difficile riconquistare
la naturale capacità di dormire di quando si era bambini. La gioia di
svegliarsi riposati e pieni d’energia, pronti ad affrontare un nuovo giorno, è
solo un vago ricordo. Per riequilibrare lo stile di vita e le energie del corpo,
è necessario un sistema integrale, come lo yoga.
Quando il sistema neuroendocrino è equilibrato, insieme all’aspetto mentale
della vita, le naturali energie del corpo si ricostituiscono. Questo induce una
sensazione di benessere, un sentirsi ''su di giri''.
Il sonno ha quattro fasi fondamentali che
sfumano progressivamente alla profonda incoscienza. È ciclico, con quattro o
cinque periodi di emersione, dalle fasi più profonde alla fase “uno” (appena
prima di cadere nelle fasi profonde) e viceversa. C'è un punto in cui le onde
cerebrali registrate dall’elettroencefalogramma sono simili a quelle registrate
nella veglia. Questo è accompagnato da disturbi della respirazione e
agitazione, mentre i muscoli del corpo sono completamente rilassati. In questo
stadio, chiamato REM (rapido movimento degli occhi), il corpo, infatti, è
paralizzato e non può muoversi se non all'interno del sogno che avviene in
questa fase. Al risveglio ci si rende conto che si stava sognando.
Durante il giorno il sogno è inibito
dalla serotonina, un ormone secreto dalla ghiandola pineale, che raggiunge la
massima concentrazione nel corpo attorno alla sei del mattino. Questo indica
che il corpo è pronto ad attivare la consapevolezza dello svegliarsi da quel
momento in poi. La melatonina, un altro ormone legato alla serotonina e secreto
dalla ghiandola pineale, ha lo scopo d’inibire l'attività sessuale e controllare
l'energia sessuale che si secerne durante la notte. Essa arresta la sua
secrezione alla quattro del mattino rilasciando l'energia vitale che alimenta
la pulsione sessuale e tutte le altre attività umane.
Connessa con i cicli notturni della
ghiandola pineale è la produzione di ACTH (ormone
adrenocorticotropo) della ghiandola pituitaria. L’ACTH è l'ormone “messaggero”
che stimola le surrenali a produrre altri ormoni (i corticosteroidi) che
liberano energia nel corpo e aiutano a contrastare gli effetti dello stress.
Anche l’attivazione massima di questo ciclo si verifica intorno alle quattro di
mattina. Quindi il corpo, a quell’ora, è predisposto in modo ottimale all’attività.
Alzandosi alle quattro del mattino possiamo iniziare la giornata sulla cresta
dell'onda energetica, facendo il miglior uso delle risorse del corpo mentre
sono al picco massimo.
Il periodo di tempo che va dalla quattro
alle sei del mattino è conosciuto come Brahmamhurtha,
il tempo di Brahma (il creatore). Gli
yogi considerano questo il momento più importante per le pratiche spirituali,
perchè l’energia spirituale e mentale del cosmo, e nel cosmo in miniatura del
corpo, è al picco massimo. Il corpo e la mente sono preparati a iniziare la
giornata alle quattro del mattino, e più tempo si rimane a dormire da questo
momento in poi, più difficile sarà alzarsi dal letto. Sprofondiamo nel tamas (l’inerzia) che inevitabilmente
segue la cresta dell'onda energetica, com’è vero che la notte segue il giorno.
L'energia che non è usata produttivamente è dissipata in vari modi. Non è una
mera coincidenza che le emissioni notturne di seme avvengano comunemente dopo
le quattro del mattino.
Yoga Nidra
Nello yoga l'arte del dormire è chiamata yoga nidra, il sonno psichico. Questa tecnica dovrebbe essere praticata
in shavasana (distesi con la schiena
sul pavimento) durante il giorno. Tutte le volte che vi sentite stanchi o
incapaci di concentrarvi sul lavoro, prendetevi cinque minuti, o più tempo se
potete, e praticate yoga nidra.
Questo vi ristorerà per il resto della giornata. Mezz'ora di yoga nigra equivale a due ore di sonno.
Quando yoga nidra è praticato per l'insonnia dovrebbe essere fatto a
stomaco pieno dopo pranzo o dopo cena. Invece, vale il contrario se praticato
per l'ipertensione. Per l'insonnia yoga
nidra dovrebbe essere praticato dopo shitali
o shitkari pranayama. Per ridurre
permanentemente l'insonnia praticate karma
yoga, fate del lavoro sia fisico sia mentale; alzatevi alle quattro e fate asana, pranayama e meditazione; non dormite durante il giorno e la sera
praticate yoga nidra prima d’andare a
letto.
Effetti fisici
Yoga
nidra
ha inizio con la rotazione della consapevolezza attraverso il corpo fisico, andando
da zona a zona. Focalizzando la
consapevolezza sulle differenti parti del corpo s'influenza quell'area della
corteccia cerebrale dove sono mappate l’attività sensitiva e l’attività
motoria. Ad esempio, le dita dei piedi sono rappresentate alla fine di una
lunga linea di cellule e la testa dalla parte opposta. Passando
sistematicamente attraverso tutte le parti del corpo stimoliamo, a turno, ogni
parte della corteccia sensoriale e motoria, rilassando l’attività cerebrale e
riportando ordine nei circuiti disturbati. Questi effetti s’estendono per tutta
la giornata aiutandoci a coordinare e rilassare i movimenti fisici. Quando la
tensione fisica scompare, il corpo resterà disteso sul letto in maniera più
confortevole. Il rilassamento del tono muscolare rilassa la mente e il sonno
arriverà più in fretta.
K.K. Datey, un rinomato cardiologo di Bombay,
riporta l'efficacia delle tecniche di rilassamento (effettuate in shavasana) per l'ipertensione: “La
maggioranza dei pazienti mostra un miglioramento dei sintomi. Mal di testa, vertigini, irritabilità e
insonnia, scompaiono in quasi tutti. Anche gli altri sintomi diventano meno
marcati e, in generale, i pazienti fanno esperienza di una sensazione di
benessere dopo quest’esercizio.”
Consapevolezza
Yoga
nidra è
una meditazione pratica ideata per indurre pratyahara
(ritiro dei sensi): la mente rimane sveglia mentre il corpo dorme. L'attività
cerebrale si acquieta, le onde alpha aumentano, il corpo si rilassa, ma la
mente è totalmente all'erta. Volgendosi all'interno e mantenendo la consapevolezza
al punto limite tra lo stato di veglia e di sonno (stato “uno” del ciclo del
sonno) si permette il contatto con il subconscio e con l'inconscio.
Questa consapevolezza aiuta ad ottenere
la profonda comprensione delle parti della nostra mente che provocano le
tensioni fisiche e mentali e causano l’insonnia. Questo permette un buon sonno.
Risoluzione
Una parte importante di yoga nidra è il sankalpa, o la risoluzione, una dinamica e breve frase caricata con
l'energia vitale della volontà. A un certo momento della pratica, quando le
aree subconscie della mente sono aperte, è possibile seminare fermamente e
profondamente la risoluzione nella mente, in modo che fiorirà e porterà frutti.
Una risoluzione positiva come “Io dormo meglio” può aiutare a rimuovere
l'insonnia.
Conclusione
Quando eravamo bambini, senza nessuna
preoccupazione per il mondo, potevamo dormire profondamente e pacificamente e
ci svegliavamo al sorgere del sole con una sensazione interiore di rilassamento
e di calore. Attraverso yoga nidra, asana, pranayama, meditazione e uno stile di vita regolare, è possibile
rivivere quell’esperienza dell’infanzia in età adulta. Quando s’impara come
utilizzare yoga nidra per rimuovere i
problemi del sonno si è sulla strada giusta per una maggiore comprensione di sé
stessi. Yoga nidra diventa ciò che
originariamente era destinato ad essere: un metodo per immergersi nelle
profondità del sé. Da quest’esperienza scopriamo che, in realtà, siamo rimasti
addormentati tutto il tempo, anche quando abbiamo pensato d’essere svegli:
addormentati alla realtà superiore della vita.
Lo scopo della disciplina
Swami
Niranjanananda Saraswati
‘Disciplina’ è la parola
meno compresa al mondo. Lo scopo della disciplina è semplicemente quello di creare
i presupposti per essere in grado di guidare le espressioni della mente.
Sappiamo come funziona la mente. Sappiamo che facilmente diventa distratta, che
è soggetta a simpatie e antipatie, che ha idee, emozioni, convinzioni e
credenze molto radicate. Sappiamo che è soggetta ai guna - sattwa, rajas e tamas - e che quando è influenzata solo dal proprio comportamento,
funziona in modo molto irregolare, senza chiarezza.
Il compito della
disciplina è d’influenzare la mente in modo che possa connettersi con la
positività e la creatività. Normalmente si potrebbe desiderare d’essere positivi
e creativi, ma il condizionamento mentale non lo consente. Ci sono troppe
distrazioni: c’è una lotta continua con sé stessi. Disciplinare noi stessi
significa scegliere d’incoraggiare e supportare la nostra pacifica natura
interiore, piuttosto che l’avida natura acquisita e accumulatrice che
abitualmente usiamo nelle interazioni.
La disciplina può essere
definita come l’abilità d’osservare la mente e renderla ferma. Ma all’inizio,
al fine di diventare più sensibili in modo da poter percepire il nostro
comportamento mentale e realizzare la natura della mente, dobbiamo seguire
delle discipline che ci sono imposte dall’esterno. Perché? Perché, alla fine,
queste discipline creano un ambiente favorevole nella nostra personalità.
Mouna è una disciplina
regolare nella vita di ashram. Mouna ha un significato molto semplice –
silenzio – ma all’inizio è molto difficile da praticare. Finché la mente non
pratica mouna, fintanto che continua
con il suo chiacchierio, saremo costretti a chiacchierare anche tra di noi. Ma,
quando la mente diventa rilassata e tranquilla, mouna diventa naturale, spontaneo e facile, e noi inizieremo a
osservare la natura agitata della mente dal nostro pacifico centro. Questo è un
esempio di come una condizione esterna, imposta, può aiutare a migliorare la
qualità della nostra auto-percezione e comprensione, così da poter gestire la
mente.
Come iniziamo una
disciplina, se essa ci aiuterà o ostacolerà e quanto progrediremo in questo
sentiero, sta a noi. Ma lo scopo di tutte le discipline è di farci realizzare
la natura, le attitudini e il comportamento della mente. Essere soggetto alle
influenze della mente è lo stato normale del comportamento ma, quando siamo in
grado di dirigere la mente in accordo ai nostri desideri e scelte, questo è
noto come disciplina, e conduce alle discipline sottili dello yoga.
Durante tutta la vita dobbiamo
fare quello che la mente richiede, in accordo alle simpatie e antipatie, alla
saggezza o all’ignoranza, alla maturità o all’immaturità. Ma seguendo la natura
della mente si avrà distrazione e dissipazione. Invece, quelli che sono capaci
di controllare e di guidare la mente dicono che la disciplina è importante per recuperare
la pace interiore e la contentezza e per esprimere la creatività e la saggezza.
Da questa prospettiva,
la disciplina rappresenta semplicemente la gestione della mente. Negli Yoga Sutra di Patanjali, il primo sutra
è: “Atha yogah anushasanam” che
significa “Ora, le sottili discipline dello yoga”.
Questo sutra dà la direzione in cui
lo yoga si muove per fornire le capacità per osservare e dirigere la mente con
saggezza, conoscenza e comprensione. In definitiva, la disciplina è
un’espressione di emozioni e attitudini armonizzate in una personalità
equilibrata.
Al fine di creare
questa condizione dobbiamo iniziare regolando lo stile di vita e
l’atteggiamento mentale. Abbiamo bisogno di comprendere ciò che è appropriato e
ciò che non lo è, per il nostro sviluppo e crescita e per l’ambiente in cui
viviamo. Poi potremmo migliorare le espressioni della nostra personalità, le
nostre interazioni e il comportamento.
Quanto
è importante la disciplina per avere successo nella vita?
Se volete avere successo
nella vita, dovrete correggere la personalità per eccellere nelle situazioni e
nell’ambiente. Se volete creare della buona musica da uno strumento a corde è
necessario per prima cosa sintonizzare le corde. Se volete fare della buona
musica da un tamburo, dovrete metterlo in tensione. Se volete eccellere nella
vita, dovrete focalizzarvi per raggiungere il vostro scopo. Questo sforzo è la
disciplina.
La disciplina sottile
non è qualcosa che viene imposta da fuori. L’imposizione esterna dà una
routine, non una disciplina. La routine giornaliera e la disciplina sono due
cose differenti. La disciplina si esprime nel modo in cui pensate – come
pensate, cosa pensate; osservate se avete pensieri positivi o negativi, giusti
o sbagliati, dannosi o costruttivi. Si esprime in ciò che dite e nel modo in
cui lo dite. Si esprime nelle azioni, nel comportamento: in tutte le dimensioni
della vita.
Lo scopo della
disciplina è di portarvi al sanyam,
dove disciplina e autocontrollo diventano equilibrate e spontanee. Disciplina e
sanyam sono l’inizio e il
completamento dello stesso principio. Sanyam
inizia con la disciplina, soprattutto con lo sforzo per guidare i vostri stati
d’animo e le espressioni in modo che siano positivi, creativi e costruttivi.
Un semplice esempio è
quando si deve vivere e lavorare con altre persone. Si può avere lo stesso scopo
e focalizzazione ma rimangono ancora conflitti, differenze d’interessi e
disaccordi. In questo caso qual è la priorità? La visione che abbiamo in comune
o le relazioni personali che possono divampare e placarsi in un momento? Spesso
le interazioni personali hanno la priorità, e quel momentaneo divampare può
renderci antipatica o farci odiare l’altra persona, non per un breve periodo,
ma per lungo tempo. Hanno la precedenza sui nostri obiettivi e visioni comuni e
influenzano il nostro comportamento.
Se ognuno di noi
battesse il proprio tamburo e soffiasse nella propria tromba senza nessun
pensiero rivolto al ritmo e all’armonia, che tipo di putiferio potremmo creare?
Ma, se suoniamo in sintonia con gli altri, possiamo creare una sinfonia
bellissima e molto potente. La creazione di questa sinfonia è lo scopo della
disciplina – nel pensiero, nell’attitudine, nel comportamento, nel credo,
nell’azione, nella partecipazione, nell’essere felici, ottimisti e dinamici.
Questa è la sinfonia della vita.
Ad esempio, se rompete
le regole mentre vi trovate in ashram,
questo non farà alcuna differenza nell’ambiente dell’ashram, perché nessuna persona crea l’ambiente dell’ashram. Sebbene l’ambiente possa fare la
differenza per voi. Se non rispettate le regole significa che non state
utilizzando il vostro tempo come allenamento. Questo mostra, in realtà, non il
disprezzo delle regole, ma il disprezzo verso voi stessi, una mancanza di
convinzione e fede in voi stessi. Ciò è causato dalla mancanza della percezione
di realizzare la natura del processo. Perciò, chi è il perdente?
Se questa mancanza di
auto-percezione rimane, non avrete successo, non importa dove sarete e cosa
farete, perché vi mancherà la fede nella vostra forza mentale. Ma voi avete
questa forza, quindi perché vi manca la fede? Nel momento in cui inizierete ad
avere fede in voi stessi, vedrete una grande trasformazione nella vostra vita.
Abbiate fede in voi stessi, abbiate fede in ciò che fate, credete in ciò che
rappresentate se volete essere felici e avere successo nella vita.
In altre parole: ogni
espressione della personalità e del comportamento, quando sono disciplinate,
diventano più semplici, costruttive e belle. Trascurare il concetto di sanyam o, autocontrollo, rappresenta una
forza di volontà debole, una mente non chiara e una mancanza di forza
interiore. Quando si ottiene sanyam
si è liberi, si fa esperienza di gioia, felicità ed espansività e le altre
persone ne saranno ispirate.
Quali
sono le differenze tra i desideri normali e i desideri spirituali?
I desideri sono
desideri. Entrambi nascono da un bisogno di soddisfazione. Se non ci fosse
nessuna necessità di soddisfazione, non ci sarebbero desideri. I desideri
indicano solamente una necessità di soddisfazione nella vita di una persona.
Che la nostra attenzione sia rivolta al guadagno materiale o al guadagno
spirituale è un’altra questione, ma i desideri forniscono una motivazione per
le proprie azioni, per i propri karma.
Un desiderio appropriato, combinato con l’azione, porta all’appagamento. La
questione è come guidare e direzionare i desideri: questo è il vero
allenamento.
In yoga i desideri non vanno seguiti ciecamente, ma piuttosto vengono
usati per elevare la personalità. Nella vita normale le persone cercano, alla
cieca, di fare esperienza dell’appagamento, soddisfacendo ogni desiderio, non
importa quanto insignificante possa essere. Man mano che progrediamo nella vita
spirituale, impariamo a contenere quell’aspetto della nostra natura avido di
soddisfazione attraverso ogni mezzo possibile.
I maestri hanno detto
che un modo per misurare il progresso nel sentiero spirituale è la diminuzione
dei desideri. I desideri non finiscono, ma la loro influenza sulla personalità,
che spinge a cercare la soddisfazione emozione, sensuale ed intellettuale, si
riduce. Il coinvolgimento con i desideri fa nascere le sensazioni di attrazione
e di repulsione, di possessività e di rifiuto. Il tira e molla della dualità,
che sorge a seguito di un desiderio, è il fattore che crea confusione e
conflitto nelle nostre priorità. Quindi, il divenire stabili nella vita
spirituale non è una questione di trascendere il desiderio, ma è importante
saper canalizzare la direzione del desiderio, perché questo porta alla
crescita. In realtà, non è nemmeno necessario preoccuparsi dei desideri
personali e delle aspirazioni. È sufficiente avere una meta, una focalizzazione
e iniziare a percorrere il sentiero. Rimanete fedeli alla meta.
È come essere in
viaggio da una città a un’altra. Lungo la strada possiamo fermarci diverse
volte, per mangiare qualcosa, a causa di un incidente, per ammirare il
paesaggio. Possiamo fermarci tutte le volte che vogliamo, ma lo scopo è sempre
quello di arrivare a destinazione. Allo stesso modo, una volta che avete scelto
le aspirazioni e gli obiettivi della vita, mantenete questi scopi nella mente.
Continuate a camminare verso il raggiungimento di questi obiettivi e, allo
stesso tempo, gestite tutti i desideri se e quando si manifestano, determinando
la loro utilità per la vostra realizzazione e crescita nella vita.
Come
si può rimanere calmi ed equilibrati nelle situazioni dolorose e negative?
L’unico modo per
rimanere calmi e tranquilli nella maggior parte delle situazioni negative è
attraverso la saggezza. La saggezza è conoscenza applicata, comprensione
applicata. Quando applicate la conoscenza, essa si manifesta come saggezza.
Attraverso la saggezza potrete osservare le aree della vostra mente, le
emozioni e i sentimenti che vi danno l’esperienza di dolore o piacere. Occorre
molto tempo per sviluppare questo tipo di saggezza, ma poi, quando sarete
capaci di comprendere una situazione applicando la saggezza, potrete superare
il dolore e la sofferenza e mantenere la vostra equanimità, la vostra
tranquillità e il vostro equilibrio. Questo è uno dei maggiori sadhana che una persona può fare nella
vita.
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