sabato 13 dicembre 2014

Pawanmuktasana: il grande guaritore

Dr. Sannyasi Gopalananda (Bogota, Colombia) 

Pawanmuktasana è una serie di pratiche di yoga divisa in due* gruppi: il primo gruppo è noto come ‘esercizi anti-reumatici’ e il secondo gruppo ‘esercizi anti-gastrici’. Il primo gruppo viene insegnato per lo più ai principianti, ai convalescenti, agli invalidi o a coloro che sono molto rigidi, con lo scopo di sciogliere le articolazioni e rendere i muscoli più flessibili. Questa serie è molto semplice e facile da imparare, per questo motivo è così utile nei casi sopra descritti. Comunque, proprio a causa di ciò, spesso tende ad essere trascurata e sottostimata dagli aspiranti di yoga che sono alla ricerca di tecniche più avanzate.

Lo scopo di quest’articolo è di spiegare il significato profondo dei pawanmuktasana in relazione al concetto Ayurvedico dei tridosha e di come, da questo punto di vista, possiamo comprenderne gli effetti sul corpo fisico ed il loro potere di guarigione. Innanzitutto è necessario occuparsi del concetto Ayurvedico dei tridosha, gli umori corporali (vata, pitta e kapha) e della loro relazione con le pratiche dei pawanmuktasana. In secondo luogo, vedremo come i pawanmuktasana influenzano il corpo fisico, soprattutto i muscoli, il cervello, le articolazioni, le vene ed il sistema linfatico. In terzo luogo vedremo come essi stimolano il processo di guarigione attraverso la redistribuzione del prana e lo scioglimento dei blocchi pranici.

 

Il significato dei pawanmuktasana

Il termine pawanmuktasana è composto da tre parole Sanscrite: pawan, che significa ‘vento’ o ‘aria’, il cui termine Ayurvedico corrispondente è ‘vata’ o ‘vayu’; mukta, che significa ‘liberazione’ o ‘libertà’ e asana, che significa ‘posizione’ (1). Quindi, possiamo dire che pawanmuktasana significa “le posizioni con cui si rilasciano o si liberano il vento o l’aria”. Comunque, se notiamo la relazione che c’è tra la parola “pawan” ed il termine Ayurvedico “vata”, possiamo comprendere meglio il suo significato ed avere un’idea completa di come agisce questa serie di pratiche.

Vata è uno dei tre umori, o tridosha, della medicina Ayurvedica. Questi tre umori si originano da differenti elementi e costituiscono le basi dell’esistenza umana ed il nostro ambiente bio-psico-sociale. Vata può essere tradotto come ‘ciò che muove le cose’. È composto dagli elementi etere e aria ed è in relazione all’energia, o forza-vitale. Vata è la radice dei tre umori ed è considerato come il principio del movimento, o dell’aria. La sua sede principale è nell’intestino crasso (2,3).

Pitta viene tradotto come ‘ciò che digerisce le cose’. È composto dagli elementi fuoco e acqua ed è in relazione agli aspetti di calore e luce, nel corpo e nella mente. Pitta governa la digestione ed è anche il fuoco metabolico che brucia il materiale di scarto. La sua sede principale è nell’intestino tenue (4,5).

Kapha significa ‘ciò che tiene insieme le cose’: è il principio di coesione, amore e armonia. È composto dagli elementi acqua e terra ed è la sostanza materiale ed il supporto degli altri due umori. La sua sede principale è nello stomaco ed è anche connesso al declino, alla stagnazione e alla malattia (6,7).

In realtà, questi umori non esistono nella forma manifesta. Essi rappresentano determinate qualità, o attributi, del mondo manifesto. Quindi, quando si parla di ‘liberazione di vata’, in realtà non ci si riferisce a qualcosa di materiale chiamato vata, ma è il rilascio o la liberazione di quelle particolari qualità rappresentate nel concetto di vata. In questo modo possiamo capire che il reale significato dei pawanmuktasana è la liberazione degli attributi o delle qualità che sono rappresentate da vata, che corrisponde al principio del movimento e che può essere osservato nel movimento dell’aria e del vento.

Quando il principio del movimento è liberato, influenza anche gli altri umori, dato che ne è la radice. Il vento soffia sul fuoco (pitta) ed il fuoco purifica l’acqua della vita (kapha) (8). Possiamo anche notare che dove non c’è movimento c’è stagnazione, accumulo di prodotti di scarto e questo causa degenerazione e malattia. Il movimento permette il cambiamento ed il cambiamento è rinnovamento, ringiovanimento. I pawanmuktasana, quindi, possono essere definiti come le serie di asana che liberano il movimento, che si oppongono alla stagnazione, alla degenerazione ed alle malattie, agevolando il cambiamento, il rinnovamento ed il ringiovanimento.

Gli effetti dei pawanmuktasana sul corpo fisico
Il principio del movimento, vata, può essere visto in tutte le attività del corpo. Nel lavoro del sistema nervoso, nei muscoli, nelle articolazioni, nella circolazione, nella digestione, ecc. (9). Ci sono differenti gradi di attività e questo mostra quanto il corpo sia vivo. Dove c’è molta attività o movimento, c’è vita. Dove non c’è movimento o attività, c’è decadenza e morte. Noi siamo da qualche parte tra questi due stati. I pawanmuktasana aiutano a generare, perfezionare ed armonizzare il movimento o l’attività nel corpo fisico. Possiamo vederlo attraverso gli effetti dei pawanmuktasana sull’attività dei muscoli e delle articolazioni, sulla circolazione venosa e linfatica.

 

Gli effetti dei pawanmuktasana sui muscoli

L’attività muscolare è davvero complessa. Perciò, in questo articolo enfatizzeremo gli effetti dei pawanmuktasana su due importanti riflessi: il riflesso di stiramento e quello di allungamento; sul tono muscolare e la sua relazione con la tensione fisica.

I principali componenti del riflesso di stiramento sono i fusi neuromuscolari: dei recettori che rivelano il cambiamento ed il tasso di variazione della lunghezza delle fibre muscolari (10). Questo aiuta nel controllo della lunghezza del muscolo attraverso un dispositivo di risposta (11). Così, se il muscolo si allunga, il ricettore sarà stimolato, ed attiverà il riflesso per produrre una reazione di contrazione per contrastare le forze di stiramento. Nel riflesso di allungamento, i ricettori sono i tendini del Golgi: degli apparati che individuano la tensione applicata al tendine del muscolo in cui vi è una contrazione o uno stiramento (12).

Il riflesso di allungamento è opposto al riflesso di stiramento e la sua stimolazione produce una risposta di rilassamento, anziché una risposta di contrazione. Ciò significa che, mentre il riflesso di stiramento è eccitatorio, il riflesso di allungamento è inibitorio (13). Il riflesso di allungamento previene la lacerazione del muscolo e l’avulsione del tendine dal suo attaccamento all’osso, così da proteggere il muscolo e gli altri tessuti morbidi dall’eccessiva tensione.

Il riflesso di stiramento è molto importante per il tono muscolare, che è definito come la resistenza del muscolo allo stiramento. E’ uno stato di costante contrazione del muscolo, protratto per un certo periodo di tempo, o di un grado residuo di contrazione quando i muscoli sono a riposo. Il tono muscolare è compreso tra lo stato di flaccidità, dove non c’è nessuna contrazione, come nella denervazione, e lo stato di spasticità, dove c’è un’iperstimolazione del muscolo che lo porta alla massima contrazione (14).

I riflessi citati ed il tono muscolare sono molto importanti nel controllo della postura e nel movimento, che sono molto complessi e richiedono molta integrità, coordinazione e cooperazione tra il sistema nervoso centrale, i nervi e i differenti gruppi di muscoli. Questo è un processo completamente inconscio e quando siamo a riposo e pensiamo che non stia accadendo nulla, in realtà non è così perché il corpo richiede molta attività affinché possa essere mantenuto in una certa posizione, anche durante il sonno.

Molti fattori sono coinvolti nel movimento e ci sono differenti gruppi di muscoli che devono agire in cooperazione per produrre una risposta adeguata. I muscoli che sono coinvolti nello stesso movimento sono chiamati agonisti o protagonisti; i muscoli che si oppongono alla loro attività sono chiamati antagonisti. I muscoli che non sono direttamente coinvolti con il movimento, ma che cooperano con esso, sono chiamati sinergici ed, infine, c’è un gruppo di muscoli che mantiene il corpo fermo e stabile per dare una base e far sì che avvenga il movimento, che sono chiamati muscoli fissatori.

Ora, se osserviamo la prima serie dei pawanmuktasana, le pratiche anti-reumatiche (15), possiamo notare come una grande quantità di muscoli sia utilizzata e stimolata in modo sistematico e rilassato. C’è una minima contrazione (senza tensione) per tonificare il riflesso di allungamento e quando un gruppo di muscoli è in contrazione, gli antagonisti si stirano per stimolare il riflesso di stiramento. C’è anche una massima estensione che sviluppa la flessibilità influenzando il tono dei muscoli, portandoli al minimo stato di contrazione possibile e, in questo modo, si ha il rilascio della tensione fisica che si riflette proprio in un elevato tono muscolare. 

Attraverso diversi movimenti di flessione, estensione e rotazione i vari gruppi di muscoli vengono stimolati e viene regolata la loro funzione. Si può pensare che questi esercizi non siano differenti da quelli ginnici o aerobici, ma c’è una grande differenza. Quando si praticano i pawanmuktasana con piena consapevolezza e concentrazione mentale, si riesce a scomporre ogni movimento ed essere consapevoli di quale gruppo di muscoli è in contrazione, quale è in allungamento e quale è usato per mantenere il corpo stabile e fermo.

Quando si sente che il corpo sta facendo resistenza ad un certo allungamento, si è consapevoli della resistenza a questi movimenti di iperstimolazione. In questo caso viene stimolato il riflesso di protezione. Anche se non si conosce nulla di fisiologia e di quanto accade microscopicamente, c’è consapevolezza che qualcosa sta avvenendo per evitare che ci si faccia male. Le asana sono intese per essere fatte senza sforzo, dolore o tensione perché se capita di avere uno strappo muscolare bisognerebbe fermarsi. Questo ci aiuta anche a capire i nostri limiti e a proteggerci dall’eccessiva stimolazione e dal troppo sforzo.

Oltre a questo, l’esecuzione sistematica e consapevole di qualsiasi attività, stimola le differenti aree del sistema nervoso coinvolto nella postura e nel movimento proprio come un sistema piramidale: spina dorsale, mesencefalo, gangli basali, corteccia e cervelletto.

Gli effetti dei pawanmuktasana sulle articolazioni

I pawanmuktasana influenzano diverse articolazioni del corpo, ma qui ci occuperemo solo degli effetti sulle articolazioni sinoviali. Le articolazioni sinoviali sono molto complesse ed anche molto comuni nel corpo. Si trovano nelle caviglie, nelle ginocchia, nelle anche, nei polsi, nei piedi, nelle dita, ecc. Tre sono le strutture importanti in questo tipo di articolazione: la capsula articolare, la cartilagine articolare e il fluido sinoviale. La capsula articolare è composta da un rivestimento molto sensibile chiamato membrana sinoviale che è costituita, esternamente, da tessuto connettivo lasso. Internamente è coperta da cellule appiattite composte da villi che elaborano e da cellule ovali che si suppone vengano coinvolte nel processo di secrezione del liquido sinoviale. Questa membrana ha anche una funzione immunitaria grazie alla presenza dei fagociti che rimuovono i detriti prodotti dal logorio e dall’usura. Questa membrana è molto vascolarizzata ed innervata (16).

La cartilagine articolare è una fibrocartilagine bianca, solitamente ialina, che ricopre le superfici articolari, contribuisce al movimento ed ha una funzione di protezione della superficie stessa. Questa cartilagine non è irrorata e dipende molto dai delicati vasi presenti nell’osso sottostante e dal fluido sinoviale per la sua nutrizione e il riciclo. Il liquido sinoviale è un dializzato di plasma bloccato, ovvero un trasudato. Ha una natura lubrificante, nutritiva e protettiva. E’ parzialmente prodotto dalle cellule sinoviali ed è riassorbito dai villi e dalle aperture, o stomi, tra le cellule superficiali. Questo processo di riassorbimento è accelerato molto dal movimento (17).

Il processo di lubrificazione è molto importante per la corretta funzione ed il mantenimento delle articolazioni, e questo dipende soprattutto dal movimento. Quando l’articolazione si muove, il fluido viene spinto tra le superfici dei cuscinetti e viene mantenuto lì quando l’articolazione è a riposo. La cartilagine ha dei piccoli pori che comunicano attraverso spazi microscopici con la cavità sinoviale e si riempiono di fluido. Quando c’è pressione, il fluido viene espulso e quando l’articolazione è a riposo i piccoli spazi vengono riempiti. In questo modo, lavorando come una spugna, la cartilagine è lubrificata (18).

Quando si praticano i pawanmuktasana, soprattutto la serie anti-reumatica, le articolazioni ricevono un gentile movimento che aiuta il processo di nutrizione, protezione ed eliminazione. Con il tempo e la pratica l’estensione del movimento migliora. Questo porta lubrificazione alle aeree delle articolazioni che, a causa di un uso carente, non sono mai correttamente esposte al liquido sinoviale; i tessuti si rivitalizzano e sono protetti dalla degenerazione causata da un’eccessiva pressione, attrito ed insufficiente lubrificazione.

Le pratiche della serie dei pawanmuktasana non esercitano alcuna pressione o eccesso di carico sulle articolazioni, perché il movimento non è eseguito per sviluppare i muscoli attraverso un’iperstimolazione, ma per produrre l’effettivo movimento delle articolazioni, usando solo il peso della parte del corpo presa in considerazione. Così nella serie dei pawanmuktasana le articolazioni sono mobilizzate con sicurezza per stimolare la circolazione del fluido sinoviale, la sua secrezione ed assorbimento. Questo migliora il processo di lubrificazione e, allo stesso tempo, rivitalizza i tessuti migliorando la nutrizione e l’eliminazione dei prodotti di scarto e proteggendoli dai cambiamenti degenerativi causati da un’attività normale o anomala.

 

Gli effetti dei pawanmuktasana sul sistema venoso e linfatico

La circolazione venosa ed il sistema linfatico sono molto importanti nel processo di eliminazione dei prodotti di scarto dal corpo. Essi trasportano il materiale di scarto al cuore per essere pompato verso i siti adibiti al processo di eliminazione del corpo, come i reni e la pelle. Anche il sistema linfatico è molto importante per il processo di nutrizione, perché porta gli acidi grassi dall’intestino, dove sono assorbiti, al sistema circolatorio. Inoltre è anche importante per la funzione immunitaria, perché i linfociti entrano in circolazione principalmente attraverso il sistema linfatico.

Le vene non hanno pareti muscolari lisce, perciò hanno la capacità di dilatarsi ed agire come una riserva di sangue. Ciò significa anche che non c’è modo per i vasi di poter pompare il sangue che contengono e, peggio ancora, che la circolazione venosa avviene contro la forza di gravità. Tuttavia, abbiamo un sistema di ‘valvole venose e una pompa muscolare’ (19) che risolvono il problema. Le valvole venose fermano il sangue nella sua circolazione verso il basso, a seguito della forza di gravità, e la pompa muscolare, che è costituita dai muscoli delle gambe, comprime le vene per stimolare la circolazione o il movimento verso il cuore.

In tal modo la contrazione dei muscoli delle gambe permette al sangue di fluire, e le valvole venose mandano il flusso verso il cuore. Quando i muscoli non vengono usati, come nel caso di pazienti convalescenti o di persone che svolgono un lavoro sedentario o che mantengono una posizione per diverse ore al giorno e per anni, il flusso di sangue si ferma. Questo fa dilatare eccessivamente le vene e danneggia le valvole venose, dando luogo a malattie come le vene varicose. Il flusso del sangue è insufficiente e, anche se non sono presenti vene varicose, ciò significa che il processo d’eliminazione è compromesso, consentendo al materiale di scarto di accumularsi.

Attraverso la pratica regolare dei pawanmuktasana, la pompa muscolare si mantiene in forma, le vene sono massaggiate, la circolazione ed il flusso del sangue sono stimolati, consentendo un’adeguata funzione di nutrizione ed eliminazione in tutto il corpo. Inoltre, con la pratica della seconda serie dei pawanmuktasana le gambe vengono portate più in alto rispetto al cuore, facendo sì che la pressione idrostatica lavori in favore del flusso del sangue verso il cuore.

Un processo simile avviene nel sistema linfatico. Anche i canali linfatici hanno delle valvole che prevengono il fluire della linfa verso il basso, seguendo la pressione idrostatica. Vi è anche una pompa linfatica intrinseca, dovuta alla presenza di cellule muscolari lisce, ma questa pompa intrinseca è aiutata molto dalla pompa estrinseca, costituita dalla contrazione dei muscoli, dal movimento delle parti corporee, dalla compressione dei tessuti e dalla pulsazione arteriosa (20). Tutti questi fattori, che costituiscono la pompa linfatica estrinseca, vengono stimolati attraverso la pratica regolare dei pawanmuktasana.

Il potere di guarigione dei pawanmuktasana

I pawanmuktasana possono essere intesi come delle asana, o delle posizioni, che liberano il principio del movimento. Questo movimento può essere osservato nell’attività dei muscoli del corpo, che sono anche responsabili del movimento stesso. Il movimento, nel processo circolatorio, è considerato responsabile del nutrimento, dell’ossigenazione e dell’eliminazione dei prodotti di scarto del corpo.

Le articolazioni esistono solo per creare il movimento, ed è solo il movimento che le tiene in forma. Il movimento è il principio che s’oppone alla stagnazione, alla decadenza e alla malattia. E’ il principio del cambiamento, del rinnovamento e della rigenerazione. E’ l’attività che si oppone alla passività; è sattwa che si oppone a tamas. Tutto ciò è responsabile del potere di guarigione insito nei pawanmuktasana, o nelle posizioni che liberano il principio del movimento.

Appendice

Il prana e le nadi

Nel sistema yogico “pawan” si riferisce anche al prana, in quanto prana è definito come aria. Nell’Ayurveda, a volte, il concetto di vata e prana sono sinonimi, anche se non è propriamente corretto. Se intendiamo il prana come la forza vitale o vitalità (21), possiamo dire che pawan rappresenta questo principio energetico. Perciò, i pawanmuktasana possono essere definiti come quelle posizioni che liberano la forza vitale, o la vitalità. Da questo punto di vista possiamo anche comprendere come, attraverso la pratica di questa serie di asana, viene sprigionata una potente forza di guarigione.

Il Prana è diviso in cinque prana principali: prana, apana, samana, udana e vyana. Questi prana si riferiscono a differenti movimenti. Prana è l’aria che va in avanti ed ha un movimento ascendente; apana è l’aria che si muove verso il basso; samana è l’aria orizzontale o equilibrante; udana è l’aria con movimento a spirale e vyana è l’aria diffusa, pervadente.

Quando si praticano i pawanmuktasana con piena concentrazione e consapevolezza, si può sentire come tutti questi movimenti pranici vengano stimolati, stimolando le energie alla circolazione e redistribuzione. Uno dei prana che ne è chiaramente influenzato è vyana (22), che governa la circolazione e gl’impulsi nervosi verso la periferia ed anche il movimento delle articolazioni. Così, possiamo notare come gli effetti dei pawanmuktasana sul corpo fisico si riflettano sui prana e come gli effetti dei prana si riflettano sul corpo fisico.

La seconda serie dei pawanmuktasana (23) ha un effetto diretto su apana vayu. Il suo effetto è molto forte sui muscoli addominali bassi, sugli organi pelvici e sull’intestino crasso, che è anche la sede di vata. L’irrorazione sanguigna aumenta attraverso la stimolazione del ritorno venoso dalle gambe, ed aumenta anche il processo di eliminazione. Apana è considerato come il potere della malattia insito nel corpo, la forza di non-evoluzione e la limitazione della consapevolezza. Perciò, purificando apana vayu, il corpo è protetto dalle forze di degenerazione (24,25).

Apana è considerato anche come il supporto e il controllo di tutte le altre forme di vata, e vata è considerato la radice degli altri due umori (25). Così, attraverso la purificazione di apana, viene prodotto un effetto complessivo anche sugli altri prana e ciò si riflette sugli umori, o tridosha, che costituiscono la base dell’esistenza umana nel mondo manifesto. Tutto ciò è anche la causa del potente effetto curativo dei pawanmuktasana.
I prana sono trasportati lungo il corpo dalle nadi, che sono definite come canali o vie di corrente pranica. Questi canali energetici creano una complessa rete di ‘fili energetici’ che mantengono unito il campo d’energia del corpo umano (26). Questi canali, o vie, sono molto importanti per la circolazione del prana e possono ostruirsi a causa dell’inattività o di un’errata attività, di pensieri errati, una dieta sbagliata e, in generale, a causa di un errato stile di vita (27). Attraverso la pratica dei pawanmuktasana si provoca un massaggio stimolante ai canali energetici che libera questi blocchi (28).

Infine, possiamo dire che, attraverso i differenti movimenti di flessione, estensione e rotazione delle diverse parti del corpo, si crea un ‘effetto di avviamento’. Questo ‘effetto di avviamento’ spinge il prana a circolare e, allo stesso tempo, libera le ostruzioni. Inoltre, questo effetto parte, sistematicamente, dalla parte bassa del corpo verso la testa, dalla periferia al centro e dagli organi esterni a quelli interni.

*La serie dei pawanmuktasana è divisa in tre gruppi: esercizi anti-antireumatici, anti-gastrici e ‘shakti bandha’(posizioni che sbloccano l’energia). In quest’articolo sono stati presi in considerazione soltanto i primi due gruppi. (ndr)

Bibliografia
(1) Swami Satyananda Saraswati, Asana Pranayama Mudra Bandha, Bihar School of Yoga, Munger, 1993.
(2) David Frawley, Ayurvedic Healing: A Comprehensive Guide, Motilal Banarsidas, 1989.
(3) Vasant Lad, Ayurveda: The Science of Self-Healing, Lotus Press, N.M., 1985.
(4) David Frawley, op cit.
(5) Vasant Lad, op cit.
(6) David Frawley, op cit .
(7) Vasant Lad, op cit.
(8) David Frawley, American Inst. of Vedic Studies Health Care Professionals Independent Study Course in Ayurveda, Santa Fe, N.M. Part I, 1922.
(9) ibid.
(10) William F. Ganong, Review of Medical Physiology, Large Medical Pub., California, 12th Ed., 1985.
(11) ibid.
(12) ibid.
(13) Arthur C. Guyton, Textbook of Medical Physiology, W.B.Saunders Co., Philadelphia, 6th Ed., 1981.
(14) William F. Ganong, op cit.
(15) Swami Satyananda Saraswati, op cit.
(16) Mitchel, G.A.G., Patterson, E.L.; Basic Anatomy, E&S Livingstone Ltd., London, 2nd Ed. 1967.
(17) ibid.
(18) ibid.
(19) Arthur C. Guyton, op cit.
(20) ibid.
(21) Swami Niranjanananda Saraswati, Prana Pranayama Prana Vidya; Bihar School of Yoga, Munger, 1994.
(22) ibid.
(23) Swami Satyananda Saraswati, op cit.
(24) Swami Niranjanananda Saraswati, op cit.
(25) David Frawley, op cit.
(26) Swami Satyananda Saraswati, Kundalini Tantra, Bihar School of Yoga, Munger, 1984.
(27) Swami Niranjanananda Saraswati, op cit.
(28) Swami Satyananda Saraswati, Asana Pranayama Mudra Bandha, op cit.