Dr. Sannyasi Gopalananda (Bogota, Colombia)
Pawanmuktasana è una serie di pratiche di yoga divisa in due* gruppi: il primo gruppo è noto
come ‘esercizi anti-reumatici’ e il secondo gruppo ‘esercizi anti-gastrici’. Il
primo gruppo viene insegnato per lo più ai principianti, ai convalescenti, agli
invalidi o a coloro che sono molto rigidi, con lo scopo di sciogliere le
articolazioni e rendere i muscoli più flessibili. Questa serie è molto semplice
e facile da imparare, per questo motivo è così utile nei casi sopra descritti.
Comunque, proprio a causa di ciò, spesso tende ad essere trascurata e
sottostimata dagli aspiranti di yoga che sono alla ricerca di tecniche più
avanzate.
Lo scopo di quest’articolo è di spiegare
il significato profondo dei pawanmuktasana
in relazione al concetto Ayurvedico dei tridosha
e di come, da questo punto di vista, possiamo comprenderne gli effetti sul
corpo fisico ed il loro potere di guarigione. Innanzitutto è necessario
occuparsi del concetto Ayurvedico dei tridosha,
gli umori corporali (vata, pitta e kapha)
e della loro relazione con le pratiche dei pawanmuktasana.
In secondo luogo, vedremo come i pawanmuktasana
influenzano il corpo fisico, soprattutto i muscoli, il cervello, le
articolazioni, le vene ed il sistema linfatico. In terzo luogo vedremo come
essi stimolano il processo di guarigione attraverso la redistribuzione del
prana e lo scioglimento dei blocchi pranici.
Il significato dei pawanmuktasana
Il termine pawanmuktasana è composto da tre parole Sanscrite: pawan, che significa ‘vento’ o ‘aria’,
il cui termine Ayurvedico corrispondente è ‘vata’
o ‘vayu’; mukta, che significa ‘liberazione’ o ‘libertà’ e asana, che significa ‘posizione’ (1). Quindi, possiamo
dire che pawanmuktasana significa “le
posizioni con cui si rilasciano o si liberano il vento o l’aria”. Comunque, se
notiamo la relazione che c’è tra la parola “pawan”
ed il termine Ayurvedico “vata”,
possiamo comprendere meglio il suo significato ed avere un’idea completa di
come agisce questa serie di pratiche.
Vata è uno dei tre umori, o tridosha,
della medicina Ayurvedica. Questi tre umori si originano da differenti elementi
e costituiscono le basi dell’esistenza umana ed il nostro ambiente bio-psico-sociale.
Vata può essere tradotto come ‘ciò
che muove le cose’. È composto dagli elementi etere e aria ed è in relazione
all’energia, o forza-vitale. Vata è
la radice dei tre umori ed è considerato come il principio del movimento, o
dell’aria. La sua sede principale è nell’intestino crasso (2,3).
Pitta viene tradotto come ‘ciò che digerisce le cose’. È composto dagli
elementi fuoco e acqua ed è in relazione agli aspetti di calore e luce, nel
corpo e nella mente. Pitta governa la
digestione ed è anche il fuoco metabolico che brucia il materiale di scarto. La
sua sede principale è nell’intestino tenue (4,5).
Kapha significa ‘ciò che tiene insieme le cose’: è il principio di
coesione, amore e armonia. È composto dagli elementi acqua e terra ed è la
sostanza materiale ed il supporto degli altri due umori. La sua sede principale
è nello stomaco ed è anche connesso al declino, alla stagnazione e alla
malattia (6,7).
In realtà, questi umori non esistono
nella forma manifesta. Essi rappresentano determinate qualità, o attributi, del
mondo manifesto. Quindi, quando si parla di ‘liberazione di vata’, in realtà non ci si riferisce a qualcosa
di materiale chiamato vata, ma è il
rilascio o la liberazione di quelle particolari qualità rappresentate nel
concetto di vata. In questo modo
possiamo capire che il reale significato dei pawanmuktasana è la liberazione degli attributi o delle qualità che
sono rappresentate da vata, che
corrisponde al principio del movimento e che può essere osservato nel movimento
dell’aria e del vento.
Quando il principio del movimento è
liberato, influenza anche gli altri umori, dato che ne è la radice. Il vento
soffia sul fuoco (pitta) ed il fuoco
purifica l’acqua della vita (kapha) (8). Possiamo
anche notare che dove non c’è movimento c’è stagnazione, accumulo di prodotti
di scarto e questo causa degenerazione e malattia. Il movimento permette il
cambiamento ed il cambiamento è rinnovamento, ringiovanimento. I pawanmuktasana, quindi, possono essere
definiti come le serie di asana che
liberano il movimento, che si oppongono alla stagnazione, alla degenerazione ed
alle malattie, agevolando il cambiamento, il rinnovamento ed il
ringiovanimento.
Gli effetti dei pawanmuktasana sul
corpo fisico
Il principio del movimento, vata, può
essere visto in tutte le attività del corpo. Nel lavoro del sistema nervoso,
nei muscoli, nelle articolazioni, nella circolazione, nella digestione, ecc. (9). Ci sono
differenti gradi di attività e questo mostra quanto il corpo sia vivo. Dove c’è
molta attività o movimento, c’è vita. Dove non c’è movimento o attività, c’è decadenza
e morte. Noi siamo da qualche parte tra questi due stati. I pawanmuktasana aiutano a generare,
perfezionare ed armonizzare il movimento o l’attività nel corpo fisico.
Possiamo vederlo attraverso gli effetti dei pawanmuktasana
sull’attività dei muscoli e delle articolazioni, sulla circolazione venosa e
linfatica.
Gli effetti dei pawanmuktasana
sui muscoli
L’attività
muscolare è davvero complessa. Perciò, in questo articolo enfatizzeremo gli
effetti dei pawanmuktasana su due
importanti riflessi: il riflesso di stiramento e quello di allungamento; sul
tono muscolare e la sua relazione con la tensione fisica.
I principali componenti del
riflesso di stiramento sono i fusi neuromuscolari: dei recettori che rivelano
il cambiamento ed il tasso di variazione della lunghezza delle fibre muscolari (10). Questo aiuta nel controllo della lunghezza del muscolo
attraverso un dispositivo di risposta (11). Così, se
il muscolo si allunga, il ricettore sarà stimolato, ed attiverà il riflesso per
produrre una reazione di contrazione per contrastare le forze di stiramento.
Nel riflesso di allungamento, i ricettori sono i tendini del Golgi: degli
apparati che individuano la tensione applicata al tendine del muscolo in cui vi
è una contrazione o uno stiramento (12).
Il riflesso di allungamento è
opposto al riflesso di stiramento e la sua stimolazione produce una risposta di
rilassamento, anziché una risposta di contrazione. Ciò significa che, mentre il
riflesso di stiramento è eccitatorio, il riflesso di allungamento è inibitorio (13). Il riflesso di allungamento previene la lacerazione del muscolo
e l’avulsione del tendine dal suo attaccamento all’osso, così da proteggere il
muscolo e gli altri tessuti morbidi dall’eccessiva tensione.
Il riflesso di stiramento è molto importante
per il tono muscolare, che è definito come la resistenza del muscolo allo
stiramento. E’ uno stato di costante contrazione del muscolo, protratto per un
certo periodo di tempo, o di un grado residuo di contrazione quando i muscoli
sono a riposo. Il tono muscolare è compreso tra lo stato di flaccidità, dove
non c’è nessuna contrazione, come nella denervazione, e lo stato di spasticità,
dove c’è un’iperstimolazione del muscolo che lo porta alla massima contrazione (14).
I riflessi citati ed il tono
muscolare sono molto importanti nel controllo della postura e nel movimento,
che sono molto complessi e richiedono molta integrità, coordinazione e
cooperazione tra il sistema nervoso centrale, i nervi e i differenti gruppi di
muscoli. Questo è un processo completamente inconscio e quando siamo a riposo e
pensiamo che non stia accadendo nulla, in realtà non è così perché il corpo
richiede molta attività affinché possa essere mantenuto in una certa posizione,
anche durante il sonno.
Molti fattori sono coinvolti nel
movimento e ci sono differenti gruppi di muscoli che devono agire in
cooperazione per produrre una risposta adeguata. I muscoli che sono coinvolti
nello stesso movimento sono chiamati agonisti o protagonisti; i muscoli che si
oppongono alla loro attività sono chiamati antagonisti. I muscoli che non sono direttamente coinvolti con il
movimento, ma che cooperano con esso, sono chiamati sinergici ed, infine, c’è
un gruppo di muscoli che mantiene il corpo fermo e stabile per dare una base e
far sì che avvenga il movimento, che sono chiamati muscoli fissatori.
Ora, se osserviamo la prima serie dei
pawanmuktasana, le pratiche
anti-reumatiche (15), possiamo
notare come una grande quantità di muscoli sia utilizzata e stimolata in modo
sistematico e rilassato. C’è una minima contrazione (senza tensione) per tonificare
il riflesso di allungamento e quando un gruppo di muscoli è in contrazione, gli
antagonisti si stirano per stimolare il riflesso di stiramento. C’è anche una
massima estensione che sviluppa la flessibilità influenzando il tono dei
muscoli, portandoli al minimo stato di contrazione possibile e, in questo modo,
si ha il rilascio della tensione fisica che si riflette proprio in un elevato
tono muscolare.
Attraverso diversi movimenti di
flessione, estensione e rotazione i vari gruppi di muscoli vengono stimolati e
viene regolata la loro funzione. Si può pensare che questi esercizi non siano
differenti da quelli ginnici o aerobici, ma c’è una grande differenza. Quando
si praticano i pawanmuktasana con
piena consapevolezza e concentrazione mentale, si riesce a scomporre ogni
movimento ed essere consapevoli di quale gruppo di muscoli è in contrazione,
quale è in allungamento e quale è usato per mantenere il corpo stabile e fermo.
Quando si sente che il corpo sta
facendo resistenza ad un certo allungamento, si è consapevoli della resistenza
a questi movimenti di iperstimolazione. In questo caso viene stimolato il
riflesso di protezione. Anche se non si conosce nulla di fisiologia e di quanto
accade microscopicamente, c’è consapevolezza che qualcosa sta avvenendo per
evitare che ci si faccia male. Le asana
sono intese per essere fatte senza sforzo, dolore o tensione perché se capita
di avere uno strappo muscolare bisognerebbe fermarsi. Questo ci aiuta anche a
capire i nostri limiti e a proteggerci dall’eccessiva stimolazione e dal troppo
sforzo.
Oltre a questo, l’esecuzione
sistematica e consapevole di qualsiasi attività, stimola le differenti aree del
sistema nervoso coinvolto nella postura e nel movimento proprio come un sistema
piramidale: spina dorsale, mesencefalo, gangli basali, corteccia e cervelletto.
Gli
effetti dei pawanmuktasana sulle articolazioni
I pawanmuktasana influenzano diverse articolazioni del corpo, ma qui
ci occuperemo solo degli effetti sulle articolazioni sinoviali. Le
articolazioni sinoviali sono molto complesse ed anche molto comuni nel corpo.
Si trovano nelle caviglie, nelle ginocchia, nelle anche, nei polsi, nei piedi,
nelle dita, ecc. Tre sono le strutture importanti in questo tipo di
articolazione: la capsula articolare, la cartilagine articolare e il fluido
sinoviale. La capsula articolare è composta da un rivestimento molto sensibile
chiamato membrana sinoviale che è costituita, esternamente, da tessuto
connettivo lasso. Internamente è coperta da cellule appiattite composte da
villi che elaborano e da cellule ovali che si suppone vengano coinvolte nel processo
di secrezione del liquido sinoviale. Questa membrana ha anche una funzione
immunitaria grazie alla presenza dei fagociti che rimuovono i detriti prodotti
dal logorio e dall’usura. Questa membrana è molto vascolarizzata ed innervata (16).
La cartilagine articolare è una
fibrocartilagine bianca, solitamente ialina, che ricopre le superfici
articolari, contribuisce al movimento ed ha una funzione di protezione della
superficie stessa. Questa cartilagine non è irrorata e dipende molto dai
delicati vasi presenti nell’osso sottostante e dal fluido sinoviale per la sua
nutrizione e il riciclo. Il liquido sinoviale è un dializzato di plasma bloccato,
ovvero un trasudato. Ha una natura lubrificante, nutritiva e protettiva. E’
parzialmente prodotto dalle cellule sinoviali ed è riassorbito dai villi e
dalle aperture, o stomi, tra le cellule superficiali. Questo processo di
riassorbimento è accelerato molto dal movimento (17).
Il processo di lubrificazione è
molto importante per la corretta funzione ed il mantenimento delle
articolazioni, e questo dipende soprattutto dal movimento. Quando
l’articolazione si muove, il fluido viene spinto tra le superfici dei
cuscinetti e viene mantenuto lì quando l’articolazione è a riposo. La
cartilagine ha dei piccoli pori che comunicano attraverso spazi microscopici
con la cavità sinoviale e si riempiono di fluido. Quando c’è pressione, il
fluido viene espulso e quando l’articolazione è a riposo i piccoli spazi
vengono riempiti. In questo modo, lavorando come una spugna, la cartilagine è
lubrificata (18).
Quando si praticano i pawanmuktasana, soprattutto la serie
anti-reumatica, le articolazioni ricevono un gentile movimento che aiuta il
processo di nutrizione, protezione ed eliminazione. Con il tempo e la pratica
l’estensione del movimento migliora. Questo porta lubrificazione alle aeree
delle articolazioni che, a causa di un uso carente, non sono mai correttamente
esposte al liquido sinoviale; i tessuti si rivitalizzano e sono protetti dalla
degenerazione causata da un’eccessiva pressione, attrito ed insufficiente
lubrificazione.
Le pratiche della serie dei pawanmuktasana non esercitano alcuna pressione
o eccesso di carico sulle articolazioni, perché il movimento non è eseguito per
sviluppare i muscoli attraverso un’iperstimolazione, ma per produrre
l’effettivo movimento delle articolazioni, usando solo il peso della parte del
corpo presa in considerazione. Così nella serie dei pawanmuktasana le articolazioni sono mobilizzate con sicurezza per
stimolare la circolazione del fluido sinoviale, la sua secrezione ed assorbimento.
Questo migliora il processo di lubrificazione e, allo stesso tempo, rivitalizza
i tessuti migliorando la nutrizione e l’eliminazione dei prodotti di scarto e
proteggendoli dai cambiamenti degenerativi causati da un’attività normale o
anomala.
Gli
effetti dei pawanmuktasana sul sistema venoso e linfatico
La circolazione venosa ed il
sistema linfatico sono molto importanti nel processo di eliminazione dei
prodotti di scarto dal corpo. Essi trasportano il materiale di scarto al cuore
per essere pompato verso i siti adibiti al processo di eliminazione del corpo,
come i reni e la pelle. Anche il sistema linfatico è molto importante per il
processo di nutrizione, perché porta gli acidi grassi dall’intestino, dove sono
assorbiti, al sistema circolatorio. Inoltre è anche importante per la funzione
immunitaria, perché i linfociti entrano in circolazione principalmente
attraverso il sistema linfatico.
Le vene non hanno pareti muscolari
lisce, perciò hanno la capacità di dilatarsi ed agire come una riserva di
sangue. Ciò significa anche che non c’è modo per i vasi di poter pompare il
sangue che contengono e, peggio ancora, che la circolazione venosa avviene
contro la forza di gravità. Tuttavia, abbiamo un sistema di ‘valvole venose e
una pompa muscolare’ (19) che
risolvono il problema. Le valvole venose fermano il sangue nella sua circolazione
verso il basso, a seguito della forza di gravità, e la pompa muscolare, che è
costituita dai muscoli delle gambe, comprime le vene per stimolare la
circolazione o il movimento verso il cuore.
In tal modo la contrazione dei
muscoli delle gambe permette al sangue di fluire, e le valvole venose mandano
il flusso verso il cuore. Quando i muscoli non vengono usati, come nel caso di
pazienti convalescenti o di persone che svolgono un lavoro sedentario o che
mantengono una posizione per diverse ore al giorno e per anni, il flusso di
sangue si ferma. Questo fa dilatare eccessivamente le vene e danneggia le
valvole venose, dando luogo a malattie come le vene varicose. Il flusso del
sangue è insufficiente e, anche se non sono presenti vene varicose, ciò
significa che il processo d’eliminazione è compromesso, consentendo al
materiale di scarto di accumularsi.
Attraverso la pratica regolare dei pawanmuktasana, la pompa muscolare si
mantiene in forma, le vene sono massaggiate, la circolazione ed il flusso del
sangue sono stimolati, consentendo un’adeguata funzione di nutrizione ed
eliminazione in tutto il corpo. Inoltre, con la pratica della seconda serie dei
pawanmuktasana le gambe vengono
portate più in alto rispetto al cuore, facendo sì che la pressione idrostatica
lavori in favore del flusso del sangue verso il cuore.
Un processo simile avviene nel
sistema linfatico. Anche i canali linfatici hanno delle valvole che prevengono
il fluire della linfa verso il basso, seguendo la pressione idrostatica. Vi è anche
una pompa linfatica intrinseca, dovuta alla presenza di cellule muscolari
lisce, ma questa pompa intrinseca è aiutata molto dalla pompa estrinseca,
costituita dalla contrazione dei muscoli, dal movimento delle parti corporee, dalla
compressione dei tessuti e dalla pulsazione arteriosa (20). Tutti questi fattori, che costituiscono la pompa linfatica
estrinseca, vengono stimolati attraverso la pratica regolare dei pawanmuktasana.
Il
potere di guarigione dei pawanmuktasana
I pawanmuktasana possono essere intesi come delle asana, o delle posizioni, che liberano
il principio del movimento. Questo movimento può essere osservato nell’attività
dei muscoli del corpo, che sono anche responsabili del movimento stesso. Il
movimento, nel processo circolatorio, è considerato responsabile del
nutrimento, dell’ossigenazione e dell’eliminazione dei prodotti di scarto del
corpo.
Le articolazioni esistono solo per
creare il movimento, ed è solo il movimento che le tiene in forma. Il movimento
è il principio che s’oppone alla stagnazione, alla decadenza e alla malattia.
E’ il principio del cambiamento, del rinnovamento e della rigenerazione. E’
l’attività che si oppone alla passività; è sattwa
che si oppone a tamas. Tutto ciò è
responsabile del potere di guarigione insito nei pawanmuktasana, o nelle posizioni che liberano il principio del
movimento.
Appendice
Il
prana e le nadi
Nel sistema yogico “pawan” si riferisce anche al prana, in quanto prana è definito come aria. Nell’Ayurveda, a volte, il concetto di vata e prana sono sinonimi, anche se non è propriamente corretto. Se
intendiamo il prana come la forza vitale
o vitalità (21), possiamo dire che pawan rappresenta questo principio energetico.
Perciò, i pawanmuktasana possono
essere definiti come quelle posizioni che liberano la forza vitale, o la
vitalità. Da questo punto di vista possiamo anche comprendere come, attraverso
la pratica di questa serie di asana,
viene sprigionata una potente forza di guarigione.
Il Prana è diviso in cinque prana
principali: prana, apana, samana, udana e vyana. Questi prana si riferiscono a differenti movimenti. Prana è l’aria che va in avanti ed ha un movimento ascendente; apana è l’aria che si muove verso il
basso; samana è l’aria orizzontale o
equilibrante; udana è l’aria con
movimento a spirale e vyana è l’aria
diffusa, pervadente.
Quando si
praticano i pawanmuktasana con piena
concentrazione e consapevolezza, si può sentire come tutti questi movimenti
pranici vengano stimolati, stimolando le energie alla circolazione e
redistribuzione. Uno dei prana che ne
è chiaramente influenzato è vyana (22), che governa la circolazione e gl’impulsi nervosi verso la
periferia ed anche il movimento delle articolazioni. Così, possiamo notare come
gli effetti dei pawanmuktasana sul
corpo fisico si riflettano sui prana
e come gli effetti dei prana si
riflettano sul corpo fisico.
La seconda serie dei pawanmuktasana (23) ha un effetto diretto su apana
vayu. Il suo effetto è molto forte sui muscoli addominali bassi, sugli
organi pelvici e sull’intestino crasso, che è anche la sede di vata. L’irrorazione sanguigna aumenta
attraverso la stimolazione del ritorno venoso dalle gambe, ed aumenta anche il
processo di eliminazione. Apana è
considerato come il potere della malattia insito nel corpo, la forza di non-evoluzione
e la limitazione della consapevolezza. Perciò, purificando apana vayu, il corpo è protetto dalle forze di degenerazione (24,25).
Apana è considerato anche come il supporto e il controllo di tutte le
altre forme di vata, e vata è considerato la radice degli altri
due umori (25). Così, attraverso la
purificazione di apana, viene
prodotto un effetto complessivo anche sugli altri prana e ciò si riflette sugli umori, o tridosha, che costituiscono la base dell’esistenza umana nel mondo
manifesto. Tutto ciò è anche la causa del potente effetto curativo dei pawanmuktasana.
I prana sono trasportati lungo il corpo dalle nadi, che sono definite come canali o vie di corrente pranica.
Questi canali energetici creano una complessa rete di ‘fili energetici’ che
mantengono unito il campo d’energia del corpo umano (26). Questi canali, o vie, sono molto importanti per la circolazione
del prana e possono ostruirsi a causa dell’inattività o di un’errata attività, di
pensieri errati, una dieta sbagliata e, in generale, a causa di un errato stile
di vita (27). Attraverso la pratica dei
pawanmuktasana si provoca un massaggio
stimolante ai canali energetici che libera questi blocchi (28).
Infine, possiamo dire che, attraverso
i differenti movimenti di flessione, estensione e rotazione delle diverse parti
del corpo, si crea un ‘effetto di avviamento’. Questo ‘effetto di avviamento’
spinge il prana a circolare e, allo
stesso tempo, libera le ostruzioni. Inoltre, questo effetto parte,
sistematicamente, dalla parte bassa del corpo verso la testa, dalla periferia
al centro e dagli organi esterni a quelli interni.
*La
serie dei pawanmuktasana è divisa in tre gruppi: esercizi anti-antireumatici, anti-gastrici e ‘shakti
bandha’(posizioni che sbloccano l’energia). In quest’articolo sono stati presi
in considerazione soltanto i primi due gruppi. (ndr)
Bibliografia
(1) Swami Satyananda Saraswati, Asana Pranayama Mudra Bandha, Bihar School of Yoga, Munger, 1993.
(2) David Frawley, Ayurvedic Healing: A Comprehensive Guide, Motilal Banarsidas, 1989.
(3) Vasant Lad, Ayurveda: The Science of Self-Healing, Lotus Press, N.M., 1985.
(4) David Frawley, op cit.
(5) Vasant Lad, op cit.
(6) David Frawley, op cit .
(7) Vasant Lad, op cit.
(8) David Frawley, American Inst. of Vedic Studies Health Care Professionals Independent Study Course in Ayurveda, Santa Fe, N.M. Part I, 1922.
(9) ibid.
(10) William F. Ganong, Review of Medical Physiology, Large Medical Pub.,California , 12th Ed.,
1985.
(11) ibid.
(12) ibid.
(13) Arthur C. Guyton, Textbook of Medical Physiology, W.B.Saunders Co.,Philadelphia , 6th Ed.,
1981.
(14) William F. Ganong, op cit.
(15) Swami Satyananda Saraswati, op cit.
(16) Mitchel, G.A.G., Patterson, E.L.; Basic Anatomy, E&S Livingstone Ltd.,London , 2nd Ed. 1967.
(17) ibid.
(18) ibid.
(19) Arthur C. Guyton, op cit.
(20) ibid.
(21) Swami Niranjanananda Saraswati, Prana Pranayama Prana Vidya;Bihar School
of Yoga, Munger, 1994.
(22) ibid.
(23) Swami Satyananda Saraswati, op cit.
(24) Swami Niranjanananda Saraswati, op cit.
(25) David Frawley, op cit.
(26) Swami Satyananda Saraswati, Kundalini Tantra, Bihar School of Yoga, Munger, 1984.
(27) Swami Niranjanananda Saraswati, op cit.
(28) Swami Satyananda Saraswati, Asana Pranayama Mudra Bandha, op cit.
(1) Swami Satyananda Saraswati, Asana Pranayama Mudra Bandha, Bihar School of Yoga, Munger, 1993.
(2) David Frawley, Ayurvedic Healing: A Comprehensive Guide, Motilal Banarsidas, 1989.
(3) Vasant Lad, Ayurveda: The Science of Self-Healing, Lotus Press, N.M., 1985.
(4) David Frawley, op cit.
(5) Vasant Lad, op cit.
(6) David Frawley, op cit .
(7) Vasant Lad, op cit.
(8) David Frawley, American Inst. of Vedic Studies Health Care Professionals Independent Study Course in Ayurveda, Santa Fe, N.M. Part I, 1922.
(9) ibid.
(10) William F. Ganong, Review of Medical Physiology, Large Medical Pub.,
(11) ibid.
(12) ibid.
(13) Arthur C. Guyton, Textbook of Medical Physiology, W.B.Saunders Co.,
(14) William F. Ganong, op cit.
(15) Swami Satyananda Saraswati, op cit.
(16) Mitchel, G.A.G., Patterson, E.L.; Basic Anatomy, E&S Livingstone Ltd.,
(17) ibid.
(18) ibid.
(19) Arthur C. Guyton, op cit.
(20) ibid.
(21) Swami Niranjanananda Saraswati, Prana Pranayama Prana Vidya;
(22) ibid.
(23) Swami Satyananda Saraswati, op cit.
(24) Swami Niranjanananda Saraswati, op cit.
(25) David Frawley, op cit.
(26) Swami Satyananda Saraswati, Kundalini Tantra, Bihar School of Yoga, Munger, 1984.
(27) Swami Niranjanananda Saraswati, op cit.
(28) Swami Satyananda Saraswati, Asana Pranayama Mudra Bandha, op cit.