Swami Niranjanananda Saraswati
Il Natale è l’occasione
per celebrare due avvenimenti: la nascita di Gesù e la discesa della coscienza
del Cristo. Gesù fu una persona, la coscienza del Cristo fu la discesa dello
spirito. Voi siete delle persone, avete un corpo, siete limitati e vincolati
dai sensi e dalla mente ma, allo stesso tempo, avete una forza vitale (la
vitalità, il dinamismo) che, fisicamente, o esternamente, è nota come spirito e
che, nella terminologia esoterica, è conosciuta come la coscienza Divina o la
coscienza del Cristo.
Come vi è una maturità,
o un’evoluzione, nel corpo fisico, dalla nascita all’età adulta, alla vecchiaia
e alla morte, allo stesso modo vi è un’evoluzione della coscienza. Quest’evoluzione
della coscienza culmina nella coscienza del Cristo. La coscienza del Cristo è
la coscienza che è in comunione con la natura Divina, la coscienza che è unita,
che non è frammentata. In questo momento la nostra coscienza è frammentata, nel
senso che non abbiamo nessuna idea o consapevolezza di cosa stia accadendo a
livello inconscio. Abbiamo una comprensione molto superficiale del livello
subconscio e una comprensione parziale del livello inconscio. Quindi, la nostra
coscienza è frammentata, spezzata.
La
coscienza del Cristo e lo stato di turiya
Tuttavia, vi è un’altra
coscienza che è unificata, che gli yogi hanno chiamato lo stato di turiya. Turiya è la coscienza unificata. La coscienza del Cristo del
Cristianesimo e la coscienza del turiya
dello yoga sono la stessa cosa. Questa coscienza è la vera forma dello spirito.
Quindi, cos’è lo
spirito? Qual è la differenza tra spirito e coscienza? Essi sono la
manifestazione della stessa forza ed energia. Quando l’acqua di un lago è
agitata perde la sua limpidezza ma, quando l’acqua diventa calma, potete vedere
ogni cosa riflessa in essa. Così, la coscienza frammentata è l’acqua agitata,
dove ci si muove semplicemente a tentoni senza riuscire a vedere nulla
chiaramente. L’acqua ferma, dove ogni cosa è riflessa, è lo stato di turiya, o lo stato del Cristo.
Oggi siamo consapevoli
di due eventi importanti: la nascita di Gesù, il figlio di Maria e di Giuseppe,
e la discesa della coscienza del Cristo, o lo stato di turiya, conosciuto come il concetto del figlio di Dio – Ishwara ansh jiva avinashi. La
spiegazione del concetto di figlio di Dio si trova nel Ramayama, nella Bhagavad
Gita e in tutti i testi che trattano della vita spirituale. Noi dobbiamo
connetterci con questo spirito unificato. Le persone lo fanno in modi e forme
differenti. È come dire: “Tutte le strade portano a Roma” – il termine “strade”
è plurale, non singolare. Ognuno decide la propria strada in base al proprio
livello d’evoluzione nella vita.
Il
viaggio dello spirito
Non sto parlando della
teologia Cristiana. Sto spiegando le dimensioni spirituali dello spirito.
L’evoluzione dello spirito non si ha in un unico momento, è un viaggio
continuo. Il viaggio termina solo quando raggiungiamo la destinazione
finale. Non si può fare esperienza della
coscienza già dall’inizio, si può solo fare esperienza della parte manifesta
della coscienza, che è la mente. Si deve lavorare con la mente, purificarla e
trasformarla, per poter avere una visione della coscienza. La mente è la prima
barriera che deve essere superata. Fino a questo punto non si è in grado di
realizzare la coscienza.
Sebbene gli psicologi,
gli psichiatri e gli psicanalisti parlino di conscio, subconscio ed inconscio,
in realtà questi termini non significano nulla perché il conscio, il subconscio
e l’inconscio di cui loro parlano sono in relazione con la mente conscia, la
mente subconscia e con la mente inconscia. Perciò quando diciamo: “Io sono
conscio” non significa nulla; è un “volo di fantasia”.
Il termine “coscienza”
si riferisce alla conoscenza ed all’esperienza della natura interiore, swabhava. Il termine “mente”, il grande chitta, il grande ahamkara (ego), il grande buddhi
(intelligenza), sono parti della coscienza, così come le braccia, le gambe
e la testa sono parti del corpo e non hanno alcuna funzione se considerati come
parti isolate. Se rimuovete la testa dal corpo, cosa accade? Se rimuovete le
braccia o le gambe dal corpo, cosa accade? E se rimuovete il corpo dal corpo,
cosa accade? Sebbene ogni parte sia riconosciuta indipendentemente, esse non
hanno nessuna funzione indipendente. Ugualmente, sebbene la mente sia
riconosciuta come un’estensione, come il lato manifesto della coscienza, non
possiamo percepire la vera coscienza, swabhava,
la natura interiore, finché lavoriamo con la mente.
Scoprire
la connessione tra la coscienza e lo spirito
Pertanto, in tutte le
tradizioni del passato, il pensiero sviluppatosi è stato quello di vedere, di
sperimentare, la relazione della mente con il mondo e l’espressione della mente
nel mondo; e poi trasformare quest’esperienza, questa qualità della mente, per
realizzare swabhava, la natura
interiore, la coscienza. Una volta che la coscienza è identificata come la
natura della creazione, si è scoperto il collegamento. L’essenza viene scoperta
all’interno della coscienza, e tale essenza è l’essenza Divina.
C’è una differenza tra
l’acqua dell’oceano e l’acqua di un fiume o di un lago. L’acqua dell’oceano ha
una qualità differente rispetto a quella del fiume, sebbene entrambe siano H2O. In ogni ambiente la
qualità dell’H2O è differente. Perché
l’oceano è salato? Da dove viene questo sale? Perché i laghi ed i fiumi non
sono salati? Perché c’è questa differenza, se gli altri componenti dell’acqua
sono gli stessi? Se ne troverete la ragione, scoprirete anche tutte le risposte
della vita.
Il collegamento tra la
coscienza e lo spirito è noto come l’essenza, l’H2O. L’essenza è là, ma in associazione con
differenti oggetti della creazione – tempo, spazio e oggetto - la percezione
dello spirito e la percezione della coscienza cambiano. Solo poche persone al
mondo, attraverso i loro sforzi, sono state in grado di realizzare la
coscienza, e oltre a queste poche persone, alcuni hanno fatto esperienza della
coscienza Divina.
Noi apparteniamo alla
prima categoria di persone: quelli che hanno combattuto con la mente, che hanno
combattuto per trasformare le loro percezioni ed espressioni, che hanno
combattuto per trovare l’armonia, o l’equilibrio, tra la mente e il cuore – tra
buddhi e bhavana, tra la logica ed il sentimento. Questo è il nostro
livello. Quelle persone che sono andate oltre la mente, dicono che la logica
non esiste oltre la mente: esiste solo il sentimento. La coscienza è il regno
del sentimento, ma non il sentimento della gioia, della felicità, dell’amore,
della compassione e della pace di cui fate esperienza attraverso la mente. Il
sentimento della coscienza è di tipo differente e non può essere spiegato o
definito. I sentimenti che esprimiamo sono un’indicazione, uno scorcio in
miniatura della cosa reale di cui dovremmo fare esperienza. Una volta che si è
fatta esperienza del sentimento trasformativo, trascendentale, ogni cellula e
atomo del corpo diventano realizzati, ogni cellula e ogni atomo del corpo
diventano luminosi.
Nella vita spirituale
arriva un momento che chiamiamo “il giorno”, e ciò avviene solo quando avremmo
raggiunto la nostra destinazione. “La foresta è amorevole, oscura e profonda,
ma io ho ancora molte miglia da percorrere prima di dormire”. Questo indica il
viaggio dello spirito. Dalla mente alla coscienza, alla realizzazione della
connessione universale. Questa connessione universale è la connessione della
coscienza del Cristo, la connessione dello stato di turiya dell’essere.
Sadhana
per trasformare la mente
Cristo visse duemila
anni fa. Perché lo ricordiamo ancora oggi? Non perché fu il fondatore del
Cristianesimo. Il Cristianesimo è stato fondato a Roma, non a Betlemme o a
Gerusalemme. Il fondatore e organizzatore del sistema cristiano fu San Pietro.
L’insegnamento di Cristo, di Gesù, prima della fondazione del Cristianesimo,
era molto semplice. Se dovessimo descrivere l’insegnamento di Cristo nel
linguaggio moderno, dovremmo dire: “Vivete per gli altri, per alleviare la
sofferenza degli altri e per riconnetterli con la sorgente, con Dio”.
Questo, in breve, è
l’insegnamento di Cristo, e questa è la cosa più importante da fare per
trasformare la mente umana.
Chi vive per le altre
persone? Oggi siamo così concentrati su noi stessi che ci dimentichiamo della
sofferenza degli altri: siamo troppo presi dai nostri conflitti e problemi.
Connettersi con Dio, con la fonte, è diventata una realtà distante dalla nostra
vita. Ma se riusciamo a creare un processo di soddisfazione di questi tre
importanti mandati di Cristo, allora diventiamo dei veri Cristiani nel cuore e
nello spirito; diventiamo dei veri yogi nel cuore e nello spirito; diventiamo
dei veri esseri umani nell’azione e nel pensiero.
Questo deve essere il sadhana per umanizzarci. Ci chiamiamo
“esseri umani”, ma questo è solo un termine sociale. In realtà, siamo
differenti. Quali sono le qualità degli esseri umani? Cosa determina che siamo
degli esseri umani? Il pensiero non è una qualità dell’essere umano, il
pensiero è un processo dell’intelletto, dell’intelligenza. L’intelletto non
definisce un essere umano, perché lo stesso intelletto, se usato nel modo
sbagliato, può renderci satanici.
Lo
spirito è oltre la mente
La cosa che ci rende
dei veri esseri umani è la conoscenza della connessione, del filo invisibile
che esiste e che connette l’individuo con il trascendentale, con il Divino. L’abilità
è nel vedere questa connessione, questo collegamento, in ogni cosa, in tutti; è
la distruzione del pensiero che “Io sono superiore” o “Io sono inferiore”, “Io
ne so di più” o “Io ne so di meno” – perché tutti questi pensieri sono solo giochi
dell’ego. Se io mi sento superiore, è il mio ego che sta giocando con me
stesso. Se io mi sento inferiore, è il mio ego che sta giocando con me stesso.
Se considero me stesso saggio, è il mio ego. Se mi considero sciocco, è il mio
ego. Sciocco in relazione a cosa? Saggio in relazione a cosa? È l’avere una
specializzazione universitaria l’indicazione della vostra saggezza, soltanto
perché vi siete riempiti la testa con molti e differenti idee e concetti,
alcuni dei quali sono molto appaganti ed arricchenti, mentre altri non sono
così appaganti e non danno così tanto arricchimento?
L’esperienza umana è
oltre l’ego. Dovete comprendere questo concetto in termini di mente, coscienza
e spirito. L’intelletto, la conoscenza e la percezione si riferiscono tutte
alla dimensione della mente. La comprensione di voi stessi, di chi siete, è
relativa alla dimensione della mente. Ma la mente deve morire, affinché la
coscienza possa nascere. Gesù dovette morire per far emergere Cristo. Gesù morì
sulla croce e dopo tre giorni Cristo uscì dal sepolcro. Fu Cristo ad ascendere
in paradiso. Gesù non ascese in paradiso. Cristo ascese in paradiso. Così la
mente, che è in relazione con il mondo, deve morire e la coscienza deve emergere.
Quindi, non occorre nessuna saggezza, conoscenza, intelligenza o consapevolezza
individuale per giungere all’esperienza della coscienza o dello spirito. Una
volta che realizzerete lo spirito, lo spirito sarà riconosciuto come Uno.
La
connessione universale
Dei cinque elementi che
costituiscono questo mondo, ce né uno che connette ogni individuo con un altro.
Questo elemento è l’aria. Chi è a conoscenza che, probabilmente, l’aria che
stiamo respirando in questo momento è la stessa aria espirata da Cristo duemila
anni fa? Probabilmente è la stessa aria espirata da Krishna cinquemila anni fa.
E’ quest’aria che ci connette l’un l’altro, globalmente. E così, come in questa
dimensione l’aria è l’agente che connette, in una dimensione più elevata, lo
spirito è l’agente che connette.
Noi pensiamo allo
spirito come a qualcosa di unico per ognuno. Ma, forse, è come la nostra
abilità di inspirare. Il modo in cui respiriamo è unico per ognuno, ma l’aria è
universale. Allo stesso modo, la nostra esperienza dello spirito può essere
individuale, ma esso è una connessione universale. Perciò, l’affermazione “Mio
Padre ed io siamo Uno” significa che l’io individuale e lo spirito universale -
lo spirito di cui faccio esperienza all’interno di me stesso e lo spirito che
circonda l’intera creazione manifesta ed immanifesta - sono Uno; e
l’affermazione “Aham Brahmasmi”, “Io
sono lo spirito universale”, è l’affermazione di coloro che hanno avuto una
visione dello spirito.
Come parte del nostro sadhana nella vita, dobbiamo fare un
tentativo, forse non immediatamente ma nel corso del tempo, per trascendere la
mente. La mente è la forza che limita la nostra espressione, che restringe il
campo della nostra partecipazione alla vita in maniera omogenea, integrata,
evolutiva. È a causa di questa restrizione, che è un legame di maya, la creazione, la terza forza
dimensionale, che siamo consapevoli di noi stessi come individui. È maya
che ci fa realizzare la nostra unicità. Ma questa maya è come il paralume su una lampada.
Le storie della Bibbia
racchiudono concetti yogici e tantrici. L’apertura delle sette porte, la
rimozione dei sette veli, si riferiscono all’apertura dei sette chakra. Appena ogni velo viene tolto,
appena ogni porta viene aperta, maggiore luce si propaga. Se coprite una
lampadina da 1000 watt con sette lenzuola, uno sopra l’altro, che intensità, o
luminosità, potrete vedere? Per poter vedere la luce così com’è dovete
rimuovere tutte le coperture. Le coperture, o i veli, a cui si riferisce la
Bibbia, sono in riferimento ai chakra.
Dovete aprire i chakra e poi, in sahasrara, farete l’esperienza della
luce pura. Questo è solo un esempio degli insegnamenti dati nella Bibbia.
Questi esempi indicano il processo del tantra ed il processo dello yoga.
Sviluppare
la semplicità, l’innocenza, la chiarezza e la compassione
A Gesù era familiare il
processo dello yoga e del tantra. Le persone stanno realizzando molto
lentamente la profondità degli insegnamenti del Cristianesimo. Gl’insegnamenti
del Cristianesimo sono la bhakti, la
devozione, e i valori morali, miscelati con i concetti yogici e tantrici, in
modo tale che essi rappresentino la dimensione spirituale della trasformazione
umana seguendo il sentiero della devozione e la costruzione del carattere umano.
A Gesù erano familiari gli insegnamenti dello yoga e del tantra. Egli insegnava
yoga e tantra, non nella forma di asana,
pranayama, yoga nidra e meditazione, ma come metodi per conoscere la realtà
più elevata che esiste interiormente.
Ogni insegnamento convoglia
due idee: lo scopo che occorre perseguire ed il processo, il metodo, che si
deve adottare per raggiungerlo. Se si parte dallo scopo senza il processo, si
sta facendo filosofia. Se si parte dal processo senza lo scopo, si sta seguendo
un sistema. Ma quando scopo e processo si uniscono insieme, quello che si
ottiene è sadhana, il processo
trasformativo. Negli insegnamenti del Cristo scorgiamo il sadhana. Egli, poi, parlava in un linguaggio molto semplice. Ai
suoi tempi, le persone non viaggiavano intorno al mondo e non avevano gradi e
diplomi universitari. Le persone, quindi, erano molto semplici e innocenti.
Cristo parlava loro nel loro linguaggio e li ispirava a sviluppare la
semplicità, l’innocenza, la chiarezza del pensiero e la compassione verso gli
altri. Nel contesto moderno, noi abbiamo bisogno di comprendere questi concetti
in relazione alla nostra attuale situazione di vita. Quando cerchiamo di fare
questo, stiamo facendo yoga: il processo che ci porta all’unione.
La mia intenzione non è
quella di parlare della storia del Cristianesimo, ma di realizzare lo spirito
con cui dobbiamo connetterci al fine di diventare dei veri esseri umani.
Solamente dopo le nostre lacune, gli errori ed i peccati saranno ‘lavati via’.
Fino a quando non saremo diventati dei veri esseri umani, dovremmo portarci
dietro il peso della croce, e questo è molto pesante. Dobbiamo diventare
consapevoli della nostra vita e vedere quanti bagagli ci portiamo dietro – le
nostre insicurezze, le paure, i complessi, le inibizioni, i desideri, gli
attaccamenti e tutte le altre espressioni della mente che hanno a che fare con
noi, come l’odio, la rabbia, la gelosia e la frustrazione. Tutte queste cose
hanno a che fare con noi, o no? Quindi, stiamo portando un gran peso sulle
spalle che sembra continui a crescere giorno dopo giorno. Le persone dicono:
“Cristo è morto sulla croce per i nostri peccati.” Si, questi sono i nostri
peccati. Questi sono i peccati contro l’umanità. Egli è morto per renderci
consapevoli che deve essere fatto un certo sforzo per lasciarsi alle spalle il
peso che portiamo nel nostro zaino.
Date
la priorità alla vita spirituale
Stanotte, quando
andrete in stanza, non andate subito a dormire ma, per 10 o 15 minuti,
riflettete e fate una lista delle priorità per la vostra vita spirituale. Così
come fate una lista delle priorità per la vostra vita materiale, per soddisfare
le vostre aspirazioni e desideri, fate una lista delle priorità per la vostra
vita spirituale. Cosa sperate di vedere in voi stessi? Non pensate alle cose
molto elevate della vita, questo è impossibile. Non pensate a raggiungere il
sole, questo non è possibile. Più vicino arrivate al sole, più caldo diventa e,
alla fine, vi bruciate a tal punto che non rimarrà nessuna traccia di voi,
tutti gli atomi del corpo saranno consumati.
Fate una lista delle
vostre priorità per la vita spirituale. Non vi darò nessun suggerimento,
dovrete cercare da soli. Ognuno di voi oggi dovrebbe stilare una priorità che
non sia un obiettivo impossibile, ma che sia raggiungibile. Non andate nemmeno su
concetti astratti, come: “Sarò una persona buona.” Buona relativa a cosa? Come
il tempo è relativo, così buono e cattivo sono relativi. Pensate a qualcosa di
definito a cui aspirate, sperate e che potete raggiungere nel corso della vita.
Ricordate di scoprire e comprendere la spiritualità da un punto di vista
pratico, perché la vera vita spirituale modifica il materiale.
Dovete pensare e
riflettere sul cammino spirituale che desiderate intraprendere, e che molti di
voi pensano d’aver intrapreso, da una prospettiva molto terrena, senza troppe
fantasie filosofiche. Quando avrete deciso: “Ok, questo è il primo passo nella
mia vita spirituale”, potrete lasciar perdere ed andare a dormire. Se volete
connettervi con lo spirito del Natale, fatelo. Per i cristiani è arrivato il
Natale, per gli yogi il turiya.
-
Ganga
Darshan, 24 dicembre 1999