sabato 13 dicembre 2014
Lo spirito del Natale
Swami Niranjanananda Saraswati
Il Natale è l’occasione
per celebrare due avvenimenti: la nascita di Gesù e la discesa della coscienza
del Cristo. Gesù fu una persona, la coscienza del Cristo fu la discesa dello
spirito. Voi siete delle persone, avete un corpo, siete limitati e vincolati
dai sensi e dalla mente ma, allo stesso tempo, avete una forza vitale (la
vitalità, il dinamismo) che, fisicamente, o esternamente, è nota come spirito e
che, nella terminologia esoterica, è conosciuta come la coscienza Divina o la
coscienza del Cristo.
Come vi è una maturità,
o un’evoluzione, nel corpo fisico, dalla nascita all’età adulta, alla vecchiaia
e alla morte, allo stesso modo vi è un’evoluzione della coscienza. Quest’evoluzione
della coscienza culmina nella coscienza del Cristo. La coscienza del Cristo è
la coscienza che è in comunione con la natura Divina, la coscienza che è unita,
che non è frammentata. In questo momento la nostra coscienza è frammentata, nel
senso che non abbiamo nessuna idea o consapevolezza di cosa stia accadendo a
livello inconscio. Abbiamo una comprensione molto superficiale del livello
subconscio e una comprensione parziale del livello inconscio. Quindi, la nostra
coscienza è frammentata, spezzata.
La
coscienza del Cristo e lo stato di turiya
Tuttavia, vi è un’altra
coscienza che è unificata, che gli yogi hanno chiamato lo stato di turiya. Turiya è la coscienza unificata. La coscienza del Cristo del
Cristianesimo e la coscienza del turiya
dello yoga sono la stessa cosa. Questa coscienza è la vera forma dello spirito.
Quindi, cos’è lo
spirito? Qual è la differenza tra spirito e coscienza? Essi sono la
manifestazione della stessa forza ed energia. Quando l’acqua di un lago è
agitata perde la sua limpidezza ma, quando l’acqua diventa calma, potete vedere
ogni cosa riflessa in essa. Così, la coscienza frammentata è l’acqua agitata,
dove ci si muove semplicemente a tentoni senza riuscire a vedere nulla
chiaramente. L’acqua ferma, dove ogni cosa è riflessa, è lo stato di turiya, o lo stato del Cristo.
Oggi siamo consapevoli
di due eventi importanti: la nascita di Gesù, il figlio di Maria e di Giuseppe,
e la discesa della coscienza del Cristo, o lo stato di turiya, conosciuto come il concetto del figlio di Dio – Ishwara ansh jiva avinashi. La
spiegazione del concetto di figlio di Dio si trova nel Ramayama, nella Bhagavad
Gita e in tutti i testi che trattano della vita spirituale. Noi dobbiamo
connetterci con questo spirito unificato. Le persone lo fanno in modi e forme
differenti. È come dire: “Tutte le strade portano a Roma” – il termine “strade”
è plurale, non singolare. Ognuno decide la propria strada in base al proprio
livello d’evoluzione nella vita.
Il
viaggio dello spirito
Non sto parlando della
teologia Cristiana. Sto spiegando le dimensioni spirituali dello spirito.
L’evoluzione dello spirito non si ha in un unico momento, è un viaggio
continuo. Il viaggio termina solo quando raggiungiamo la destinazione
finale. Non si può fare esperienza della
coscienza già dall’inizio, si può solo fare esperienza della parte manifesta
della coscienza, che è la mente. Si deve lavorare con la mente, purificarla e
trasformarla, per poter avere una visione della coscienza. La mente è la prima
barriera che deve essere superata. Fino a questo punto non si è in grado di
realizzare la coscienza.
Sebbene gli psicologi,
gli psichiatri e gli psicanalisti parlino di conscio, subconscio ed inconscio,
in realtà questi termini non significano nulla perché il conscio, il subconscio
e l’inconscio di cui loro parlano sono in relazione con la mente conscia, la
mente subconscia e con la mente inconscia. Perciò quando diciamo: “Io sono
conscio” non significa nulla; è un “volo di fantasia”.
Il termine “coscienza”
si riferisce alla conoscenza ed all’esperienza della natura interiore, swabhava. Il termine “mente”, il grande chitta, il grande ahamkara (ego), il grande buddhi
(intelligenza), sono parti della coscienza, così come le braccia, le gambe
e la testa sono parti del corpo e non hanno alcuna funzione se considerati come
parti isolate. Se rimuovete la testa dal corpo, cosa accade? Se rimuovete le
braccia o le gambe dal corpo, cosa accade? E se rimuovete il corpo dal corpo,
cosa accade? Sebbene ogni parte sia riconosciuta indipendentemente, esse non
hanno nessuna funzione indipendente. Ugualmente, sebbene la mente sia
riconosciuta come un’estensione, come il lato manifesto della coscienza, non
possiamo percepire la vera coscienza, swabhava,
la natura interiore, finché lavoriamo con la mente.
Scoprire
la connessione tra la coscienza e lo spirito
Pertanto, in tutte le
tradizioni del passato, il pensiero sviluppatosi è stato quello di vedere, di
sperimentare, la relazione della mente con il mondo e l’espressione della mente
nel mondo; e poi trasformare quest’esperienza, questa qualità della mente, per
realizzare swabhava, la natura
interiore, la coscienza. Una volta che la coscienza è identificata come la
natura della creazione, si è scoperto il collegamento. L’essenza viene scoperta
all’interno della coscienza, e tale essenza è l’essenza Divina.
C’è una differenza tra
l’acqua dell’oceano e l’acqua di un fiume o di un lago. L’acqua dell’oceano ha
una qualità differente rispetto a quella del fiume, sebbene entrambe siano H2O. In ogni ambiente la
qualità dell’H2O è differente. Perché
l’oceano è salato? Da dove viene questo sale? Perché i laghi ed i fiumi non
sono salati? Perché c’è questa differenza, se gli altri componenti dell’acqua
sono gli stessi? Se ne troverete la ragione, scoprirete anche tutte le risposte
della vita.
Il collegamento tra la
coscienza e lo spirito è noto come l’essenza, l’H2O. L’essenza è là, ma in associazione con
differenti oggetti della creazione – tempo, spazio e oggetto - la percezione
dello spirito e la percezione della coscienza cambiano. Solo poche persone al
mondo, attraverso i loro sforzi, sono state in grado di realizzare la
coscienza, e oltre a queste poche persone, alcuni hanno fatto esperienza della
coscienza Divina.
Noi apparteniamo alla
prima categoria di persone: quelli che hanno combattuto con la mente, che hanno
combattuto per trasformare le loro percezioni ed espressioni, che hanno
combattuto per trovare l’armonia, o l’equilibrio, tra la mente e il cuore – tra
buddhi e bhavana, tra la logica ed il sentimento. Questo è il nostro
livello. Quelle persone che sono andate oltre la mente, dicono che la logica
non esiste oltre la mente: esiste solo il sentimento. La coscienza è il regno
del sentimento, ma non il sentimento della gioia, della felicità, dell’amore,
della compassione e della pace di cui fate esperienza attraverso la mente. Il
sentimento della coscienza è di tipo differente e non può essere spiegato o
definito. I sentimenti che esprimiamo sono un’indicazione, uno scorcio in
miniatura della cosa reale di cui dovremmo fare esperienza. Una volta che si è
fatta esperienza del sentimento trasformativo, trascendentale, ogni cellula e
atomo del corpo diventano realizzati, ogni cellula e ogni atomo del corpo
diventano luminosi.
Nella vita spirituale
arriva un momento che chiamiamo “il giorno”, e ciò avviene solo quando avremmo
raggiunto la nostra destinazione. “La foresta è amorevole, oscura e profonda,
ma io ho ancora molte miglia da percorrere prima di dormire”. Questo indica il
viaggio dello spirito. Dalla mente alla coscienza, alla realizzazione della
connessione universale. Questa connessione universale è la connessione della
coscienza del Cristo, la connessione dello stato di turiya dell’essere.
Sadhana
per trasformare la mente
Cristo visse duemila
anni fa. Perché lo ricordiamo ancora oggi? Non perché fu il fondatore del
Cristianesimo. Il Cristianesimo è stato fondato a Roma, non a Betlemme o a
Gerusalemme. Il fondatore e organizzatore del sistema cristiano fu San Pietro.
L’insegnamento di Cristo, di Gesù, prima della fondazione del Cristianesimo,
era molto semplice. Se dovessimo descrivere l’insegnamento di Cristo nel
linguaggio moderno, dovremmo dire: “Vivete per gli altri, per alleviare la
sofferenza degli altri e per riconnetterli con la sorgente, con Dio”.
Questo, in breve, è
l’insegnamento di Cristo, e questa è la cosa più importante da fare per
trasformare la mente umana.
Chi vive per le altre
persone? Oggi siamo così concentrati su noi stessi che ci dimentichiamo della
sofferenza degli altri: siamo troppo presi dai nostri conflitti e problemi.
Connettersi con Dio, con la fonte, è diventata una realtà distante dalla nostra
vita. Ma se riusciamo a creare un processo di soddisfazione di questi tre
importanti mandati di Cristo, allora diventiamo dei veri Cristiani nel cuore e
nello spirito; diventiamo dei veri yogi nel cuore e nello spirito; diventiamo
dei veri esseri umani nell’azione e nel pensiero.
Questo deve essere il sadhana per umanizzarci. Ci chiamiamo
“esseri umani”, ma questo è solo un termine sociale. In realtà, siamo
differenti. Quali sono le qualità degli esseri umani? Cosa determina che siamo
degli esseri umani? Il pensiero non è una qualità dell’essere umano, il
pensiero è un processo dell’intelletto, dell’intelligenza. L’intelletto non
definisce un essere umano, perché lo stesso intelletto, se usato nel modo
sbagliato, può renderci satanici.
Lo
spirito è oltre la mente
La cosa che ci rende
dei veri esseri umani è la conoscenza della connessione, del filo invisibile
che esiste e che connette l’individuo con il trascendentale, con il Divino. L’abilità
è nel vedere questa connessione, questo collegamento, in ogni cosa, in tutti; è
la distruzione del pensiero che “Io sono superiore” o “Io sono inferiore”, “Io
ne so di più” o “Io ne so di meno” – perché tutti questi pensieri sono solo giochi
dell’ego. Se io mi sento superiore, è il mio ego che sta giocando con me
stesso. Se io mi sento inferiore, è il mio ego che sta giocando con me stesso.
Se considero me stesso saggio, è il mio ego. Se mi considero sciocco, è il mio
ego. Sciocco in relazione a cosa? Saggio in relazione a cosa? È l’avere una
specializzazione universitaria l’indicazione della vostra saggezza, soltanto
perché vi siete riempiti la testa con molti e differenti idee e concetti,
alcuni dei quali sono molto appaganti ed arricchenti, mentre altri non sono
così appaganti e non danno così tanto arricchimento?
L’esperienza umana è
oltre l’ego. Dovete comprendere questo concetto in termini di mente, coscienza
e spirito. L’intelletto, la conoscenza e la percezione si riferiscono tutte
alla dimensione della mente. La comprensione di voi stessi, di chi siete, è
relativa alla dimensione della mente. Ma la mente deve morire, affinché la
coscienza possa nascere. Gesù dovette morire per far emergere Cristo. Gesù morì
sulla croce e dopo tre giorni Cristo uscì dal sepolcro. Fu Cristo ad ascendere
in paradiso. Gesù non ascese in paradiso. Cristo ascese in paradiso. Così la
mente, che è in relazione con il mondo, deve morire e la coscienza deve emergere.
Quindi, non occorre nessuna saggezza, conoscenza, intelligenza o consapevolezza
individuale per giungere all’esperienza della coscienza o dello spirito. Una
volta che realizzerete lo spirito, lo spirito sarà riconosciuto come Uno.
La
connessione universale
Dei cinque elementi che
costituiscono questo mondo, ce né uno che connette ogni individuo con un altro.
Questo elemento è l’aria. Chi è a conoscenza che, probabilmente, l’aria che
stiamo respirando in questo momento è la stessa aria espirata da Cristo duemila
anni fa? Probabilmente è la stessa aria espirata da Krishna cinquemila anni fa.
E’ quest’aria che ci connette l’un l’altro, globalmente. E così, come in questa
dimensione l’aria è l’agente che connette, in una dimensione più elevata, lo
spirito è l’agente che connette.
Noi pensiamo allo
spirito come a qualcosa di unico per ognuno. Ma, forse, è come la nostra
abilità di inspirare. Il modo in cui respiriamo è unico per ognuno, ma l’aria è
universale. Allo stesso modo, la nostra esperienza dello spirito può essere
individuale, ma esso è una connessione universale. Perciò, l’affermazione “Mio
Padre ed io siamo Uno” significa che l’io individuale e lo spirito universale -
lo spirito di cui faccio esperienza all’interno di me stesso e lo spirito che
circonda l’intera creazione manifesta ed immanifesta - sono Uno; e
l’affermazione “Aham Brahmasmi”, “Io
sono lo spirito universale”, è l’affermazione di coloro che hanno avuto una
visione dello spirito.
Come parte del nostro sadhana nella vita, dobbiamo fare un
tentativo, forse non immediatamente ma nel corso del tempo, per trascendere la
mente. La mente è la forza che limita la nostra espressione, che restringe il
campo della nostra partecipazione alla vita in maniera omogenea, integrata,
evolutiva. È a causa di questa restrizione, che è un legame di maya, la creazione, la terza forza
dimensionale, che siamo consapevoli di noi stessi come individui. È maya
che ci fa realizzare la nostra unicità. Ma questa maya è come il paralume su una lampada.
Le storie della Bibbia
racchiudono concetti yogici e tantrici. L’apertura delle sette porte, la
rimozione dei sette veli, si riferiscono all’apertura dei sette chakra. Appena ogni velo viene tolto,
appena ogni porta viene aperta, maggiore luce si propaga. Se coprite una
lampadina da 1000 watt con sette lenzuola, uno sopra l’altro, che intensità, o
luminosità, potrete vedere? Per poter vedere la luce così com’è dovete
rimuovere tutte le coperture. Le coperture, o i veli, a cui si riferisce la
Bibbia, sono in riferimento ai chakra.
Dovete aprire i chakra e poi, in sahasrara, farete l’esperienza della
luce pura. Questo è solo un esempio degli insegnamenti dati nella Bibbia.
Questi esempi indicano il processo del tantra ed il processo dello yoga.
Sviluppare
la semplicità, l’innocenza, la chiarezza e la compassione
A Gesù era familiare il
processo dello yoga e del tantra. Le persone stanno realizzando molto
lentamente la profondità degli insegnamenti del Cristianesimo. Gl’insegnamenti
del Cristianesimo sono la bhakti, la
devozione, e i valori morali, miscelati con i concetti yogici e tantrici, in
modo tale che essi rappresentino la dimensione spirituale della trasformazione
umana seguendo il sentiero della devozione e la costruzione del carattere umano.
A Gesù erano familiari gli insegnamenti dello yoga e del tantra. Egli insegnava
yoga e tantra, non nella forma di asana,
pranayama, yoga nidra e meditazione, ma come metodi per conoscere la realtà
più elevata che esiste interiormente.
Ogni insegnamento convoglia
due idee: lo scopo che occorre perseguire ed il processo, il metodo, che si
deve adottare per raggiungerlo. Se si parte dallo scopo senza il processo, si
sta facendo filosofia. Se si parte dal processo senza lo scopo, si sta seguendo
un sistema. Ma quando scopo e processo si uniscono insieme, quello che si
ottiene è sadhana, il processo
trasformativo. Negli insegnamenti del Cristo scorgiamo il sadhana. Egli, poi, parlava in un linguaggio molto semplice. Ai
suoi tempi, le persone non viaggiavano intorno al mondo e non avevano gradi e
diplomi universitari. Le persone, quindi, erano molto semplici e innocenti.
Cristo parlava loro nel loro linguaggio e li ispirava a sviluppare la
semplicità, l’innocenza, la chiarezza del pensiero e la compassione verso gli
altri. Nel contesto moderno, noi abbiamo bisogno di comprendere questi concetti
in relazione alla nostra attuale situazione di vita. Quando cerchiamo di fare
questo, stiamo facendo yoga: il processo che ci porta all’unione.
La mia intenzione non è
quella di parlare della storia del Cristianesimo, ma di realizzare lo spirito
con cui dobbiamo connetterci al fine di diventare dei veri esseri umani.
Solamente dopo le nostre lacune, gli errori ed i peccati saranno ‘lavati via’.
Fino a quando non saremo diventati dei veri esseri umani, dovremmo portarci
dietro il peso della croce, e questo è molto pesante. Dobbiamo diventare
consapevoli della nostra vita e vedere quanti bagagli ci portiamo dietro – le
nostre insicurezze, le paure, i complessi, le inibizioni, i desideri, gli
attaccamenti e tutte le altre espressioni della mente che hanno a che fare con
noi, come l’odio, la rabbia, la gelosia e la frustrazione. Tutte queste cose
hanno a che fare con noi, o no? Quindi, stiamo portando un gran peso sulle
spalle che sembra continui a crescere giorno dopo giorno. Le persone dicono:
“Cristo è morto sulla croce per i nostri peccati.” Si, questi sono i nostri
peccati. Questi sono i peccati contro l’umanità. Egli è morto per renderci
consapevoli che deve essere fatto un certo sforzo per lasciarsi alle spalle il
peso che portiamo nel nostro zaino.
Date
la priorità alla vita spirituale
Stanotte, quando
andrete in stanza, non andate subito a dormire ma, per 10 o 15 minuti,
riflettete e fate una lista delle priorità per la vostra vita spirituale. Così
come fate una lista delle priorità per la vostra vita materiale, per soddisfare
le vostre aspirazioni e desideri, fate una lista delle priorità per la vostra
vita spirituale. Cosa sperate di vedere in voi stessi? Non pensate alle cose
molto elevate della vita, questo è impossibile. Non pensate a raggiungere il
sole, questo non è possibile. Più vicino arrivate al sole, più caldo diventa e,
alla fine, vi bruciate a tal punto che non rimarrà nessuna traccia di voi,
tutti gli atomi del corpo saranno consumati.
Fate una lista delle
vostre priorità per la vita spirituale. Non vi darò nessun suggerimento,
dovrete cercare da soli. Ognuno di voi oggi dovrebbe stilare una priorità che
non sia un obiettivo impossibile, ma che sia raggiungibile. Non andate nemmeno su
concetti astratti, come: “Sarò una persona buona.” Buona relativa a cosa? Come
il tempo è relativo, così buono e cattivo sono relativi. Pensate a qualcosa di
definito a cui aspirate, sperate e che potete raggiungere nel corso della vita.
Ricordate di scoprire e comprendere la spiritualità da un punto di vista
pratico, perché la vera vita spirituale modifica il materiale.
Dovete pensare e
riflettere sul cammino spirituale che desiderate intraprendere, e che molti di
voi pensano d’aver intrapreso, da una prospettiva molto terrena, senza troppe
fantasie filosofiche. Quando avrete deciso: “Ok, questo è il primo passo nella
mia vita spirituale”, potrete lasciar perdere ed andare a dormire. Se volete
connettervi con lo spirito del Natale, fatelo. Per i cristiani è arrivato il
Natale, per gli yogi il turiya.
-
Ganga
Darshan, 24 dicembre 1999
Pawanmuktasana: il grande guaritore
Dr. Sannyasi Gopalananda (Bogota, Colombia)
Pawanmuktasana è una serie di pratiche di yoga divisa in due* gruppi: il primo gruppo è noto
come ‘esercizi anti-reumatici’ e il secondo gruppo ‘esercizi anti-gastrici’. Il
primo gruppo viene insegnato per lo più ai principianti, ai convalescenti, agli
invalidi o a coloro che sono molto rigidi, con lo scopo di sciogliere le
articolazioni e rendere i muscoli più flessibili. Questa serie è molto semplice
e facile da imparare, per questo motivo è così utile nei casi sopra descritti.
Comunque, proprio a causa di ciò, spesso tende ad essere trascurata e
sottostimata dagli aspiranti di yoga che sono alla ricerca di tecniche più
avanzate.
Lo scopo di quest’articolo è di spiegare
il significato profondo dei pawanmuktasana
in relazione al concetto Ayurvedico dei tridosha
e di come, da questo punto di vista, possiamo comprenderne gli effetti sul
corpo fisico ed il loro potere di guarigione. Innanzitutto è necessario
occuparsi del concetto Ayurvedico dei tridosha,
gli umori corporali (vata, pitta e kapha)
e della loro relazione con le pratiche dei pawanmuktasana.
In secondo luogo, vedremo come i pawanmuktasana
influenzano il corpo fisico, soprattutto i muscoli, il cervello, le
articolazioni, le vene ed il sistema linfatico. In terzo luogo vedremo come
essi stimolano il processo di guarigione attraverso la redistribuzione del
prana e lo scioglimento dei blocchi pranici.
Il significato dei pawanmuktasana
Il termine pawanmuktasana è composto da tre parole Sanscrite: pawan, che significa ‘vento’ o ‘aria’,
il cui termine Ayurvedico corrispondente è ‘vata’
o ‘vayu’; mukta, che significa ‘liberazione’ o ‘libertà’ e asana, che significa ‘posizione’ (1). Quindi, possiamo
dire che pawanmuktasana significa “le
posizioni con cui si rilasciano o si liberano il vento o l’aria”. Comunque, se
notiamo la relazione che c’è tra la parola “pawan”
ed il termine Ayurvedico “vata”,
possiamo comprendere meglio il suo significato ed avere un’idea completa di
come agisce questa serie di pratiche.
Vata è uno dei tre umori, o tridosha,
della medicina Ayurvedica. Questi tre umori si originano da differenti elementi
e costituiscono le basi dell’esistenza umana ed il nostro ambiente bio-psico-sociale.
Vata può essere tradotto come ‘ciò
che muove le cose’. È composto dagli elementi etere e aria ed è in relazione
all’energia, o forza-vitale. Vata è
la radice dei tre umori ed è considerato come il principio del movimento, o
dell’aria. La sua sede principale è nell’intestino crasso (2,3).
Pitta viene tradotto come ‘ciò che digerisce le cose’. È composto dagli
elementi fuoco e acqua ed è in relazione agli aspetti di calore e luce, nel
corpo e nella mente. Pitta governa la
digestione ed è anche il fuoco metabolico che brucia il materiale di scarto. La
sua sede principale è nell’intestino tenue (4,5).
Kapha significa ‘ciò che tiene insieme le cose’: è il principio di
coesione, amore e armonia. È composto dagli elementi acqua e terra ed è la
sostanza materiale ed il supporto degli altri due umori. La sua sede principale
è nello stomaco ed è anche connesso al declino, alla stagnazione e alla
malattia (6,7).
In realtà, questi umori non esistono
nella forma manifesta. Essi rappresentano determinate qualità, o attributi, del
mondo manifesto. Quindi, quando si parla di ‘liberazione di vata’, in realtà non ci si riferisce a qualcosa
di materiale chiamato vata, ma è il
rilascio o la liberazione di quelle particolari qualità rappresentate nel
concetto di vata. In questo modo
possiamo capire che il reale significato dei pawanmuktasana è la liberazione degli attributi o delle qualità che
sono rappresentate da vata, che
corrisponde al principio del movimento e che può essere osservato nel movimento
dell’aria e del vento.
Quando il principio del movimento è
liberato, influenza anche gli altri umori, dato che ne è la radice. Il vento
soffia sul fuoco (pitta) ed il fuoco
purifica l’acqua della vita (kapha) (8). Possiamo
anche notare che dove non c’è movimento c’è stagnazione, accumulo di prodotti
di scarto e questo causa degenerazione e malattia. Il movimento permette il
cambiamento ed il cambiamento è rinnovamento, ringiovanimento. I pawanmuktasana, quindi, possono essere
definiti come le serie di asana che
liberano il movimento, che si oppongono alla stagnazione, alla degenerazione ed
alle malattie, agevolando il cambiamento, il rinnovamento ed il
ringiovanimento.
Gli effetti dei pawanmuktasana sul
corpo fisico
Il principio del movimento, vata, può
essere visto in tutte le attività del corpo. Nel lavoro del sistema nervoso,
nei muscoli, nelle articolazioni, nella circolazione, nella digestione, ecc. (9). Ci sono
differenti gradi di attività e questo mostra quanto il corpo sia vivo. Dove c’è
molta attività o movimento, c’è vita. Dove non c’è movimento o attività, c’è decadenza
e morte. Noi siamo da qualche parte tra questi due stati. I pawanmuktasana aiutano a generare,
perfezionare ed armonizzare il movimento o l’attività nel corpo fisico.
Possiamo vederlo attraverso gli effetti dei pawanmuktasana
sull’attività dei muscoli e delle articolazioni, sulla circolazione venosa e
linfatica.
Gli effetti dei pawanmuktasana
sui muscoli
L’attività
muscolare è davvero complessa. Perciò, in questo articolo enfatizzeremo gli
effetti dei pawanmuktasana su due
importanti riflessi: il riflesso di stiramento e quello di allungamento; sul
tono muscolare e la sua relazione con la tensione fisica.
I principali componenti del
riflesso di stiramento sono i fusi neuromuscolari: dei recettori che rivelano
il cambiamento ed il tasso di variazione della lunghezza delle fibre muscolari (10). Questo aiuta nel controllo della lunghezza del muscolo
attraverso un dispositivo di risposta (11). Così, se
il muscolo si allunga, il ricettore sarà stimolato, ed attiverà il riflesso per
produrre una reazione di contrazione per contrastare le forze di stiramento.
Nel riflesso di allungamento, i ricettori sono i tendini del Golgi: degli
apparati che individuano la tensione applicata al tendine del muscolo in cui vi
è una contrazione o uno stiramento (12).
Il riflesso di allungamento è
opposto al riflesso di stiramento e la sua stimolazione produce una risposta di
rilassamento, anziché una risposta di contrazione. Ciò significa che, mentre il
riflesso di stiramento è eccitatorio, il riflesso di allungamento è inibitorio (13). Il riflesso di allungamento previene la lacerazione del muscolo
e l’avulsione del tendine dal suo attaccamento all’osso, così da proteggere il
muscolo e gli altri tessuti morbidi dall’eccessiva tensione.
Il riflesso di stiramento è molto importante
per il tono muscolare, che è definito come la resistenza del muscolo allo
stiramento. E’ uno stato di costante contrazione del muscolo, protratto per un
certo periodo di tempo, o di un grado residuo di contrazione quando i muscoli
sono a riposo. Il tono muscolare è compreso tra lo stato di flaccidità, dove
non c’è nessuna contrazione, come nella denervazione, e lo stato di spasticità,
dove c’è un’iperstimolazione del muscolo che lo porta alla massima contrazione (14).
I riflessi citati ed il tono
muscolare sono molto importanti nel controllo della postura e nel movimento,
che sono molto complessi e richiedono molta integrità, coordinazione e
cooperazione tra il sistema nervoso centrale, i nervi e i differenti gruppi di
muscoli. Questo è un processo completamente inconscio e quando siamo a riposo e
pensiamo che non stia accadendo nulla, in realtà non è così perché il corpo
richiede molta attività affinché possa essere mantenuto in una certa posizione,
anche durante il sonno.
Molti fattori sono coinvolti nel
movimento e ci sono differenti gruppi di muscoli che devono agire in
cooperazione per produrre una risposta adeguata. I muscoli che sono coinvolti
nello stesso movimento sono chiamati agonisti o protagonisti; i muscoli che si
oppongono alla loro attività sono chiamati antagonisti. I muscoli che non sono direttamente coinvolti con il
movimento, ma che cooperano con esso, sono chiamati sinergici ed, infine, c’è
un gruppo di muscoli che mantiene il corpo fermo e stabile per dare una base e
far sì che avvenga il movimento, che sono chiamati muscoli fissatori.
Ora, se osserviamo la prima serie dei
pawanmuktasana, le pratiche
anti-reumatiche (15), possiamo
notare come una grande quantità di muscoli sia utilizzata e stimolata in modo
sistematico e rilassato. C’è una minima contrazione (senza tensione) per tonificare
il riflesso di allungamento e quando un gruppo di muscoli è in contrazione, gli
antagonisti si stirano per stimolare il riflesso di stiramento. C’è anche una
massima estensione che sviluppa la flessibilità influenzando il tono dei
muscoli, portandoli al minimo stato di contrazione possibile e, in questo modo,
si ha il rilascio della tensione fisica che si riflette proprio in un elevato
tono muscolare.
Attraverso diversi movimenti di
flessione, estensione e rotazione i vari gruppi di muscoli vengono stimolati e
viene regolata la loro funzione. Si può pensare che questi esercizi non siano
differenti da quelli ginnici o aerobici, ma c’è una grande differenza. Quando
si praticano i pawanmuktasana con
piena consapevolezza e concentrazione mentale, si riesce a scomporre ogni
movimento ed essere consapevoli di quale gruppo di muscoli è in contrazione,
quale è in allungamento e quale è usato per mantenere il corpo stabile e fermo.
Quando si sente che il corpo sta
facendo resistenza ad un certo allungamento, si è consapevoli della resistenza
a questi movimenti di iperstimolazione. In questo caso viene stimolato il
riflesso di protezione. Anche se non si conosce nulla di fisiologia e di quanto
accade microscopicamente, c’è consapevolezza che qualcosa sta avvenendo per
evitare che ci si faccia male. Le asana
sono intese per essere fatte senza sforzo, dolore o tensione perché se capita
di avere uno strappo muscolare bisognerebbe fermarsi. Questo ci aiuta anche a
capire i nostri limiti e a proteggerci dall’eccessiva stimolazione e dal troppo
sforzo.
Oltre a questo, l’esecuzione
sistematica e consapevole di qualsiasi attività, stimola le differenti aree del
sistema nervoso coinvolto nella postura e nel movimento proprio come un sistema
piramidale: spina dorsale, mesencefalo, gangli basali, corteccia e cervelletto.
Gli
effetti dei pawanmuktasana sulle articolazioni
I pawanmuktasana influenzano diverse articolazioni del corpo, ma qui
ci occuperemo solo degli effetti sulle articolazioni sinoviali. Le
articolazioni sinoviali sono molto complesse ed anche molto comuni nel corpo.
Si trovano nelle caviglie, nelle ginocchia, nelle anche, nei polsi, nei piedi,
nelle dita, ecc. Tre sono le strutture importanti in questo tipo di
articolazione: la capsula articolare, la cartilagine articolare e il fluido
sinoviale. La capsula articolare è composta da un rivestimento molto sensibile
chiamato membrana sinoviale che è costituita, esternamente, da tessuto
connettivo lasso. Internamente è coperta da cellule appiattite composte da
villi che elaborano e da cellule ovali che si suppone vengano coinvolte nel processo
di secrezione del liquido sinoviale. Questa membrana ha anche una funzione
immunitaria grazie alla presenza dei fagociti che rimuovono i detriti prodotti
dal logorio e dall’usura. Questa membrana è molto vascolarizzata ed innervata (16).
La cartilagine articolare è una
fibrocartilagine bianca, solitamente ialina, che ricopre le superfici
articolari, contribuisce al movimento ed ha una funzione di protezione della
superficie stessa. Questa cartilagine non è irrorata e dipende molto dai
delicati vasi presenti nell’osso sottostante e dal fluido sinoviale per la sua
nutrizione e il riciclo. Il liquido sinoviale è un dializzato di plasma bloccato,
ovvero un trasudato. Ha una natura lubrificante, nutritiva e protettiva. E’
parzialmente prodotto dalle cellule sinoviali ed è riassorbito dai villi e
dalle aperture, o stomi, tra le cellule superficiali. Questo processo di
riassorbimento è accelerato molto dal movimento (17).
Il processo di lubrificazione è
molto importante per la corretta funzione ed il mantenimento delle
articolazioni, e questo dipende soprattutto dal movimento. Quando
l’articolazione si muove, il fluido viene spinto tra le superfici dei
cuscinetti e viene mantenuto lì quando l’articolazione è a riposo. La
cartilagine ha dei piccoli pori che comunicano attraverso spazi microscopici
con la cavità sinoviale e si riempiono di fluido. Quando c’è pressione, il
fluido viene espulso e quando l’articolazione è a riposo i piccoli spazi
vengono riempiti. In questo modo, lavorando come una spugna, la cartilagine è
lubrificata (18).
Quando si praticano i pawanmuktasana, soprattutto la serie
anti-reumatica, le articolazioni ricevono un gentile movimento che aiuta il
processo di nutrizione, protezione ed eliminazione. Con il tempo e la pratica
l’estensione del movimento migliora. Questo porta lubrificazione alle aeree
delle articolazioni che, a causa di un uso carente, non sono mai correttamente
esposte al liquido sinoviale; i tessuti si rivitalizzano e sono protetti dalla
degenerazione causata da un’eccessiva pressione, attrito ed insufficiente
lubrificazione.
Le pratiche della serie dei pawanmuktasana non esercitano alcuna pressione
o eccesso di carico sulle articolazioni, perché il movimento non è eseguito per
sviluppare i muscoli attraverso un’iperstimolazione, ma per produrre
l’effettivo movimento delle articolazioni, usando solo il peso della parte del
corpo presa in considerazione. Così nella serie dei pawanmuktasana le articolazioni sono mobilizzate con sicurezza per
stimolare la circolazione del fluido sinoviale, la sua secrezione ed assorbimento.
Questo migliora il processo di lubrificazione e, allo stesso tempo, rivitalizza
i tessuti migliorando la nutrizione e l’eliminazione dei prodotti di scarto e
proteggendoli dai cambiamenti degenerativi causati da un’attività normale o
anomala.
Gli
effetti dei pawanmuktasana sul sistema venoso e linfatico
La circolazione venosa ed il
sistema linfatico sono molto importanti nel processo di eliminazione dei
prodotti di scarto dal corpo. Essi trasportano il materiale di scarto al cuore
per essere pompato verso i siti adibiti al processo di eliminazione del corpo,
come i reni e la pelle. Anche il sistema linfatico è molto importante per il
processo di nutrizione, perché porta gli acidi grassi dall’intestino, dove sono
assorbiti, al sistema circolatorio. Inoltre è anche importante per la funzione
immunitaria, perché i linfociti entrano in circolazione principalmente
attraverso il sistema linfatico.
Le vene non hanno pareti muscolari
lisce, perciò hanno la capacità di dilatarsi ed agire come una riserva di
sangue. Ciò significa anche che non c’è modo per i vasi di poter pompare il
sangue che contengono e, peggio ancora, che la circolazione venosa avviene
contro la forza di gravità. Tuttavia, abbiamo un sistema di ‘valvole venose e
una pompa muscolare’ (19) che
risolvono il problema. Le valvole venose fermano il sangue nella sua circolazione
verso il basso, a seguito della forza di gravità, e la pompa muscolare, che è
costituita dai muscoli delle gambe, comprime le vene per stimolare la
circolazione o il movimento verso il cuore.
In tal modo la contrazione dei
muscoli delle gambe permette al sangue di fluire, e le valvole venose mandano
il flusso verso il cuore. Quando i muscoli non vengono usati, come nel caso di
pazienti convalescenti o di persone che svolgono un lavoro sedentario o che
mantengono una posizione per diverse ore al giorno e per anni, il flusso di
sangue si ferma. Questo fa dilatare eccessivamente le vene e danneggia le
valvole venose, dando luogo a malattie come le vene varicose. Il flusso del
sangue è insufficiente e, anche se non sono presenti vene varicose, ciò
significa che il processo d’eliminazione è compromesso, consentendo al
materiale di scarto di accumularsi.
Attraverso la pratica regolare dei pawanmuktasana, la pompa muscolare si
mantiene in forma, le vene sono massaggiate, la circolazione ed il flusso del
sangue sono stimolati, consentendo un’adeguata funzione di nutrizione ed
eliminazione in tutto il corpo. Inoltre, con la pratica della seconda serie dei
pawanmuktasana le gambe vengono
portate più in alto rispetto al cuore, facendo sì che la pressione idrostatica
lavori in favore del flusso del sangue verso il cuore.
Un processo simile avviene nel
sistema linfatico. Anche i canali linfatici hanno delle valvole che prevengono
il fluire della linfa verso il basso, seguendo la pressione idrostatica. Vi è anche
una pompa linfatica intrinseca, dovuta alla presenza di cellule muscolari
lisce, ma questa pompa intrinseca è aiutata molto dalla pompa estrinseca,
costituita dalla contrazione dei muscoli, dal movimento delle parti corporee, dalla
compressione dei tessuti e dalla pulsazione arteriosa (20). Tutti questi fattori, che costituiscono la pompa linfatica
estrinseca, vengono stimolati attraverso la pratica regolare dei pawanmuktasana.
Il
potere di guarigione dei pawanmuktasana
I pawanmuktasana possono essere intesi come delle asana, o delle posizioni, che liberano
il principio del movimento. Questo movimento può essere osservato nell’attività
dei muscoli del corpo, che sono anche responsabili del movimento stesso. Il
movimento, nel processo circolatorio, è considerato responsabile del
nutrimento, dell’ossigenazione e dell’eliminazione dei prodotti di scarto del
corpo.
Le articolazioni esistono solo per
creare il movimento, ed è solo il movimento che le tiene in forma. Il movimento
è il principio che s’oppone alla stagnazione, alla decadenza e alla malattia.
E’ il principio del cambiamento, del rinnovamento e della rigenerazione. E’
l’attività che si oppone alla passività; è sattwa
che si oppone a tamas. Tutto ciò è
responsabile del potere di guarigione insito nei pawanmuktasana, o nelle posizioni che liberano il principio del
movimento.
Appendice
Il
prana e le nadi
Nel sistema yogico “pawan” si riferisce anche al prana, in quanto prana è definito come aria. Nell’Ayurveda, a volte, il concetto di vata e prana sono sinonimi, anche se non è propriamente corretto. Se
intendiamo il prana come la forza vitale
o vitalità (21), possiamo dire che pawan rappresenta questo principio energetico.
Perciò, i pawanmuktasana possono
essere definiti come quelle posizioni che liberano la forza vitale, o la
vitalità. Da questo punto di vista possiamo anche comprendere come, attraverso
la pratica di questa serie di asana,
viene sprigionata una potente forza di guarigione.
Il Prana è diviso in cinque prana
principali: prana, apana, samana, udana e vyana. Questi prana si riferiscono a differenti movimenti. Prana è l’aria che va in avanti ed ha un movimento ascendente; apana è l’aria che si muove verso il
basso; samana è l’aria orizzontale o
equilibrante; udana è l’aria con
movimento a spirale e vyana è l’aria
diffusa, pervadente.
Quando si
praticano i pawanmuktasana con piena
concentrazione e consapevolezza, si può sentire come tutti questi movimenti
pranici vengano stimolati, stimolando le energie alla circolazione e
redistribuzione. Uno dei prana che ne
è chiaramente influenzato è vyana (22), che governa la circolazione e gl’impulsi nervosi verso la
periferia ed anche il movimento delle articolazioni. Così, possiamo notare come
gli effetti dei pawanmuktasana sul
corpo fisico si riflettano sui prana
e come gli effetti dei prana si
riflettano sul corpo fisico.
La seconda serie dei pawanmuktasana (23) ha un effetto diretto su apana
vayu. Il suo effetto è molto forte sui muscoli addominali bassi, sugli
organi pelvici e sull’intestino crasso, che è anche la sede di vata. L’irrorazione sanguigna aumenta
attraverso la stimolazione del ritorno venoso dalle gambe, ed aumenta anche il
processo di eliminazione. Apana è
considerato come il potere della malattia insito nel corpo, la forza di non-evoluzione
e la limitazione della consapevolezza. Perciò, purificando apana vayu, il corpo è protetto dalle forze di degenerazione (24,25).
Apana è considerato anche come il supporto e il controllo di tutte le
altre forme di vata, e vata è considerato la radice degli altri
due umori (25). Così, attraverso la
purificazione di apana, viene
prodotto un effetto complessivo anche sugli altri prana e ciò si riflette sugli umori, o tridosha, che costituiscono la base dell’esistenza umana nel mondo
manifesto. Tutto ciò è anche la causa del potente effetto curativo dei pawanmuktasana.
I prana sono trasportati lungo il corpo dalle nadi, che sono definite come canali o vie di corrente pranica.
Questi canali energetici creano una complessa rete di ‘fili energetici’ che
mantengono unito il campo d’energia del corpo umano (26). Questi canali, o vie, sono molto importanti per la circolazione
del prana e possono ostruirsi a causa dell’inattività o di un’errata attività, di
pensieri errati, una dieta sbagliata e, in generale, a causa di un errato stile
di vita (27). Attraverso la pratica dei
pawanmuktasana si provoca un massaggio
stimolante ai canali energetici che libera questi blocchi (28).
Infine, possiamo dire che, attraverso
i differenti movimenti di flessione, estensione e rotazione delle diverse parti
del corpo, si crea un ‘effetto di avviamento’. Questo ‘effetto di avviamento’
spinge il prana a circolare e, allo
stesso tempo, libera le ostruzioni. Inoltre, questo effetto parte,
sistematicamente, dalla parte bassa del corpo verso la testa, dalla periferia
al centro e dagli organi esterni a quelli interni.
*La
serie dei pawanmuktasana è divisa in tre gruppi: esercizi anti-antireumatici, anti-gastrici e ‘shakti
bandha’(posizioni che sbloccano l’energia). In quest’articolo sono stati presi
in considerazione soltanto i primi due gruppi. (ndr)
Bibliografia
(1) Swami Satyananda Saraswati, Asana Pranayama Mudra Bandha, Bihar School of Yoga, Munger, 1993.
(2) David Frawley, Ayurvedic Healing: A Comprehensive Guide, Motilal Banarsidas, 1989.
(3) Vasant Lad, Ayurveda: The Science of Self-Healing, Lotus Press, N.M., 1985.
(4) David Frawley, op cit.
(5) Vasant Lad, op cit.
(6) David Frawley, op cit .
(7) Vasant Lad, op cit.
(8) David Frawley, American Inst. of Vedic Studies Health Care Professionals Independent Study Course in Ayurveda, Santa Fe, N.M. Part I, 1922.
(9) ibid.
(10) William F. Ganong, Review of Medical Physiology, Large Medical Pub.,California , 12th Ed.,
1985.
(11) ibid.
(12) ibid.
(13) Arthur C. Guyton, Textbook of Medical Physiology, W.B.Saunders Co.,Philadelphia , 6th Ed.,
1981.
(14) William F. Ganong, op cit.
(15) Swami Satyananda Saraswati, op cit.
(16) Mitchel, G.A.G., Patterson, E.L.; Basic Anatomy, E&S Livingstone Ltd.,London , 2nd Ed. 1967.
(17) ibid.
(18) ibid.
(19) Arthur C. Guyton, op cit.
(20) ibid.
(21) Swami Niranjanananda Saraswati, Prana Pranayama Prana Vidya;Bihar School
of Yoga, Munger, 1994.
(22) ibid.
(23) Swami Satyananda Saraswati, op cit.
(24) Swami Niranjanananda Saraswati, op cit.
(25) David Frawley, op cit.
(26) Swami Satyananda Saraswati, Kundalini Tantra, Bihar School of Yoga, Munger, 1984.
(27) Swami Niranjanananda Saraswati, op cit.
(28) Swami Satyananda Saraswati, Asana Pranayama Mudra Bandha, op cit.
(1) Swami Satyananda Saraswati, Asana Pranayama Mudra Bandha, Bihar School of Yoga, Munger, 1993.
(2) David Frawley, Ayurvedic Healing: A Comprehensive Guide, Motilal Banarsidas, 1989.
(3) Vasant Lad, Ayurveda: The Science of Self-Healing, Lotus Press, N.M., 1985.
(4) David Frawley, op cit.
(5) Vasant Lad, op cit.
(6) David Frawley, op cit .
(7) Vasant Lad, op cit.
(8) David Frawley, American Inst. of Vedic Studies Health Care Professionals Independent Study Course in Ayurveda, Santa Fe, N.M. Part I, 1922.
(9) ibid.
(10) William F. Ganong, Review of Medical Physiology, Large Medical Pub.,
(11) ibid.
(12) ibid.
(13) Arthur C. Guyton, Textbook of Medical Physiology, W.B.Saunders Co.,
(14) William F. Ganong, op cit.
(15) Swami Satyananda Saraswati, op cit.
(16) Mitchel, G.A.G., Patterson, E.L.; Basic Anatomy, E&S Livingstone Ltd.,
(17) ibid.
(18) ibid.
(19) Arthur C. Guyton, op cit.
(20) ibid.
(21) Swami Niranjanananda Saraswati, Prana Pranayama Prana Vidya;
(22) ibid.
(23) Swami Satyananda Saraswati, op cit.
(24) Swami Niranjanananda Saraswati, op cit.
(25) David Frawley, op cit.
(26) Swami Satyananda Saraswati, Kundalini Tantra, Bihar School of Yoga, Munger, 1984.
(27) Swami Niranjanananda Saraswati, op cit.
(28) Swami Satyananda Saraswati, Asana Pranayama Mudra Bandha, op cit.
Prana Vidya, scienza e manipolazione dell’energia
Swami Satyananda Saraswati
Discorso tenuto allo
Zinal Conference, in Svizzera, il 4 Settembre 1980
2^
parte
Satsang sui problemi mentali
Cos’è la pace della mente?
La pace della mente è
una visione equilibrata della vita. Non è soggetta a soddisfazioni e perdite: è
la comprensione di ogni cosa nella vita. La vita esteriore è piena di alti e
bassi e per un uomo debole può diventare stancante o addirittura estenuante. Ma
per un uomo forte, ogni ascesa è una gioia ed ogni discesa è un gioco.
Quali sono i metodi spirituali per alleviare le
tensioni della mente?
Se la tensione è molto
acuta occorrerebbe andare via di casa per un po’ di tempo e stare in un
ambiente pacifico, come quello di un ashram.
Questo è il primo passo. Il secondo è il satsang.
Quando qualcosa non va nella vostra auto la portate nell’officina di un buon
meccanico e la lasciate lì per qualche giorno. Lui scoprirà ciò che non va e
l’aggiusterà. Allo stesso modo, quando ci sono molte tensioni nella vostra
mente la cosa migliore da fare è quella di mettere la vostra macchina nelle
mani di un buon meccanico. Il satsang
è la cosa migliore. Se la tensione non è acuta potete fare alcune asana, del pranayama e la pratica di yoga
nidra.
Le tensioni sono di tre
tipi: muscolari, mentali ed emozionali. Se la tensione muscolare è dovuta a
causa di esercizio fisico eccessivo, avete bisogno di riposarvi un po’. Se è
dovuta ad una mancanza d’esercizio dovete rendervi più attivi. Se la tensione è
mentale, dovuta ad un eccesso di pensieri o di sogni ad occhi aperti, allora
dovete lavorare duramente con il karma
yoga per dare una direzione alla mente. Le tensioni mentali sorgono quando
avete troppo tempo per pensare. Le tensioni emozionali, dovute all’amore,
all’odio, al pensiero della morte, ecc. sono molto difficili da eliminare e
devono essere gestite con accurata precisione tramite il bhakti yoga. Per alleviare tutti i tipi di tensione occorre seguire
il sentiero spirituale.
Qual è il modo per fermare i pensieri e andare in
profondità nella mente?
Quando arriva un
pensiero nella vostra mente, l’approccio che avete verso di esso è la cosa più
importante. Supponiamo, ad esempio, che vi piace o che non vi piace il pensiero
d’avere la diarrea: questo pensiero entra costantemente nella vostra mente. Ha
il potenziale d’andare in profondità nella vostra mente. Ma se osservate il
pensiero, rifiutando di avere ogni tipo di relazione od associazione con
l’idea, ad esempio se siete completamente neutrali rispetto ad essa, cesserà
velocemente. Quando rimanete un testimone, un osservatore di un’esperienza,
essa cessa; ma quando siete coinvolti con un pensiero, o ne siete
emozionalmente influenzati, positivamente o negativamente, allora esso andrà
nelle profondità della mente e sarà riciclato.
Qual è il segreto della felicità?
Il segreto della
felicità sta nel connettere la mente con la sua fonte. Una volta che sarete
capaci di fare questo, la felicità fluirà. Quando conoscete la fonte diverrete
una persona elevata, nei pensieri così come nelle azioni. La felicità è alla
vostra portata e potete mantenerla stabilmente, ma è necessario un incessante e
nobile sforzo.
In che modo siamo influenzati dal vivere nella
società normale? La costante suggestione a cui siamo soggetti dalla pubblicità,
dai giornali, ecc. influenza la nostra mente?
Ogni persona è sotto
ipnosi. L’influenza costante esercitata su tutti gli individui ne ha
strutturato totalmente le menti. L’intero stile di vita è un processo ipnotico.
La delusione vi ipnotizza e siete continuamente esposti ai giornali, alla
pubblicità, alla televisione, alla radio, ai libri e alle riviste che vi
tengono sotto ipnosi. Come fare per de-ipnotizzarvi? Se riuscirete a gestire
questo processo sarete delusi da tutto lo schema della società. Noi viviamo
all’interno di uno schema familiare; un uomo ed una donna vivono insieme e si
chiamano marito e moglie. Questo è ipnotismo. Se de-ipnotizzate voi stessi, la
famiglia si rompe. Infatti, l’uomo vive sotto un costante ipnotismo, dal
momento della nascita al momento della morte. Forse solo poche persone non
vivono sotto questo stato ipnotico.
Una volta ho provato a
de-ipnotizzarmi ed ho scoperto che non avevo fede in niente. Ero pieno di dubbi
e non ero sicuro dell’onestà e della sincerità di nessuno. Quindi, per la
maggior parte delle persone la cosa più facile è rimanere ipnotizzati. Ma, man
mano che si progredisce si diventa de-ipnotizzati.
Come posso fermare la mente dal criticare le altre
persone?
Non vi è alcun problema
nel criticare gli altri nella vostra mente. Se interrompete questo processo
mentale ed iniziate a criticare apertamente allora lì vi sarà danno. Io penso
che il criticismo faccia parte dell’evoluzione. Dovete accettarlo ed
affrontarlo, non importa quanto amaro possa essere. E se non volete criticare
sarete voi oggetto di critica. Allora cosa accadrebbe? Ne sarete feriti.
Andrete in shock perché siete idealisti e non riuscite ad accettare la realtà.
Quindi, quando questi
tipi di pensieri negativi arrivano alla vostra mente dovete comprenderli, non
da un punto di vista religioso: dovete comprenderli dal punto di vista delle
leggi della natura. La natura ha delle leggi e la negatività è una di esse. Se
non ci fosse la negatività non potrebbe esserci progresso nella vita. Sentiamo
le persone dire: “Questo è negativo”, oppure “Oh, la mia mente pensa
negativamente!”. Cosa intendete dire con questo? Se c’è il buio deve esserci la
luce. Il giorno e la notte si equilibrano a vicenda. Le forze positive e le
forze negative della mente indicano il costante processo evolutivo della mente.
Se un bambino cerca di camminare, barcolla e cade: ciò significa che si sta
evolvendo. Se non facesse nessun movimento significherebbe che è paralizzato.
Nel corso della vita ci
sono molti momenti in cui siete negativi e poi diventate nuovamente positivi.
Come il ciclo del giorno e della notte, l’atteggiamento della vostra mente
cambia di volta in volta. Quando dei pensieri malvagi arrivano alla mente le
persone religiose rabbrividiscono. Siamo tenuti lontani dalla realtà della
natura dalla religione. Dovrebbero dirci che i pensieri cattivi occupano una
vasta parte della mente umana, così come quelli positivi. L’evoluzione è un
movimento costante come quello dei quanti
– in avanti, indietro, in avanti, indietro. L’evoluzione nella vita che avete
raggiunto nell’incarnazione umana non ha avuto un andamento seguendo una linea
retta. Si è mossa avanti ed indietro, indietro ed in avanti. Così è come si
muove l’energia. Quando i pensieri di critica arrivano alla vostra mente
lasciateli arrivare. Dovreste avere un’attitudine di comprensione verso di
essi: scaturiscono da voi stessi. Un pensiero di critica non è importato
dall’esterno, è una vostra creazione.
Se siete in disaccordo
con uno degli atteggiamenti della vostra mente state creando una frizione con
voi stessi, tra una parte della vostra personalità ed un’altra. Questo è ciò
che porta le persone alla schizofrenia. Tutti gli schizofrenici sono persone
incapaci di mantenere delle relazioni amichevoli con sé stessi. È molto
importante che abbiate una relazione di amicizia con ogni tipo di pensiero che
giunge alla vostra mente. Dopotutto cos’è un pensiero? Non è un’emozione, è una
bolla d’energia e, in un modo o nell’altro, è energia negativa e positiva. Non
preoccupatevi dei pensieri di critica. Sedete in silenzio e continuate a
criticare quanto volete.
Qual è il modo migliore per superare i complessi?
La vita di ashram ed il karma yoga sono le terapie migliori per le persone con molti
problemi mentali. Nel mio ashram dico
alle persone di lavorare così duramente che non hanno il tempo per pensare od
essere infelici. I complessi spariscono miracolosamente quando la mente non ha
il tempo per fermare l’attenzione su di essi.
Sono disturbato da tante distrazioni, come posso
liberarmi da essi?
Le distrazioni sono
naturali per ogni uomo. Anche se vivete in isolamento sulla cima di una
montagna avrete comunque delle distrazioni. Se vi chiudete in una camera
iperbarica avrete comunque distrazioni. Le distrazioni nascono dai desideri,
dall’ignoranza e dall’inconsapevolezza dello spirito. Se non seguite il
sentiero spirituale di pari passo con la vita esteriore, avrete molte
distrazioni, sia che viviate in campagna o in una città affollata. Nel sentiero
yogico potrete imparare a vivere pienamente senza essere condizionati dalle
distrazioni.
È possibile controllare la rabbia e la gelosia?
La rabbia è una delle
più grandi barriere nella vita e la gelosia è assolutamente non necessaria ed
inutile. Quando siete arrabbiati con qualcuno, alla fine, potreste avere un
qualche tipo di vantaggio - la persona con la quale siete arrabbiati potrebbe
obbedirvi o rispettarvi - ma la gelosia non da assolutamente nessuna
ricompensa. Secondo me non dovreste preoccuparvi della gelosia e della rabbia,
praticate shashankasana che vi
aiuterà! Sedete in vajrasana,
flettetevi in avanti e toccate il pavimento con la fronte. Mantenete le braccia
in avanti e rilassatele sul pavimento, oppure intrecciate le mani dietro la
schiena. Rimanete in questa posizioni da 2 a 30 minuti. Shashankasana aiuta a controllare il funzionamento delle ghiandole
surrenali e calma la mente.
Qual è il modo migliore per affrontare
l’aggressività presente in noi stessi?
L’aggressività può
essere combattuta con la pratica di shitali
e shitkari pranayama ma, credo, che
per prima cosa dovreste fare un approfondito studio della vostra personalità.
L’aggressività è una parte della vostra natura che si è sviluppata lungo il
corso della vita e, qualche volta, si possono causare dei disturbi psicologici
se si cerca di bloccare un aspetto della propria personalità.
Sebbene vi abbia
consigliato il pranayama, personalmente
sento che occorrerebbe usare la propria natura in modo costruttivo e creativo.
Un uomo con una natura aggressiva può essere molto dinamico. Può utilizzare la
sua personalità per apportare dei grandi cambiamenti nella società.
Quali pratiche yogiche possono aiutare una persona
che soffre della paura di prendere gli autobus, i treni, gli aerei, ecc?
Normalmente i bambini
non hanno questi tipi di paure. Essi sono spaventati dal buio, da personalità
particolari, ecc. ma non hanno mai paura di viaggiare in aereo ed in autobus e
nemmeno d’andare vicino ad un fuoco. Questi tipi di paure, spesso, si
riscontrano in soggetti che hanno più di 35 anni. Ci sono due ragioni
principali per questo. Una è l’accumulo di grasso nei tessuti nervosi e negli
organi fisici del corpo, soprattutto per coloro che rientrano in questa fascia
d’età. Nei giovani il ritmo metabolico è molto alto e ciò previene che nel
corpo si accumuli un eccesso di grasso in qualche organo o parte. Per ridurre
queste paure occorre eliminare l’accumulo di grasso.
La seconda causa è
dovuta ad un processo psicologico che si ha nel corpo come risposta ad una
situazione di spavento o di confusione. Quando nel cervello si fa esperienza di
paura questa viene passata al corpo tramite il sistema ghiandolare e nervoso, e
queste preparano il corpo per la lotta o per la fuga.
Degli esperimenti
condotti su dei ladri che si stavano preparando ad entrare in una casa di notte
per rubare hanno dimostrato che il flusso delle secrezioni di adrenalina ha
avuto un grande incremento. I loro corpi stavano combattendo la loro paura
inconscia. Come risultato, in quel momento, si può avere la necessità d’andare
in bagno, si potrebbe sudare profusamente o fare esperienza di una respirazione
affannata.
Ci sono molti modi per
superare il complesso della paura. Nel primo caso si dovrebbe cercare di
metabolizzare il grasso accumulato. Nel secondo caso si dovrebbe praticare antar mouna. Lasciate che la paura
arrivi e siatene testimoni, osservandone gli effetti sulla vostra mente, nel
corpo e nelle emozioni. Dopo un po’ di tempo capirete la causa della vostra
paura e troverete che è radicata in un’esperienza dell’infanzia che avete
dimenticato.
Se praticate shashankasana per mezz’ora al giorno
sarete in grado di controllare le secrezioni d’adrenalina ed il terrore e la
paura gradualmente diminuiranno. Se praticate shashankasana, antar mouna
ed il pranayama regolarmente, dopo
qualche tempo, rivivrete l’esperienza dell’infanzia nella vostra mente e tutte
le paure svaniranno come per miracolo.
Ci sono delle pratiche specifiche che possono
essere fatte per liberarsi immediatamente da emozioni come l’ansia, lo struggimento,
il senso di colpa, l’invidia, il rimorso, la gelosia, la paura e via di
seguito?
Si dovrebbe praticare
la consapevolezza del respiro naturale. Questo porta un sollievo immediato.
Mia figlia adolescente non è felice. A scuola il
suo rendimento è sotto le aspettative. A casa è sempre arrabbiata. Ha pochissime
amicizie e rifiuta ogni forma d’aiuto. Cosa mi consiglia di fare con lei?
Quando i bambini
lasciano le vostre braccia ed hanno bisogno d’aiuto dovreste incoraggiarli a
fare vita di ashram per qualche
tempo. Se esponete i bambini alla vita di ashram,
un ambiente diverso, persone differenti, attività differenti, dove c’è libertà
di linguaggio, pensiero ed azione e li esponete alle asana ed ai pranayama
vedrete che presto reagiranno positivamente.
Cosa può fare lo yoga per i bambini mentalmente
ritardati?
Sono stati fatti degli
studi sugli effetti dello yoga sulle persone mentalmente ritardate, soprattutto
bambini, e si è visto che se i bambini sono adeguatamente guidati nella pratica
di asana importanti, si possono
ottenere grandi cambiamenti. Le asana
che sono particolarmente raccomandate sono quelle che hanno un effetto diretto
sulle secrezioni ormonali della ghiandola pituitaria e sulle altre. Queste
includono sarvangasana e sirshasana. Dopo che queste asana sono state praticate per un po’ di
tempo possono essere introdotti lentamente i pranayama ed i bandha.
Queste tecniche porteranno un miglioramento definitivo, ma penso che c’è ancora
molto lavoro da fare in questo campo. I genitori tendono ad avere molta cura
dei loro figli mentalmente ritardati ma non ottengono i risultati sperati dai
sistemi a cui espongono i loro figli. Se mandate un bambino a scuola qualcuna
delle sue facoltà potrebbe svilupparsi, ma le strutture fondamentali del
cervello?
Qualche volta un
bambino affetto da ritardo mentale ha una struttura cerebrale perfetta ma ha
qualche blocco psico-emozionale creato dai genitori o dall’ambiente. Se questo
è il caso la pratica di yoga nidra è
benefica. Il bambino potrebbe non capire la pratica, ma questo non è
importante. Se l’insegnante usa la giusta forma di yoga nidra, può andare nella mente profonda del bambino ed
influenzarne l’intera personalità. Potrebbe anche essere capace di farlo uscire
fuori dalla confusione psico-emotiva.
Per ottenere i
risultati migliori con la terapia yogica è essenziale avere una diagnosi chiara
del ritardo del bambino in modo da poter determinare la categoria alla quale
appartiene ed il corretto metodo di trattamento.
Qual è il posto nell’universo per le persone con la
mente sbilanciata? E qual è lo scopo della loro esistenza?
Coloro che sono
definiti pazzi sono persone che hanno rifiutato completamente l’intero schema
della vostra società. Sono persone che erano alla ricerca della verità. Siccome
non l’hanno trovata nella vostra società hanno perso ogni speranza. Non
potevano trovare ciò a cui aspirano in ciò che l’ambiente sociale offre, così
sono diventati quello che voi chiamate pazzi. Ma nella prossima vita
diventeranno swami, come me.
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