sabato 12 luglio 2014
Yoga l’opportunità per la Salute
Dott. Swami Vivekananda
Saraswati
Dall’inizio
dell’esistenza dell’uomo sulla terra la vita è stata una lotta, ma risalendo
alle origini dello sviluppo dell’essere umano, si nota la graduale affermazione
della sua capacità di dominare l’ambiente. Con la sua intelligenza superiore,
l’ingegno e la straordinaria capacità di adattamento alle diverse situazioni,
ha progressivamente acquisito potere sui suoi nemici esterni. I predatori, le
prede, il clima, il terreno, sono tutti caduti sotto il suo dominio. Tuttavia
egli è ancora vittima dei suoi nemici interiori – le malattie della mente e del
corpo - e, guardando il mondo intorno a noi al giorno d’oggi, ci chiediamo se
davvero possiamo fare progressi con questi problemi.
La moderna
scienza medica, che ha dato alla comunità l’igiene, la nutrizione e le cure
scientifiche, ha liberato un gran numero di persone dalle malattie del passato,
ma queste sono state sostituite da nuovi problemi. Le malattie causate dalla
malnutrizione sono state sostituite, in gran parte nel mondo, da quelle per un
eccesso di nutrizione. I disturbi dell’antico cacciatore hanno ceduto il passo
all’ipertensione, alle ulcere ed ai problemi di cuore dell’uomo che, nel cuore,
è ancora un cacciatore ma la cui valvola di sfogo per l’aggressività è
bloccata. L’incertezza della vita negli spazi aperti è stata sostituita
dall’anima distrutta dalla costrizione e dall’inquinamento delle città.
L’imprevedibilità della vita nella natura selvaggia ha ceduto il passo alla
noiosa monotonia della vita civilizzata: le frustrazioni della vita senza sfide
reali e la miriade di malattie derivano da tutte queste situazioni.
Abbiamo
acquisito molti benefici dall’unirci in comunità ‘civilizzate’, ma lo stiamo
pagando a caro prezzo. Abbiamo abbandonato il
nostro habitat naturale e stiamo
soffrendo di depressione, frustrazione, risentimento e generale mancanza di
direzione reale nella vita, che ha portato a questo caos.
Dove
stiamo andando? Cosa ci stiamo a fare qui? Siamo davvero fatti per la vita che
stiamo conducendo o c’è qualcos’altro? Quando ci ammaliamo, fino a che punto
possiamo curarci? Possiamo prevenire totalmente le malattie? Possiamo rimanere
completamente sani, e se si, come possiamo farlo? Ed andando più in profondità:
abbiamo un altro destino? Stiamo davvero utilizzando il nostro vero potenziale
e muovendoci nella giusta direzione? È questo tutto quello che c’è, o c’è in
noi un più grande potenziale che è stato bloccato? E se c’è, come possiamo sbloccare
e liberare questo potenziale?
Da
migliaia di anni lo yoga si rivolge queste domande e dà indicazioni a coloro
che sono sinceramente alla ricerca di risposte. Lo yoga è interessato a
liberare il potenziale che giace dormiente dentro di noi e, come effetto
collaterale, ci libera anche dalle malattie, sia fisiche sia mentali, di cui
siamo vittime.
Il punto di vista dello yoga sulla
salute
I medici
concordano sul fatto che la maggior parte delle malattie sono dovute alla
tensione mentale. Anche le stesse malattie ‘fisiche’, il cancro o le infezioni,
ora sembrano avere origine nella mente. Ad esempio, l’insorgenza di queste
malattie dipende dall’inadeguatezza del sistema immunitario del corpo, il
sistema di difesa, ed ora sappiamo che questo sistema subisce molto l’influenza
della mente. Negli ultimi decenni i medici hanno riconosciuto sempre più
malattie come conseguenza della tensione mentale, ma gli yogi fanno sempre un
passo avanti. Dicono che, praticamente, tutte le malattie nell’individuo sono
causate direttamente dalle tensione mentale. Ci sono, naturalmente, delle
eccezioni, come la malnutrizione ed i veleni tossici e sappiamo che i fattori
cosmici, come le fasi della luna, l’attività del sole, le stagioni, il clima,
ecc. possono essere potenti fattori
stimolanti delle patologie. Tuttavia, in generale, secondo gli yogi le radici
delle nostre malattie sono nella mente e queste sono, in ultima analisi, ciò
che dobbiamo cercare di eliminare.
Come può la tensione mentale
provocare le malattie fisiche?
La mente,
che agisce attraverso il sistema nervoso centrale, colpisce il corpo attraverso
tre canali:
1. Il sistema nervoso somatico, che controlla le azioni volontarie del
corpo come il camminare, il parlare e l’uso dei muscoli ogni volta che
decidiamo di farlo.
2. Il sistema nervoso autonomo, che controlla le azioni involontarie
come la digestione, il battito cardiaco e la pressione sanguigna.
3. Le ghiandole endocrine, che producono ormoni che sono sostanze
chimiche che influenzano la chimica del corpo e le sue azioni in un’ampia
varietà di modi.
Si può notare,
così, che ogni cellula, organo e sistema
all’interno del corpo è direttamente influenzato dalla mente attraverso il
sistema nervoso e le sue ramificazioni.
Come funziona la terapia yogica?
La terapia
dello yoga ripristina tutti i sistemi citati al loro stato normale, agendo in
quattro aree:
1. La parte interessata viene riportata alla sua normale funzione. Ad
esempio: se una persona ha un problema alla colonna vertebrale causato dalla
tensione mentale, le posizioni di yoga possono rilassare gli spasmi muscolari
in quella parte della colonna. In questo caso lo yoga agisce direttamente sulla
parte interessata, senza creare uno squilibrio o un disturbo in nessun’altra
parte del corpo.
2. I collegamenti con il sistema nervoso centrale vengono equilibrati e
normalizzati. Ad esempio: ci sono alcune pratiche, come kunjal kriya, che
agiscono direttamente sui nervi autonomi e sui plessi. Nel caso dell’asma, lo
squilibrio tra il sistema simpatico ed il parasimpatico viene normalizzato, i
condotti bronchiali dei polmoni vengono aperti e, in questo modo, l’individuo
potrà di nuovo respirare liberamente.
3. Il sistema nervoso centrale stesso può essere influenzato
direttamente. Alcune pratiche, come ad esempio brahmari pranayama, sembrano
agire sul cervello stesso, ed è probabilmente attraverso questo canale che
conducono un rilassamento rapido e duraturo.
4. Molte pratiche di yoga alleviano direttamente le tensioni della mente. La meditazione è la più nota, ma anche
yoga nidra e molte delle pratiche fisiche hanno un effetto positivo in questo
campo.
Il campo d’azione
dello yoga è completo: va dall’organo bersaglio alla radice del problema, la
mente. Questa integrazione è, naturalmente, necessaria perché tutte le parti
del sistema sono intimamente legate tra loro.
Lo yoga può sostituire altri
trattamenti?
Ovviamente
se abbiamo un’appendicite acuta abbiamo bisogno subito di un intervento
chirurgico. Questo vale anche nel caso della rottura di un’ulcera e di altre
emergenze chirurgiche. Se abbiamo la meningite, la polmonite o una qualsiasi
altra infezione pericolosa per la vita, dobbiamo prendere gli antibiotici o i
sulfamidici. Per la maggior parte delle gravi malattie acute la medicina
moderna è probabilmente il migliore trattamento da scegliere, sebbene anche in
questi casi delle corrette pratiche di yoga possono aiutare. Analogamente, in
molte situazioni, il problema può essere curato con lo yoga nella fase iniziale
ma, quando si ha un peggioramento, abbiamo bisogno di cure esterne.
Tuttavia
lo yoga sta emergendo come il trattamento di prima scelta per le malattie
emozionali e mentali, e per i loro ‘cugini’: i problemi psicosomatici, come la
pressione alta, l’ulcera peptica, l’asma, l’artrite e molti altri. Questo è
positivo, dato che i medici ammettono che sono proprio queste le malattie che
la scienza medica ritiene più difficile da trattare.
Se una
persona con appendice acuta viene operata, l’appendice viene rimossa e
solitamente non sorgono ulteriori problemi. Tuttavia, la maggior parte dei
medici hanno pazienti con l’ulcera peptica che hanno assunto farmaci per anni e
tutt’ora hanno le loro ulcere.
Se una
persona ha una polmonite acuta, cioè un’infezione del polmone che in passato
era fatale, il dottore gli darà degli antibiotici ed in pochi giorni starà
bene. Ma, la maggior parte dei dottori ha pazienti con l’asma che sono
totalmente dipendenti dalle pillole, dalle inalazioni e dalle iniezioni, che
vivono una vita nella paura costante di un attacco, e che gradualmente
peggiorano.
Al giorno
d’oggi se un bambino ha la meningite viene trattato velocemente con sulfamidici
od antibiotici e l’infezione svanisce senza lasciare traccia. Non vi è nessun
caso di bambini rimasti sordi, con ritardo mentale od altre complicazioni di
meningite non trattata.
Tuttavia,
la maggior parte dei dottori hanno pazienti affetti d’ansia nervosa che
assumono da anni crescenti quantità di farmaci tranquillanti senza alleviare il
problema e che finiscono per avere complicazioni per dipendenza dalle droghe.
È
abbastanza evidente che i progressi della scienza medica sono stati miracolosi
nell’alleviare l’umanità dalle terribili malattie del passato. Ma ci sono
interi campi di sofferenza umana in cui non si sta facendo altrettanto bene.
Spesso queste tipologie di malattie sono quelle che rispondono bene alla
terapia yogica. Parliamo ora di alcune di queste malattie e dei risultati che
sono stati ottenuti dal trattamento con lo yoga.
L’ipertensione (la pressione alta)
È noto che
questa malattia possa abbreviare la vita di una persona, anche di decenni. Infatti
vi è una forma chiamata ‘ipertensione maligna’ che, spesso, è rapidamente
fatale. Non sorprende, quindi, che lo yoga abbia fatto molte ricerche
sull’ipertensione.
Un
cardiologo, di nome dr. K.K. Datay, a Bombay in India, ha insegnato yoga nidra,
un metodo di rilassamento profondo, ai suoi pazienti ipertesi ed ha avuto
ottimi risultati. La maggior parte di loro non ha più avuto bisogno di farmaci
o sono stati in grado di ridurne notevolmente l’assunzione.
Il dr.
Chandra Patel, in un articolo su ‘Lancet’, un accreditato giornale medico della
Gran Bretagna, ha riferito sull’uso del rilassamento yogico con biofeedback nel
trattamento dell’ipertensione. Si è constatato che un quarto della popolazione
potrebbe smettere completamente di prendere i farmaci, mentre la maggior parte
degli altri potrebbe ridurli notevolmente o, almeno, avere un maggior controllo
sulla pressione del sangue.
Il dr.
K.N. Udupa, direttore dell’Istituto di Scienze Mediche alla Benares Hindu
University, ha scoperto che i risultati son ancora migliori se la persona
esegue alcune semplici pratiche fisiche di yoga prima del rilassamento o la
meditazione, e noi abbiamo ottenuto gli stessi risultati. Udupa ha affermato che:
“Soggettivamente tutti i pazienti riferiscono di sentirsi molto meglio, più
calmi e tranquilli”. Un numero sostanziale potrebbe tranquillamente smettere di
prendere i farmaci e molti altri ridurre il dosaggio, al momento della
relazione. Le dottoresse Stone e De Leo (‘New England Journal of Medicine’,
gennaio 1976) hanno notato che la semplice pratica di yoga d’essere consapevoli
del respiro per dieci minuti al mattino ed alla sera, riduce l’ipertensione in
misura significativa nel corso di un periodo di sei mesi.
I benefici
dello yoga per i soggetti ipertesi sono così convincenti che a tutte le persone
con questa patologia dovrebbero essere offerti corsi di pratica di yoga,
parallelamente al trattamento farmacologico se le medicine sono veramente
necessarie.
La malattia cardiaca
Nonostante
il miglior trattamento medico, la cardiopatia coronarica è la causa più comune
di morte nei paesi tecnologicamente avanzati. In questa condizione, le arterie
che alimentano il muscolo cardiaco con il sangue si restringono ed al cuore
viene a mancare ossigeno e nutrimento. Se accade in maniera grave (infarto),
parti del cuore possono morire e, così anche il paziente!
Per
secoli, gli yogi hanno raccomandato le tecniche fisiche di yoga ed il
rilassamento come trattamento delle cardiopatie coronariche, ma è solo di
recente che il fondamento logico di tali pratiche ha ricevuto il sostegno della
scienza medica.
Fino a
poco tempo fa, si riteneva che l’infarto era causato da un coagulo di sangue
presente in una delle arterie coronarie. Ora, invece, ci si sta accorgendo che,
con molta probabilità, la maggior parte delle persone che hanno un infarto non
hanno alcun coagulo di sangue ma che l’attacco è dovuto ad una crisi funzionale
causata dallo spasmo di un’arteria. Lo stesso vale per l’angina, una forma
cronica in cui lo spasmo coronarico è un fattore importante. Sembra che in
entrambe queste malattie comuni, la principale causa che accelera il processo
sia lo spasmo dell’arteria coronarica, indipendentemente dalle variazioni
strutturali. È molto probabile, inoltre, che lo spasmo sia causato dalla
tensione mentale che agisce attraverso le fibre nervose autonome che alimentano
le arterie.
Quest’ultima
affermazione è supportata da una ricerca che è stata effettuata circa vent’anni
fa. In quest’indagine un gruppo di persone che erano state ricoverate in
ospedale per un attacco di cuore, sono state confrontate con un altro gruppo di
persone ricoverate per altri motivi. Si è constatato che la maggior parte dei
pazienti coronarici aveva subito una profonda e significativa ‘ferita’
emozionale durante il mese precedente l’infarto. Nel gruppo di controllo non
c’era stata nessuna crisi emozionale.
Il dr.
Chandra Patel, in un’altra ricerca ha dimostrato che il rilassamento dello yoga
riduce il dolore e l’invalidità in casi di angina. I pazienti possono essere
sottoposti a maggiore attività prima di fare esperienza del dolore al petto, si
sentono meglio ed il rilassamento del mattino sembra durare per il resto
dell’intera giornata.
E secondo
l’esperienza riscontrata negli ashram dell’International Yoga Fellowship se,
prima del rilassamento, vengono praticate delle semplici asana, i risultati
saranno anche migliori.
L’asma
I diversi
tipi di malattie ostruttive delle vie aeree, tra cui l’asma, sono trattati con lo yoga da millenni, e recenti
studi scientifici hanno sostenuto la sua esperienza maturata nel corso degli
anni.
L’asma è
una malattia in cui il sofferente ha ricorrenti episodi di restringimento delle
vie respiratorie (i bronchi) dei polmoni. Di conseguenza sperimenta episodi di
difficoltà respiratoria che possono essere molto gravi, anche fatali.
Il fulcro
del trattamento dell’asma è il gruppo di pratiche degli Shatkarma, soprattutto
kunjal kriya (ingerire velocemente dell’acqua tiepida salata e poi vomitarla),
neti kriya (far passare dell’acqua tiepida attraverso le narici in modo
alternato) e talvolta può essere utile anche vastra dhauti (inghiottire una
striscia di stoffa e ritirarla fuori in modo da stimolare l’esofago). Altre
pratiche, come ad esempio surya namaskara (eseguito lentamente), shashank-bhujangasana,
gli esercizi di respirazione addominale, i pranayama e yoga nidra completano la
serie.
Infatti,
se kunjal kriya venisse eseguita nelle fasi iniziali di un grave attacco d’asma
anche solo questo potrebbe fermare l’attacco. Questo è un vantaggio molto
importante, perché il soggetto asmatico svilupperebbe la sicurezza di poter
fermare un attacco d’asma in qualsiasi momento, semplicemente facendo ricorso
alle proprie risorse. Molti asmatici hanno detto che questa padronanza è stato
il fattore più importante che li ha portati alla cura definitiva dell’asma.
Quelli di noi che hanno insegnato questa pratica per anni hanno visto attacchi
d’asma arrestarsi in pochi minuti, anche in soggetti fortemente
tossicodipendenti, semplicemente praticando kunjal. Il dr. G.B. Gupta, il
professor G.C. Sepaha ed altri, del Raipur Medical College, in India, lavorando
in collaborazione con il Satyananda
Ashram di Raipur, hanno dimostrato alcuni risultati interessanti in
pazienti asmatici che praticavano alcune delle tecniche di yoga consigliate.
Due terzi dei ventisette pazienti studiati, hanno avuto dei miglioramenti in
conseguenza alla loro esperienza con lo yoga. Oltre a questo, testando le
persone con uno spirometro prima, durante e dopo il corso di yoga, hanno anche
dimostrato che questo non è stato solo un miglioramento soggettivo (lo
spirometro è uno strumento medico che, tra le altre cose, dimostra il grado di
dilatazione dei tubi bronchiali misurando la capacità respiratoria). Le prove
con questo apparecchio dimostrarono che il 62,5% delle persone aveva una
definitiva apertura fisica dei bronchi come conseguenza delle pratiche di yoga.
Non sentivano solo di respirare più liberamente, ma in realtà era proprio così,
perché i loro bronchi si erano rilassati.
Un gran
numero di altre ricerche cliniche in tutto il mondo hanno mostrato risultati
simili. Wilson e Hornsberg (Cli. Ris. 1973, 21, 278) hanno dimostrato che
soltanto la semplice meditazione può ridurre notevolmente la frequenza degli
attacchi, la quantità di farmaci necessari, ed aumentare la funzione polmonare
e la resistenza della pelle (da un esame sull’ansia).
In tutte
le ricerche, comunque, i risultati sono migliori per le persone che iniziano a
praticare yoga precocemente, subito dopo l’insorgenza dell’asma, prima che si
sia sviluppata in una grave fase cronica. Quindi, agli asmatici si consiglia
d’iniziare una pratica yogica il più presto possibile, dopo il primo attacco.
La bronchite e l’enfisema
C’è un
altro gruppo di patologie in cui i tubi bronchiali sono ostruiti ed il paziente
non può respirare correttamente. Di queste, le due forme principali sono la
bronchite cronica (infiammazione per un lungo periodo di tempo dei tubi
bronchiali) e l’enfisema (eccessiva dilatazione delle sacche d’aria a causa di
danni alle pareti delle stese). Queste due patologie sono dei gravi problemi in
quanto i pazienti di solito continuano a peggiorare nonostante le migliori cure
che la scienza medica può offrire. Nel 1978 il dr. M.K. Tandon ha pubblicato
sulla rivista ‘Thorax’ un resoconto del suo lavoro con ventidue pazienti
anziani con gravi forme di queste patologie. La metà di queste persone hanno
avuto un trattamento di fisioterapia di routine e l’altra metà ha ricevuto un
trattamento yogico. Tandon ha rilevato che: “alla fine dei nove mesi, i
soggetti che praticano yoga tendono ad avere:
1. miglioramento della resistenza all’esercizio;
2. recupero più veloce dopo lo sforzo fisico;
3. controllo sugli attacchi di mancanza del respiro senza necessità
d’assistenza medica;
4. netto miglioramento generale delle condizioni toraciche.
Lo schema
respiratorio del gruppo che ha praticato yoga si è trasformato in un modo più
efficiente. È diventato più profondo e lento, rispetto allo schema originale,
prima dell’esperimento, e rispetto alla rapida e superficiale respirazione del
gruppo trattato con la fisioterapia, che non ha mostrato alcun miglioramento
nel modello respiratorio”.
Inoltre,
dobbiamo ricordare che queste sono gravi malattie di soggetti anziani i quali,
in condizioni normali, sarebbero peggiorati nel corso dei nove mesi
dell’esperimento, invece di migliorare come hanno fatto grazie allo yoga.
Il diabete
Questa è
una condizione in cui il corpo non è in grado di gestire il glucosio, il suo
principale combustibile. Nella forma più grave il corpo diventa saturo di
glucosio, a causa della carenza di secrezione d’insulina, mentre, allo stesso
tempo, ai tessuti del corpo viene a mancare il glucosio perché esso non riesce
ad entrare nelle cellule. Le complicazioni del diabete sono dovute a questa
doppia problematica e, se il decorso della malattia non viene interrotto, la
vita del paziente può accorciarsi di decenni.
Le cause
del diabete sono molte; il soggetto può avere una predisposizione ereditaria,
ma sembra essere innescato anche da fattori esterni come lo stress, la mancanza
di esercizio fisico, una dieta scorretta e l’eccesso di cibo. Questo ritratto
si avvicina a quello di un certo tipo di personalità che si dice sia molto
intelligente, sensibile e rimuginativo.
Quando il
diabete inizia in giovane età – insorgenza del diabete giovanile - di solito è
più grave e difficile da controllare. Ma anche questi soggetti sono stati
notevolmente aiutati da una pratica diligente dello yoga.
Una serie
di studi hanno dimostrato che i risultati della terapia yogica sono migliori,
in particolare nel diabete giovanile, se le pratiche vengono iniziate nelle
prime fasi della malattia, prima che il corpo diventi dipendente dall’insulina
presa dall’esterno. In aggiunta a questo, se viene trattato precocemente, il
processo patologico viene invertito prima che vi siano danni causati dal
diabete stesso o dall’insulina ai tessuti vitali come il rene ed il pancreas.
Il
tradizionale trattamento yogico per il diabete è abbastanza ampio ed è
preferibile effettuarlo vivendo in un ashram di yoga adeguatamente attrezzato
per un mese o più. Il trattamento comprende una dieta particolare,
shankhaprakshalana (lavaggio completo dell’intestino, bevendo da sedici a
venticinque tazze d’acqua calda salata intervallate da specifici esercizi),
kunjal (la pratica del vomito), posizioni particolari, pratiche di respirazione
ed una forma di meditazione con il mantra conosciuta come ajapa japa. I
risultati sono molto incoraggianti soprattutto nei nuovi casi, anche se alcune
persone con diabete giovanile da lungo tempo hanno avuto un successo
spettacolare.
Molti
studi clinici sono stati condotti sugli effetti della terapia yogica per il
diabete, compresi quelli di Lavgankar nello Yoga Vidya Dham a Pune, in India;
quelli di Varandani, Anandananda e Dharmveer M.D. dello ‘Yoga Treatment
Research Center’ di Bapunagar (Jaipur, India) e quelli del professor N.C. Panda
in associazione con il Satyananda Ashram di Calcutta. Tutti hanno dimostrato
che circa un terzo dei pazienti diabetici ha reagito completamente alla terapia
yogica; circa un quarto non ha avuto nessuna reazione ed il resto è stato in
grado di ridurre la somministrazione dei farmaci. Nelle ricerche i pazienti che
non hanno reagito erano, di solito, tra quelli con grave diabete giovanile, che
avevano fatto uso di iniezioni d’insulina per anni, sebbene anche molti di
questi divennero stabili. Va ricordato, inoltre, che queste ricerche si sono
estese solo per pochi mesi. Il classico trattamento yogico per il diabete
dovrebbe essere continuato per un lungo periodo di tempo. Se questo venisse
fatto, forse, anche i casi più difficili reagirebbero.
Dobbiamo
considerare molto seriamente lo yoga come un efficace trattamento per il
diabete. Coloro che hanno esperienza con la terapia yogica sono sicuri che non
è lontano il tempo in cui le persone affette da questa malattia difficile e
debilitante potranno concedersi con successo le pratiche yogiche piuttosto che
dipendere da frequenti iniezioni d’insulina esterna o dall’assunzione di altri
farmaci.
Lo yoga guarisce dalle malattie
Al giorno
d’oggi, in tutto il mondo le persone stanno iniziando a comprendere che lo yoga
ha molto da offrire nel trattamento della malattia, infatti, lo yoga guarisce
dalle malattie. Quando dico che lo yoga guarisce la malattia non includo tutte
le malattie, ma quelle a cui lo si può applicare. Comunque, sto usando la
parola ‘cura’ nel suo senso più preciso. Se foste ‘curati’ potreste
interrompere il trattamento e la malattia scomparirebbe.
Lo yoga
sta sicuramente prendendo piede e sta avendo una grande influenza sulla moderna
scienza medica. Lo yoga non solo è accettato come metodo d’espansione della
consapevolezza, ma anche per espandere le nostre opportunità di mantenere una
buona salute e per curare le malattie.
Bihar yoga e sport
Sanjiv Chaturvedi
(Indore)
Master in Scienze Applicate dello Yoga, Bihar Yoga Bharati,
2002-2004
La
necessità della pratica di yoga nello sport di oggi
Molte persone svolgono attività sportive sia per piacere
che come mezzo per conquistare la forma fisica, per
tonificare il corpo e sentirsi rinvigoriti, motivazioni che, a loro volta, conducono al
rilassamento mentale. Tuttavia, lo sport sta diventando sempre più competitivo, trasformandosi anche in una professione con un’attenzione particolare al guadagno materiale ed alla voglia di vincere ad ogni costo.
Pertanto, è importante trovare soluzioni al
cambiamento dello scenario dello sport
di oggi.
Uno sportivo ha bisogno di quattro qualità di base: velocità,
abilità, forza e resistenza. Per
ottenerle, nell’ambito dello sport professionistico, la vita quotidiana di uno sportivo richiede
disciplina nell’allenamento, dieta
bilanciata, stile di vita equilibrato, focalizzazione
interiore e determinazione. A questo può essere aggiunto un altro
elemento: lo yoga. Il Bihar
Yoga è una scienza olistica
e, come lo sport, non è un
fenomeno puramente fisico ma
una complessa interazione di mente
e corpo. Lo yoga è un mezzo
ideale per raggiungere e mantenere l’apice della prestazione fisica e mentale.
Più di semplici asana
Fino ad oggi la scienza dello sport contempla principalmente le asana (posizioni di yoga). La pratica
delle asana può
contribuire notevolmente al successo
ed al benessere di tutti gli sportivi. Tuttavia, non
solamente le asana possono aiutare in questo. Nello yoga
anche la mente viene allenata a riflettere di momento in
momento e a non essere catturata dal
“movimento del momento”. La mente allenata è in uno stato di quiete
che sviluppa la consapevolezza interiore, affinando così
la pratica e la prestazione. In definitiva,
il risultato dell’evento non è soggetto al controllo dell'atleta.
Un senso di distacco dai frutti del
lavoro è necessario per preservare la
serenità della mente. ‘Mai
essere influenzati dal successo o dal fallimento’ così, nella Bhagavad Gita, Krishna motivava
Arjuna a combattere e, infine, a
raggiungere il suo obiettivo.
Le
pratiche di respirazione del pranayama, insegnate dal Bihar Yoga, sono molto
importanti per un atleta. Oltre ad ottimizzare il controllo e la capacità del
respiro, aiutano a rendersi conto che l'energia non è puramente di natura
fisica, ma che vi sono risorse inutilizzate che possono essere messe in gioco,
che aiutano ad alleviare l'affaticamento mentale e fisico.
Il
ritiro dei sensi è chiamato Pratyahara. Esso conduce ad un senso di distacco
che rimuove lo stress accumulato e ne impedisce un’ulteriore formazione
eccessiva, soprattutto nell'enfasi della competizione. Lo stress è sempre
presente in qualsiasi sport: è parte della stimolazione della competizione ed è
uno dei motivi per cui partecipare. E' necessario per una corretta stimolazione
del corpo e della mente, ma se la risposta ad esso è in eccesso, o
insufficiente, la persona e la prestazione ne risentiranno. Lo stress a
qualsiasi livello deve essere gestito con successo.
Dharana, la capacità di focalizzarsi continuamente su di un punto, ha il potenziale di aiutare l'atleta a portare il corpo e la mente ad uno stato di totale equilibrio e stabilità in tutti i livelli d’esperienza. Quando l'atleta è totalmente assorbito nella tecnica, fluisce la perfezione; la distinzione tra il sé e lo sport sparisce. Lui o lei eccelle. Comprendendo le limitazioni della mente e del corpo nel contesto dell’illimitatezza della coscienza, l'atleta può sforzarsi di raggiungere l'obiettivo prescelto.
Uno degli aspetti più importanti per gli sportivi per comprendere ciò è il principio SWAN. Swan è un acronimo dove 'S' sta per forze (strengths), 'W' per debolezze (weaknesses), 'A' per ambizioni (ambitions), e ‘N' per necessità (needs). È una tecnica di contemplazione o meditazione che permette un'attenta analisi di quelle qualità che possono fare la differenza tra successo e fallimento. E' necessario valutare accuratamente i propri punti di forza ed in che modo possano essere ampliati e diventare più efficaci. Allo stesso modo, è necessario conoscere e comprendere le proprie debolezze, come possano essere superate e come possano essere utili nell'approccio di un programma di allenamento. Le ambizioni devono essere comprese nel contesto sportivo al fine di essere realistiche in riguardo agli obiettivi ed ai desideri. Conoscere le proprie necessità, ciò che è essenziale, può aiutare ad ottenere il meglio dalle attività sportive e a realizzare la vera natura del successo.
Prevenire gl’infortuni
Le
misure preventive svolgono un ruolo importante
nel salvataggio della carriera
sportiva di un individuo. Le barriere
dell'ignoranza, delle idee sbagliate e la troppa
ansia di raggiungere livelli superiori nel minor tempo dovrebbero
essere affrontati attraverso l'educazione tra
allenatori e giocatori in ugual modo.
Lo yoga è utile in tutti i tipi di sport, in primo luogo per aiutare a prevenire gli infortuni. Come prima cosa dona maggiore agilità, che aiuta ad evitare i danni, fornisce più forza e migliora la capacità del giocatore di reagire ad una situazione. Poi, lo yoga aiuta lo sportivo a sentire e comprendere i processi del corpo più accuratamente, imparando in tal modo ciò di cui esso ha bisogno. Comprendendo questo, un atleta può lavorare sulle zone che necessitano di attenzione con sicurezza.
Tipi di pratiche
Il ruolo
dello yoga è speciale. Le posizioni di yoga interessano
tutti le parti di un arto e
rafforzano le fibre muscolari, aumentando la
capacità di resistenza agli infortuni.
Conoscendo in anticipo le aree del corpo soggette a stress, gli sportivi
possono utilizzare efficacemente lo yoga
per rafforzare le aree interessate.
Le pratiche yogiche possono essere utilizzate in differenti modi, per differenti e specifici scopi sportivi, e possono essere classificate come: esercizi di yoga supplementari (YSE), esercizi di compensazione yoga (YCE) ed esercizi yoga di rigenerazione (YRE).
Esercizi Supplementari
di Yoga (YSE)
Questi sono dei mezzi importanti di preparazione per
ogni sport perché, in una certa misura,
pur contribuendo alla buona salute,
attraverso la specializzazione la maggior parte
degli sport crea una forma di squilibrio.
L’allenamento supplementare consiste nel
praticare delle attività
o altri sport che non siano uno sport
particolare, scelto al fine di sviluppare la forma
fisica generale. Un tale equilibrio di
solito non si ottiene con
la pratica di un singolo sport. Essendo ben al di fuori da un ambito competitivo, gli esercizi di
yoga e le pratiche di
respirazione permettono di raggiungere lo stato di equilibrio
in modo olistico ed aiutano
gli sportivi a sperimentare e capire il proprio corpo, l'energia e la
resistenza in un modo
completamente diverso.
Esercizi di
Compensazione Yoga (YCE)
Come risultato di un allenamento sportivo prolungato, si può
sviluppare nel corpo uno squilibrio muscolare. I gruppi muscolari diventano squilibrati, alcuni per una
combinazione di sovraccarico a causa di un allenamento unilaterale, ed altri per
indebolimento, per mancanza di coinvolgimento
o uso. Tale carico
unilaterale produce disturbo,
che può portare a danni e lesioni. Il compito degli
YCE è quello di correggere e
compensare questo squilibrio muscolare
attraverso la pratica regolare e sistematica
di esercizi di compensazione. Le pratiche
del Bihar Yoga sono ideali
in questo senso, perché l'integrazione,
l'equilibrio e l'armonia sono le parole chiave delle sue pratiche di yoga.
Esse correggono l'effetto dell'allenamento unilaterale, promuovendo lo sviluppo armonico generale del corpo
e migliorando l'intero
sistema fisico.
Esercizi di Rigenerazione Yoga ( YRE )
L'allenamento
sportivo tende ad essere molto intenso per periodi di tempo prolungati. Anche
questo può portare ad una forma di squilibrio in cui i muscoli, o il corpo nel
suo complesso, diventano deboli per sovraffaticamento. Completare con successo
un lungo ed intenso allenamento e raggiungere le massime prestazioni dipende in
gran parte dalla misura in cui l'atleta è in grado di rigenerare la propria
forza fisica e mentale dopo l'allenamento stesso. La rigenerazione è un
processo di recupero per riacquistare forza e prevenire infortuni. Gli YRE si
basano sul principio che, dopo la contrazione per un determinato periodo di
tempo in un movimento isometrico contro una resistenza specifica, i muscoli si
distenderanno e rilasseranno, ma questo è efficace solo se fatto
consapevolmente. Anche in questo caso le pratiche del Bihar Yoga offrono un rimedio naturale, perché le asana si
basano sullo stretching gentile dei muscoli, che induce il rilassamento ed
aumenta l'afflusso di sangue, scioglie le tensioni residue e velocizza la
rigenerazione. Si tratta di un bilanciamento naturale allo sforzo muscolare
dell’allenamento e della competizione.
In queste tre categorie più specifiche dell’utilizzo delle pratiche di yoga per gli sportivi, occorre considerare ogni situazione singolarmente e, quindi, il consiglio di un insegnante di yoga qualificato è necessario.
Gruppi di pratiche
yogiche ed i loro benefici
Nel Bihar Yoga molte pratiche sono utili
per gli sportivi. Esse comprendono i
tre gruppi di pratiche preparatorie,
Pawanmuktasana parte 1,
2 e 3; le flessioni in avanti e le estensioni indietro; surya namaskara; le asana capovolte
e di equilibrio; gli shatkarma;
il pranayama e le tecniche di rilassamento e
di meditazione:
Pawanmuktasana 1 (PM1): questo gruppo di asana elimina la rigidità delle articolazioni ed aiuta i muscoli a diventare flessibili. Il coordinamento tra ossa, muscoli, articolazioni e legamenti migliora in modo che funzionino in maniera naturale e spontanea. I problemi alle articolazioni delle ginocchia, delle anche, delle caviglie, delle spalle e dei polsi possono trovare rimedio tramite queste asana, che riducono al minimo le lesioni delle differenti articolazioni.
Pawanmuktasana 2 (PM2): questo gruppo di asana rafforza i muscoli e gli organi addominali. Migliorano il sistema digerente, che è importante per il corretto funzionamento degli altri sistemi del corpo. Queste asana sono benefiche anche per le gare che richiedono molta resistenza.
Pawanmuktasana 3 (PM3): questo gruppo di asana migliora il flusso di energia all'interno del corpo e scioglie i nodi neuromuscolari soprattutto nella regione pelvica dove l'energia tende a ristagnare. Sono molto importanti per rimuovere lo stress dalla regione lombare e pelvica e sono particolarmente utili per le sportive, perché rafforzano il sistema riproduttivo ed aiutano ad alleviare le problematiche mestruali.
Asana di estensioni indietro, flessioni in avanti e torsioni: queste asana aumentano la forza e la flessibilità della colonna vertebrale. La colonna vertebrale è responsabile della postura, del libero fluire dell’energia, delle attività nervose e dei riflessi del corpo. L'equilibrio di tutto il corpo dipende dalla potenza e dalla flessibilità della colonna vertebrale e dei muscoli adiacenti. Praticando questo gruppo di asana, gli atleti possono ridurre al minimo il problema del mal di schiena. Gran parte dello stress accumulato tende a ristagnare nella colonna vertebrale, in particolare nella regione inferiore o nel collo e nelle spalle, così le estensioni indietro e le flessioni in avanti seguite da una o due asana di torsione rilasseranno la colonna vertebrale e daranno la sensazione di prontezza di riflessi. Psicologicamente le asana di estensione indietro preparano gli atleti ad affrontare qualsiasi situazione con coraggio ed ottimismo; le flessioni in avanti aiutano a lasciarsi andare e a lasciar fluire, e le torsioni espellono gentilmente l’esitazione e l’incertezza.
Surya Namaskara (saluto al sole): questa è una pratica completa di per sé stessa. I giocatori la possono utilizzare per la forma fisica generale e come riscaldamento prima di qualsiasi sport. Prepara il corpo per la gestione di situazioni stressanti. Si tratta di un modo efficace per sciogliere, allungare, massaggiare e tonificare tutte le articolazioni, i muscoli e gli organi interni del corpo. Stimola ed equilibra tutti gli organi del corpo.
Asana capovolte: stimolano un ricco afflusso di sangue verso il cervello
e invertono l'effetto della gravità sul corpo. Durante la pratica di un'asana
capovolta, il respiro diventa lento e profondo, massimizzando lo scambio di
anidride carbonica ed ossigeno che favorisce la respirazione corretta. Il fegato,
la milza, lo stomaco, i reni ed il pancreas ricevono un potente massaggio, e
sono aiutati nello svolgere le loro funzioni in modo più efficiente. Il sangue
e la linfa accumulati negli arti inferiori e nell'addome sono risucchiati di
nuovo dal cuore, poi inviati ai polmoni, purificati e re- distribuiti in tutte
le parti del corpo. Il flusso di sangue arricchito, permette anche alla
ghiandola pituitaria di funzionare in modo più efficiente, ottimizzando
l'intero sistema endocrino.
Asana di equilibrio: queste asana inducono equilibrio fisico placando i
movimenti inconsci. Sviluppano i centri cerebrali che controllano il
funzionamento del corpo in movimento stabilendo così la connessione tra mente e
corpo. Aumentano il coordinamento dei movimenti tra le diverse parti del corpo
che sviluppano il senso di equilibrio e di bilanciamento. Affinano l'uso
efficiente dell'energia sia nell’azione che nell’immobilità. Mentre il corpo in movimento raggiunge
l'equilibrio diventa sempre più libero di fare affidamento su altre forze più
sottili per sostenersi e muoversi. In questo modo il corpo conserva la propria
energia e ottiene grazia e fluidità di movimento.
Shatkarma: di queste sei pratiche di pulizia, quattro sono
considerate importanti: neti, kunjal, laghu shankhaprakshalana e trataka.
Neti
pulisce e libera le vie nasali, dona chiarezza alla mente e reazioni pronte.
Induce calma e riequilibra il rapporto corpo-mente, aiutando ad equilibrare
entrambi gli emisferi del cervello.
Kunjal
(pulizia dello stomaco): aiuta a ridurre la paura del fallimento ed aumenta il
coraggio per affrontare situazioni mutevoli ed impegnative. Può indurre fiducia
negli atleti, in modo che possano esprimersi correttamente e dare il meglio di
sé, senza essere trattenuti dalla paura o dall’ansia.
Laghu
Shankhaprakshalana (pulizia intestinale): gli sportivi dovrebbero fare questa
pratica sotto la guida di un insegnante qualificato. Pulisce l'intero tratto
intestinale e libera l'organismo da impurità e tossine. Questa pratica induce
freschezza di mente e corpo. Mantiene corretto il funzionamento del sistema
digerente.
Trataka
(concentrarsi fissando un punto): tutte le gare richiedono la capacità di
sviluppare la concentrazione su un punto e la consapevolezza. Questa pratica
non solo migliora la concentrazione e l’unidirezionalità senza distrazioni, ma
aumenta anche la consapevolezza, la conoscenza intuitiva e la discriminazione.
Pranayama: le pratiche di respirazione sono uno dei mezzi più
efficaci per aumentare la capacità polmonare, l'energia, la resistenza, il
controllo sui muscoli involontari; migliorano la concentrazione ed equilibrano
le emozioni. Quando vengono praticate sistematicamente per qualche tempo, si
sviluppa la consapevolezza che l'energia non è puramente di natura fisica e che
la gestione efficiente dell'energia pranica può essere sviluppata attraverso il
controllo del respiro.
Pratiche
come la respirazione addominale, la respirazione yogica ed il kumbhaka (la
ritenzione del respiro) possono aumentare la capacità polmonare. Anche nadi
shodhana (la respirazione a narici alternate) aumenta la capacità polmonare,
oltre ad essere la pratica principale per equilibrare l'energia pranica
stimolando entrambi gli emisferi del cervello simultaneamente. Bhastrika (la
respirazione rapida dall'addome) genera calore e vitalità ed alza il livello di
energia naturale e rende più disponibile il recupero dell'energia
nello sport, in casi di quasi esaurimento.
Pranayama
rinfrescanti, come sheetali e sheetkari, sono utili nella calda stagione estiva.
Bhramari (il ronzio dell’ape) ed ujjayi (il respiro psichico) possono essere utilizzati
prima di ogni competizione per indurre il rilassamento e ridurre lo stress
mentale: portano calma e quiete nella mente. Anche la respirazione addominale è
uno dei pranayama più semplici ed efficaci che può essere fatto in qualsiasi
momento e rende la persona in
grado di vivere nel momento presente.
Yoga Nidra: è il metodo sistematico per indurre completo rilassamento
fisico, mentale ed emozionale sviluppato dal Bihar Yoga. Lavora su tre livelli
contemporaneamente - il conscio, il subconscio e l'inconscio. Grazie alla
profondità del rilassamento, il livello di consapevolezza e di focalizzazione
aumenta. Anche il livello di ricettività è maggiore, quindi è utile per acquisire
competenze e tecniche. Ad esempio, ci sono una serie di stadi nella pratica,
uno dei quali è il processo di visualizzazione. Mentre il corpo si trova in uno
stato di sonno fisico,
la mente è sveglia e rilassata. In questa circostanza è possibile imparare e
provare movimenti visualizzandoli mentalmente.
C'è una fase in yoga nidra dove viene fatto un
proponimento che può aumentare la forza di volontà e la determinazione per
raggiungere il successo sul campo. I giocatori possono sviluppare lo stato mentale
appropriato, in modo che al momento del bisogno possano equilibrare il proprio
stato fisico, mentale ed emozionale.
La stimolazione elettrica di specifiche parti
dell'ipotalamo, del sistema limbico e dell’amigdala, il cosiddetto cervello
primitivo, suscita particolari reazioni emotive, tra cui la rabbia, la paura e
l’aggressività. Per la maggior parte dei giocatori questi sentimenti negativi
possono essere difficili da controllare durante alti livelli di stress. In yoga
nidra i giocatori sono invitati a provare volontariamente forti emozioni, pur
mantenendo uno stato di profondo rilassamento e ad osservare l'intero processo.
Questo aiuta a rimanere in equilibrio e in stato di controllo in ogni
situazione.
Antar mouna: è una pratica meditativa che sviluppa
sistematicamente la consapevolezza di diventare vigile a 360 gradi. È efficace
per quelle persone le cui prestazioni non sono particolarmente significative.
Sviluppa la consapevolezza, in modo che si possano minimizzare errori e danni. Si possono visualizzare
le proprie prestazioni e quelle degli altri con onestà: ciò aiuta a migliorare
sé stessi e le proprie prestazioni. Antar
mouna aiuta ad allontanare la paura del fallimento. Libera la mente e la
prepara ad adattarsi o ad affrontare qualsiasi situazione. Dopo aver fatto
questa pratica, i giocatori si sentono stabili interiormente e la maggior parte
delle distrazioni, gli spettatori, le prestazioni degli avversari e le
pressioni di altri giocatori, possono essere eliminate.
Il potenziale
Il potenziale dello
yoga nello sport non
è stato ancora pienamente esplorato.
Da un lato, gli sport sono molto impegnativi
e competitivi; dall'altro,
lo yoga sembra muoversi nella
direzione opposta con la sua apparente
enfasi ad un approccio rilassato e
ad uno stato mentale distaccato. Tuttavia, lo stato mentale e la preparazione fisica che lo yoga porta è esattamente
lo stesso stato di cui i
giocatori di maggior successo parlano
al culmine della loro performance. Chi non può dare il meglio di sé, se è rilassato, pronto
e fiducioso? E chi non può accettare con eleganza
la vittoria o la sconfitta se il proprio corpo, la mente e lo spirito hanno la
serenità di uno yogi?
Yoga Metodo Satyananda è anche chiamato ‘Bihar Yoga’
(NB: per
approfondire la conoscenza delle pratiche menzionate nell’articolo si rimanda
al testo ‘Asana Pranayama Mudra e Bandha’, ed. Satyananda Ashram Italia.)
Swan Sadhana
Swami
Yogaratna Saraswati
Insieme alle
normali pratiche di yoga, c’è un altro aspetto che necessita di essere
sviluppato passo dopo passo. Ciò avviene attraverso un processo meditativo
chiamato SWAN, che ci aiuta a capire la nostra natura, ad accettarci così come
siamo e a lavorare verso questo scopo. Swan è un acronimo per Forze (Strenght),
Debolezze (Weakness), Ambizioni (Ambition) e Bisogni (Need).
La tecnica
meditativa Swan porta ad un’auto-osservazione e testimonianza delle nostre
forze, debolezze, ambizioni e bisogni in modo oggettivo ed a giungere alle loro
cause. Dalle parole di Swami Niranajananda: “La meditazione Swan (hamsa dhyana)
aiuta lo sviluppo della consapevolezza dello stato del nostro essere,
portandoci ad un processo di osservazione e consapevolezza dei profondi aspetti
della vita e dell’ahamkara (ego). La reale natura dell’ego è presente in
assoluta consapevolezza nelle azioni e nelle reazioni. È la realizzazione degli
aspetti positivi dell’ego lo scopo e la meta della meditazione Swan.”
Le forze sono
tutte quelle qualità, abilità, talenti e caratteristiche che ci supportano ed
aiutano nell’evoluzione. Sono quegli aspetti della personalità che possono
essere applicati positivamente e costruttivamente nella vita, quegli attributi
positivi del nostro carattere che sono stati acquisiti attraverso i karma e che
sono stampati nel tema natale, ad esempio il coraggio, la fede, ecc.
Le debolezze
sono quelle carenze della nostra personalità, quegli attributi del carattere
che ostacolano il progresso o la crescita, ad esempio l’apatia, la rabbia e la
procrastinazione. Per la maggior parte del tempo siamo influenzati dalle nostre
debolezze e cerchiamo di nasconderle, ma più ci focalizziamo su di esse più
lasciamo che eclissino le nostre forze. Quando stilate i vostri aspetti Swan,
fate in modo che le debolezze non superino in numero le forze. Questo vi
renderà molto più positivi.
Le ambizioni
sono ciò che vogliamo fare nella vita. Sono le forze direttrici dietro le nostre
azioni: non possiamo ottenere niente senza ambizione. La forza dell’istinto di
sopravvivenza dà origine alle ambizioni. Cerchiamo di essere tutto ciò che non
siamo. L’ambizione può essere basata sulla paura, sul desiderio, sul potere o
sul naturale amore per la vita. Quando praticate Swan sadhana, non lasciate che
le ambizioni superino in numero i bisogni.
I bisogni sono
ciò di cui ognuno necessita. Il corpo ha bisogno di cibo ed acqua, di vestiti e
di un riparo. Ci sono i bisogni mentali, il desiderio della soddisfazione,
qualche scopo nella vita; mentre il bisogno dell’armonia e dell’equilibrio
interiore con la natura, fanno parte dei bisogni spirituali. I bisogni possono
essere divisi in fisici, mentali, emozionali, personali, sociali e spirituali (come
tutti gli altri aspetti dello Swan).
Sadhana di ritiro
Swan sadhana
può essere fatto come una tecnica meditativa, un esercizio scritto, un
programma di ritiro e come una pratica quotidiana. Swan può essere il
principale scopo di un ritiro intensivo. Le sessioni possono intersecarsi con
l’hatha yoga, i kirtan o i canti ed il karma yoga. Meditazioni come yoga nidra
e antar mouna possono essere focalizzate sul principio Swan. Potete iniziare
sia con un esercizio scritto che con una meditazione Swan. Un fine settimana di
ritiro può includere tre o cinque sessioni scritte e lo stesso numero di
meditazioni sul principio Swan.
Nell’esercizio
scritto usate un foglio di carta per ogni aspetto dello Swan ed aggiungete
altri fogli se necessario. Ad esempio, potete iniziare scrivendo in una pagina
le vostre forze, in un’altra le vostre debolezze e così via. Nella seconda
sessione, esaminate le vostre forze e fatevi delle domande su di esse. Potreste
avere bisogno di aggiungere altre pagine per questa sessione e così via.
Dopo che
avrete scritto tutte le forze, debolezze, ambizioni e bisogni potrete pensare
ad iniziare a porvi delle domande circa ogni principio dello Swan. Questo può
essere fatto in un’altra sessione, o in un altro giorno se l’avete praticato
durante una lezione di yoga oppure in un altro periodo di tempo. Sotto trovate
una selezione di domande pertinenti. Potete usarle tutte o solo alcune od anche
metterne delle vostre. Scrivete di seguito le risposte alle vostre domande
sotto ogni principio. Un’ulteriore attività potrebbe generarsi come risultato
delle risposte alle varie domande, che può essere svolta in una sessione
successiva.
Forze
1. Come
so di avere questa forza?
2. Quali
forze sono parte del mio corredo genetico (ereditarie) e possono essere usate
come base positiva della mia personalità?
3. Quali
forze sono reali e quali sono quelle che prendo per reali ma, in realtà, sono
desideri?
4. Quali
forze voglio sviluppare?
5. Quali
forze posso usare per superare le mie debolezze?
6. Quali
forze possono sostenere ed abbracciare le mie ambizioni?
Debolezze
1. Quali
debolezze posso far diventare delle forze o usare in modo positivo? Ad esempio,
la testardaggine può essere vista come persistenza o tenacità e canalizzata con
un lavoro positivo.
2. Quali
forze posso usare per superare una specifica debolezza?
3. Posso
accettare che le mie debolezze vanno bene, che tutti hanno delle debolezze?
Ambizioni
1. Differenziate
i desideri e le ambizioni.
2. Differenziate
le ambizioni e i bisogni.
3. Quali
ambizioni sono pratiche ed ottenibili? Eliminate quelle che non sono
realistiche; vi fanno perdere tempo ed energia.
4. Osservate
le vostre ambizioni. Sono appropriate per voi?
5. Osservate
le radici delle vostre ambizioni. Da dove originano?
6. Quali
ambizioni sono realmente intense? Sostenetele.
7. Quali
ambizioni sono aspettative dei familiari o della società?
8. Posso
riconoscere le ambizioni che fanno parte del mio karma?
9. Le
ambizioni cambiano in base alle età, alle circostanze, ecc?
Quando
prendiamo confidenza con le nostre ambizioni, iniziamo ad avere una
comprensione del nostro dharma. Questo è necessario al fine di percepire il
ruolo che ci è stato assegnato o che dobbiamo giocare nella vita.
Bisogni
1. Differenziate
i bisogni e ciò che si vuole. Eliminate ciò che potete, al fine di semplificare
la vostra vita.
2. Differenziate
i bisogni dalle ambizioni. Mettete i bisogni che sono realmente delle ambizioni
nella sessione delle ambizioni.
3. Quali
sono i miei reali bisogni, e quali sono aspettative di altre persone come
familiari e società?
4. Come
posso provvedere a questi bisogni specifici senza che dominino la mia vita?
Ci sono dei
bisogni che devono essere soddisfatti per prenderci cura di noi stessi. Mentre
lavoriamo sui bisogni, essi iniziano a diventare sempre di meno, ma non li
facciamo fuori con la forza: ci abbandoneranno quando il loro tempo sarà
finito. Quindi, riconoscete i vostri bisogni ed il lavoro inizierà da solo.
[…]
Breve sadhana giornaliero
Il principio
Swan può continuare come un breve sadhana giornaliero, per dieci o quindici
minuti al termine di ogni giornata. Osservate quali sono stati i punti di forza
della giornata. Fatene una lista. In cosa avete fatto un pasticcio? Quali sono
state le vostre debolezze, ambizioni e bisogni? Fatene una lista. La revisione
della giornata avviene automaticamente nel momento in cui osservate il vostro
Swan giornaliero. Potrete iniziare con una lunga lista di venti qualità per
ogni sezione e scoprire che dopo circa due settimane sono scese di tre o
quattro.
Come breve
sadhana quotidiano il principio Swan può essere fatto, preferibilmente, per un
periodo di due o tre mesi. Non guardate la lista che avete fatto il giorno
precedente: fatene una nuova ogni giorno. Ogni giorno prendete una nuova pagine
e un nuovo Swan. Alla fine di ogni mese fate il conto delle caratteristiche
della vostra personalità ed osservate quali avete realmente. Potreste trovare
dieci o venti differenti forze in quel mese, alcune delle quali scritte una
sola volta, altre le ritrovate tre o quattro volte. Estraetele e raggruppatele
facendole diminuire di tre o quattro.
Dopo due o tre
mesi di pratica quotidiana, smettete di fare lo Swan. Osservate cosa accade,
osservate la consapevolezza che avete di voi stessi. Questa pausa è essenziale
per il riposo della mente perché Swan sadhana è molto pesante. Dopo una pausa
di due o quattro settimane, iniziate un secondo ciclo di Swan. Questo secondo
ciclo può iniziare estraendo dallo Swan del mese precedente cinque o più forze
differenti. Potreste trovare delle sorprese.
[…]
Concludiamo
con le parole di Sw Niranjanananda:
“Infine, attraverso la pratica della meditazione Swan, si raggiunge uno stadio
d’integrazione in cui i differenti livelli della personalità, istintivo,
emozionale, mentale e psichico, son capaci di funzionare ed accordarsi
armoniosamente. Gli aspetti frammentati della personalità umana che intralciano
e limitano il potenziale creativo vengono gradualmente unificati e rinforzati,
creando molti più canali positivi di espressione. In questo modo la pratica
rivela una nuova visione di sé stessi e della propria vita, un’esperienza di
unità eterna e di accettazione di sé che non è influenzabile dai cambiamenti e
dalle influenze esterne.”
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