Indice:
- I Tre Aspetti del Karma Yoga
- La Gestione della Mente
- Riscaldare il Comune Raffreddore
Lo scopo dello yoga interiore o antaranga yoga è quello di gestire i tratti che sono inerenti e geneticamente incorporati nella vostra personalità e natura. Nella tradizione yogica questi tratti della personalità sono conosciuti come i sei amici che sono nati con voi quando siete venuti al mondo. Questi compagni rimangono con voi fino all’ultimo respiro. Danno origine alla vostra natura, mentalità, personalità, abitudini, tratti, carattere e vi rendono quello che siete in questo momento.
Prevalere sui sei amici
Chi sono questi sei amici? Kama, desiderio e passione, insiti in ogni forma vitale: anche un neonato ha desiderio, nessuno ne è libero; krodha, la spinta aggressiva; lobha, avidità che sottolinea il bisogno; moha, illusione, infatuazione; mada, arroganza, identità autoaffermativa; matsarya, invidia, gelosia verso altre persone che hanno più successo o che stanno meglio di voi, la mentalità comparativa. Queste sono le sei qualità della vita che nascono nella propria mente al momento della nascita. Potete vederlo anche nel comportamento dei bambini. Potete identificare quale tratto viene evidenziato in un particolare momento: possono essere volatili, aggressivi, dinamici e irrefrenabili, esprimendo krodha; possono essere invidiosi di un altro bambino che ha qualcosa in mano e andare a cercare di portarglielo via e prenderlo a schiaffi. Questi tratti formano la natura umana.
Non sono tratti che potete correggere attraverso l’influenza dei genitori o attraverso l’educazione a scuola o all’università. Non c’è induzione di pensiero che possa aiutarvi ad equilibrare gli stimoli negativi e le proiezioni di questi tratti. Questi tratti formano la vostra personalità e sono collegati a karma, azione; jnana, conoscenza e a bhavana, sentimento. Karma, jnana e bhavana diventano una parte integrante in cui questi sei aspetti esprimono il loro potere, poiché è in karma che vi rendete conto di quanta aggressività, avidità, pulsione, bisogno, gelosia e invidia avete. Karma evidenzia questi tratti sottili della vostra personalità. In modo simile, il pensiero evidenzia i tratti sottili della vostra personalità, non i sensi, il corpo, i muscoli, l’addome, i polmoni o il cuore. L’intelletto mette in evidenza questi tratti e le emozioni li esprimono.
Ogni azione, pensiero ed emozione in un modo o nell’altro esprimono l’intensità dei sei tratti in differenti momenti. A volte l’intensità può essere bassa, a volte può essere maggiore. Quindi, attraverso lo yoga interiore, attraverso karma yoga, bhakti yoga e jnana yoga potete gestire gli effetti di questi sei tratti.
Nello yoga esteriore, nell’hatha yoga, nel raja yoga e nel kriya yoga, sviluppate e coltivate sanyam, il controllo; e nello yoga interiore gestite i tratti interni che creano la vostra vita, natura, personalità, le vostre aspirazioni ed ambizioni, la natura tamasica e rajasica. Poiché in questi tre tipi di yoga abbiamo a che fare con tratti che sono sottili e invisibili, e tutti noi rispondiamo e reagiamo ad essi, essi costituiscono lo yoga interiore.
Karma yoga (i tre stadi)
Antaranga yoga inizia con il karma yoga, poiché nessuno può vivere senza karma. Karma è la base fondamentale e il sostegno della vita. La definizione classica di karma yoga è che rende immuni dai karma. Si può definire il karma yoga in molti modi, tuttavia, qual’è lo scopo secondo gli yogi e le scritture yogiche? Lo scopo non è qualcosa evocato dall’intelletto.
Il primo scopo del karma yoga è atmashuddhi, l’autopurificazione. Yoginah karma kurvanti sangam tyaktvatmashuddhaye: “gli yogi fanno karma, con obiettività, per l’autopurificazione”.
Questa è la prima filosofia del karma yoga: raggiungere l’autopurificazione. Ora, l’autopurificazione è un concetto ampio. Non è qualcosa che si può identificare con “se faccio questo mi purificherò”. Si deve lavorare per delineare tutte le diverse componenti all’interno di questo ampio concetto, l’atmashuddhi; le relazioni, le associazioni, le aspettative giocano tutte un ruolo importante. Bisogna identificare tutte queste cose, compresi i bisogni, le ambizioni, i punti di forza e le debolezze. Per ottenere l’autopurificazione, ogni aspetto della propria natura deve essere monitorato e gestito. Non è sufficiente dire che attraverso il karma yoga si ottiene atmashuddhi. Si devono individuare le aree di atmashuddhi: shuddhi emozionale, shuddhi intellettuale, shuddhi sensoriale. Tutti questi sono differenti tipi di shuddhi.
Atmashuddhi si riferisce anche a un termine importante: obiettività. Si deve comprendere l’obiettività non dal punto di vista dell’attaccamento o del distacco, ma semplicemente come conoscenza. Quando si conoscono, si gestiscono meglio le risposte dell’attaccamento o del distacco. Che siate attaccati o distaccati non fa differenza. Perciò la consapevolezza dell’obiettività, in relazione alle proprie azioni, porta alla consapevolezza di sé, all’armonia, all’equilibrio interiore o purificazione.
Il raggiungimento di atmashuddhi porta al secondo stadio del karma yoga, akarta bhava, il sentimento di “Io non sono colui che agisce. Sono uno strumento mosso da una mano invisibile ed eseguo gli ordini”, “Sia fatta la tua volontà”. Karta è l’idea di agire, “Io sono cului che agisce”, mentre akarta è il non avere l’idea di agire, “Non sono io colui che agisce”. Quando nella vita sorge il concetto che non siete voi coloro che agiscono, diventate semplicemente dei medium, attraversi i quali l’azione è compiuta. Akarta è quando non siete voi coloro che agiscono, gioiscono o sperimentano il karma e il karma non è un agente vincolante. Quando c’è karta bhava, “Io sono l’autore”, il karma vi lega. Quando siete uno strumento che è manovrato, i karma non vi vincolano e portano a naishkarmya siddhi, la libertà dagli effetti dei karma. Questo è il terzo aspetto del karma yoga.
Naishkarmya siddhi si ottiene dal karma yoga. Sviluppate immunità dai karma, dalle persone, dalle situazioni e dall’ambiente, e rimanete connessi con la vostra pace e comodità. Ogni momento della vita diventa un momento nuovo che vivete con il cento per cento della consapevolezza. Nulla sarà più routine; anche se dovete spazzare la stessa strada ogni giorno per venti anni, non diventerà mai routine.
Quello che fate ogni giorno sarà fatto come se fosse la prima o l’ultima volta nella vita che lo fate, e darete il massimo. Ogni momento vi porta una nuova esperienza di partecipazione e coinvolgimento con il karma, e vi libera anche dalla sofferenza che viene quando vi identificate con il karma. Quando si risveglia questo stadio, almeno il trenta percento dell’oscurità dei sei amici diminuisce.
Tratto da: www.yogamag.net
Qual è la differenza tra il controllo e la soppressione del comportamento e del pensiero?
Una persona può pensare tutto che ciò che vuole, ma quando si tratta del comportamento bisogna osservare bene. Non è necessario conoscere nessuna scienza per comprendere questo concetto. Se i vostri pensieri sono negativi soffrirete, ma se il comportamento è inappropriato saranno gli altri che soffriranno. Pertanto, occorre osservare la correttezza del comportamento, e talvolta ciò richiede la soppressione. Qui il termine soppressione assume una forma di correttezza. Un comportamento inappropriato è come un fiume che straripa dal suo corso corretto causando un’inondazione. Ogni volta che qualcosa non segue il suo giusto percorso, si traduce in distruzione. Quando la pioggia non segue il suo sistema appropriato, si ha un eccessivo acquazzone e interi villaggi vengono allagati. Quindi, se il problema è la correttezza, la repressione va bene.
Come possiamo risolvere i conflitti tra le persone?
Duemilacinquecento anni fa nacquero due grandi persone: Buddha e Mahavira. Questi personaggi storici dicevano: “perdona, dimentica, pratica la non violenza”. Diedero un messaggio di tolleranza. Duemila anni fa, un’altra grande personalità nacque in Israele. Il suo nome è Gesù Cristo. Anch’egli diede lo stesso messaggio. Dopo di lui altri, come San Francesco, ribadirono lo stesso pensiero. Anche i diversi gruppi sannyasa in India, Vaishnava, Vairagya, Udasin, hanno detto la stessa cosa. Se qualcuno vi aggredisce, lasciatelo fare. Non reagite. Siate pacifici, non lottate. Non litigate per le piccole cose. Le persone si uccidono per un piccolo pezzo di terreno. Si uccidono per una donna. Questa è una cosa buona? No. Nessuno dovrebbe percorrere il sentiero della violenza. Nessuno dovrebbe coltivare pensieri di vendetta. La vendetta, la ritorsione e la violenza non portano a nessuna soluzione.
Swami Sivananda era solito dire di sopportare gli insulti, di sopportare le ingiurie, perdonare, servire, amare, dare, purificare, meditare, realizzare. Io posso dirvi, secondo la mia personale esperienza, che chiunque segue questi dettami non soffrirà mai di alcun blocco, debolezza o difficoltà nella vita. Non sto cercando di predicare una grande filosofia. Sto parlando di una filosofia che può essere utile all’interno di una stanza, di una casa e di una società. Non sto parlando dei problemi in Bosnia, Cecenia o Kashmir. Sto indicando i problemi che si verificano all’interno di una stanza, tra due persone, tra marito e moglie.
Una coppia inizia la vita matrimoniale con il voto di vivere insieme per tutta la vita, ma una piccola cosa li porta sull’orlo del divorzio. Un granello si trasforma in una montagna. Anche se in realtà non si separano, che tipo di vita vivono? Non si fidano né si sostengono a vicenda, né apprezzano i sentimenti dell’altro. Se le persone fossero in grado di sostenersi e confortarsi a vicenda, allora la vita si trasformerebbe in un paradiso per tutti.
Cercate di vivere amichevolmente, sopportate insulti e ferite, e fate questo nella vostra casa. Quando tra una coppia, tra fratelli, vicini di casa, padre e figlio vengono scoccate affilate frecce di parole, quello è il momento di applicare questa filosofia. Imparate a sopportare le critiche. Chi vi critica? Il vostro coniuge, fratello o padre. Che vi criticano o che siete voi a criticare. Piccoli conflitti arrivano in una casa. Non reagite con rabbia. Se vostra moglie alza la voce, rimanete in silenzio. Non è necessario replicare con parole dure di cui poi vi pentirete. Pensate che in quel momento lei si sta semplicemente comportando come una scimmia punta dallo scorpione della rabbia. Lasciate che dica la sua.
Ogni individuo, che sia moglie, marito, figlio, fratello, vicino di casa, parente o negoziante, deve ricordare una cosa: non dovrebbe ferire un altro essere umano con il proprio comportamento. Facendo questo, un giorno o l’altro conquisteranno il mondo intero. Il Mahatma Gandhi ha conquistato tutta l’India con queste basi. Se l’India è stata in grado di ottenere l’indipendenza, è stato grazie a una sola persona. La filosofia della vita di Gandhi era tale da riuscire a raggiungere quello che altri non sono riusciti.
La non violenza è la migliore filosofia. Tutti i Veda, le scritture e le religioni dicono questo. Precettori come Mahavira, Gesù Cristo e Swami Sivananda che ci hanno trasmesso questo messaggio non erano degli sciocchi. Tenete questo a mente ogni volta che affrontate un conflitto.
Come possiamo controllare la mente?
Questa è una vecchia domanda. Anche Arjuna chiese la stessa cosa a Krishna. Innumerevoli volte è stata data una risposta, eppure la cosa più difficile al mondo rimane il controllo della mente. Controllare la mente è come cercare di controllare il vento o avere una visione di Dio. Tuttavia, questo è lo scopo stesso della vita umana.
La natura non ha stabilito che un cane, un gatto, un elefante, un cavallo o un insetto debbano controllare la mente; queste creature vivono direttamente sotto le leggi della natura. È la vita umana che ha uno scopo più elevato. Abbiamo ricevuto un corpo umano per realizzare uno scopo superiore. Il modo in cui le persone vivono non dipende dal dharma del corpo umano; il suo dharma non è solo mangiare e dormire. Il primo scopo della vita umana è chitta vritti nirodha, controllare gli schemi mentali dissipati. Chi non è in grado di controllare la propria mente è come un animale.
Non potete vedere la mente. È un elemento invisibile, ma potete conoscerlo. La mente è turbata dai sensi e per controllare la mente bisogna controllare i sensi. Gli organi di senso sono visibili, che siano gli occhi, le orecchie o gli arti, potete toccarli. Ogni organo di senso ha un oggetto dei sensi corrispondente. L’oggetto sensoriale degli occhi è la forma, delle orecchie è il suono e via di seguito. Sono tangibili e controllandoli si può controllare la mente intangibile. Il Ramacharitamanas parla chiaramente di come uccidere Ravana. Ravana è la vostra mente. Chi è colui che ha dieci teste e venti mani? Le dieci teste sono i cinque karmendriya e i cinque jnanendriya, e combinando i loro lati positivi e negativi diventano venti. La natura di Ravana è come quella della mente. Tamo guna, la qualità dell’ignoranza, predomina in entrambi. La nostra mente è piena di tamas, ignoranza e di rajas, irrequietezza. Se ci fosse sattwa guna, luminosità e purezza, allora la questione del controllo non sorgerebbe. Se nella nostra mente ci sono delle tracce di sattwa guna, è come un pizzico di zucchero in una tonnellata di sale.
Nel sentiero del sadhana si dovrebbe cercare di liberare la mente dall’influenza dei sensi. Digiuno, mouna, osservanza del silenzio, cibo sattwico, non dormire durante il giorno: tutte queste regole sono state prescritte a questo scopo. Tutti gli yoga sutra e gli insegnamenti spirituali affermano che osservando queste regole la mente può essere controllata.
Ora vi dirò qualcos’altro. In ogni epoca, esiste un sistema diverso per il controllo della mente. Nel Satya Yuga c’era un sistema particolare, nel Dwapara e nel Treta Yuga c’erano sistemi diversi e nell’attuale era del Kali Yuga c’è un sistema differente. I metodi prescritti per il Kali Yuga sono tre: japa, kirtan e nishkama karma. Quando parlo di japa mi riferisco al japa mentale. Il Kirtan, praticato ad alta voce, ha ottenuto un posto speciale nel Kali Yuga.
Il terzo metodo è nishkama karma. Il lavoro che normalmente fate è per arricchire la vostra famiglia, i vostri figli e voi stessi. Non è nishkama; è sakama. Nishkama karma è il lavoro svolto senza il desiderio per i frutti: è servizio disinteressato. Il lavoro fatto per sé stessi o per i propri cari si chiama swartha, e quello che si fa per gli altri si chiama paramartha. Non sto parlando del servizio sociale; voglio puntualizzare questo. Sto parlando di controllare la mente. Come catturerete la mente? Facendo qualcosa per cui i frutti vanno ad altri, che giova e dia gioia agli altri. Questo è chiamato anche paropkara. Dare da mangiare agli affamati o accudire una persona malata. Ogni persona necessita di un qualche tipo di aiuto, quindi fate tutto ciò che potete. Tale azione influenza la mente. Se fate del bene agli altri, la mente si purifica. Questo è chiamato chitta shuddhi.
Quindi, leggete quello che Vasishtha disse a Rama nello Yoga Vasishtha; leggete gli insegnamenti di Krishna ad Arjuna nella Bhagavad Gita e praticate tutto ciò che Patanjali ha scritto negli Yoga Sutra. Insieme a questo, fate japa, compite seva e praticate kirtan nella vostra casa.
Di fronte alle difficoltà, la mente non funziona. Cosa dobbiamo fare in queste situazioni?
Qualsiasi difficoltà od ostacolo, che possa essere rimosso o meno, ha il suo posto nella vostra vita. C’è solo un modo per affrontarlo. Il realizzato, il saggio e gli psicologi hanno la stessa opinione in merito: di fronte al tumulto, in ogni modo possibile, mantenete la calma. Imparate a calmare la mente. Se la mente è calma, non premerete il pulsante del panico e questo vi consentirà di trovare una via d’uscita al problema.
Quando Sita fu rapita, Rama caddè in un intenso sconforto. Lakshmana cercò di consolarlo in vari modi. Anche Shabari cercò di spiegargli delle cose, così Kabandha e lo stesso Narada arrivò per confortarlo. Persino Sugriva, la cui moglie era stata rapita, cercò di consolare Rama. Egli disse a Rama che se avesse calmato la propria mente, l’intera questione si sarebbe risolta. Perciò, ogni volta che affrontate una difficoltà nella vita, per prima cosa trovate un metodo per calmare la mente. Se farlo da soli, andare da un guru o da un dottore, dipende da voi.
Come può un discepolo la cui mente è dissipata a sbarazzarsi dell’ego?
Perchè chiedete queste cose inutili? Potete trascorrere la vita intera a cercare di sbarazzarvi dell’ego, ma l’ego non andrà via. Ciò che è più importante è che cerchiate di ottenere qualcosa nella vita. Raggiungere il successo, avere la conoscenza; raggiungere un traguardo. Perché volete distruggere la vostra personalità? È possibile che proprio ciò che volete distruggere, ciò che considerate ego, diventi la base del vostro progresso nella vita. Dopotutto, la base del successo dell’uomo è la sua personalità, il suo ego.
La sorgente delle soluzioni: andare all’interno
Continuate a chiedere soluzioni ai vostri problemi, ma la risposta è dentro di voi. Ogni individuo dovrebbe risolvere i propri problemi da solo, che siano problemi fisici, mentali, emozionali, finanziari o sociali, perché le soluzioni sono già in lui. Sono criptate dentro di lui. Ogni persona ha la propria chiave e per procurarsi questa chiave, bisogna andare all’interno. Le risposte non si trovano fuori. Che abbiate immense ricchezze, che siate un grande condottiero, attore o governante; che siate bellissimi, forti, pieni di risorse o di istruzione, la risposta ai vostri problemi non può essere trovata attraverso questi attributi. La soluzione ai problemi si nasconde all’interno, che si tratti di malattia, povertà o qualsiasi altra cosa.
C’è una soluzione alla povertà così come alla malattia. C’è una soluzione per qualsiasi cosa al mondo, ma non la troverete fuori. “Fuori” significa il mondo dell’illusione. Guadagnare molti soldi o raggiungere una posizione elevata non porta alla felicità. La felicità si nasconde all’interno e le risposte si nascondono all’interno.
Per andare all’interno bisogna staccarsi dai sensi per un po’ e chiedere la via al guru. Non chidete troppo. Non dite: “Guruji, ho un prurito qui, cosa dovrei fare?”. Tutti hanno dei pruriti. Di quante persone dovrebbe occuparsi il guru se tutti vanno da lui per ogni minima cosa? Ogni giorno della vostra vita dovete affrontare almeno un problema. Continuate a chiedere a vostra madre di aiutarvi a lavarvi i denti o a farvi il bagno? Perciò chiedete al guru solo una via: quella che va all’interno. Chiedetegli la chiave per andare dentro, per quello stato dove non c’è notte né giorno, né sonno né veglia: la zona crepuscolare. Ricevere questo tipo di direzione dal guru è chiamato iniziazione.
Ci sono molte vie per raggiungere la stessa destinazione. Dopotutto, c’è solo una strada per raggiungere Mumbai? Il guru che vive a Chennai vi manderà a Mumbai da Chennai e quello che vive a Rishikesh vi manderà da Rishikesh. In base al piano della vita in cui vi trovate, allo stato di evoluzione in cui siete, partirete da lì. Alcuni indicano la via della forma e del suono, altri dicono di lasciar fare ogni cosa a Dio e altri ancora di visitare un tempio e di fare un’offerta. Qualunque sia la via, vi sarà mostrata dal guru. Non cercate di sceglierne uno in base ai vostri capricci. Mentre vi eserciterete a percorrere il sentiero che vi è stato mostrato, le risposte alle vostre domande sorgeranno dall’interno. Questo è certo.
Swami Vivekananda e Adi Shankaracharya ricevettero la risposta e anche voi la riceverete. Troverete le risposte alle vostre domande spirituale così come per ogni altra domanda. Gandhi trovò la via per liberare il Paese andando dentro di sé. Ricevette due risposte. La prima fu ahimsa, la non violenza. Si rese conto che niente si può ottenere attraverso le armi. La seconda fu il filatoio che rappresenta la stoffa, una delle cose più intime legate alla coscienza dell’uomo. Con questo riuscì a catturare la mente di un’intera nazione. Questo fu il suo esperimento spirituale.
Di solito, quando cerchiamo di risolvere un problema, lo guardiamo superficialmente. Non andiamo all’interno e lo guardiamo da lì. Che sia a livello politico, nazionale o familiare, non dovremmo guardare il problema nella sua forma grossolana o esterna. Dobbiamo coglierne la forma sottile. Gandhi comprese il significato del tessuto, gli diede la forma del filatoio e la sua rivoluzione si diffuse di villaggio in villaggio. Come fece Gandhi a trovare la via per andare dentro di sè? Digiunando e meditando. Scrisse che poteva udire il suono del flauto di Krishna. Ciò significa che è stato in grado di andare all’interno.
Capirete di essere riusciti ad andare dentro di voi quando avrete delle percezioni extrasensoriali. Quando sentirete della musica quando la musica non c’è esternamente, quando vedrete il chiaro di luna senza la luna, un fiore di loto senza una vasca piena di loti: ciò significa che sarete andati dentro. Potreste anche sentire il suono di un tamburo, un grillo o un flauto; oppure potreste vedere l’immagine di Shiva, della Devi o del guru. Quando sarete arrivati a questo stadio, riceverete le risposte alle vostre domande. In questo stato di interiorità, troverete la risposta anche a una malattia, alla gioia e al dolore, così come alla vita e alla morte. Per tutte le domande del mondo, le risposte si trovano all’interno dell’individuo.
Buddha diede un mantra ai suoi discepoli: atma deepobhava. “Diventa la tua luce”. Anche il pensiero vedico sottolinea che la luce è dentro di te. Tu non sei il corpo, sei lo spirito luminoso. Alcuni chiamano questo spirito Dio, altri atman, altri paramatma. È indistruttibile. Quando la casa chiamata corpo muore, lo spirito che vi risiede va altrove. Lo spirito non è la casa, vive nella casa. Si occupa della casa perché ci vive, ma non è la casa. Siete separati dal vostro corpo. Perciò, raggiungete il vostro spirito e troverete tutte le risposte.
Tratto da: www.yogamag.net