martedì 21 settembre 2021

Trataka o lo Sguardo Fisso Yogico

Dr. Giridhar 'Yogeshwar'
Yogeshwar Yoga-cum-Naturopathic Institute, Kangr


Lo studio dei testi

Trataka (chiamato trotaka nell'Hatharatnavali), come descritto nei più importanti testi di hatha yoga, consiste nel fissare stabilmente in modo ben composto un punto particolare o un piccolo oggetto, senza sbattere le palpebre, fino a che non iniziano a scendere le lacrime. (*1) Nel Vacaspatyam, citando l'Hatha Samhita, si afferma che è preferibile praticare trataka in sukhasana, prima su un qualche oggetto e poi sulla sua immagine residua proiettata nel cielo. Dice che trataka sulla punta del naso (nasagra dristhi) riduce le tensioni mentali (i klesha) e trataka sul centro tra le sopracciglia (bhrumadhya dristhi) facilita il raggiungimento di khechari, una pratica elevata. (*2) Lo Shatkarma Sangraha (*3) consiglia la ripetizione dei bija mantra, "vam" e "glau" (cioè quello di Varuna, l'acqua, e di Prithivi, la terra) durante il processo di trataka.

I principali testi di hatha yoga ritengono che la pratica di trataka dovrebbe essere molto apprezzata e segretemente preservata, come uno scrigno d'oro. Ciò potrebbe essere dovuto all'effetto ipnotico e estatico di trataka. Secondo i testi, il processo di trataka cura le malattie degli occhi e migliora la vista, previene la pigrizia e manifesta la "luce interiore". Con la pratica costante si sviluppa la chiaroveggenza (divya drishti) e si raggiunge veramente shambhavi mudra, un gesto spirituale elevato. (*4) Nel Bhakti Sagara (*5) si afferma che qualunque idea sia contemplata durante la pratica di trataka, verrà effettivamente realizzata. Tuttavia, questa affermazione può essere veritiera solo per gli stadi avanzati di trataka.

È un fatto registrato nella storia Ariana che uno yogi esperto può incantare, ipnotizzare e controllare notevolmente la psiche degli altri, fissando costantemente i loro occhi. Ad esempio, Yogi Vipula protesse la moglie del suo maestro dai disegni sessuali di Indra fissando costantemente i suoi occhi su quelli di lei, sottrandola così al corteggiamento. In maniera simile, l'atto di Vidura, un grande asceta, di indurre la sua psiche, cioè l'anima, in Yudhisthira al momento della sua dipartita finale, fissandolo stabilmente negli occhi, è un'altra prova dei poteri ipnotici di trataka, antichi come il Mahabharata (*6). Trataka, infatti, è la tecnica più importante per la concentrazione ed è anche molto antica perchè il procedimento di fissare lo sguardo alla punta del naso, al centro tra le sopracciglia e in qualunque altro punto interno o esterno ecc., come descritto nella Gita e in altri antichi trattati (*7), sono solo delle varianti di questa pratica.

Una pratica in qualche modo simile a trataka è il fissare la propria immagine complementare nel cielo. Questo è stato grandemente esaltato nello Siva Samhita (*8) con il nome di pratikopasana o chayasiddhi, cioè l'invocazione dell'ombra. Espandendo questa tecnica, si dice che al momento del sorgere del sole o della luna, si fissi stabilmente lo sguardo sul collo proiettato nella propria ombra. Quindi, dopo un po' di tempo, si guarda il cielo per vedere la propria piena ombra grigia (cioè l'immagine complementare). Questa pratica dovrebbe essere ulteriormente sviluppata per contemplare il Grande Vuolo (Mahat Shunya) e su e oltre l'Uovo Cosmico (Brahmandabahya). Pratikopasana è lodata come mezzo per l'emancipazione, l'immortalità, la grande beatitudine, la purezza assoluta e la vittoria in ogni campo.

Trataka è anche classificata come come pulizia yogica (shodhana kriya o shatkarma) forse perchè purifica gli occhi con il flusso costante delle lacrime; oppure perchè agisce come un processo di pulizia psicologica con l'attivazione dell'area della mente subconscia e inconscia. (*9)

La tecnica e il principio di trataka

Tradizionalmente vengono praticati molti tipi di trataka, come il fissare la punta dello stoppino della fiamma di una lampada prodotta con burro chiarificato (ghee) o su una semplice fiamma di una candela; fissare il sole che sorge (o che tramonta), la luna, l'erba verde o le foglie di un albero, l'acqua limpida di un lago, del vetro trasparente, il cielo, lo spazio, un piccolo oggetto rotondo, un piccolo punto nero su uno sfondo bianco o l'illustrazione di Aum. Un buon oggetto può anche essere un cerchio nero o verde della dimensioni di una monetina, approssimativamente di circa mezzo pollice di diametro e con un un punto al centro, disegnato su di un foglio a quadretti. La forma migliore di trataka, in considerazione dell'esperienza spirituale di questo studioso, è il fissare costantemente il terzo occhio (lo spazio tra le due sopracciglia) del creatore dello yoga, l'immagine del Signore Shiva. In una fase successiva, questo aiuta a concentare facilmente la mente nel punto al centro tra le proprie sopracciglia, con gli occhi aperti o chiusi, attivando così anche molte esperienze mistiche.

Trataka dovrebbe essere praticato in una stabile posizione meditativa, come siddhasana, padmasana, sukhasana o vajrasana. Gli occhi dovrebbero essere focalizzati sulla punta della fiamma o su un punto disegnato lontano ma direttamente in linea con il normale asse visivo, fino a quando le lacrime inizieranno a scorrere. L'area centrale fissata dovrebbe gradualmente ridursi, perchè più l'area è piccola, migliore sarà l'azione del fissare. La distanza tra l'oggetto e gli occhi dovrebbe variare in base alle esigenze individuali, ma dovrebbe essere mantenuta tra uno e tre metri. Non appena inizieranno a scorrere le lacrime, chiudete gli occhi (con o senza mettere le mani a coppa) per alcuni momenti e contemplare l'immagine complementare che sorge nello spazio mentale. Quindi riprendere la pratica. Una pratica dai dieci ai quindici minuti di trataka senza battere le ciglia farà iniziare a indurre alcune esperienze mistiche. L'importanza speciale di trataka su un oggetto luminoso o che emana luce forse è dovuta alla similitudine dell'immagine complementare che produce con l'esperienza della "luce interiore", ovvero la kundalini della teoria yogica.

I benefici di trataka

Gli esercizi di trataka che includono il fissare la punta del naso, il centro tra le sopracciglia, la spalla destra e quella sinistra ecc., allenano e rafforzano soprattutto i muscoli oculari, in particolare le quattro coppie di muscoli che controllano i movimenti verso l'alto e il basso; verso destra e sinistra dei bulbi oculari. I difetti della vista e altri problemi agli occhi, che costringono le persone a usare occhiali o lenti a contatto, sono curati da trataka. Fissare vari oggetti della natura abitua gli occhi alle varie influenze della luce, degli ambinti, ecc. I muscoli oculari generalmente agiscolo asimettricamente nell'uso ordinario degli occhi, e quindi producono stanchezza o affaticamento degli occhi, che aggravano ulteriormente i disturbi visivi. La pratica regolare e sistematica dei vari esercizi per gli occhi di trataka può correggere tutti questi problemi. Trataka può aumentare a tal punto la vista che anche la più piccola particella nella piena oscurità (così come nella luce più abbagliante) diventa visibile. Le infiammazioni agli occhi, il tracoma, l'orzaiolo, l'astigmatismo, la miopia, l'ipermetropia e la presbiopia ecc., in breve tutti i problemi agli occhi possono essere corretti da trataka. Trataka rivitalizza la vista accelerando la circolazione sanguigna dentro e intorno alla zona oculare e neutralizza le infezioni agli occhi distruggendo i microbi attraverso le lacrime.

Dirigendo lo sguardo al centro tra le sopracciglia, i nervi olafattivi e quelli visivi vengono stimolati e, di conseguenza, il sistema nervoso autonomo e quello centrale vengono risvegliati. C'è una stretta relazione tra la mente e la vista, quindi trataka non solo mantiene la salute fisica degli occhi, ma aiuta anche molto a controllare la mente. Genera un effetto calmante sui nervi cranici, consentendo così alla mente di diventare unidirezionale. Migliora grandemente la memoria e la forza di volontà e aiuta a ottenere la perfezione nel samyama (ovvero dharana, dhyana, samadhi) descritto nel Patanjali Yoga. I test di laboratorio su trataka hanno dimostrato che fa riaffiorare determinate esperienze represse a livello cosciente. Per la salute degli occhi, in aggiunta alla pratica di trataka, sono molto utili anche sbattere le palpebre, muovere gli occhi, premere intorno al contorno oculare, palming, un leggero massaggio circolare e salakyam (come descritto nel Satkarma-sangrahah). (*10)

Precauzioni

  1. Trataka, come altri intricati esercizi yogici dovrebbero essere appresi sotto la guida diretta di qualche esperto guru di yoga; altrimenti vi è la possibilità di danneggiare i muscoli oculari così come il sistema nervoso.

  2. Gli occhi dovrebbero essere lavati e spruzzati con acqua fredda immediatamente dopo la pratica di trataka. Questo stimolerebbe l'afflusso di sangue nell'area degli occhi.

  3. Evitare l'uso di medicinali o soluzioni esterne per gli occhi dopo trataka. Evitare anche di strofinare gli occhi, anche se si sentono gli occhi affaticati all'inizio di trataka; affaticamento che potrebbe essere dovuto all'adattamento agli esercizi.

  4. Evitare di fare trataka sotto il sole cocente. Per migliorare la salute degli occhi, si consiglia di sedere con gli occhi chiusi di fronte al sole. Trataka sul sole con gli occhi aperti dovrebbe essere fatto al mattino presto o nel tardo pomeriggio (cioè al tramonto). Tuttavia trataka durante la luna piena di puma-mashi è la cosa migliore.

  5. È necessario eseguire alcuni esercizi fisici prima e dopo trataka per rivitalizzare tessuti e nervi.

  6. La continua ripetizione e riflessione sul simbolo di Isvara, cioè Aum, durante la pratica di trataka sarà spiritualmente molto benefico.

Referenze

*1. Nimesonmesakam tyaktva suksmalaksyam niriksayet patanti yavadasruni tratakam procyate budhaih. (Gheranda Samhita 1.53; Hathayogasamhita p. 13, v. 43) Anche cf. Hathapradipika 2.32; Hatharatnavali 1.52; Satkarmasangrahah v. 40, Trataka karma takataki lagai palaka palaka som milai na takai. (Bhakti Sagara p. 117).

*2. Vacaspatyam p. 5402, Siddhe'smin nasikagrek sanahatatanurkklesavan sadhakah syad bhrumadhyam ca, khecari.

*3. Satkarmasangrahah v. 40, Vamglavikaranasthe'sminnantarjyotih prakasyate.

*4. Mocanam netraroganam tandradinam kapatakam yatnatastratakam gopyam yatha hatakapetakam. (Hathapradipika 2.33) Anche cf. Hatharatnavali 1.53; Satkarmasangrahah v.41, antarjyotih prakasyate. Anche Gheranda Samhita 1.54; Hathayogasamhita p. B, v. 44, Evamabhyasayogena sambhavi jayate dhruvam netraroga vinasyanti divyadrstih prajayate.

*5. Bhakti Sagara p. 117- Jete dhyana naina ke hoy Caranadasa purana ho soi.

*6. Gurupatnim samasino Vipulah sa mahatapah netrabhyam netrayorasya rasmim samyojyarasmibhih vivesa Vipulah kayamakasam pavano yatha. (Mahabharata Anusasan Parva 40.56,57) Tatah so'nimiso bhutva rajanam tamudaiksata samyojya Viturastasmin drstim drstya samahitah vivesa Viduro dhiman gatrairgatrani caiva ha. (Mahabharata Asramvasika Parva 26.25,26).

*7. cf. Bhagavadgita 5.27; 6.13; 8.10; Kurma Purana 2.11.53,54; Agni Purana 373.4; Srimadbhagavata 11.14.32; Goraksasatakam v. 41; Mahabharata Anu-sasana Parva 145; Advaya Tarakopanishad 6,11,12; Mandalabrahmanopanishad 1.2.4,7; 1.3.3,5; Yogiyajna-valkya 5.15; 9.31; 12.26. Anche Bhakti Sagara p. 117- Amkha ulati trikuti meim ano yaha bhi trataka karma pichano.

*8. Siva Samhita 5.15-21; 160-168.

*9. Gheranda Samhita (Kaivalyadhama) Note p. 137.

*10. Per le varie tecniche, benefici, ecc. di trataka cf. e contrasti: Raja Yoga- Jnana Yoga Sadhana, 1st Edt, di Dr. Swami Gitananda pp. 23-26; Advanced Yoga Practices, 4th Edt., di Dr. Swami Gitananda p. 124, 128, 136, 140; Yoga Hygeine Simplified, 19th Edt., di Shri Yogendra pp. 89-97; Hatha Yoga- the Report of a Personal Experience, Edt. 1960, di Theos Bernard pp. 107-108; The Complete Illustrated Book of Yoga, 9th Edt., di Swami Vishnudevananda pp.34-37; Umesh Yoga Darshan (Part 1), di Yogiraj Shri Umeshchandraji pp. 185-192; Patanjala Yoga Pradeep, 4th, di Swami Omananda Tirtha p.403; Satkarmasangrahah v.81.83; Yogic Suksam Vyayama, 2nd Edt., by Dbirendra Brahmachari pp.197-198; Yoga XVIII No.3, Swami Satyananda Saraswati p.19.

Tratto da: http://www.yogamag.net/archives/1983/cmar83/tra383.shtml