venerdì 21 settembre 2018

Chi è felice?

Dagli insegnamenti di Swami Sivananda Saraswati 

Un saggio è felice. Uno yogi è felice. La persona che ha controllato la mente è felice.

La felicità deriva dalla pace della mente. La pace della mente deriva da uno stato della mente in cui non ci sono desideri; moha, infatuazioni; vishaya, piaceri mondani; pensieri riferiti ad oggetti. Dovreste dimenticare ogni idea di piacere prima di entrare nel dominio della pace.

Quando nella mente c’è un desiderio, la mente si riempie di rajas. Questa è una condizione agitata. È inquieta e non pacifica. Sarà inquieta fino a quando il desiderio per l’oggetto non sarà soddisfatto. Quando l’oggetto è ottenuto e goduto, quando il desiderio è gratificato, la mente si muove verso l’anima interiore. Cessa di funzionare. È piena di sattwa. Tutti i pensieri si placano per una frazione di secondo; la mente riposa nell’anima interiore. La beatitudine dell’anima si riflette nell’intelletto. L’ignorante pensa che sta ricevendo la felicità dall’oggetto; proprio come il cane che mentre azzanna un osso secco immagina di ottenere il piacere dal sangue che cola dall’osso, mentre in realtà il sangue viene dal suo palato.

Verso ananda
La beatitudine spirituale è la beatitudine più elevata. La beatitudine spirituale è beatitudine della propria anima. È ananda, la beatitudine trascendentale, indipendente dagli oggetti. È continua, uniforme ed eterna. È godibile solo dai saggi.

Il piacere dei sensi deriva dall’emozione, ma la beatitudine dell’anima è auto-delizia. È la natura innata dell’atman. Il piacere è temporaneo e fugace, la beatitudine è eterna. Il piacere è mischiato al dolore, la beatitudine è pura felicità. Il piacere dipende dai nervi, dalla mente e dagli oggetti; la beatitudine è indipendente ed auto-esistente. C’è sforzo nell’ottenimento del piacere sensuale, mentre non c’è nessuno sforzo nell’esperienza della beatitudine dell’anima. La goccia si unisce all’oceano e il jiva, l’anima individuale, galleggia nell’oceano della beatitudine.

Purificare la mente con japa, satsang, carità, controllo della mente, autocontrollo, servizio disinteressato, studio della Bhagavad Gita, delle Upanishad e dello Yoga Vasishtha, praticare – yama e niyama, pranayama, vairagya e tyaga. Otterrete così uno strumento adeguato per la meditazione, una mente calma, acuta, sottile e unidirezionale. Iniziate la meditazione con l’aiuto di questo strumento, mattino e sera. Vi sorprenderà una beatitudine spirituale sovrasensibile. Sentirete questo ananda spirituale in voi stessi. Potete spiegare la felicità per una caramella dolce ad un ragazzino che non l’ha mai assaggiata? No, non potete. Il ragazzino dovrà egli stesso mangiare la caramella. Dovrà, quando sarà cresciuto, provare il piacere carnale. Un nuovo tipo di indescrivibile ananda sorgerà in voi.