Swani Niranjanananda Saraswati
C’è una regola al BYMM, il Bal Yoga Mitra Mandal. La regola è che le ragazze praticano karate e
i ragazzi i mantra. Il karate dona sicurezza, resistenza e forza alle ragazze e
il mantra rende i ragazzi un po’ più calmi, armoniosi e pacifici.
Un giorno i ragazzi vennero da me e mi
dissero: “Swamiji, tu sai che i ragazzi di Munger sono famosi nel Bihar per la
forza del loro carattere ma ora le nostre sorelle sono più forti di noi.
Questo, effettivamente, non è un bene per la nostra reputazione. Ci puoi
inserire nelle lezioni di karate?” Io risposi: “Va bene, ma ad una condizione:
non considerate il karate come un’arte marziale ma come un arte per ottenere sanyam, controllo, sul corpo, la mente e
il prana. Consideratela un’arte di meditazione.”
Meditazione dinamica
Questa particolare tecnica di karate
fu sviluppata da Buddha e dai suoi seguaci per difendersi e proteggersi. È
un’antica tradizione indiana: ‘kara’ significa mano, ancora oggi ‘kar’
significa mano, e ‘hata’ ferire. Kar e hata insieme diventano la parola karate,
‘ferire qualcuno senza armamenti, senza armi.” A quel tempo, quando vi erano
molte lotte nella società, guerre e conflitti, questa fu la tecnica usata dal
Buddha per difendersi. Può essere usata come una vidya, conoscenza, e non è né buona né cattiva in sé; l’applicazione
di quella conoscenza la rende buona o cattiva.
Il nostro scopo non è insegnare ai
bambini un’arte marziale. L’intento è di dar loro moderazione, controllo,
sanyam - sul corpo, i sensi, la mente, le percezioni, sulle loro risposte e
reazioni. Aiutarli a essere pronti, precisi, arguti e vigili. Per questo il
karate è una pratica di meditazione dinamica, praticata dai bambini del Bal
Yoga Mitra Mandal.
9 settembre 2014, Paduka Darshan, Munger