Swami Bhaktipurnananda Saraswati
La lordosi
lombare (curva indietro)
In questo caso occorre
allungare i flessori dell’anca, gli adduttori, gli elevatori inferiori e i
muscoli della schiena (grande dorsale e quadrato dei lombi).
È necessario, a volte,
rafforzare i flessori dell’anca, i glutei e gli addominali con:
1.
Dondolamenti
e rotazioni del bacino. Distesi con la schiena a terra e le ginocchia piegate
portare il bacino in avanti e poi indietro in modo che la schiena si
appiattisca e si inarchi alternativamente (vedere il disegno). Poi si eseguono
dei movimenti di rollio del bacino dove, mantenendo la parte bassa del bacino
in pressione sul pavimento, si fanno dei cerchi completi – diverse volte in
ciascuna direzione.
Un’alternativa e Jhulana Lurhakanasana (dondolare e
rollare). Inizialmente dondolare da una parte all’altra mantenendo le gambe
ferme verso il torace. Poi rollare per tutta la lunghezza della colonna
vertebrale (rolli frontali, ndt), avendo cura di utilizzare una coperta come
spessore per proteggere la schiena da eventuali contusioni.
2. Supta Pawanmuktasana (posizione a gambe piegate). Piegare una gamba
alla volta, accentuando l’estensione del piede della gamba distesa in modo da
stirare maggiormente i muscoli flessori dell’anca. Ripetere con entrambe le
gambe insieme.
3. Shashankasana (posizione della luna o della lepre). Quando
l’esecuzione dell’asana sarà agevole, avendo cura di perfezionare ogni variante
prima di passare alla successiva, si praticherà come segue: assunta la posizione
tornare su inspirando con le mani
a) intrecciate dietro la
schiena,
b) mantenute a livello
delle spalle,
c) mantenute a livello
delle orecchie,
d) distese oltre la testa.
Le
mani e le braccia si sollevano di più man mano che la forza aumenta.
Una
volta che la schiena si sarà rafforzata eseguendo queste pratiche, nelle
flessioni in avanti si porterà più peso in modo da allungare delicatamente le
fibre corte che si trovano intorno ai dischi. In Pada Hastasana si è nella posizione in piedi e, curvando gentilmente
la schiena, si fanno scivolare le mani lungo le gambe e poi si torna su
lentamente finché si raggiunge la padronanza del movimento. Dalla posizione
flessa in avanti rilassata, iniziare a contrarre i glutei, stringendo il
pavimento pelvico e tirando su il coccige. Inspirare e usare il respiro e i
muscoli addominali come una cintura per ruotare il bacino indietro. Raddrizzare
prima la parte bassa della schiena, salire srotolando la colonna vertebrale
vertebra dopo vertebra fino ad arrivare alla posizione verticale e infine
sollevare la testa. Questa combinazione di inspirazione e contrazione
addominale aumenta la pressione nell’addome che è di supporto alla colonna
vertebrale, trasferendo il peso dai legamenti ai muscoli posteriori. Questo
allena i muscoli intrinseci (tra un’articolazione l’altra) e quelli erettori,
rendendoli più forti. La contrazione del piano pelvico è molto importante se si
hanno emorroidi: con la pressione la spinta sarà verso l’alto e non verso il
basso.
4.
Addominali
o Naukasana (la posizione della
barca).
5. Kandharasana (la posizione sulle spalle).
6. Utthanpadasana (la posizione delle gambe sollevate) o Chakra Padasana (la rotazione delle
gambe) o Pada Sanchalanasana (il
movimento del pedalare).
7. Sollevamento della
gamba lateralmente: sollevare la gamba di circa 30 centimetri e ruotarla
lentamente.
8. Shroni Chakra (la rotazione dell’anca) o Ardha Titali Asana (mezza farfalla) o Purna Titali Asana (farfalla completa)
mantenuta per un conto di dieci secondi nella posizione rilassata.
9. Meru Wakrasana (torsione spinale) o Ardha Matsyendrasana (posizione di mezza torsione della colonna
vertebrale).
10. Un’asana di flessione
laterale a scelta.
11. Ardha o Purna Shalabhasana
(posizione della mezza o della completa locusta).
12.
Shashankasana (posizione della luna
o della lepre): statica per tre o cinque minuti.
La schiena
piatta (mancanza della lordosi lombare)
Occorre allungare i
polpacci e gli addominali; rafforzare i flessori dell’anca, i glutei (a volte),
gli addominali (a volte) e gli erettori inferiori con:
1.
Utthanpadasana (posizione delle gambe
sollevate) o Chakra Padasana
(rotazione della gamba) o Pada
Sanchalanasana (movimento del pedalare) o Janu Naman (flessione del ginocchio) da sdraiati: afferrare la
parte posteriore della coscia, raddrizzare il ginocchio ed estendere il tallone
fino a sentire uno stiramento nella parte posteriore della coscia (la schiena
deve rimanere piatta).
2. Inizialmente
esploreremo la curvatura indietro con asana come Marjariasana (la posizione del gatto) o Kandharasana (la posizione sulle spalle). Poi si può provare a fare
la posizione della sfinge e Makarasana
(la posizione del coccodrillo). Se queste non causano dolore, possiamo passare
a stiramenti più forti come Utthan
Pristhasana (la posizione della lucertola) che dà una bella sensazione di
allungamento della parte bassa della schiena e poi Bhujangasana (la posizione del cobra) e altre estensioni indietro.
3. Kandharasana (la posizione sulle spalle).
4. Addominali o Naukasana (la posizione della barca).
5. Ardha Shalabhasana (mezza locusta) o Sarpasana (posizione del serpente).
6. Sollevamento della
gamba lateralmente: sollevare la gamba di circa 30 centimetri e ruotarla
lentamente.
7. La serie di Shashankasana (vedere sopra).
8.
Utthanasana (posizione
accovacciata e sollevata).
La lordosi del
collo
Stiramento dei muscoli
erettori del collo con:
1.
Griva Sanchalana (movimenti del collo)
in avanti e indietro.
2.
Kandharasana (posizione sulle
spalle).
La cifosi
(spalle curve)
Stiramento degli
addominali e dei pettorali:
1.
Advasana (posizione prona).
2. Marjariasana (posizione del gatto che si stira) o Kandharasana (posizione sulle spalle).
Poi la sfinge e Makarasana
(coccodrillo). Se queste non generano dolore si può passare a stiramenti più
forti come Utthan Pristhasana
(lucertola) o Bhujangasana (cobra).
3.
Dwikonasana (posizione del doppio
angolo) o Gomukhasana (posizione
della faccia della mucca).
A volte è necessario
stirare i polpacci, gli addominali e i muscoli erettori mediani con:
4.
Ardha Shalabhasana (mezza locusta) con le
braccia distese o Sarpasana
(serpente).
5. La serie di Shashankasana.
6. Utthanasana (posizione accovacciata e sollevata).
7.
Vyaghrasana (tigre) o Naukasana (barca) o sollevare la gamba
lateralmente di circa trenta centimetri e, lentamente, ruotarla.
Le scapole
sporgenti
Stirare i pettorali e
rafforzare il muscolo dentato anteriore e il trapezio inferiore:
1.
Advasana (posizione prona).
2. Utthan Pristhasana (lucertola).
3. Skanda Chakra (rotazione delle spalle).
4. Ashtanga Namaskara (saluto con otto parti del corpo).
5. Dwikonasana (posizione del doppio angolo).
6. Sarpasana (serpente) con il mento sul pavimento.
7.
Trikonasana (posizione del
triangolo), varianti 1, 2 e 3.
La scoliosi
(curva laterale)
Stiramento dei muscoli
posteriori della coscia e di quelli della schiena:
1.
Qualunque
posizione di torsione e di flessione laterale, specialmente Trikonasana (triangolo) variante 3.
2. Janu Naman (flessione del ginocchio) dalla posizione
distesa: afferrare la parte posteriore della coscia, raddrizzare il ginocchio
ed estendere il tallone fino a sentire uno stiramento nella parte posteriore
della coscia (la schiena deve rimanere piatta).
3.
Supta Udarakarshanasana (posizione di
stiramento addominale da sdraiati).
Allungare
gli addominali, gli erettori e i muscoli della schiena:
1.
Addominali
o Naukasana (barca).
2. Sarpasana (serpente) o Ardha Shalabhasana (mezza locusta) con le braccia distese.
3. La serie di Shashankasana.
4. Vyaghrasana (tigre).
5.
Dwikonasana (doppio angolo).
Articolazioni
instabili della colonna
Allungare i muscoli
intrinseci:
1.
Hasta Utthanasana (posizione delle mani
che si sollevano) con l’ausilio delle braccia, poi con il respiro e gli
addominali.
2.
Vedere
le pratiche date precedentemente per la lordosi lombare.
Note pratiche
1.
Addominali.
Quando si mantengono le ginocchia piegate si stimolano sempre i muscoli
addominali. Si avrà necessità di controllare il movimento di ogni vertebra
della colonna, sia quando si sale sia quando si scende. Queste pratiche vanno
fatte nella maniera appropriata, altrimenti possono procurare lesioni. I
principianti, all’inizio, devono mantenere i piedi a terra. Portare le
ginocchia verso il corpo e tornare lentamente a terra mantenendo le braccia
tese. Poi si solleveranno le spalle curve, mantenendole in linea mentre ci si
solleva. Ripetere con le spalle dritte. Dopo dieci ripetizioni fatte lentamente
e in modo confortevole si passerà agli stadi successivi:
-
incrociando
le braccia.
-
con
le mani sulle spalle.
-
con
le mani alle orecchie.
Per prevenire
l’affaticamento della schiena occorre avere un buon controllo muscolare. Sia i
muscoli longitudinali sia quelli obliqui devono essere allenati. Portare il
naso tra le due ginocchia mentre si eseguono gli addominali rafforza il gruppo
longitudinale. I muscoli obliqui sono interessati quando si fa la torsione
mentre si sale e si appoggia il gomito sul ginocchio opposto. L’importante è la
qualità del movimento non la quantità.
2.
Pawanmuktasana parte 2. Queste
pratiche aiuteranno a rafforzare i muscoli addominali se la colonna vertebrale
è appiattita verso il pavimento (piegare la gamba non in movimento per
facilitare l’appiattimento).
3. Vyaghrasana (posizione della tigre). Non oscillare la
gamba ma tenerla più alta rispetto alla sommità della testa.
4.
Naukasana (posizione della
barca). La testa e i talloni devono sollevarsi meno di 15 centimetri dal
pavimento. Mantenere la posizione il più a lungo possibile senza fastidio o
sforzo eccessivo per assicurare un completo allungamento e rafforzamento dei
muscoli. (Per avere allungamento occorre rimanere nella posizione contando
almeno fino a dieci).
La mente, le
emozioni e il prana nella guarigione
In yoga si ritiene che
le lesioni o i traumi a livello fisico si riflettano anche a livello mentale,
emozionale e pranico. Il tempo per la guarigione da un infortunio si prolunga
fino a che questi aspetti di noi stessi (il flusso pranico, i sentimenti e le
emozioni) non sono rimossi dal trauma.
La valutazione
dello stato mentale e la postura
La correzione della
postura necessita di tempo e di sforzo a livello fisico. Mentre c’è uno sforzo
per la correzione fisica vi è un flusso verso la stimolazione del benessere
generale. Siccome la postura del corpo riflette il nostro atteggiamento e i nostri
sentimenti dobbiamo considerare anche i fattori psicologici. I problemi alla
schiena sono molto radicati nell’inconscio e dobbiamo lavorare sul rilassamento
delle tensioni inconsce e subconscie. In yoga queste tensioni vengono rilassate
attraverso yoga nidra. Prendendo in
considerazione la postura eretta scopriamo che vi è una linea immaginaria che
può decorrere lateralmente dall’orecchio alla spalla, all’anca e al ginocchio,
o verticale (nel caso di una postura perfetta), o una curva in avanti (che
indica la tendenza a preoccuparsi o a scappare dai problemi), o una curva
indietro (se, invece, dovremmo affrontare le cose con coraggio e combattere).
Queste inclinazioni ci predispongono verso certe emozioni. Pratiche come antar mouna possono aiutare a identificare
e affrontare queste emozioni e a correggere la postura.
La
consapevolezza e il prana
Lo yoga considera il
dolore anche da una prospettiva pranica. Il dolore è accompagnato da una
mancanza di prana, da blocchi del flusso pranico e da disequilibrio. Poiché il prana è ciò che collega ogni livello del
nostro essere, i disturbi si possono manifestare a qualsiasi livello anche
contemporaneamente piuttosto che in uno solo per volta. Per portare la
guarigione a ognuno di questi livelli occorre lavorare direttamente su di esso,
ad esempio, con le asana per i
disturbi fisici, con la meditazione per i disturbi mentali e/o emozionali, con
i kriya per i disturbi del corpo
psichico. Oppure possiamo lavorare attraverso il prana. Dove va la
consapevolezza lì fluisce l’energia: sintonizzandosi con il tipo di dolore in
questione il prana sarà diretto lì e la guarigione potrà avere inizio.
Quando la guarigione
avrà inizio, il prana inizierà a fluire di nuovo: il flusso del prana è di
vitale importanza per una guarigione completa. I blocchi pranici sono eliminati
dal movimento fisico e dalle forme terapeutiche di lavoro corporeo. Quando le articolazione
e i muscoli saranno riportati alla completa motilità fluirà una maggiore
quantità di prana. Quando si raggiunge la piena mobilità tramite le asana
yogiche si eliminano i blocchi più facilmente e quando si farà esperienza del
prana si avrà la possibilità di direzionarlo per velocizzare la guarigione con
pratiche come Prana Vidya.
Possiamo eliminare i
blocchi pranici anche usando le tecniche di rilassamento e di meditazione del raja yoga, lo yoga della mente. Quando
avremmo raggiunto una comprensione dei nostri pensieri e schemi mentali
potremmo usare la mente in modo positivo e costruttivo. Delle meditazioni
specifiche rivolte al flusso pranico, al rafforzamento, alla guarigione dei
tessuti danneggiati e all’eliminazione delle tossine sono facili da imparare e
potenti per accelerare e completare il processo di guarigione.
Visualizzazioni
di guarigione
Alcune immagini hanno
funzionato su di me ma, nell’usarle, dovrete considerare ciò di cui avete
veramente bisogno per stimolare la guarigione e cosa tali immagini
rappresentano per voi. È molto personale, dipende dalla propria esperienza e
dal tipo di mente. Quindi non usate un’immagine che non sentite giusta.
Imparate quanto più potete riguardo ogni singolo disturbo che avete e come
guarirne. In pratica dovete valutare se il vostro corpo ha bisogno di caldo o
di freddo, se occorre ripulire o nutrire i tessuti (ad esempio, in caso di
osteoporosi occorre immettere calcio e collagene nelle ossa, quindi potreste
visualizzare mattoni e malta che rappresentano i due aspetti di questa cura).
Alcuni
suggerimenti di visualizzazioni
1.
Ripulire.
-
Le
parti danneggiate devono essere ripulite (secchi, stracci e scope intorno alle
cellule ossee, ai legamenti e ai muscoli). Visualizzare il punto della lesione
un po’ come un campo di battaglia (la stessa cosa si può fare in caso di
malattia virale o di cancro). Dobbiamo trovare un modo per immaginare tutta la
scena, ad esempio si può immaginare che ci sono corpi morti ovunque e che
dobbiamo portarli via. Portare via la spazzatura della guerra, le armi fuori
uso (i globuli bianchi morti e la loro spazzatura), gli avanzi di cibo e gli escrementi.
Allo stesso tempo abbiamo bisogno di un buon sistema di alimentazione per
portare rifornimenti alle truppe che sono lì per guarire, riparare e combattere
eventuali organismi invasori.
-
Aumentare
la circolazione per eliminare l’infiammazione e le tossine. Le immagini
dovrebbero essere di un gruppo di pulitori con tutti gli attrezzi necessari per
eliminare lo sporco. Tutto lo sporco si dissolve, viene lavato via per essere
espulso dal corpo.
2. Ricostruzione.
-
Ricostruire
le ossa, i tendini, i dischi e gli altri tessuti molli (muratori, scale,
cemento, mattoni e molta attenzione e cura).
-
Eseguire
dei massaggi per alleviare gli acciacchi e i dolori e per aiutare la
circolazione verso e dall’area interessata.
3. Rafforzare.
-
Cosa
rappresenta la forza per voi? Può essere una quercia, una barra d’acciaio o
qualcosa di completamente differente.
4. Fluire.
-
Immaginare
il prana e il sangue che fluiscono facilmente nelle aree bloccate. Il prana
fluisce attraverso il corpo in molti modi differenti. In yoga ci si interessa
della distribuzione e della circolazione del prana e si ritiene che dove vada
la consapevolezza lì scorre il prana. Quindi, se muoviamo la consapevolezza
lungo il corpo seguendo determinati schemi, scopriremo che questo è molto
terapeutico per la rimozione dei blocchi e per la distribuzione del prana
attraverso tutto il sistema.
Ci sono alcune idee da sviluppare. Occorre
sistemarsi in una comoda posizione, con animo rilassato e inviare amore e
rispetto tramite la consapevolezza. Come ci si muove lungo le varie parti del
corpo, dovrebbe giungere via via un’esperienza di vaghezza, di salto, di mancanza
di chiarezza man mano che ci si sposta da una parte all’altra. Tutto questo è
sintomo di blocco. Ci muoveremo più lentamente in quelle zone, cercando di
scoprire come ottenere un percorso più chiaro piuttosto che saltarlo. Alla fine
la consapevolezza e il prana fluiranno senza intoppi. Queste zone bloccate
possono essere aree dove si avverte dolore, che sono state danneggiate o
deformate, o portatrici di tensioni fisiche, mentali o emozionali. Non
giudicate voi stessi dal numero di blocchi che avete. Lavorate per rimuoverli.
-
Respirazione
a gambe alternate. È simile alla respirazione a narici alternate ma, seguendo
lo stesso schema, la consapevolezza è portata alle gambe alternativamente. Una
volta che il libero fluire si è stabilizzato, si può estendere questa pratica
per portare la consapevolezza in alto verso il cuore e l’area toracica, o anche
nel centro tra le sopracciglia per scendere poi nella parte posteriore del
corpo.
-
La
respirazione alternata nelle braccia è simile. La consapevolezza si muove dalla
punta delle dita della mano destra, attraversa il braccio fino al torace e
ridiscende dal braccio sinistro alle dita. Il procedimento s’inverte con il
respiro successivo.
-
Il
movimento della consapevolezza attraverso la colonna vertebrale. Questo fa
parte di una pratica di meditazione dove può essere ripetuto anche un mantra
mentre si muove la consapevolezza.
Ricordate che la
guarigione è limitata solo dalla vostra immaginazione e da ciò in cui credete.
Dobbiamo anche
riconoscere il ruolo del fenomeno della memoria cellulare. Ogni cellula ricorda
tutto ciò che fa! Si ritiene che il tessuto cicatriziale può essere
sensibilmente ridotto dall’eliminazione del trauma dalla memoria cellulare
tramite il potere della mente.
Quando si è a proprio
agio nell’esprimere i propri sentimenti, questi non sono più conservati in modo
inappropriato creando tensioni e mancanza di flusso pranico. Vivendo
l’esperienza come un testimone, il bhakti
yoga ci viene in aiuto insegnandoci come esprimere le emozioni in modo
gioioso, solitamente attraverso la musica e il canto. Non sentitevi in
imbarazzo nel cantare una canzone!
L’attitudine
verso il dolore
Nessuno vuole il dolore.
Esso ci logora, consuma la nostra energia e, spesso, crea un senso di disperazione
e di depressione. Potremmo, invece, continuare a vivere come prima e a
resistere. Ma quando interferisce con le nostre speranze e con i nostri sogni
ci scoraggiamo invece di vedere le opportunità che ci porta. Alcune volte il
dolore ci dà il tempo e la motivazione per riposare anziché procedere nella
vita. Vale la pena tenere un diario dove appuntare tutti i vantaggi e gli
svantaggi dello stare male. Scopriremo così come avere dei vantaggi senza la
sofferenza. Possiamo imparare ad accettarlo maggiormente e dargli il benvenuto
e ciò si traduce in un’immediata diminuzione dell’esperienza del dolore. Al
contrario, opporsi al dolore crea maggiore dolore.
Motivazione
Ora, immaginate per un
momento di poter fare tutto ciò che volete. Avete tutte le risorse che vi
servono: denaro, connessioni, comprensione, tempo, salute, energia, ecc. Cosa
farete per il resto della vostra vita? Nessun limite! Cos’è importante per voi?
Quando la lista sarà completata, scrivetene una nuova per i prossimi cinque
anni. E procedete! Fatevi ispirare da essa: senza ispirazione si fa fatica. Che
ispirazione avete per il futuro? Il vostro progresso dipende da questo.
Note: nell’imparare le pratiche di yoga è raccomandata la guida di un
insegnante di yoga qualificato. La maggior parte delle asana cui si fa
riferimento in questo articolo sono illustrate dettagliatamente in “Asana
Pranayama Mudra Bandha” (APMB), pubblicato dalla Bihar School of Yoga (in
Italia da Edizioni Satyananda Ashram Italia disponibile, su richiesta, c/o il
Centro Hara, Scuola di Yoga, ndt).
Tratto
da: Yoga Magazine