mercoledì 30 marzo 2016
Jala Neti
Dr. Swami Shankardevananda Saraswati
Jala neti è la
tecnica del lavaggio dei passaggi nasali con acqua salata. Questa pratica
favorisce una respirazione libera: l’aria entrerà nei polmoni senza incontrare
impedimenti dati dal muco e dallo sporco che si accumulano facilmente durate il
giorno.
I suoi effetti profondi
È stato scoperto dalle esperienze in ashram che molti disturbi possono essere eliminati, o almeno
alleviati, usando la semplice pratica di neti
combinata con altre tecniche terapeutiche. Neti
è stata usata con successo nel trattamento delle seguenti affezioni:
raffreddore e tosse, disturbi degli occhi, del naso e della gola, sinusiti,
tonsilliti, catarro, infiammazione delle adenoidi e mal di testa. Inoltre, per
insonnia, stanchezza, emicrania, epilessia, depressione, tensione, malattie
polmonari (asma, polmonite, tubercolosi e bronchiti) e paralisi facciali.
Forse i benefici che più di tutti sorprendono sono la riduzione
delle paralisi facciali, dell’epilessia e dell’emicrania. In termini
scientifici non è semplice spiegare questi benefici. In questo piccolo articolo
daremo una sintesi degli effetti di neti
basandoci sulla nostra esperienza e osservazione.
La tecnica di neti
La maggior parte dei lettori conosce sicuramente la pratica di jala neti. Per coloro che non la
conoscono, ne diamo una breve descrizione: si usa una lota (un piccolo contenitore con un lungo beccuccio) per far
passare dell’acqua all’interno del naso. Generalmente è di ottone, ma può
essere utilizzato qualsiasi altro materiale che non contamini il naso e il
corpo.
Dell’acqua pulita, salata e tiepida (a temperatura corporea) viene
fatta passare attraverso la narice sinistra. La testa è inclinata per
consentire all’acqua di fluire attraverso la cavità nasale e fuoriuscire
attraverso la narice destra. Il beccuccio della lota è poi appoggiato alla narice destra e si ripete il
procedimento.
Nota: si usa un cucchiaino di sale per litro d’acqua in modo da
avere una soluzione fisiologica. Questo impedisce che l’acqua sia assorbita dai
vasi sanguigni nasali e previene le irritazioni delle sensibili mucose nasali.
Il passaggio dell’acqua all’interno delle narici lava tutte le
mucose della cavità nasale. I seni e le strutture del naso ricevono un lavaggio
rilassante e vengono pulite a fondo. Allo stesso tempo i nervi e i vasi
sanguigni sono stimolati.
Effetti generali di neti
Gli effetti di jala neti
possono essere suddivisi in due gruppi: diretti e indiretti. Li analizziamo,
ora, di seguito.
Gli effetti diretti sono quelli che giungono direttamente
dall’acqua salata. Ciò stimola:
a) I nervi
olfattivi situati all’apice della cavità nasale. Questi riguardano il senso
dell’olfatto.
b) I nervi sensoriali che partono dal naso e dal
viso e vanno direttamente al cervello. A questa categoria appartiene anche il
nervo chiamato quinto nervo cranico, o trigemino.
c) Le mucose
che coprono il naso.
d) I vasi sanguigni della cavità nasale.
e) I vasi linfatici della regione nasale.
Gli effetti indiretti includono le ripercussioni che si hanno all’interno
del corpo come risultato del lavaggio del naso. Questi includono:
a) Il
miglioramento del condizionamento dell’aria prima che entri nelle vie
respiratorie e nei polmoni.
b) Una
migliore salute generale, come conseguenza di una maggiore efficienza dei polmoni.
c) Un effetto
calmante per le occhiaie: questo è dovuto alla stimolazione del quinto nervo
cranico che ha delle ramificazioni che vanno fino agli occhi e ai muscoli degli
occhi.
d) Un riflesso
calmante per tutto il viso come risultato della stimolazione della corteccia
sensoriale (del cervello) tramite il quinto nervo cranico: la corteccia
sensoriale invia gli impulsi ai muscoli facciali tramite i nervi motori.
e) Il
riequilibrio del sistema nervoso autonomo (è il sistema nervoso autonomo che
regola i vari organi del corpo secondo i bisogni ambientali: per l’attacco-fuga per contrastare lo stress o
per il rilassamento). I nervi olfattivi del naso sono collegati ad una parte del
cervello chiamato ippocampo che è connesso a delle strutture profonde del
cervello e che si occupa della regolazione dei nervi autonomi. La stimolazione
dei nervi olfattivi, quindi, influenza le funzioni autonome del corpo.
f) Un’azione
calmante per il cervello. Questo aiuta a ridurre lo stress e la tensione.
g) L’apertura
e il riequilibrio dei canali pranici. I canali pranici si trovano nel corpo
pranico (nel corpo bioplasmatico) e sono stati fotografati con
l’apparecchiatura Kirlian. È stato provato che è il sistema sottile che
mantiene la salute del corpo fisico. Il prana
sottile è assorbito dal corpo pranico attraverso il naso. Perciò il
miglioramento dell’efficienza e della pulizia del naso porta a una salute
migliore a livello pranico. Analizzeremo questi effetti in modo un po’ più
dettagliato.
Gli effetti sul corpo fisico
Il rivestimento del naso, la mucosa, è molto sensibile. Contiene
una miriade di minuscole ghiandole che secernono una sostanza appiccicosa di
muco per intrappolare e rimuovere la polvere e lo sporco dall’aria inspirata.
Queste ghiandole portano anche l’aria al giusto grado d’umidità prima che entri
nei polmoni. All’interno del naso ci sono anche moltitudini di piccoli e
sottili ciglia che filtrano e puliscono ulteriormente l’aria. Respirare dalla
bocca significa bypassare tutti questi processi. Per una buona salute è essenziale
respirare sempre dal naso.
Neti assicura
che le narici siano mantenute pulite e in buone condizioni di funzionalità:
questo aiuta ad assicurare un ottimo stato di salute. I due principali nervi
presenti nel naso sono quello olfattivo (per l’odorato) e il quinto nervo
cranico (per la percezione sensoriale facciale). Essi sono stimolati dal
passaggio dell’acqua durante neti e
inviano degli impulsi nervosi direttamente al cervello. Ciò comporta la
stimolazione di tutti gli altri nervi in connessione con il cervello. Infine,
anche le fibre nervose motorie e autonome mandano i loro impulsi lungo le vie
nervose; così tutte le varie parti del cervello sono stimolate. Le
ramificazioni sono ampiamente diffuse in tutto il corpo. Se praticate neti potete quasi sentire gl’impulsi
dentro il cervello; si possono percepire gli effetti immediatamente. Si sente
la testa leggera e ‘sveglia’ – è una sensazione molto piacevole.
Il nervo olfattivo passa nell’area del cervello più antica dal
punto di vista evolutivo. È collegato al sistema nervoso autonomo. La
stimolazione di questo nervo durante neti aiuta ad equilibrare il sistema
nervoso autonomo. Il quinto nervo del cranio, d’altro canto, passando
attraverso il talamo, va nei centri del cervello più elevati, che si occupano
del ricevimento e dell’interpretazione dell’informazione sensoriale proveniente
dalle aree sensitive del viso. Come
risultato della stimolazione che si ha durante la pratica di neti, la corteccia motoria invia dei
messaggi ai muscoli del viso e degli occhi.
Neti genera una
stimolazione fisica profonda su tutto il cervello. Contribuisce a portare
sollievo nel caso di paralisi facciale e altre malattie nervose. Calmare il
cervello aiuta a calmare e rilassare il resto del corpo. Neti aiuta a rimuovere i blocchi nel flusso degli impulsi nervosi e
dona, quindi, ottima salute.
Altri disturbi, come il raffreddore, le sinusiti, ecc. sono
anch’essi alleviati dal lavaggio diretto e dall’effetto antisettico e
purificante dell’acqua salata.
Gli effetti di neti
possono essere spiegati sul piano fisico. La spiegazione, comunque, non
dovrebbe essere confinata solo su questo livello in quanto neti agisce anche sui livelli pranici e mentali.
Gli effetti sul corpo pranico
Il prana è l’energia
vitale che è alla base del corpo fisico e mantiene la vita. Fluisce attraverso
il corpo umano in una moltitudine di canali che costituiscono il corpo pranico.
Se c’è un blocco o uno squilibrio nel flusso pranico ci ammaliamo. Neti aiuta a indurre e mantenere libero
ed equilibrato questo flusso di prana
favorendo, così, una salute ottima.
L’essenza dell’aria è il prana.
Il nostro corpo assorbe il sottile prana
attraverso le narici durante la respirazione. Per questo motivo, attraverso il
lavaggio del naso tramite neti, si ha
migliore salute a livello pranico.
Il flusso del respiro in ogni narice ha delle implicazioni molto
profonde. Il flusso di destra è chiamato pingala,
la narice solare e riguarda l’ambiente esterno, l’attività fisica e il calore.
Il flusso di sinistra è chiamato ida,
il flusso lunare ed è associato all’ambiente interiore, l’attività mentale e il
freddo.
Se esaminate il flusso alle vostre narici in differenti momenti
della giornata, scoprirete che una delle due predomina. Occasionalmente il
flusso è uguale: in questo caso, si dice che il respiro fluisce in sushumna. Durante l’attivazione di sushumna nadi il corpo fisico e quello
pranico sono in equilibrio. Tutto questo non è ancora stato verificato da
esperimenti scientifici, ma lo sarà certamente nel prossimo futuro.
Il flusso del respiro attraverso le narici ha un’influenza diretta
sul flusso del prana. Neti aiuta ad equilibrare i due flussi
del respiro e, in tal modo, porta equilibrio nel flusso di ida e pingala del corpo
sottile, così come nel sistema nervoso autonomo a livello fisico. Ciò porta al
fluire di sushumna e al complessivo
equilibro dell’intero sistema. Questo aiuta a indurre ottima salute e pace
della mente. Neti apporta dei
benefici che non sono semplici da spiegare, nei termini della scienza moderna.
A tal proposito ricordiamo che le pratiche di pranayama si occupano di far acquisire un certo controllo sul prana attraverso il procedimento della
respirazione. Affinchè queste pratiche siano benefiche, il naso deve essere
pulito per permettere il libero fluire dell’aria e l’adeguato assorbimento del prana attraverso il naso. Neti, quindi, è essenziale nelle serie
pratiche di pranayama.
L’agopuntura
L’agopuntura è un antico sistema di medicina cinese che utilizza i
meridiani (i passaggi pranici) per alleviare le malattie. I flussi pranici
vengono aumentati o diminuiti tramite l’uso di aghi, del calore o con il
massaggio. La forma di trattamento dipende dalla malattia e dal tipo di
disequilibrio. È una scienza del prana
che ha molte similitudini con lo yoga.
L’agopuntura tratta disturbi come il mal di testa, le sinusiti, le
paralisi facciali, i problemi del naso, ecc. inserendo degli aghi in specifici
punti nell’area del naso e del viso. Questi punti sono il centro tra le
sopracciglia, a metà del naso, su entrambi i lati del naso e così via. Queste
aree corrispondono a quelle associate al nervo olfattivo e al quinto nervo
cranico. Gli stessi punti sono stimolati anche dalla pratica di neti, direttamente e indirettamente.
In agopuntura, il punto tra le due sopracciglia è chiamato GV
(vaso governatore) 241/2. Corrisponde al punto chiamato bhrumadhya nella terminologia yogica. È il punto di attivazione di ajna chakra che è un centro psichico
molto importante. È il punto in cui ida
e pingala s’incontrano e fluiscono
come un canale unico – sushumna. Ci
sono molti metodi per stimolare questo punto: l’agopuntura usa gli aghi, lo yoga usa altre tecniche tra le quali neti.
Gli effetti sul corpo mentale
Il corpo fisico e quello pranico sono intimamente collegati alla
mente: sono parti dello stesso strumento. Perciò l’influenza benefica che ha neti sul corpo fisico e su quello
pranico ha delle ripercussioni positive sulla mente. Questo può essere
esaminato dall’esperienza personale. Questa pratica da sola è un grande aiuto
per mantenere uno stato di buona salute e per l’eliminazione di eventuali
disturbi.
Altre forme di neti
Jala neti è la forma
di neti più comunemente praticata. Di
solito viene fatta utilizzando dell’acqua tiepida. In alternativa, possono
essere utilizzati i seguenti agenti pulenti: acqua fredda salata, acqua calda
salata, latte, ghee (burro
chiarificato), urina. Ognuno di questi fluidi è usato per ottenere un effetto
specifico. C’è anche la pratica di sutra
neti che pulisce il naso con un catetere o un cordoncino. Anche questo dà
dei benefici ben distinti. In genere, comunque, i benefici e gli effetti di
queste differenti forme di neti sono
quelli descritti in quest’articolo. Neti
è una pratica semplice, ma può portare a dei profondi cambiamenti nel corpo
fisico, pranico e mentale. Oltre ad aiutare a mantenere una buona salute, può
alleviare le malattie che abbiamo elencato in quest’articolo. Vi suggeriamo di
provare neti per il vostro benessere.
La gestione della mente nella vita quotidiana
Swami Niranjanananda Saraswati
La mente è un tema che deve essere analizzato in relazione alle nostre
attività quotidiane, perché tutto ciò che si dice sulla mente, sono delle
teorie sviluppate semplicemente in un concetto e in una filosofia. Lo yoga ha delle idee particolari riguardo
al funzionamento della mente. Definisce la mente come manas, il processo della riflessione; buddhi, il processo dell’intelletto; chitta, le memorie e ahamkara,
il principio dell’ego. Sono stati scritti molti libri su questi quattro temi,
ma nessuno chiarisce bene come la mente interagisca nella vita: possiamo avere solamente
delle personali esperienze riguardo a questo concetto.
Possiamo osservare i vari aspetti della mente e come si manifestano
senza cercare di definirla. In ogni vita individuale possiamo osservare un
bellissimo processo: qualcosa di sottile sotto forma di un’idea, un desiderio e
un pensiero che si manifesta e si attua a livello grossolano. C’è un intimo
legame tra la nostra natura sottile (la mente), l’altra natura che è molto più
sottile della mente (la coscienza) e la nostra vita (il mondo visibile di
oggetti e sensi). C’è un flusso d’informazioni che va dalla coscienza alla
mente e al corpo: il corpo è semplicemente un mezzo tramite cui la mente
esprime sé stessa.
Perciò, è importante non fare differenze tra la natura pensante e lo
strumento agente che è il corpo. Dobbiamo renderci conto che il flusso della
corrente di un’idea proviene dall’invisibile sottile e va al visibile
manifesto. Ad esempio: un’idea evolve nei livelli più profondi della nostra
natura; quest’idea più tardi diventa un desiderio; il desiderio poi crea un
piano d’azione che impiegherà i sensi, il corpo.
Quindi, abbiamo un concetto che riguarda l’aspetto di ahamkara, del principio dell’ego, o
dell’identità dell’Io. Tutti i concetti nella vita generano dalla dimensione
dell’identità dell’Io, dalla natura dell’individualità. Poi, questo concetto
che si crea a livello dell’identità dell’Io, filtra nei livelli inferiori della
mente, nell’intelletto, nella memoria e nei processi della riflessione e sarà
definito come desiderio o bisogno. Questo desiderio, o bisogno, sarà poi
collegato alle nostre aspirazioni, alle nostre forze e debolezze e prenderà una
forma definita per soddisfare la mancanza che sentiamo quando riflettiamo su
noi stessi.
Cos’è un desiderio? Desiderio significa semplicemente il voler
ottenere qualcosa che sentiamo che attualmente manca nella nostra vita. Come
identifichiamo cosa manca nella nostra vita? A livello inconscio avviene un
intricato processo di analisi mentre la mente sottile, il principio dell’ego, osserva
e analizza le necessità e l’assenza di qualcosa che poi cercheremo di
soddisfare nel corso della nostra vita. Un concetto è convertito in desiderio,
il desiderio in bisogno, il bisogno in azione e l’azione in un risultato. In
questo processo l’inconscio, la mente, i sensi e il corpo lavorano come
un’unità integrata. In questo momento non c’è direzione in questo flusso di
energia mentale, non c’è controllo sulla canalizzazione delle forze mentali che
si manifestano nel corpo. C’è confusione interiore. C’è confusione psicologica.
C’è confusione inconscia. Noi, però, non siamo consapevoli di questa confusione
interiore, finché tutto ciò non giunge alla ribalta della nostra mente conscia
manifesta.
La psicologia moderna afferma che esiste la mente conscia, la mente
subconscia e quella inconscia. Lo yoga
afferma che c’è la mente attiva, la mente passiva e quella dormiente. La mente
attiva è collegata alla mente conscia, quella passiva alla mente subconscia e
quella dormiente alla mente inconscia. Ma, oltre a questo, c’è un altro stato,
la super-mente o mente risvegliata, dove non vi è differenza o distinzione tra
i vari aspetti della mente, che sono manas,
buddhi, chitta e ahamkara.
Qualunque sia lo stato della mente di cui stiamo parlando, dobbiamo sapere se
si tratta dello stato inconscio, subconscio o conscio.
Il principio SWAN
Ci sono alcuni principi che guidano i desideri, le aspirazioni e le
motivazioni. In yoga questi principi
sono noti come il principio SWAN. SWAN è un acronimo: S rappresenta le forze (‘strength’ in inglese), W le
debolezze (‘weakness’), A le ambizioni (‘ambition’) e N i bisogni (‘need’).
Questi sono i quattro principi che costituiscono la nostra personalità. In
alcune persone la forza interiore, la forza mentale, la forza di volontà o del
sé, è predominante. In altre, le debolezze, come la mancanza di forza di
volontà o di chiarezza mentale, sono predominanti. Alcune persone s’identificano
profondamente con le proprie ambizioni e aspirazioni e cercano di soddisfarle e
di raggiungerle. Alcune s’identificano profondamente con le necessità, che
possono essere fisiche o sociali, relative alla famiglia, alle prestazioni
lavorative e alla società.
È nell’espressione sia delle forze che delle debolezze, delle
ambizioni e dei bisogni che si definisce la nostra personalità e ci rende ciò
che siamo oggi. Quando si è in grado di proiettare la forza del sé (non del Sé
elevato ma del sé contenuto in questa personalità che è la combinazione delle
conoscenze, della mente, dei sensi e della nostra capacità di essere parte
dell’intero disegno), quando il sé si manifesta a livello della forza, si
delinea una particolare natura nell’individuo. Diciamo che quella persona è
grande, creativa, dinamica, estroversa, compassionevole; che ha una mente
chiara, che è utile ed è una guida per molte persone. Le persone traggono
ispirazione quando entrano in contatto con questo tipo di personalità.
Quando il sé esprime sé stesso attraverso l’area delle debolezze,
identifichiamo quella persona come poco chiara o debole, senza forza, energia,
resistenza e dinamismo, incerta e insicura. Quando il sé si manifesta a livello
delle ambizioni e delle aspirazioni, identifichiamo quella persona come un
essere senza scrupoli e arrogante, che cerca di proseguire sulla propria strada
a spese degli altri e come una persona totalmente menefreghista.
Divenire consapevoli della natura interiore
Questo è come una personalità viene riconosciuta e definita. Sto
parlando in termini yogici, non nella prospettiva psicologica, sebbene ci siano
molte similitudini tra il concetto moderno di psicologia e il concetto yogico
di psicologia. Il modello yogico dice che ci sono due dimensioni del sé: una
che si manifesta come il principio SWAN, e l’altra che è immanifesta, dormiente e
sottile. Tutti gli sforzi che facciamo per gestire in qualche modo gli
squilibri interiori e psicologici sono, in realtà, nell’area in cui si
manifestano. Cerchiamo di migliorare il nostro atteggiamento applicando un’idea
o a un concetto.
Quando cerchiamo di applicare, vivere o portare un concetto nella
nostra vita, questo diventa una filosofia, o un’idea, con cui c’identifichiamo.
Ma quando un concetto diventa una filosofia non si traduce in azione. Si ha una
spaccatura tra la filosofia personale e le nostre azioni nel mondo esterno.
Perché? Per mancanza di disciplina e di consapevolezza. Lo yoga è molto chiaro nell’affermare che l’inizio del processo dello yoga si ha con la disciplina –
disciplina che non è una forzatura, ma che è il risultato della consapevolezza
che abbraccia tutte le diverse dimensioni della personalità umana.
Nella prima istruzione degli Yoga
Sutra, Patanjali afferma che lo yoga è anushasanam. Questo termine è stato tradotto in inglese come
disciplina, ma non è corretto. Anushasan
significa ‘consapevolezza della personalità interiore che si manifesta nel
mondo esterno’. Anu significa
‘sottile’, shasanam significa
‘regolamentare, governare, avere il controllo di’. Quindi, secondo Patanjali,
lo yoga è una forma, o un metodo, di
governo della natura interiore. È un metodo per dirigere armoniosamente la
natura interiore in modo che possa manifestarsi esternamente. E questo è
l’inizio dello yoga.
In questo processo, come possiamo essere consapevoli della nostra
natura interiore? Non forzando certi concetti o idee riguardo noi stessi,
perché se cerchiamo d’imporre qualcosa alla nostra mente o alla nostra natura,
ci sarà una reazione a questo. Lo rifiuteremo, perché è qualcosa che è venuto
da fuori, non è qualcosa di naturale e spontaneo proveniente dall’interno.
Nonostante questa consapevolezza e comprensione, molti praticanti di yoga fanno degli errori forzando certe
idee, concetti e discipline nelle loro vite al fine di cambiare e falliscono
perché cercano di fare troppe cose. Occorre essere graduali. Swami Shivananda
diceva: “Se volete dirigere la vostra mente dovete diventare amici delle vostra
mente. Non cercate di divenire dominatori della vostra mente”. Dovete rendervi
accettabili per la vostra mente. Questo è il concetto di disciplina. La disciplina
non è qualcosa che imponete a voi stessi, piuttosto è il risultato spontaneo
della vicinanza e amicizia con la vostra natura. Quando parliamo di cambiare il
punto di vista, l’atteggiamento e la propria natura, facciamo l’errore di
forzare un sistema, un governo, una legge, che è innaturale per la nostra
natura e questo, nel corso del tempo, porterà a una ribellione.
Se proviamo ad apportare un cambiamento immediato nella struttura
della nostra mente, non funzionerà. La coda del cane è sempre storta. Se volete
raddrizzare la coda potreste metterci un bastone, ma la coda sarà dritta solo
fino a che il bastone rimarrà lì. Il bastone è la disciplina rigida. Quando lo
togliete la coda tornerà di nuovo curva. Un altro metodo per raddrizzare la
coda è tagliarla, così non vedrete più la curva e rimarrà solo un moncherino.
Quel moncherino sarà sempre dritto. Ora, non pensate che tagliare qualcosa sia
impossibile o difficoltoso. È semplice. Tagliare significa semplicemente
alterare, cambiare uno schema di comportamento che, attualmente, è predominante
e manifesto nella natura.
Meditazione e identificazione del proprio SWAN
Quindi, se soffriamo di un problema mentale, come prima cosa abbiamo
bisogno di meditare, di riflettere. Quando identifichiamo un problema, vediamo
semplicemente i sintomi che si manifestano all’esterno. Non siamo consapevoli
delle cause che creano il problema, che sia un problema d’insonnia, di perdita
di memoria, o un problema psicologico, emozionale o morale. Vediamo la sua
manifestazione nella dimensione esterna, che lo identifica come un problema, ma
non possiamo vederne la causa. Quindi, la meditazione è il primo requisito per
trovare la causa di questo squilibrio mentale o emozionale. Come posso gestire
e migliorare la mia natura, la mia personalità, il mio atteggiamento,
comportamento, processo di pensiero, interazione o motivazione? Attraverso il
processo della meditazione analizziamo le aree delle nostre forze, debolezze,
ambizioni e necessità.
La seconda cosa che raccomando è fare oggettivamente una lista di
quelle cose che considerate essere le vostre forze, debolezze, ambizioni e
bisogni. Non confondete le ambizioni con i bisogni, o i bisogni con le
ambizioni. Non confondete le forze con le debolezze e le debolezze con le
forze. Riflettete, pensate ad esse e fate una lista. Non dovete mostrarla a
nessuno; è la vostra lista personale. Guardatela ogni giorno e aggiungete o
rimuovete qualcosa dalla lista. In tre o quattro mesi avrete una lunga lista o
una breve, man mano che la comprensione e la consapevolezza evolveranno. Come
l’abilità di far fronte ai vari stati mentali si sviluppa, realizzerete che la
gestione della mente è un processo molto semplice. Non avete bisogno di uno
psicanalista o di uno psicoterapista per farlo ed è una grande cosa che potete
fare per la vostra personale soddisfazione e realizzazione.
Il mantra
L’uso del mantra è il terzo
strumento per andare in profondità e armonizzare la natura interiore. I mantra sono una serie di vibrazioni
sonore. Sappiamo che ogni tipo di suono evoca una particolare risposta
psicologica; ogni frase evoca una risposta. La frase ‘Sei meraviglioso’, evoca
una risposta emozionale, un sentimento, una sensazione e vi farà sentire
allegro, felice, aperto e libero. La frase ‘Sei senza speranza’, evoca un’altra
forma di risposta. Vi farà sentire limitati, inibiti, chiusi, insicuri e
incerti su voi stessi. ‘Sei meraviglioso’ e ‘Sei senza speranza’ sono frasi che
comprendete intellettualmente, ma le risposte che queste frasi evocano non sono
intellettuali. Sono sensazioni. Non potete identificare o analizzare
istantaneamente i sentimenti.
Allo stesso modo, i mantra
sono una combinazione di differenti suoni o sillabe che evocano una risposta
inconscia che non è intellettuale. Ciò stimola la personalità fisica e i centri
psichici e vi sentirete più tranquilli, equilibrati e armonizzati
interiormente. I mantra sono usati
per armonizzare le distrazioni e le dissipazioni interiori. I mantra sono usati per congelare i
fotogrammi delle immagini mentali, per fermare le agitazioni inconsce e
subconsce e per identificarsi con lo stato di silenzio e immobilità, che è la
vostra armonia interiore. Nello stato di armonia interiore c’è la forza.
Il termine ‘mantra’
significa anche liberare la mente dalle sue distrazioni, focalizzarla e
centrarla interiormente. Quando centrate la mente interiormente, nello stato
d’immobilità e silenzio e quando sarete in grado di bloccare un’immagine o una
figura, sarete giunti alla sorgente della forza interiore.
Il triplice processo
Quindi, la meditazione, l’identificazione del principio SWAN e l’uso del mantra sono una forma molto potente di
psicoterapia yogica per superare gli squilibri mentali ed emozionali e gestire
la personalità. Quando sarete in grado di combinare la meditazione con un
cambiamento nella routine quotidiana e quando potrete combinare la meditazione
con la consapevolezza, inizierete a vivere la vita in modo gioioso. Non
possiamo cambiare le circostante e le situazioni, ma possiamo cambiare le
nostre percezioni.
Le persone devono essere felici sapendo chi sono. Noi tutti siamo
molto deboli. Ci facciamo influenzare dalle negatività e dalle positività che
incontriamo nella vita e le nostre risposte sono guidate da questi input
negativi e positivi. Dov’è il nostro essere naturale? Non siamo consapevoli di
ciò che siamo. Diventiamo quello che gli altri proiettano su di noi ed è qui
che la meditazione inizia a essere utile. La meditazione ci permette di
realizzare la nostra natura individuale e personale, identificata con la
natura; di superare i lati negativi della nostra natura e personalità e,
quindi, di sperimentare la crescita interiore.
È inutile parlare di come la mente, l’ego o l’intelletto funzionino.
Funzionano, e questo è tutto. Come funzionano noi non lo sappiamo e non
dovremmo preoccuparcene. Dobbiamo sapere, invece, come poter gestire le
situazioni, le circostanze e le condizioni che alterano la prospettiva di noi
stessi.
I tre processi sono:
1.
La meditazione come mezzo di riflessione e
scoperta delle nostre forze, debolezze, ambizioni e necessità.
2.
L’identificazione di queste quattro aree,
conosciute come il principio SWAN.
3.
L’armonizzazione dell’essere interiore tramite
l’uso del mantra.
Queste sono le cose che porteranno a una
maggiore consapevolezza, a una partecipazione armoniosa nella vita e che vi
faranno essere riconosciuti come una persona equilibrata. Essere visti come una
persona equilibrata è l’attributo più elevato che possiate avere, perché ciò
significa che l’armonia e l’equilibrio si stanno manifestando nella vostra
vita. Questo è tutto ciò di cui abbiamo bisogno per rendere bellissima la
nostra vita e il mondo.
Aix-les-Bains, Francia, Aprile 1997
L'Ayurveda e le spezie tradizionali
Swami Vibhooti Saraswati
Swami Sivananda, in ‘Rimedi Casalinghi’, scrive: “L’India non ha
portato evoluzione dell’arte sull’arte o della scienza sulla scienza come suo
contributo al patrimonio comune di tutte le nazioni del mondo. Il suo più
grande dono al mondo è quello della scienza spirituale
dell’auto-perfezionamento. Accanto a questo, porrei la ‘Scienza della vita’,
l’Ayurveda, come dono prezioso che dovrebbe essere attentamente sviluppato e
trasmesso a tutte le nazioni”.
La scienza dell’ayurveda nacque migliaia di anni fa nelle regioni
himalayane. I grandi veggenti che l’hanno creata non facevano differenza tra il
mondo interiore ed esteriore: li vedevano come un’unica cosa. Trattavano le
sofferenze spirituali insieme al corpo e alla mente. Infatti, la filosofia di
base dell’ayurveda è che ogni tipo di sofferenza può essere definita disturbo
(‘disease’ in inglese: ‘dis-ease’, ‘non-benessere’), e che l’appagamento
interiore viene identificato con uno stato di buona salute. La vera salute,
secondo la scienza dell’ayurveda, è un corpo sano, una mente sana, delle
emozioni sane e un’anima sana, che corrisponde, anche, a ciò che è affermato da
un’altra grande scienza, lo yoga. L’ayurveda usa le piante, le erbe, la dieta,
gli aromatizzanti e anche i cosmetici per ristabilire e mantenere l’equilibrio
mentale. Usa anche il respiro e le tecniche meditative, che costituiscono le
basi dello yoga, la sua scienza sorella.
L’ayurveda non è, quindi, una scuola di medicina ma, come lo yoga,
è un modo di vivere e di pensare, completo e quotidiano. È uno stile di vita
totalmente equilibrato, basato su una profonda conoscenza di noi stessi e del
nostro ambiente e sulla consapevolezza che siamo interdipendenti con tutte le
altre forme di vita. Secondo lo yoga e l’ayurveda, lo scopo della vita dovrebbe
essere la comprensione e la realizzazione del principio del Brahman, dell’unità
della vita, e per questo abbiamo bisogno di una salute integrata. Non possiamo
isolarci dalle energie della Natura, dobbiamo riconoscere il legame universale
per essere veramente sani nel corpo, nella mente, nelle emozioni e nello
spirito. L’ayurveda sottolinea, pertanto, che ciò che prendiamo dalla Natura
deve essere rimpiazzato in uguale proporzione e che dovremmo mantenere la
purezza dell’ambiente per preservarne l’equilibrio. Ad esempio, se abbattiamo
un albero, dobbiamo piantarne un altro per salvaguardare l’equilibrio
ecologico. Le piante e le erbe semplici intorno a noi, quelle che utilizziamo quotidianamente in cucina
senza pensarci sono, in realtà, dei potenti farmaci, se si conosce il segreto
del loro potere curativo. I medici ayurvedici conoscono questo segreto e l’arte
di come usare queste erbe e di prescriverle e anche noi possiamo imparare ad
usarle per mantenere una salute equilibrata. Questi tipi di farmaci naturali
sono economici, pratici, facilmente reperibili e totalmente sicuri. Inoltre, se
imparassimo come coltivare le nostre piante, potremmo anche migliorare
l’ambiente circostante. Analizziamo ora due di queste piante comuni che
conosciamo molto bene: l’aglio e lo zenzero.
L’aglio
L’ayurveda chiama l’aglio ‘il cibo meraviglia’. È una radice molto
pungente che i botanici chiamano Allium Sativum e proviene dalla famiglia delle
Aliaceae. In Sanscrito è chiamato rasona,
in Hindi lasan e in Marathi lasoon. Dà forza al corpo ed è ottimo
per il cuore. È incluso in quasi tutti i tipi di curry (miscela di varie spezie)
indiani, sebbene non sia mangiato dagli appartenenti alle sette puritane,
come i Vaishnava, perché ritenuto afrodisiaco. È mangiato anche crudo con olio
e peperoncino come chutney (condimento
formato da spezie, verdure e/o frutta), o con sale per pulire il sangue e per i
disturbi nervosi, come il mal di testa e l’isteria.
Proprietà curative
Sin dall’inizio l’ayurveda ha utilizzato l’aglio per il trattamento
di una vasta gamma di malattie. Prescrive l’aglio per l’anoressia e i disturbi
alle corde vocali. Testato nei moderni laboratori, l’aglio è risultato
antiprotozoo, antiparassitario, antivirale e anche antibiotico e antimicotico
in caso di tubercolosi e meningiti. Nel 1994 il chimico Chester Cavallito
identificò nel forte odore dell’aglio un composto, l’allicina, un antibiotico
che ha un ampio spettro come agente efficace contro le malattie diffuse da
microbi e il cui valore medicinale è ancora in corso di analisi. L’allicina si
distrugge quando l’aglio viene cucinato, perdendo così il suo potere
antibiotico. L’aglio è anche usato per i problemi ginecologici, per regolare le
mestruazioni e per aumentare la libido. Secondo Ramana Maharshi, agisce come amrit, nettare, per i bambini.
L’aglio schiacciato e rosolato nell’olio di senape o di cocco è
usato come pomata antisettica, soprattutto per alleviare la scabbia, le piaghe
e le ferite ulceranti. L’aglio espelle l’aria dall’intestino, rinvigorisce lo
stomaco, tonifica il sistema, espelle il catarro indurito rendendolo più
liquido, migliora la secrezione e il flusso dell’urina e uccide i vermi che
possono trovarsi nell’intestino. Swami Sivananada scrive: “L’aglio è utile in
caso di sordità, mal d’orecchio, bronchiti croniche, asma, tubercolosi
polmonare, shock o collasso, dissenteria, emorroidi, febbre, debilitazione e
pertosse. Riduce efficacemente la pressione del sangue.”
Il succo d’aglio è usato esternamente come antinfiammatorio.
Miscelato con otto parti d’acqua è un’ottima lozione antisettica per lavare le
ferite infette. Assunto internamente, riduce la pressione sanguigna e il
colesterolo. Un cucchiaino di succo d’aglio ogni quattro ore terrà sotto
controllo i primi sintomi del tifo. L’aglio rasam
(una preparazione simile all’acqua con il pepe) rimuove ogni tipo di dolore
reumatico, lombalgia ecc. La marmellata all’aglio è un tonico per le donne dopo
il parto. Un po’ di succo nelle orecchie rimuove la sordità temporanea e il mal
d’orecchi.
Gli aspetti divini e demoniaci
C’è una storia mitologica che riguarda l’aglio. Si racconta che
quando le divinità (i deva) e i
demoni (i rakshasa) zangolarono
l’oceano della coscienza, emerse l’amrit
(il nettare dell’immortalità). I demoni avidi e lascivi lo volevano tutto per
loro. Uno di essi, per egoismo, ne afferrò il recipiente e fuggì via con esso.
I deva rimasero sbigottiti per questa
perdita, perchè questo avrebbe reso i demoni più potenti di loro e avrebbe
fatto pendere la bilancia in favore delle forze oscure contro il potere della
luce. Si appellarono, quindi, al Signore Vishnu affinchè li salvasse. Per
riportare l’equilibrio, Vishnu prese le sembianze di Mohini, bellissima e
affascinante, che si offrì di risolvere la questione dividendo l’amrit equamente tra tutti.
I demoni, affascinati da Mohini, accettarono e Vishnu, nella
bellissima forma di Mohini, iniziò a servire i deva per primi. Ma i demoni iniziarono a preoccuparsi del fatto che
non ne sarebbe rimasto abbastanza per loro e uno di essi s’infilò nella fila
degli dei, inosservato da Mohini. Stava già ingoiando il nettare quando il Sole
e la Luna, notato quello che stava accadendo, avvertirono Mohini. Allora
Vishnu, in questa forma femminile, ebbe la possibilità di agire. Come il demone
si allontanò, Mohini prese il mestolo con cui stava servendo l’amrit e lo lanciò contro il demone. Il
mestolo si trasformò nel sudarshan chakra,
l’arma letale e invincibile di Vishnu, e decapitò il demone. Quando la testa si
separò dal corpo, alcune gocce di nettare caddero a terra insieme al suo
sangue.
Si dice che queste gocce diedero vita alla pianta dell’aglio e che
questo è il motivo per cui l’aglio ha delle qualità sattviche (divine) e tamasiche
(demoniache). È eccellente per il corpo, lo mantiene forte e in salute, per
questo è chiamato amrit; ma ha anche
il tocco del demone, ha delle qualità tamasiche che influenzano negativamente
la mente. L’aglio è, quindi, proibito per i sadhaka.
Lo zenzero
L’ayurveda chiama lo zenzero ‘il rimedio universale’. Appartiene
alla famiglia delle Zingiberaceae e il suo nome botanico è Zingiber Officinale.
In Sanscrito è chiamato ardhrakam e
in Hindi adrakh. È stato ampiamente
utilizzato dall’antica medicina indiana e cinese. L’imperatore Moghul Akbar e
Confucio mangiavano zenzero fresco a ogni pasto come digestivo e carminativo.
Esso contiene un olio volatile.
Proprietà curative
Lo zenzero fresco schiacciato può essere strofinato sulla fronte
per alleviare il mal di testa. Può essere masticato per il mal di gola e per
l’afonia. Le caramelle allo zenzero sono usate come pastiglie per la gola. In
India, il succo dello zenzero è equivalente alla pasta di senape, applicata sul
torace dei bambini quando soffrono d’influenza o bronchiti. Fettine di zenzero,
private della buccia, in latte caldo alleviano i dolori reumatici, la
dispepsia, i gas, ecc. La medicina contemporanea considera lo zenzero un
potente antidoto alla chinetosi e anche anticolesterolo e anticoagulante.
Swami Sivananda scrive in Rimedi Casalinghi: “Miscelate in parti
uguali il succo dello zenzero fresco, il succo di limone e il miele. Assumetene
due o tre cucchiaini la mattina presto a stomaco vuoto. Rimuoverà la dispepsia,
l’irritabilità, purificherà il sangue, fermerà il sanguinamento gengivale e
stimolerà la digestione”. L’essenza dello zenzero (Tinctura Zingiberis) aumenta
l’appetito e stimola la digestione. Agisce come tonico per lo stomaco ed è
utile in caso di diarrea, flatulenza nello stomaco e negli intestini e colite
intestinale.
Lo zenzero secco è chiamato nagarma
in Sanscrito e south in Hindi.
L’Ayurveda definisce lo zenzero secco ‘il grande medicamento’ contro
l’influenza, la tosse, le riniti, le bronchiti e l’indigestione. È un forte
stimolante aromatico, prescritto per il gonfiore addominale, le coliche, la
diarrea e la nausea. I medici ayurvedici usano un’infusione di zenzero secco in
acqua calda per indurre la sudorazione per abbassare la febbre. Lo applicano
anche esternamente per alleviare i dolori reumatici. Ma, sottolineano, lo
zenzero va evitato da chi soffre di iperacidità e ulcere gastriche.
Swami Sivananda dà la seguente prescrizione in Rimedi Casalinghi:
“Uno o due pezzetti di zenzero secco in latte caldo rimuove i dolori reumatici.
Fate un impasto con acqua e zenzero secco. Mangiatelo e applicatelo sulla testa
per alleviare il mal di testa. Questa pasta può anche essere applicata sulle
articolazioni per rimuovere il gonfiore reumatico”.
La natura ci ha dotato di medicine create da Dio per la nostra
cucina: coriandolo, pepe nero, cumino, fieno greco, cardamomo, tamarindo,
cannella, curcuma, noce moscata, aglio e zenzero e noi dovremmo sapere come
usarle propriamente. Sono economicamente convenienti, non hanno effetti
collaterali e possono essere utilizzate a qualsiasi età. I farmaci moderni, oltre
a non essere naturali, sono anche costosi e hanno molti effetti collaterali.
Gli antibiotici, in particolare, uccidono il sistema e il loro effetto tossico
rimane per molto tempo nel corpo. Quindi, quando entrate nelle vostre cucine
provate a vedere le vostre spezie e i vostri condimenti sotto una luce
differente: il coriandolo è una lozione per gli occhi in caso di congiuntiviti
e un aiuto per la virilità; il pepe nero per il colera e i disturbi dei
bronchi; il tamarindo per i colpi di calore e per i gargarismi nelle
infiammazioni alla gola; la cannella per i dolori del corpo, il mal di denti,
l’anoressia e i disturbi della vescica; il fieno greco per il sangue, la
dissenteria e la gonorrea; il cardamomo come tonico per il cuore, per
menzionare solo alcuni di questi rimedi meravigliosi.
Esperienze sul prana
Swami Niranjanananda Saraswati
La personalità
umana completa è formata da energia, prana
shakti. Quest’energia, nelle sue diverse manifestazioni, fornisce
differenti tipi di comprensione in varie dimensioni della consapevolezza. La
risultante consapevolezza delle nuove aree della personalità e l’utilizzo delle
facoltà diventano l’obiettivo dello Yoga
per l’espressione creativa.
Ogni tipo
di esperienza pranica porta con sè un suono udibile, un’esperienza visiva e,
anche, esperienze di tatto, odorato e gusto (i cinque sensi). Così come
possiamo parlare di suono divino o di luce divina, vi è anche l’esperienza del
profumo divino, del tocco divino, del gusto divino e non sono cose rare.
Infatti, spesso, questo è ciò che accade durante shaktipat, la trasmissione diretta di energia da una persona a
un’altra, che sia attraverso il tocco, il suono, l’odorato o la vista.
Comunque,
una cosa è certa. Se quest’esperienza interiore accade spontaneamente, è perché
il progresso nel vostro sadhana è
arrivato fino a un certo punto. Ad esempio: dovete percorrere una strada
attraversata da molti corsi d’acqua. Quando iniziate a camminare, ne
attraversate uno, un altro e poi un terzo. Se rimanete fermi in un unico punto
non potete attraversare tutti i torrenti. Così, il progresso che si fa nel sadhana assicura che ci sia una
purificazione mentale e fisica, e un atteggiamento mentale positivo e creativo.
È molto
raro che ci sia una regressione da questo stadio. Quindi, se si ha la visione
della luce divina, o l’esperienza del suono divino, del tocco, del profumo o
del gusto, significa che la consapevolezza si è evoluta fino al punto in cui
s’iniziano a sperimentare differenti cose a livello psichico.
Ci sono
due vie per procedere nello sviluppo dell’esperienza interiore. Se una persona
conduce la vita del rinunciante, del sadhu
o del sannyasin, che non ha nessun
tipo di attaccamento o coinvolgimento mondano o sociale, può continuare a
rimanere nello stesso stato di consapevolezza. In seguito, questo stato
evolverà in un’esperienza di samadhi.
Ma, in quelle persone che hanno obblighi, responsabilità e impegni nella vita,
che sono automaticamente spinte dalla natura estroversa dell’ego,
dell’auto-identità o dalla mente stessa, il collegamento con questo stato di
consapevolezza si perde.
Nella
terminologia yogica, il suono divino è noto come anahad nada (suono non
percosso) e la luce divina darshan,
un’impressione visiva o un contatto che viene dall’interno. Secondo lo yoga, come la consapevolezza si evolve
da uno stadio all’altro, si fa esperienza di diversi tipi di suoni, visioni,
ecc. e questo è stato ben descritto dalla scienza del kundalini yoga. Se osservate la fisiologia e la descrizione dei chakra, noterete che ogni chakra ha un colore corrispondente che
rappresenta lo spettro della luce, un suono corrispondente, un profumo e molte
altre cose, come divinità, elementi e animali.
Tutte le
esperienze associate ai chakra iniziano
a manifestarsi con il risveglio del prana.
Prendiamo in considerazione un chakra
come fosse una stanza, i cui petali siano delle finestre. Ogni petalo, o
finestra, rappresenta un punto d’entrata e d’uscita dell’energia pranica.
Perciò, se il prana fluisce
attraverso un canale d’entrata, o nadi,
verso il chakra, l’area intorno a
questo flusso ne sarà molto influenzata, rispetto alle aree che sono distanti
da questo punto, come quando aprite una finestra e sentite la corrente d’aria
diretta che fluisce all’interno della stanza. Sebbene la circolazione dell’aria
può essere sentita in tutta la stanza, ne farete esperienza più direttamente se
vi trovate vicino alla finestra.
Questi
vari punti d’entrata e d’uscita in un chakra
corrispondono ai differenti stati mentali ed emozionali, agli schemi di
comportamento e alle impressioni profonde in forma di samskara e karma. Se, ad
esempio, il mio muladhara chakra
fosse attivato dal flusso di prana
proveniente da una nadi, e quella nadi controllasse i centri della paura
inconscia, delle inibizioni, dei complessi e delle ambizioni profonde, quella
sarebbe l’area che inizierei a sperimentare in maniera prevalente nella mia
vita. Se il flusso del prana
provenisse da un altro canale, sperimenterei qualcosa di completamente
differente se fosse un’area che controlla l’espressione di armonia, amore,
universalità, compassione e via di seguito.
Mentre io
ho tutte queste differenti esperienze in muladhara
chakra, sono anche consapevole, grazie alla sensibilità della mia consapevolezza,
di certi suoni e visioni. Mi potrebbe accadere naturalmente durante il sonno
d’avere una visione nella forma di un sogno, o potrei avere una visione mentre
sono in meditazione. Mentre sono semplicemente seduto, potrei sentire un certo
odore, ma mentre lo seguo non riuscirei a trovarne l’origine. Accade a molte
persone durante la meditazione di sentire un profumo e di non sapere da dove
viene.
Alle volte
sentiamo della musica, certe volte una musica orchestrata, ma non ne
comprendiamo l’origine. Posso dire con enfasi che questo deve accadere, perché
cose simili sono successe anche a me mentre praticavo sadhana. Ho udito della musica nel bel mezzo di un deserto, mentre
non c’era nessuno intorno per miglia e miglia. L’autoradio era spenta, tutto
era spento ma io ho udito della musica che fluttuava nell’aria.
Ho visto
differenti tipi di luci quando intorno c’era un’oscurità totale. Ho visto delle
luci reali, visivamente; non era la mia immaginazione. Ero solito chiedere a
Paramahamsaji: “Cos’è tutto questo? Perché succede? Perché qualche volta accade
e qualche volta no?” Da queste esperienze e da quello che lui mi diceva sono
arrivato a capire che tali esperienze sono manifestazione del risveglio del prana.
A mio
parere, sono tutte esperienze di prana
e possono subire cambiamenti ma, se avviene l’esperienza finale del prana nella regione di sahasrara, non si tornerà più indietro.
Non importa chi siete, il primo ministro o il presidente di qualche Stato con
tutti gli obblighi a cui domani dovrete assolvere, non ci sarà ritorno. La
consapevolezza si fonderà totalmente con quell’esperienza. Andrete oltre la
mente, le emozioni, l’intelletto e l’ego: non ci sarà nulla che potrà spingere
questa consapevolezza a tornare indietro, al livello grossolano.
Se udite
quel suono divino o se vedete quella luce e poi tornate al vostro normale stato
di consapevolezza, è stato semplicemente un’espressione dell’energia pranica a
un livello di evoluzione corrispondente a un particolare chakra. Il vostro livello di consapevolezza può essere muladhara, manipura o anahata.
Ognuno ha un differente chakra
risvegliato o che funziona in modo predominante. Quando la mente diventa
introversa, si manifestano varie esperienze provenienti da quel livello, ma
quando poi la mente tornerà estroversa quelle esperienze rimarranno
semplicemente nello sfondo.
Se udite
il suono interiore e poi uscite da questo stato e qualche volta lo sentite e
qualche volta no, allora l’unico modo per stabilizzare quello stato è
attraverso il sadhana. Gradualmente,
questo aumenterà la sensibilità della vostra consapevolezza. Nel corso del
tempo, l’esplosione atomica avverrà. Allora farete esperienza dell’esplosione
completa di suoni, luci e colori e da lì non tornerete indietro.
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