Swami Niranjanananda Saraswati
La mente è un tema che deve essere analizzato in relazione alle nostre
attività quotidiane, perché tutto ciò che si dice sulla mente, sono delle
teorie sviluppate semplicemente in un concetto e in una filosofia. Lo yoga ha delle idee particolari riguardo
al funzionamento della mente. Definisce la mente come manas, il processo della riflessione; buddhi, il processo dell’intelletto; chitta, le memorie e ahamkara,
il principio dell’ego. Sono stati scritti molti libri su questi quattro temi,
ma nessuno chiarisce bene come la mente interagisca nella vita: possiamo avere solamente
delle personali esperienze riguardo a questo concetto.
Possiamo osservare i vari aspetti della mente e come si manifestano
senza cercare di definirla. In ogni vita individuale possiamo osservare un
bellissimo processo: qualcosa di sottile sotto forma di un’idea, un desiderio e
un pensiero che si manifesta e si attua a livello grossolano. C’è un intimo
legame tra la nostra natura sottile (la mente), l’altra natura che è molto più
sottile della mente (la coscienza) e la nostra vita (il mondo visibile di
oggetti e sensi). C’è un flusso d’informazioni che va dalla coscienza alla
mente e al corpo: il corpo è semplicemente un mezzo tramite cui la mente
esprime sé stessa.
Perciò, è importante non fare differenze tra la natura pensante e lo
strumento agente che è il corpo. Dobbiamo renderci conto che il flusso della
corrente di un’idea proviene dall’invisibile sottile e va al visibile
manifesto. Ad esempio: un’idea evolve nei livelli più profondi della nostra
natura; quest’idea più tardi diventa un desiderio; il desiderio poi crea un
piano d’azione che impiegherà i sensi, il corpo.
Quindi, abbiamo un concetto che riguarda l’aspetto di ahamkara, del principio dell’ego, o
dell’identità dell’Io. Tutti i concetti nella vita generano dalla dimensione
dell’identità dell’Io, dalla natura dell’individualità. Poi, questo concetto
che si crea a livello dell’identità dell’Io, filtra nei livelli inferiori della
mente, nell’intelletto, nella memoria e nei processi della riflessione e sarà
definito come desiderio o bisogno. Questo desiderio, o bisogno, sarà poi
collegato alle nostre aspirazioni, alle nostre forze e debolezze e prenderà una
forma definita per soddisfare la mancanza che sentiamo quando riflettiamo su
noi stessi.
Cos’è un desiderio? Desiderio significa semplicemente il voler
ottenere qualcosa che sentiamo che attualmente manca nella nostra vita. Come
identifichiamo cosa manca nella nostra vita? A livello inconscio avviene un
intricato processo di analisi mentre la mente sottile, il principio dell’ego, osserva
e analizza le necessità e l’assenza di qualcosa che poi cercheremo di
soddisfare nel corso della nostra vita. Un concetto è convertito in desiderio,
il desiderio in bisogno, il bisogno in azione e l’azione in un risultato. In
questo processo l’inconscio, la mente, i sensi e il corpo lavorano come
un’unità integrata. In questo momento non c’è direzione in questo flusso di
energia mentale, non c’è controllo sulla canalizzazione delle forze mentali che
si manifestano nel corpo. C’è confusione interiore. C’è confusione psicologica.
C’è confusione inconscia. Noi, però, non siamo consapevoli di questa confusione
interiore, finché tutto ciò non giunge alla ribalta della nostra mente conscia
manifesta.
La psicologia moderna afferma che esiste la mente conscia, la mente
subconscia e quella inconscia. Lo yoga
afferma che c’è la mente attiva, la mente passiva e quella dormiente. La mente
attiva è collegata alla mente conscia, quella passiva alla mente subconscia e
quella dormiente alla mente inconscia. Ma, oltre a questo, c’è un altro stato,
la super-mente o mente risvegliata, dove non vi è differenza o distinzione tra
i vari aspetti della mente, che sono manas,
buddhi, chitta e ahamkara.
Qualunque sia lo stato della mente di cui stiamo parlando, dobbiamo sapere se
si tratta dello stato inconscio, subconscio o conscio.
Il principio SWAN
Ci sono alcuni principi che guidano i desideri, le aspirazioni e le
motivazioni. In yoga questi principi
sono noti come il principio SWAN. SWAN è un acronimo: S rappresenta le forze (‘strength’ in inglese), W le
debolezze (‘weakness’), A le ambizioni (‘ambition’) e N i bisogni (‘need’).
Questi sono i quattro principi che costituiscono la nostra personalità. In
alcune persone la forza interiore, la forza mentale, la forza di volontà o del
sé, è predominante. In altre, le debolezze, come la mancanza di forza di
volontà o di chiarezza mentale, sono predominanti. Alcune persone s’identificano
profondamente con le proprie ambizioni e aspirazioni e cercano di soddisfarle e
di raggiungerle. Alcune s’identificano profondamente con le necessità, che
possono essere fisiche o sociali, relative alla famiglia, alle prestazioni
lavorative e alla società.
È nell’espressione sia delle forze che delle debolezze, delle
ambizioni e dei bisogni che si definisce la nostra personalità e ci rende ciò
che siamo oggi. Quando si è in grado di proiettare la forza del sé (non del Sé
elevato ma del sé contenuto in questa personalità che è la combinazione delle
conoscenze, della mente, dei sensi e della nostra capacità di essere parte
dell’intero disegno), quando il sé si manifesta a livello della forza, si
delinea una particolare natura nell’individuo. Diciamo che quella persona è
grande, creativa, dinamica, estroversa, compassionevole; che ha una mente
chiara, che è utile ed è una guida per molte persone. Le persone traggono
ispirazione quando entrano in contatto con questo tipo di personalità.
Quando il sé esprime sé stesso attraverso l’area delle debolezze,
identifichiamo quella persona come poco chiara o debole, senza forza, energia,
resistenza e dinamismo, incerta e insicura. Quando il sé si manifesta a livello
delle ambizioni e delle aspirazioni, identifichiamo quella persona come un
essere senza scrupoli e arrogante, che cerca di proseguire sulla propria strada
a spese degli altri e come una persona totalmente menefreghista.
Divenire consapevoli della natura interiore
Questo è come una personalità viene riconosciuta e definita. Sto
parlando in termini yogici, non nella prospettiva psicologica, sebbene ci siano
molte similitudini tra il concetto moderno di psicologia e il concetto yogico
di psicologia. Il modello yogico dice che ci sono due dimensioni del sé: una
che si manifesta come il principio SWAN, e l’altra che è immanifesta, dormiente e
sottile. Tutti gli sforzi che facciamo per gestire in qualche modo gli
squilibri interiori e psicologici sono, in realtà, nell’area in cui si
manifestano. Cerchiamo di migliorare il nostro atteggiamento applicando un’idea
o a un concetto.
Quando cerchiamo di applicare, vivere o portare un concetto nella
nostra vita, questo diventa una filosofia, o un’idea, con cui c’identifichiamo.
Ma quando un concetto diventa una filosofia non si traduce in azione. Si ha una
spaccatura tra la filosofia personale e le nostre azioni nel mondo esterno.
Perché? Per mancanza di disciplina e di consapevolezza. Lo yoga è molto chiaro nell’affermare che l’inizio del processo dello yoga si ha con la disciplina –
disciplina che non è una forzatura, ma che è il risultato della consapevolezza
che abbraccia tutte le diverse dimensioni della personalità umana.
Nella prima istruzione degli Yoga
Sutra, Patanjali afferma che lo yoga è anushasanam. Questo termine è stato tradotto in inglese come
disciplina, ma non è corretto. Anushasan
significa ‘consapevolezza della personalità interiore che si manifesta nel
mondo esterno’. Anu significa
‘sottile’, shasanam significa
‘regolamentare, governare, avere il controllo di’. Quindi, secondo Patanjali,
lo yoga è una forma, o un metodo, di
governo della natura interiore. È un metodo per dirigere armoniosamente la
natura interiore in modo che possa manifestarsi esternamente. E questo è
l’inizio dello yoga.
In questo processo, come possiamo essere consapevoli della nostra
natura interiore? Non forzando certi concetti o idee riguardo noi stessi,
perché se cerchiamo d’imporre qualcosa alla nostra mente o alla nostra natura,
ci sarà una reazione a questo. Lo rifiuteremo, perché è qualcosa che è venuto
da fuori, non è qualcosa di naturale e spontaneo proveniente dall’interno.
Nonostante questa consapevolezza e comprensione, molti praticanti di yoga fanno degli errori forzando certe
idee, concetti e discipline nelle loro vite al fine di cambiare e falliscono
perché cercano di fare troppe cose. Occorre essere graduali. Swami Shivananda
diceva: “Se volete dirigere la vostra mente dovete diventare amici delle vostra
mente. Non cercate di divenire dominatori della vostra mente”. Dovete rendervi
accettabili per la vostra mente. Questo è il concetto di disciplina. La disciplina
non è qualcosa che imponete a voi stessi, piuttosto è il risultato spontaneo
della vicinanza e amicizia con la vostra natura. Quando parliamo di cambiare il
punto di vista, l’atteggiamento e la propria natura, facciamo l’errore di
forzare un sistema, un governo, una legge, che è innaturale per la nostra
natura e questo, nel corso del tempo, porterà a una ribellione.
Se proviamo ad apportare un cambiamento immediato nella struttura
della nostra mente, non funzionerà. La coda del cane è sempre storta. Se volete
raddrizzare la coda potreste metterci un bastone, ma la coda sarà dritta solo
fino a che il bastone rimarrà lì. Il bastone è la disciplina rigida. Quando lo
togliete la coda tornerà di nuovo curva. Un altro metodo per raddrizzare la
coda è tagliarla, così non vedrete più la curva e rimarrà solo un moncherino.
Quel moncherino sarà sempre dritto. Ora, non pensate che tagliare qualcosa sia
impossibile o difficoltoso. È semplice. Tagliare significa semplicemente
alterare, cambiare uno schema di comportamento che, attualmente, è predominante
e manifesto nella natura.
Meditazione e identificazione del proprio SWAN
Quindi, se soffriamo di un problema mentale, come prima cosa abbiamo
bisogno di meditare, di riflettere. Quando identifichiamo un problema, vediamo
semplicemente i sintomi che si manifestano all’esterno. Non siamo consapevoli
delle cause che creano il problema, che sia un problema d’insonnia, di perdita
di memoria, o un problema psicologico, emozionale o morale. Vediamo la sua
manifestazione nella dimensione esterna, che lo identifica come un problema, ma
non possiamo vederne la causa. Quindi, la meditazione è il primo requisito per
trovare la causa di questo squilibrio mentale o emozionale. Come posso gestire
e migliorare la mia natura, la mia personalità, il mio atteggiamento,
comportamento, processo di pensiero, interazione o motivazione? Attraverso il
processo della meditazione analizziamo le aree delle nostre forze, debolezze,
ambizioni e necessità.
La seconda cosa che raccomando è fare oggettivamente una lista di
quelle cose che considerate essere le vostre forze, debolezze, ambizioni e
bisogni. Non confondete le ambizioni con i bisogni, o i bisogni con le
ambizioni. Non confondete le forze con le debolezze e le debolezze con le
forze. Riflettete, pensate ad esse e fate una lista. Non dovete mostrarla a
nessuno; è la vostra lista personale. Guardatela ogni giorno e aggiungete o
rimuovete qualcosa dalla lista. In tre o quattro mesi avrete una lunga lista o
una breve, man mano che la comprensione e la consapevolezza evolveranno. Come
l’abilità di far fronte ai vari stati mentali si sviluppa, realizzerete che la
gestione della mente è un processo molto semplice. Non avete bisogno di uno
psicanalista o di uno psicoterapista per farlo ed è una grande cosa che potete
fare per la vostra personale soddisfazione e realizzazione.
Il mantra
L’uso del mantra è il terzo
strumento per andare in profondità e armonizzare la natura interiore. I mantra sono una serie di vibrazioni
sonore. Sappiamo che ogni tipo di suono evoca una particolare risposta
psicologica; ogni frase evoca una risposta. La frase ‘Sei meraviglioso’, evoca
una risposta emozionale, un sentimento, una sensazione e vi farà sentire
allegro, felice, aperto e libero. La frase ‘Sei senza speranza’, evoca un’altra
forma di risposta. Vi farà sentire limitati, inibiti, chiusi, insicuri e
incerti su voi stessi. ‘Sei meraviglioso’ e ‘Sei senza speranza’ sono frasi che
comprendete intellettualmente, ma le risposte che queste frasi evocano non sono
intellettuali. Sono sensazioni. Non potete identificare o analizzare
istantaneamente i sentimenti.
Allo stesso modo, i mantra
sono una combinazione di differenti suoni o sillabe che evocano una risposta
inconscia che non è intellettuale. Ciò stimola la personalità fisica e i centri
psichici e vi sentirete più tranquilli, equilibrati e armonizzati
interiormente. I mantra sono usati
per armonizzare le distrazioni e le dissipazioni interiori. I mantra sono usati per congelare i
fotogrammi delle immagini mentali, per fermare le agitazioni inconsce e
subconsce e per identificarsi con lo stato di silenzio e immobilità, che è la
vostra armonia interiore. Nello stato di armonia interiore c’è la forza.
Il termine ‘mantra’
significa anche liberare la mente dalle sue distrazioni, focalizzarla e
centrarla interiormente. Quando centrate la mente interiormente, nello stato
d’immobilità e silenzio e quando sarete in grado di bloccare un’immagine o una
figura, sarete giunti alla sorgente della forza interiore.
Il triplice processo
Quindi, la meditazione, l’identificazione del principio SWAN e l’uso del mantra sono una forma molto potente di
psicoterapia yogica per superare gli squilibri mentali ed emozionali e gestire
la personalità. Quando sarete in grado di combinare la meditazione con un
cambiamento nella routine quotidiana e quando potrete combinare la meditazione
con la consapevolezza, inizierete a vivere la vita in modo gioioso. Non
possiamo cambiare le circostante e le situazioni, ma possiamo cambiare le
nostre percezioni.
Le persone devono essere felici sapendo chi sono. Noi tutti siamo
molto deboli. Ci facciamo influenzare dalle negatività e dalle positività che
incontriamo nella vita e le nostre risposte sono guidate da questi input
negativi e positivi. Dov’è il nostro essere naturale? Non siamo consapevoli di
ciò che siamo. Diventiamo quello che gli altri proiettano su di noi ed è qui
che la meditazione inizia a essere utile. La meditazione ci permette di
realizzare la nostra natura individuale e personale, identificata con la
natura; di superare i lati negativi della nostra natura e personalità e,
quindi, di sperimentare la crescita interiore.
È inutile parlare di come la mente, l’ego o l’intelletto funzionino.
Funzionano, e questo è tutto. Come funzionano noi non lo sappiamo e non
dovremmo preoccuparcene. Dobbiamo sapere, invece, come poter gestire le
situazioni, le circostanze e le condizioni che alterano la prospettiva di noi
stessi.
I tre processi sono:
1.
La meditazione come mezzo di riflessione e
scoperta delle nostre forze, debolezze, ambizioni e necessità.
2.
L’identificazione di queste quattro aree,
conosciute come il principio SWAN.
3.
L’armonizzazione dell’essere interiore tramite
l’uso del mantra.
Queste sono le cose che porteranno a una
maggiore consapevolezza, a una partecipazione armoniosa nella vita e che vi
faranno essere riconosciuti come una persona equilibrata. Essere visti come una
persona equilibrata è l’attributo più elevato che possiate avere, perché ciò
significa che l’armonia e l’equilibrio si stanno manifestando nella vostra
vita. Questo è tutto ciò di cui abbiamo bisogno per rendere bellissima la
nostra vita e il mondo.
Aix-les-Bains, Francia, Aprile 1997