lunedì 21 dicembre 2015

Il prana si può mangiare

Dr. Swami Satyamurti Saraswati

Una mela sul ramo: rosea e compatta, con una vivacità croccante che ha un alone quasi palpabile di freschezza. Una mela al mercato: lucidata ma non luminosa, un po’ sfocata ai bordi; senza nessun difetto, ma leggermente velata, come se il pulviscolo di decomposizione fosse stato tolto. Qual è la differenza? Il prana, la vitalità, la forza vitale.

Il prana è l’energia che crea e costituisce l’intero universo. È presente in tutto ciò che si muove e in tutto ciò che non si muove, ma è potente soprattutto nelle cose vive, dal pesce al pollame, dalle piante all’uomo. I veggenti videro il prana come un gioco dinamico di colori che si aggirava intorno ad ogni essere senziente, come un fulmine in una nube di tempesta, e lo chiamarono aura. Gli scienziati lo chiamano bioplasma e misurano la sua sfera d’influenza proprio come farebbero con un campo di forza.

Negli USA, i dottori Burr e Northrop di Yale, hanno mappato e misurato le emanazioni di questo corpo di energia, utilizzando dei sensibili voltometri. Uno dei loro classici esperimenti è stato quello di connettere i voltometri su due alberi e registrare le fluttuazioni nel loro campo L (n.d.t. ‘L’ come ‘life’, vita in inglese) per alcuni anni. I ricercatori lavorarono con la fotografia ad alto voltaggio di Kirlian, che aveva mostrato un largo interesse per le “aure” degli alberi e delle piante e aveva raccolto un insieme d’informazioni sull’energia biologica delle piante.

La dr.ssa Thelma Moss riportò che le fotografie Kirlian di foglie fresche e vitali mostravano uno schema di bolle e vene al loro interno e un bagliore radioso intorno alla foglia stessa. Ogni specie ha un proprio schema, e la salute e la vitalità della pianta si riflettono nella luminosità, nel colore e nel movimento dei riflessi della luce.

Un famoso esperimento stabilisce il collegamento tra l’emanazione catturata dalla fotografia Kirlian, i campi-L e il prana. I ricercatori tagliarono un terzo di una foglia, ma la foto mostrava la foglia intatta. Lo schema energetico della foglia intera persisteva, come l’esperienza dell’arto fantasma nel caso di un’amputazione, anche se più di due terzi della foglia erano stati tolti. Dopodichè lo schema si sbiadì e la foglia morì. D’altra parte, questo schema fantasma era impegnato nella “guarigione” della foglia danneggiata: durante questo processo aree scure della foglia erano avvolte da una nube rosea di fresca energia. Così il corpo bioplasmatico della pianta, come nel campo-L di Burr, si propone come una matrice organizzata che determina la natura e la salute dell’organismo, esattamente la stessa funzione che per gli yogi è la principale caratteristica del prana.

Non ci sono dubbi, quindi, che le piante sono molto vibranti di prana, e ne “La vita segreta delle piante” gli autori, Bird e Tomkins, hanno raccolto un’enorme mole di dati scientifici che, non solo supportano quest’asserzione, ma dimostrano anche che le piante interagiscono con gli altri organismi viventi, inclusi gli umani, a livello pranico.

È la dimensione pranica dell’uomo, chiamata dagli yogi pranamaya kosha, che vitalizza il corpo fisico. L’energia generata all’interno del corpo pranico, o bioplasmatico, motiva la mente e mobilita la carne ed i veicoli del sangue. Attraverso questo corpo sottile, siamo sensibili al gioco dell’energia nel cosmo, agendo e reagendo ai campi pranici degli oggetti animati nel nostro ambiente.

Il fatto che le radiazioni delle piante possano influenzare anche gli esseri umani, di solito, è trascurato: nonostante che la tradizione della guarigione con le erbe ed i fiori sia antica quanto l’uomo stesso, la maggior parte delle persone sono totalmente cieche al potenziale pranico delle piante che usiamo come cibo. È in questa connessione particolare che Tomkins e Bird forniscono dettagli sugli sforzi pioneristici del biochimico Dott. Ehrenfried Pfeiffer. Pfeiffer fece un test con le sottili forze dinamiche delle piante, degli animali e degli uomini mediante dissoluzione di un estratto di materia vivente in una soluzione di nitrato d’argento. Questa soluzione produsse degli schemi concentrici di colori vivaci (come dei mandala) su della carta da filtro, e un riflesso del flusso e dell’intensità della bioenergia delle piante sotto osservazione.

Pfeiffer dimostrò come la forza vitale pulsa dai cibi naturali, ma non dai minerali inorganici e dalle vitamine sintetiche, che risultano essere praticamente morte. Ad esempio, testando la vitamina C presente in alcune fonti naturali, come nella rosa canina, stabilì che lo schema di vitalità era molto più forte di quello della vitamina C artificiale (acido ascorbico). Il lavoro di Pfeiffer sostiene i cosiddetti “avviatori della salute” impegnati affinché le necessità del corpo siano soddisfatte con le vitamine e i minerali organici, che si trovano in modo proporzionato negli alimenti naturali. Pfeiffer stabilì che i prodotti sintetici hanno davvero un valore biologico inferiore. È citato da Tompkins e Bird quando affermano: “Un organismo o un’entità naturale contiene elementi che non possono essere riscontrati o dimostrati se si prende una parte dell’organismo originale e si cerca di determinare i suoi componenti mediante un’analisi. Si può, ad esempio, prendere un seme, analizzarne le proteine, i carboidrati, i grassi, i minerali, l’idratazione e le vitamine, ma tutto questo non dirà qual è il suo background genetico o il suo valore biologico”.

Quindi, come Tomkins e Bird puntualizzano, sono stati sviluppati dei metodi per stabilire il valore biologico o pranico del cibo. André Simenoton, un ingegnere francese, ha reso ciò possibile, con l’uso di un semplice pendolo appeso ad una cordicella, simile a quello usato dai rabdomanti per la rabdomanzia.

La rabdomanzia con un bastone a forcella o un pendolo è stata praticata per migliaia di anni in tutte le grandi civiltà, dalla Cina all’India antica, dall’Egitto alla Grecia fino a Roma. In quest’era tecnologica ha ottenuto il consenso delle compagnie minerarie internazionali che assumono rabdomanti per localizzare i siti per la perforazione petrolifera e i depositi minerali. Scienziati dalla testa dura, russi e americani, stanno impiegando il loro tempo e i loro talenti per delle serie ricerche sulla rabdomanzia e sul come funzioni. Dopo che è stato ignorato per anni, sembra che ora il lavoro di Simoneton stia riscuotendo un’attenzione di tutto rispetto.

Le radiazioni sottili emesse dalla materia organica influenzano il movimento del pendolo, causandone il ritmo e la rotazione. Misurando la distanza dell’arco del pendolo, la velocità e la rotazione, Simoneton fu in grado di misurare specifiche lunghezze d’onda che indicavano la vitalità intrinseca e la relativa freschezza dei vari cibi.

Sulla base delle sue scoperte, Simoneton divise il cibo in quattro categorie generali. In una scala da zero a 10.000 angstrom, scoprì che la lunghezza d’onda di base dell’uomo è di circa 6.500 angstrom. I cibi che hanno delle lunghezze d’onda comprese tra questo livello e i 10.000 angstrom, li definì di elevata qualità. In questa prima categoria ci sono la frutta, le verdure fresche, i cereali integrali, l’olio d’oliva, il pesce oceanico, i crostacei e i molluschi. Nella categoria successiva, con radiazioni comprese tra 6.500 e i 3.000 angstrom, ci sono le uova, l’olio d’arachidi, il vino, le verdure bollite, lo zucchero di canna e il pesce cotto. Nella terza categoria, che è molto povera di radiazioni, sotto i 3.000 angstrom, ci sono la carne cotta, gl’insaccati, il caffe, il tè, il cioccolato, le marmellate, il formaggio stagionato e il pane bianco. La quarta categoria, praticamente, non presenta nessuna forza vitale e comprende la margarina, le conserve, i superalcolici, lo zucchero raffinato e la farina bianca. 

Simoneton scoprì anche che il cibo con una radiazione vitale dagli 8.000 ai 10.000 angstrom genera nel pendolo una rotazione alla stupefacente velocità di 4/500 rivoluzioni al minuto con un raggio di 80 millimetri. Quelli compresi tra i 6.000 e gli 8.000 lo fanno ruotare a 3/400 rivoluzioni al minuto con un raggio di 60 millimetri. Mentre, la carne, il latte pastorizzato e le verdure troppo cotte, che hanno un valore inferiore ai 2.000, hanno troppa poca energia per far girare il pendolo.

Le ricerche di Simoneton diedero un grande supporto a coloro che promuovevano una dieta vegetariana basata su cereali integrali e verdure fresche, che sono i cibi che contengono maggior forza vitale. Il grano, ad esempio, ha un valore di 8.500 angstrom che raggiunge i 9.000 se è cotto. Le verdure sono molto più radianti quando sono fresche nell’orto, perdono circa un terzo della loro potenza quando raggiungono il mercato e un altro terzo quando vengono cucinate. I tuberi fanno eccezione, in quanto, spesso, vengono fortificati dalla cottura. Le patate, per esempio, sono misurate a soli 2.000 se sono crude, ma quando sono bollite raggiungono i 7.000 e i 9.000 se cucinate al forno. Le emanazioni dei legumi (dhal), dei piselli, dei fagioli, delle lenticchie ecc., diminuiscono con l’essiccazione, ma registrano un sostanzioso valore compreso tra i 7.000 e gli 8.000 quando sono freschi. La frutta è meglio consumarla matura, perché il valore aumenta man mano che si avvicina alla decomposizione.

Per quanto riguarda i cibi carnei, Simoneton scoprì che sono praticamente privi di valore. La carne ha vibrazioni solo di seconda classe e scende alla terza quando è cucinata. L’eccezione riguarda solo il prosciutto crudo che è esaltato dal processo di salatura e affumicatura. I prodotti del mare dovrebbero essere consumati crudi per mantenere il loro pieno valore, altrimenti scendono alla seconda categoria.

Secondo i dati di Simoneton, gli effetti della lavorazione del cibo sono disastrosi. Il latte ha un valore di 6.500 angstrom quando è fresco, ma perde il novanta per cento in ventiquattr’ore. Dopo la pastorizzazione non c’è praticamente più nessuna radiazione bioenergetica. La stessa cosa si ha per i succhi di frutta e di verdura pastorizzati, e per la frutta sciroppata. Il succo fresco della canna da zucchero ha un dato di 8.500, mentre lo zucchero bianco raffinato scende a 1.000 o meno, e lo zucchero bianco granulare raggiunge lo zero. Altri cibi lavorati come la margarina, l’alcool e la farina bianca hanno valori simili alla materia morta.

La reidratazione, d’altro canto, causa una piccola perdita di vigore. La frutta essiccata al sole conserva la sua vitalità e, se messa in ammollo in acqua per ventiquattr’ore, il valore radiante è maggiore di quando è appena raccolta. L’acqua normalmente non è radiante, ma rispetto ad altri liquidi è capace di essere vitalizzata dall’associazione con minerali, esseri umani e piante. Alcune acque, come ad esempio la famosa acqua guaritrice di Lourdes, Simoneton le misurò ad un valore superiore ai 14.000 angstrom.

Le ricerche di Simoneton suggeriscono che per avere una salute ottimale occorre mangiare verdure, cereali, frutta, frutta a guscio e altri cibi che emettono una radiazione maggiore del valore dell’uomo. Ciò si accorda perfettamente con le raccomandazioni degli antichi testi yogici e delle scritture delle maggiori religioni. Le diete tradizionali che hanno nutrito l’umanità per secoli, sebbene integrate molto occasionalmente da carne e pesce, si basano su cereali e verdure. Accompagnati, ad esempio, dal pane integrale e dal formaggio per i contadini europei; dalle olive, il pane e l’uva per i mediterranei; dalle patate per gl’irlandesi; dal miglio e le arachidi per gli africani; dal riso e le verdure per i cinesi; dalla soia per i giapponesi; da dhal e chapati per gl’indiani. 

Questa è l’era dei superiori combustibili spaziali e dell’energia atomica, ma le persone soffrono di crisi energetica: sono costantemente affaticate, in preda a tensione ed ansia, malattie e depressione. Nonostante il fascino verso le diete e i “cibi energetici”, l’uomo moderno ha perso la formula della vitalità fisica di base. Le persone sembrano oscillare tra il completo disinteressamento per ciò che mangiano e l’ossessione fanatica per le proteine, le vitamine, i minerali e le calorie. Abbiamo dimenticato l’antica saggezza che riconosce che l’energia proveniente dal metabolismo fisico deve essere completata della più sottile e dinamica energia del corpo pranico. 

Nello yoga il corpo fisico è noto come l’aspetto più grossolano dell’esistenza umana ed è sostenuto dalla forma più grossolana di energia: l’energia chimica contenuta nei cibi. Per questa ragione è noto come annamaya kosha, “il corpo cibo”. Quindi, a meno che non venga vivificato dal corpo pranico, è un semplice involucro. Ciò che consideriamo essere i nutrienti del cibo non sono il nostro vero nutrimento. Il nostro reale sostentamento è la forza vitale del cibo stesso, ed i cibi con maggiore ed intensa energia vitale sono quelli che provengono dalle piante e dagli alberi. La vera alchimia della digestione non è la combustione delle sostanze chimiche, ma l’assorbimento da parte del corpo pranico della scintilla vitale che è la vita stessa. Certamente, otteniamo prana ad ogni respiro di aria fresca, ma quando ci sediamo per mangiare dovremmo pensare che abbiamo l’opportunità di nutrire non solo il corpo fisico ma anche il corpo pranico. Questo è ciò che Cristo sottolineò quando disse: “L’uomo non vive di solo pane”.