Dr.
Swami Satyamurti Saraswati
Una mela sul ramo:
rosea e compatta, con una vivacità croccante che ha un alone quasi palpabile di
freschezza. Una mela al mercato: lucidata ma non luminosa, un po’ sfocata ai
bordi; senza nessun difetto, ma leggermente velata, come se il pulviscolo di
decomposizione fosse stato tolto. Qual è la differenza? Il prana, la vitalità, la forza vitale.
Il prana è l’energia che crea e costituisce l’intero universo. È
presente in tutto ciò che si muove e in tutto ciò che non si muove, ma è
potente soprattutto nelle cose vive, dal pesce al pollame, dalle piante
all’uomo. I veggenti videro il prana come
un gioco dinamico di colori che si aggirava intorno ad ogni essere senziente,
come un fulmine in una nube di tempesta, e lo chiamarono aura. Gli scienziati
lo chiamano bioplasma e misurano la sua sfera d’influenza proprio come
farebbero con un campo di forza.
Negli USA, i dottori
Burr e Northrop di Yale, hanno mappato e misurato le emanazioni di questo corpo
di energia, utilizzando dei sensibili voltometri. Uno dei loro classici
esperimenti è stato quello di connettere i voltometri su due alberi e
registrare le fluttuazioni nel loro campo L (n.d.t. ‘L’ come ‘life’, vita in
inglese) per alcuni anni. I ricercatori lavorarono con la fotografia ad alto
voltaggio di Kirlian, che aveva mostrato un largo interesse per le “aure” degli
alberi e delle piante e aveva raccolto un insieme d’informazioni sull’energia
biologica delle piante.
La dr.ssa Thelma Moss
riportò che le fotografie Kirlian di foglie fresche e vitali mostravano uno
schema di bolle e vene al loro interno e un bagliore radioso intorno alla
foglia stessa. Ogni specie ha un proprio schema, e la salute e la vitalità
della pianta si riflettono nella luminosità, nel colore e nel movimento dei
riflessi della luce.
Un famoso esperimento
stabilisce il collegamento tra l’emanazione catturata dalla fotografia Kirlian,
i campi-L e il prana. I ricercatori
tagliarono un terzo di una foglia, ma la foto mostrava la foglia intatta. Lo
schema energetico della foglia intera persisteva, come l’esperienza dell’arto
fantasma nel caso di un’amputazione, anche se più di due terzi della foglia
erano stati tolti. Dopodichè lo schema si sbiadì e la foglia morì. D’altra
parte, questo schema fantasma era impegnato nella “guarigione” della foglia
danneggiata: durante questo processo aree scure della foglia erano avvolte da
una nube rosea di fresca energia. Così il corpo bioplasmatico della pianta,
come nel campo-L di Burr, si propone come una matrice organizzata che determina
la natura e la salute dell’organismo, esattamente la stessa funzione che per
gli yogi è la principale
caratteristica del prana.
Non ci sono dubbi,
quindi, che le piante sono molto vibranti di prana, e ne “La vita segreta delle piante” gli autori, Bird e
Tomkins, hanno raccolto un’enorme mole di dati scientifici che, non solo
supportano quest’asserzione, ma dimostrano anche che le piante interagiscono
con gli altri organismi viventi, inclusi gli umani, a livello pranico.
È la dimensione pranica
dell’uomo, chiamata dagli yogi pranamaya kosha, che vitalizza il corpo
fisico. L’energia generata all’interno del corpo pranico, o bioplasmatico,
motiva la mente e mobilita la carne ed i veicoli del sangue. Attraverso questo
corpo sottile, siamo sensibili al gioco dell’energia nel cosmo, agendo e
reagendo ai campi pranici degli oggetti animati nel nostro ambiente.
Il fatto che le
radiazioni delle piante possano influenzare anche gli esseri umani, di solito,
è trascurato: nonostante che la tradizione della guarigione con le erbe ed i
fiori sia antica quanto l’uomo stesso, la maggior parte delle persone sono
totalmente cieche al potenziale pranico delle piante che usiamo come cibo. È in
questa connessione particolare che Tomkins e Bird forniscono dettagli sugli
sforzi pioneristici del biochimico Dott. Ehrenfried Pfeiffer. Pfeiffer fece un
test con le sottili forze dinamiche delle piante, degli animali e degli uomini
mediante dissoluzione di un estratto di materia vivente in una soluzione di
nitrato d’argento. Questa soluzione produsse degli schemi concentrici di colori
vivaci (come dei mandala) su della
carta da filtro, e un riflesso del flusso e dell’intensità della bioenergia
delle piante sotto osservazione.
Pfeiffer dimostrò come
la forza vitale pulsa dai cibi naturali, ma non dai minerali inorganici e dalle
vitamine sintetiche, che risultano essere praticamente morte. Ad esempio,
testando la vitamina C presente in alcune fonti naturali, come nella rosa
canina, stabilì che lo schema di vitalità era molto più forte di quello della vitamina
C artificiale (acido ascorbico). Il lavoro di Pfeiffer sostiene i cosiddetti
“avviatori della salute” impegnati affinché le necessità del corpo siano
soddisfatte con le vitamine e i minerali organici, che si trovano in modo
proporzionato negli alimenti naturali. Pfeiffer stabilì che i prodotti
sintetici hanno davvero un valore biologico inferiore. È citato da Tompkins e
Bird quando affermano: “Un organismo o un’entità naturale contiene elementi che
non possono essere riscontrati o dimostrati se si prende una parte
dell’organismo originale e si cerca di determinare i suoi componenti mediante
un’analisi. Si può, ad esempio, prendere un seme, analizzarne le proteine, i
carboidrati, i grassi, i minerali, l’idratazione e le vitamine, ma tutto questo
non dirà qual è il suo background genetico o il suo valore biologico”.
Quindi, come Tomkins e
Bird puntualizzano, sono stati sviluppati dei metodi per stabilire il valore
biologico o pranico del cibo. André Simenoton, un ingegnere francese, ha reso
ciò possibile, con l’uso di un semplice pendolo appeso ad una cordicella,
simile a quello usato dai rabdomanti per la rabdomanzia.
La rabdomanzia con un
bastone a forcella o un pendolo è stata praticata per migliaia di anni in tutte
le grandi civiltà, dalla Cina all’India antica, dall’Egitto alla Grecia fino a
Roma. In quest’era tecnologica ha ottenuto il consenso delle compagnie
minerarie internazionali che assumono rabdomanti per localizzare i siti per la
perforazione petrolifera e i depositi minerali. Scienziati dalla testa dura, russi
e americani, stanno impiegando il loro tempo e i loro talenti per delle serie
ricerche sulla rabdomanzia e sul come funzioni. Dopo che è stato ignorato per
anni, sembra che ora il lavoro di Simoneton stia riscuotendo un’attenzione di
tutto rispetto.
Le radiazioni sottili
emesse dalla materia organica influenzano il movimento del pendolo, causandone
il ritmo e la rotazione. Misurando la distanza dell’arco del pendolo, la
velocità e la rotazione, Simoneton fu in grado di misurare specifiche lunghezze
d’onda che indicavano la vitalità intrinseca e la relativa freschezza dei vari
cibi.
Sulla base delle sue
scoperte, Simoneton divise il cibo in quattro categorie generali. In una scala
da zero a 10.000 angstrom, scoprì che la lunghezza d’onda di base dell’uomo è
di circa 6.500 angstrom. I cibi che hanno delle lunghezze d’onda comprese tra
questo livello e i 10.000 angstrom, li definì di elevata qualità. In questa
prima categoria ci sono la frutta, le verdure fresche, i cereali integrali,
l’olio d’oliva, il pesce oceanico, i crostacei e i molluschi. Nella categoria
successiva, con radiazioni comprese tra 6.500 e i 3.000 angstrom, ci sono le
uova, l’olio d’arachidi, il vino, le verdure bollite, lo zucchero di canna e il
pesce cotto. Nella terza categoria, che è molto povera di radiazioni, sotto i
3.000 angstrom, ci sono la carne cotta, gl’insaccati, il caffe, il tè, il
cioccolato, le marmellate, il formaggio stagionato e il pane bianco. La quarta
categoria, praticamente, non presenta nessuna forza vitale e comprende la
margarina, le conserve, i superalcolici, lo zucchero raffinato e la farina
bianca.
Simoneton scoprì anche
che il cibo con una radiazione vitale dagli 8.000 ai 10.000 angstrom genera nel
pendolo una rotazione alla stupefacente velocità di 4/500 rivoluzioni al minuto
con un raggio di 80 millimetri. Quelli compresi tra i 6.000 e gli 8.000 lo
fanno ruotare a 3/400 rivoluzioni al minuto con un raggio di 60 millimetri. Mentre,
la carne, il latte pastorizzato e le verdure troppo cotte, che hanno un valore
inferiore ai 2.000, hanno troppa poca energia per far girare il pendolo.
Le ricerche di
Simoneton diedero un grande supporto a coloro che promuovevano una dieta
vegetariana basata su cereali integrali e verdure fresche, che sono i cibi che
contengono maggior forza vitale. Il grano, ad esempio, ha un valore di 8.500
angstrom che raggiunge i 9.000 se è cotto. Le verdure sono molto più radianti
quando sono fresche nell’orto, perdono circa un terzo della loro potenza quando
raggiungono il mercato e un altro terzo quando vengono cucinate. I tuberi fanno
eccezione, in quanto, spesso, vengono fortificati dalla cottura. Le patate, per
esempio, sono misurate a soli 2.000 se sono crude, ma quando sono bollite
raggiungono i 7.000 e i 9.000 se cucinate al forno. Le emanazioni dei legumi (dhal), dei piselli, dei fagioli, delle
lenticchie ecc., diminuiscono con l’essiccazione, ma registrano un sostanzioso
valore compreso tra i 7.000 e gli 8.000 quando sono freschi. La frutta è meglio
consumarla matura, perché il valore aumenta man mano che si avvicina alla
decomposizione.
Per quanto riguarda i
cibi carnei, Simoneton scoprì che sono praticamente privi di valore. La carne
ha vibrazioni solo di seconda classe e scende alla terza quando è cucinata.
L’eccezione riguarda solo il prosciutto crudo che è esaltato dal processo di
salatura e affumicatura. I prodotti del mare dovrebbero essere consumati crudi
per mantenere il loro pieno valore, altrimenti scendono alla seconda categoria.
Secondo i dati di
Simoneton, gli effetti della lavorazione del cibo sono disastrosi. Il latte ha
un valore di 6.500 angstrom quando è fresco, ma perde il novanta per cento in
ventiquattr’ore. Dopo la pastorizzazione non c’è praticamente più nessuna
radiazione bioenergetica. La stessa cosa si ha per i succhi di frutta e di
verdura pastorizzati, e per la frutta sciroppata. Il succo fresco della canna
da zucchero ha un dato di 8.500, mentre lo zucchero bianco raffinato scende a
1.000 o meno, e lo zucchero bianco granulare raggiunge lo zero. Altri cibi
lavorati come la margarina, l’alcool e la farina bianca hanno valori simili
alla materia morta.
La reidratazione,
d’altro canto, causa una piccola perdita di vigore. La frutta essiccata al sole
conserva la sua vitalità e, se messa in ammollo in acqua per ventiquattr’ore,
il valore radiante è maggiore di quando è appena raccolta. L’acqua normalmente
non è radiante, ma rispetto ad altri liquidi è capace di essere vitalizzata
dall’associazione con minerali, esseri umani e piante. Alcune acque, come ad
esempio la famosa acqua guaritrice di Lourdes, Simoneton le misurò ad un valore
superiore ai 14.000 angstrom.
Le ricerche di
Simoneton suggeriscono che per avere una salute ottimale occorre mangiare
verdure, cereali, frutta, frutta a guscio e altri cibi che emettono una
radiazione maggiore del valore dell’uomo. Ciò si accorda perfettamente con le
raccomandazioni degli antichi testi yogici e delle scritture delle maggiori
religioni. Le diete tradizionali che hanno nutrito l’umanità per secoli,
sebbene integrate molto occasionalmente da carne e pesce, si basano su cereali
e verdure. Accompagnati, ad esempio, dal pane integrale e dal formaggio per i
contadini europei; dalle olive, il pane e l’uva per i mediterranei; dalle
patate per gl’irlandesi; dal miglio e le arachidi per gli africani; dal riso e
le verdure per i cinesi; dalla soia per i giapponesi; da dhal e chapati per
gl’indiani.
Questa è l’era dei
superiori combustibili spaziali e dell’energia atomica, ma le persone soffrono
di crisi energetica: sono costantemente affaticate, in preda a tensione ed
ansia, malattie e depressione. Nonostante il fascino verso le diete e i “cibi
energetici”, l’uomo moderno ha perso la formula della vitalità fisica di base.
Le persone sembrano oscillare tra il completo disinteressamento per ciò che
mangiano e l’ossessione fanatica per le proteine, le vitamine, i minerali e le
calorie. Abbiamo dimenticato l’antica saggezza che riconosce che l’energia
proveniente dal metabolismo fisico deve essere completata della più sottile e
dinamica energia del corpo pranico.
Nello yoga il corpo fisico è noto come
l’aspetto più grossolano dell’esistenza umana ed è sostenuto dalla forma più
grossolana di energia: l’energia chimica contenuta nei cibi. Per questa ragione
è noto come annamaya kosha, “il corpo
cibo”. Quindi, a meno che non venga vivificato dal corpo pranico, è un semplice
involucro. Ciò che consideriamo essere i nutrienti del cibo non sono il nostro
vero nutrimento. Il nostro reale sostentamento è la forza vitale del cibo
stesso, ed i cibi con maggiore ed intensa energia vitale sono quelli che
provengono dalle piante e dagli alberi. La vera alchimia della digestione non è
la combustione delle sostanze chimiche, ma l’assorbimento da parte del corpo
pranico della scintilla vitale che è la vita stessa. Certamente, otteniamo prana ad ogni respiro di aria fresca, ma
quando ci sediamo per mangiare dovremmo pensare che abbiamo l’opportunità di
nutrire non solo il corpo fisico ma anche il corpo pranico. Questo è ciò che
Cristo sottolineò quando disse: “L’uomo non vive di solo pane”.