Swami
Satyasangananda Saraswati
Io amo il mio guru
ma sono un cristiano e amo anche Gesù Cristo, per cui mi chiedo: chi è il mio guru? Sembra esserci una contraddizione.
C’è una contraddizione perché tu vivi sempre nel regno
della dualità. Guardi sempre alla dimensione fisica. Nell’essenza il guru non è un essere fisico, guru è un tattwa, un elemento, chiamato guru
tattwa. Così come hai i pancha tattwa,
i cinque elementi, hai anche un guru
tattwa. Hai dei tattwa elevati
che vivono in te, tattwa elevati e
molto più sottili di ciò che conosci, perché non hai la sensibilità. Il guru esiste già dentro di te, ognuno di
noi ha questo guru tattwa.
Conoscenza
Ajna chakra è dove il guru
tattwa si manifesta e rappresenta il libero fluire della conoscenza. La
conoscenza fluisce attraverso di te. Non devi leggere i libri, andare in
libreria o a scuola, la conoscenza è libera, perché fluisce tutt’intorno a te.
Ora non puoi afferrarla perchè non hai il ricettore, ma se in te si risvegliasse
il guru tattwa, allora la conoscenza
sarebbe raggiungibile. Potresti conoscere il passato, il presente e il futuro.
Potresti conoscere la storia, la geografia, la scienza, la matematica, che sono
delle conoscenze molto elementari.
Swami Shivananda insegnò kriya yoga a Swami Satyananda in cinque minuti. Swami
Niranjanananda non è mai andato a scuola, ma se parlassi con lui non ti
accorgeresti che non è mai andato a scuola. Quello è il guru tattwa. Non è un’entità fisica e non basta averlo svegliato
per essere un guru. Guru non è un certificato o un diploma,
non potete diventare guru
semplicemente perché lo volete. Se siete destinati a questo, accadrà nella vostra
vita. La conoscenza inizierà a fluire attraverso di voi quando sarete diventati
vuoti e, quindi, un canale utile per la conoscenza.
Quando Swami Satyananda era a Rishikesh, non sedeva a
studiare i Veda o le Upanishad o la Bhagavad Gita. Era solito lavorare come
facciamo noi in ashram, pulendo,
trasportando l’acqua, raccogliendo le foglie e assistendo i visitatori. Oggi,
però, egli è talmente pieno della conoscenza dei Veda e delle Upanishad che può
recitarli verbalmente. L’elemento guru
si è risvegliato in lui grazie alla sua dedizione, sincerità, al suo impegno,
alla fede e alla fiducia incrollabili e al servizio spirituale al suo guru. Egli è stato destinato a questo e
la conoscenza era ed è a sua disposizione.
Il guru fisico
Può accadere anche a voi, perché il guru tattwa è in ognuno. Pertanto,
quando domandate: “E’ Cristo il mio guru
o è Swami Niranjan?” Io potrei rispondervi che lo sono entrambi. Potete pensare
che Gesù Cristo sia il puro atma
dentro di voi e Swami Niranjan la persona con la quale potete comunicare,
parlare; perché è essenziale avere un guru
fisico a cui poter fare delle domande. Non avete raggiunto il livello in cui
potete semplicemente sedervi e sapere ciò che è giusto e quello che il guru vi sta dicendo. Non abbiamo
raggiunto quella frequenza mentale. Avete bisogno di sentirlo dalle labbra del guru. Ci sono molte domande che sorgono
nelle nostre menti e abbiamo bisogno di chiedere.
Certamente, se non avessimo bisogno di chiedere,
sarebbe molto meglio. È meglio raggiungere quella frequenza, ma molte volte
c’immaginiamo le cose. Pensiamo che il guru
ci abbia detto questo e facciamo dei viaggi mentali. È sempre meglio avere una
persona che possa chiarire questi problemi.
Tutti i guru sono connessi
Molte volte le persone dicono: “È Swami Shivananda il
mio guru ora, o è Swami Satyananda o
Swami Niranjan? Io ho preso l’iniziazione da lui ma ora non posso vederlo e non
posso chiedergli nulla!” C’è molta confusione. I guru sono tutti connessi e non vi è alcuna differenza tra loro.
Potrebbero essere in due corpi, ma hanno un’unica anima. Quando accade questo
si ha una trasmissione che è difficile da comprendere perché non ne abbiamo
fatto mai esperienza. Noi comprendiamo solo attraverso l’intelletto: se qualcuno
parla, allora comprendiamo. Nella trasmissione non c’è nulla di parlato:
qualcosa passa e voi lo ricevete. Il guru
diventa il medium della trasmissione. Ogni conoscenza può essere disponibile
per mezzo di lui, che sia nella forma di Cristo, Krishna, Rama o Swami
Satyananda. Dovete avere questa fede se avete accettato una persona come vostro
guru.
Non c’è posto per i dubbi
È meglio non avere un guru, se avete intenzione di dubitare. Una volta che scegliete
qualcuno come vostro guru, non c’è
posto per i dubbi. Il termine guru è
sacro in sé stesso. Il guru non è un
insegnante ma una persona che ha ottenuto un livello di consapevolezza e può
sapere molte cose di voi. È per una vostra necessità che il guru arriva a voi e vostro è il bisogno
di chiedergli qualcosa. Al guru non
serve sapere ciò che state pensando: può saperlo, se lo vuole. Egli non sta
seduto tutto il giorno cercando di sapere quello che state pensando, perché non
ne è interessato. Supponiamo che voi abbiate un problema e vi trovate a Londra,
in Italia o in Francia. Vi ricordate del vostro guru e lo pregate con sincerità e con tutto il cuore. Sicuramente
lui lo sentirà. Ma voi dubitate sempre e questo è il vostro problema. Di certo
se questa persona non riesce a sentirvi, non è un guru. Nel momento in cui dite ‘guru’,
accettate la realtà che egli può sapere tutto, perché non è la mente conscia
che conosce, ma un differente livello di consapevolezza.
Swami Satyananda, dice spesso: “Non mandatemi i vostri
problemi se volete le mie benedizioni.” La mente conscia non dà benedizioni: è
la consapevolezza più elevata che benedice e che può sapere ogni cosa.
Consciamente può non sapere ciò che state pensando ma la sua consapevolezza più
elevata registra tutto e ogni cosa da lì passa a voi. È un processo automatico.
Qual è il significato e l’importanza della diksha?
Il termine sanskrito diksha deriva dalla radice dik,
che significa direzione. Quando decidete d’iniziare il cammino spirituale,
dovete decidere che direzione volete prendere. L’iniziazione è intesa a questo
scopo: per dare una direzione da seguire alla consapevolezza. Quando decidete
di fare delle pratiche spirituali e vi sedete per la meditazione, cosa vedete
dentro di voi? Nulla, vuoto, oscurità e, poi alle volte, improvvisamente,
potete avere delle visioni e pensieri. In quale direzione state muovendo la
consapevolezza? Diksha è intesa per
darvi una direzione e un impulso.
È una cerimonia formale, è come quando decidete di
sposarvi e fate una cerimonia formale. Si passa attraverso quella cerimonia
formale, anche se si potrebbe semplicemente vivere con qualcuno, perché il
matrimonio dà una dedizione, un impegno, un senso e un significato. Ci sono
tantissimi mantra ma se ne scegliete
uno e non vi preoccupate dell’iniziazione, non avrete lo stesso risultato,
perché l’iniziazione vi dà una direzione, un impulso e formalizzandolo diventa
la vostra iniziazione personale.
Inoltre nella diksha
c’è un trasferimento d’energia dalla persona che dà la diksha a chi la riceve. C’è un trasferimento d’energia che vi aiuta
quando fate sadhana. È come un
impulso che va verso di voi e lo dovete afferrare, non dovete perderlo.
Quell’impulso cresce in voi mentre proseguite con la vostra pratica. Se siete
incurante di questo, lo perdete. Ci sono molte persone che prendono un’iniziazione,
ma non seguono la pratica, il sadhana,
perdendo così quell’impulso.
Il mantra
La diksha
più importante per la vita spirituale è l’iniziazione al mantra. Se avete questo, avete tutto; non avete bisogno di
nient’altro. Non avete bisogno di nulla dopo che avete avuto il mantra. Per la vita spirituale il mantra è essenziale ed è l’unica diksha. Se l’avete, potete considerare
d’avere tutto per l’evoluzione della consapevolezza o della coscienza.
Naturalmente, se volete condurre un tipo particolare di vita e desiderate
sviluppare determinati ideali, ci sono molte altre diksha disponibili.
Il mantra dà
movimento ed evoluzione alla consapevolezza. La consapevolezza è stagnante ed è
bloccata con le questioni della famiglia, del lavoro e con il godimento dei
sensi. È bloccata lì e non è in grado di uscirne fuori. Se volete muoverla da
lì, vi viene dato il mantra allo
scopo di spostare la consapevolezza e dargli una spinta, in modo d’avere un
diverso tipo d’esperienza rispetto a quelle che avete avuto fino ad allora.
Questo è quello per cui la diksha è
destinata.
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Harrogate, Inghilterra, 16-19 Luglio 2009