lunedì 21 dicembre 2020

Shiva e Shakti: le “realtà” gemelle

 

Swami Nischalananda Saraswati

"Assolutamente impavida e disinibita è questa coscienza che porta in manifestazione e sostiene l’infinita varietà di esseri, dal creatore al filo d’erba. È sempre dinamica e attiva, tuttavia è più inattiva di una roccia e più indifferente a tale inattività dello spazio." (Yoga Vashishtha – 5:23)

Shiva rappresenta il non manifesto e Shakti il manifesto; Shiva è il senza-forma e Shakti è ciò che ha forma; Shiva è la coscienza e Shakti l’energia, non solo nella vastità del cosmo ma in ogni individuo. Le radici di Shakti sono in Shiva. Sebbene uno sia manifesto e l’altro non lo sia, nel senso supremo sono Uno e quest’Uno racchiude da un lato il principio dell’immutabilità e dall’altro quello del cambiamento: Shakti è il cambiamento nell’immutabilità mentre Shiva è l’immutabilità come radice del cambiamento. L’esperienza della perfetta unione tra l’immutabilità e il mutevole, tra la dissoluzione e la dualità, è lo scopo del Tantra, e quindi dello Yoga.

Tutto ciò che vedete intorno a voi, che sia fisico, psichico, mentale o qualsiasi altra cosa, è Shakti, sia individualmente che collettivamente. Questo comprende ogni cosa, da una pietruzza al sole. Tutte le manifestazioni di Shakti provengono dal substrato sottostante: Shiva. Scopo del Tantra è invertire il processo, ricostruire il percorso della creazione per tornare indietro all’unione con Shiva o il Paramatman (il supremo).

Il tantra afferma che Shakti o il potere di creare centri separati di manifestazione (ad esempio oggetti, individui, ecc.) è in essenza la coscienza stessa (Shiva). Tuttavia, il potere del mondo fenomenico che ci circonda è velato dal potere di maya. Ogni cosa nell’universo creato in realtà non è altro che coscienza manifesta e anche se tutto proviene da essa, non vi è alcun cambiamento nella natura della coscienza. Da Shiva proviene l’universo nel suo insieme e ogni cosa individualmente esiste per via del potere di Shakti, ma Shiva rimane lo stesso. L’eterna meraviglia e l’eterno mistero è che Shiva e Shakti sono la stessa cosa.

Il tantra considera l’universo materiale come la forma, il modello o l’espressione della totalità. Secondo il tantra sia il manifesto che il non-manifesto sono reali; dire a qualcuno che le cose intorno a lui sono irreali non ha senso, perchè la sua esperienza a livello normale di consapevolezza è diversa. Il mondo, afferma il tantra, deve essere considerato reale. Bisogna usare il corpo, la mente e l’ambiente per conoscere ciò che è oltre. Gli altri sistemi, come il Vedanta, considerano l’universo irreale perchè cambia, ma il tantra afferma che ogni cosa, che sia mutevole o immutabile, è “reale”; entrambi non sono altro che due diversi aspetti della totalità.

Shiva è il padre (pita) di tutto ciò che si muove e di tutto ciò che è immobile; si dice sia nudo, vestito dello spazio aperto, o digambara (vestito dell’universo). Solitamente è raffigurato con indosso una pelle di tigre e con in mano un tridente che rappresenta i tre guna dei quali egli è l’eterno maestro. Si dice cavalchi un toro chiamato Nandi e che contenga in sé stesso i semi della creazione. È simboleggiato dallo shivalinga ed è totalmente incondizionato, nello stato continuo di nirvikalpa samadhi. Shiva è il re di tutti gli yogi, Yogeshwara, poiché rappresenta l’esperienza suprema. È conosciuto anche come Kuleshana, signore dei kaula, coloro che hanno raggiunto lo stadio più alto del Tantra (Kaulachara).

Shiva ha molti aspetti. A volte è chiamato “Rudra”, il distruttore, che sembra essere più simile a Shakti nella sua natura (l’aspetto dissolvente). Questo sottolinea semplicemente che l’attivo e l’inattivo, il manifesto e il non manifesto, sono veramente la stessa cosa. Tutte le personificazioni o divinità alla fine rappresentano esattamente la stessa cosa: l’assoluto. Solo il simbolo è differente. Se volete potete creare la vostra personale divinità. Il culto diffuso di un vasto numero di divinità indica l’incredibile complessità (e la sottostante semplicità) e la tolleranza dell’ambiente spirituale onnicomprensivo dell’India.

Shakti ha anche molti nomi e aspetti. È nota come “prana” quando è associata all’organizzazione e alla crescita della materia in tutte le forme di vita. È “kundalini”, il potere che giace dormiente in ogni cosa e che può essere liberato attraverso le pratiche yogiche e tantriche. È chiamata “Kali”, che dissolve il mondo, che ritira ogni cosa nel suo grembo al termine della vita assegnata o yuga. È raffigurata come “Parvati”, l’epitome dell’amorevole e fedele consorte di Shiva. Lei è il potere primordiale, Adya; la madre universale, “Ishwari”, consorte di Ishwara il Signore dell’universo. Shakti viene anche chiamata “Avidya rupini” (la forma dell’ignoranza), perché è lei che produce ignoranza e individualità. Di contro è anche nota come “Vidya rupini” (la forma della conoscenza), perché è il mezzo per rimuovere la schiavitù e ottenere la liberazione o l’illuminazione.

Il Kularnava Tantra afferma: “Tramite ciò con cui si cade, ci si rialzerà”. Shakti è la mente di ognuno di noi che può renderci schiavi o liberarci. È “Maya” (la creatrice dell’illusione), perché è tramite il suo potere che non si riesce a vedere la “realtà”. Allo stesso tempo è attraverso il potere di Shakti che si sperimenta il mondo; è attraverso Lei che Shiva può sperimentare sé stesso. Shakti è Para Brahman, l’assoluto; diventa Brahman nel momento in cui Shiva e Shakti si uniscono. In India si adorano infinite forme di Shakti - “Uma”, “Gauri”, “Durga” - le sue forme sono infinite, perché non c’è fine al suo potere e alla sua manifestazione. Le sue forme sono numerosi come i riflessi della luna. Continuamente in attività, creando, sostenendo e dissolvendo ogni cosa in Shiva, solo per poi ricreale: questo è il processo senza fine di Shakti.

Il concetto di Shiva e Shakti non è affatto limitato all’India. Nel “Fedro” di Platone, un libro della Grecia antica, si afferma: “Ciò che è sulla Terra è semplicemente la somiglianza e l’ombra di qualcosa che si trova in una sfera superiore, una cosa splendente che rimane in una condizione immutabile.” Gli antichi gnostici erano in realtà una setta tantrica europea che interpretavano il cristianesimo alla luce dell’esperienza più elevata. Si dice che uno dei mistici gnostici, Simone il Mago, abbia detto: “Gli eoni universali consistono in due rami, senza inizio né fine, che scaturiscono da una radice: l’invisibile potere e l’inconoscibile silenzio. Uno di questi rami si manifesta dall’alto ed è la coscienza universale che dà ordine a tutte le cose ed è designato come maschile. L’altro ramo è femminile ed è il creatore di tutte le cose.”

Gli gnostici dividono l’uomo in tre gruppi distinti allo stesso modo del Tantra. Il gruppo più inferiore in termini di consapevolezza è costituito da coloro che adorano il mondo materiale; “pashu” nel Tantra. Il secondo gruppo comprende coloro che adorano una realtà nascosta con fede cieca priva di esperienza; “vira” nel Tantra. Il terzo gruppo comprende quelli che vivono impavidamente in una consapevolezza elevata; “divya” nel Tantra. Quindi l’antico sistema Gnostico è fondamentalmente di natura tantrica, e molti altri sistemi in tutto il mondo sono molto simili. L’energia, compresa la materia e la coscienza, funzionano insieme nel cosmo così come in ogni essere umano. Questa combinazione dà origine al mondo che vediamo intorno a noi, al tempo e allo spazio. L’energia è controllata dalla coscienza e la coscienza non può esprimersi se non attraverso l’energia. Come afferma Sri Adi Shankaracharya nel primo sloka del suo “Saundarya Lahari”, il sessantacinquesimo Tantra: “Come può funzionare Shiva senza Shakti?” Pertanto il Tantra afferma che per fondersi con la coscienza, occorre avere l’aiuto di Shakti.

C’è un’esperienza suprema in cui Shiva e Shakti non esistono più come entità separate. Alcuni lo chiamano “Brahman”, altri lo esprimono come “Non questo, non quello”, nel senso che è inesprimibile; mentre altri ancora dicono che è uno senza secondo. Questo è lo stato di nirvana, samadhi, perfetta unione, moksha o illuminazione. È lo stato in cui Shiva si fonde così strettamente con Shakti che diventano Uno. Si abbracciano l’un l’altra così strettamente che cessano di essere separati. E questo è il significato di molte sculture “apparentemente” erotiche che personificano questi due principi, Shiva e Shakti. Simboleggiano quello stato estasiato dove non c’è più separazione. Questo è “L’abbraccio divino del Tantra”.

Tratto da: http://www.yogamag.net/archives/1991/bmar91/twins.shtml