giovedì 21 marzo 2019

I molti benefici della meditazione

Dr Rishi Vivekananda Saraswati 

Cos’è la meditazione? Il dizionario Webster definisce la meditazione come: 1. Focalizzare il pensiero su: riflettere o ponderare. 2. Pianificare o proiettare nella mente: intenti, scopi. Questo è esattamente ciò che la meditazione non è. Infatti, è solo quando portiamo la consapevolezza lontano da tutti quei quotidiani processi di pensiero che siamo in grado di muoverci verso la vera meditazione.

Negli Yoga Sutra, Patanjali ci dice che dopo un’appropriata preparazione (yama, niyama, asana e pranayama), il primo stadio è pratyahara. Questo è lo stadio iniziale della meditazione. È la fondamentale esperienza centrale per tutti i praticanti di meditazione, e forma il substrato per tutti. In poche parole, pratyahara è la nostra chiusura alle percezioni esterne, ignorandole ed aprendoci alle esperienze interiori lasciandole affiorare alla consapevolezza. Pratyahara da solo dà molti dei benefici della meditazione, perché ci porta ad uno stato pacifico e rilassato, libero dalle attività del mondo.

Ci sono due direzioni che possiamo prendere da qui:
1.    La meditazione concentrativa
2.    La meditazione di apertura

Le pratiche della meditazione concentrativa cercano di focalizzare la consapevolezza su un punto ed esclude tutti gli stimoli. Questo è il metodo delineato da Patanjali, e nel Satyananda Yoga include mantra yoga, ajapa japa, visualizzazioni interiori e trataka.

Nella meditazione di apertura, invece di focalizzare la consapevolezza, consente di rimanere aperti a qualsiasi stimolo, come ad esempio i pensieri, i suoni, le emozioni, ecc. ma cercando di osservarli come un testimone o osservatore imparziale, e consente a questi di fluire senza esserne coinvolti. Il risultato sarà lo ‘svuotamento’ della mente inconscia inferiore. Esempi sono la consapevolezza dei pensieri spontanei in antar mouna e le variazioni di visualizzazione spontanee in chidakash dharana. La meditazione buddista vipassana e la meditazione mindfulness sono altri esempi di pratiche simili di apertura. Tuttavia, questi metodi non si escludono l’un l’altro; entrambi potrebbero essere utili da fare. Infatti, non possiamo mantenere degli elevati livelli di meditazione concentrativa (dhyana e samadhi) fino a quando non abbiamo svuotato in modo predominante la mente inferiore, perché la sua forza disturbante si impone alla nostra consapevolezza quando cerchiamo di concentrarci.

I benefici della meditazione
Dei benefici della meditazione se ne può fare esperienza in ogni dimensione. Gli yogi descrivono cinque guaine o kosha, che racchiudono il sé individuale: annamaya kosha (il corpo fisico), pranamaya kosha (energia, vitalità), manomaya kosha (mente ed emozioni) vijnanamaya kosha (corpo psichico) e anandamaya kosha (beatitudine, dimensione dell’illuminazione).

-   Annamaya kosha – il corpo
I muscoli e le articolazioni si rilassano. Sebbene spesso si pensi che le pratiche fisiche di yoga siano quelle che aiutano a rilassare i muscoli e le articolazioni del corpo, in realtà anche le pratiche meditative aiutano a fare questo. Molte persone arrivano alla lezione del Satyananda yoga nidra tesi e agitati fisicamente, e scoprono che dopo solo mezz’ora le tensioni fisiche sono scomparse. Questo, anche se (e forse perché) alla persona non è stato detto di rilassarsi fisicamente durante la pratica.

Sollievo dallo stress: l’asse autonomo-endocrino. Le pratiche di meditazione alleviano lo stress. È stato scientificamente provato che il funzionamento del corpo si muove dalla risposta allo stress del sistema nervoso simpatico e delle ghiandole endocrine – meccanismo di ‘attacco-fuga’; al rilassato sistema nervoso parasimpatico – meccanismo di ‘riposo-digestione’. In questo modo diveniamo molto più rilassati fisicamente e mentalmente, aprendo così gli orizzonti della nostra vita e prevenendo così tante delle malattie causate dallo stress.

Armatura del corpo. I conflitti della mente inconscia possono causare l’irrigidimento di alcuni gruppi muscolari correlati nel corpo, influenzando la postura e l’espressione del viso. È quasi come se il corpo proteggesse simbolicamente sé stesso dalle possibili minacce, dalla causa del conflitto mentale.  Le persone percettive possono veramente ‘leggere’ il dolore mentale di una persona dalla postura o dall’espressione del viso. Wilhelm Reich chiamava queste aree ristrette ‘armatura del corpo’ e notava che quando la causa nella mente inconscia è portata in superficie e risolta, le rigidità se ne vanno. Le pratiche meditative possono fare proprio questo, come vedremo.

La malattia fisica. Molte ricerche scientifiche nel corso degli anni hanno dimostrato i benefici della meditazione nell’aiutare ad alleviare la malattia fisica e nel riportare la persona in buona salute. Questo include il cancro, le malattie cardiovascolari e quelle respiratorie. Certamente, la meditazione è progettata per aiutarci ad evolvere verso il nostro potenziale più elevato, ed è davvero centrata più sul benessere che sulla malattia. Tuttavia, gli stessi fattori che ci impediscono di realizzare le nostre piene potenzialità causano anche stress e squilibrio nella vita e, di conseguenza, causano la maggior parte delle malattie e disabilità. Perciò la meditazione può aiutare nella terapia e queste malattie spesso sono le più difficili da curare da un punto di vista medico.

-   Pranamaya kosha – la vitalità
L’energia liberata dalle tensioni fisiche – la vitalità. I muscoli e le articolazioni in tensione accumulano molta energia dell’individuo, e le persone si stupiscono di quanto si sentano maggiormente piene di energia dopo solo una lezione di semplice stretching come nelle lezioni introduttive del Satyananda Yoga o in una lezione di meditazione.

L’energia liberata dalle repressioni mentali – la vitalità. Gli yogi hanno reclamato per migliaia di anni, e molti psichiatri e psicologi hanno concordato durante l’ultimo secolo, che gran parte della nostra naturale vitalità può essere ‘imbrigliata’ nel mantenere la materia mentale repressa nella mente inconscia. Mantenerla ‘giù’ richiede energia. Hanno notato anche una maggiore esperienza generale di vitalità quando si porta a livello cosciente il materiale inconscio caricato emotivamente e poi scaricato, come avviene in psicoterapia e meditazione.
-         Manomaya kosha – la mente e le emozioni

La memoria
Eliminazione dei ricordi repressi. Qui è dove le pratiche di meditazione iniziano (vedete il mio articolo ‘Superare la tirannia della memoria’ in Yoga, Novembre 2003). È stato chiaramente dimostrato nel corso degli anni che la meditazione elimina i conflitti mentali repressi e neutralizza le emozioni legate ad essi. Gli antichi ricordi perdono il loro potere di ‘trattenerci’, rendendoci così liberi dal loro peso per sempre.

Dà una visione maggiormente positiva dei ricordi. Di solito le persone non se ne rendono conto, ma il modo in cui ricordano il loro passato dipende dal loro stato emotivo quando cercano di ricordarlo. Se l’individuo è in uno stato d’animo positivo, i ricordi saranno positivi; se è in uno stato d’animo negativo, saranno negativi. La meditazione, promuovendo uno stato d’animo positivo, ci dà accesso continuo agli aspetti positivi del nostro passato.

La percezione
Pratyahara. Le varie discipline meditative hanno i loro modi per raggiungere questo stadio di meditazione, alcuni facili, altri più difficili. Satyananda yoga nidra è un modo facile per indurre questo stato perché comprende una tecnica formalizzata, passo dopo passo, per dissociare la consapevolezza dai diversi stimoli esterni. Al tempo stesso interrompe il monologo dei pensieri che spesso entra nella mente tutto il giorno (vedi sotto). Quando si saranno raggiunti questi due stadi, la meditazione può andare avanti; altrimenti è impossibile.

Consapevolezza e decondizionamento dai modi abituali che percepiamo nel nostro mondo. La percezione è il processo secondo cui il cervello interpreta gli input provenienti dagli organi di senso in esperienze interiori, che per ognuno di noi hanno un significato diverso.  Due persone camminano insieme lungo un sentiero e hanno le stesse visioni, sentono gli stessi suoni, ecc. ma ognuno percepisce aspetti diversi della scena. Una persona, ad esempio, potrebbe “assorbire” la bellezza dello scenario, mentre l’altra potrebbe “prendere in considerazione” tutti i possibili pericoli che si nascondono. Ognuno di noi vive essenzialmente in un ‘mondo differente’ rispetto agli altri, perché ciò che percepiamo nelle varie situazioni dipende dalla nostra programmazione mentale. La meditazione ci permette di divenire consapevoli del processo della percezione, in modo che possa divenire automatico e che possiamo decidere cosa percepire, sia ad occhi chiusi che aperti.

Essere testimoni. Come estensione dell’essere consapevoli del nostro percepire, iniziamo ad andare verso lo stadio successivo, che è essere testimoni – osservatori – della situazione, e questo sviluppa l’essere testimoni del processo dei nostri pensieri, delle nostre emozioni e delle nostre tendenze di comportarci in un determinato modo.

La mente
L’attenzione: domare la scimmia. Il pensiero della maggior parte delle persone ‘vaga’, salta da un idea all’altra. Per questa ragione gli yogi si riferiscono alla mente comune come a una ‘scimmia’. Il processo della meditazione, soprattutto la forma ‘concentrativa’, rende capaci di mantenere l’attenzione focalizzata su una cosa; che sia un mantra, un’immagine, la fiamma della candela, o altro.

La concentrazione. Considerando l’idea di ‘concentrazione’ nel significato ordinario, pensiamo al processo di pensare intensamente ad un oggetto o ad una situazione: un processo in cui la mente lavora intensamente. Questo stato non è la concentrazione che cerchiamo di raggiungere nello stadio di dharana della meditazione. Qui la percezione interiore è sull’oggetto di dharana, ma il processo del pensiero è ampiamente ignorato e gli altri pensieri che arrivano vengono semplicemente lasciati fluire. Abbiamo realizzato questo nel modo seguente.

Fermare il chiacchierio della mente. Il chiacchierio della mente è un ‘monologo interiore’, un flusso continuo di pensieri, presente nella mente della persona comune per tutto il giorno. Non si ferma, dal momento in cui si sveglia al mattino a quando va a dormire alla sera. Cambia di volta in volta in base alle sensazioni che giungono, ma fluisce sempre, dominando la mente, le emozioni, gli atteggiamenti e i comportamenti per tutta la vita cosciente. Le persone sono così identificate con questo flusso di pensieri da credere che questo è ciò che realmente sono. A volte si sorprendono di come sia facile fermarne il flusso, e di come la mente si calmi immediatamente quando ciò avviene. Allora realizzano che gli schemi di pensiero con cui sono identificati sono solo dei processi, non l’individuo stesso. Le pratiche meditative contengono tecniche che per prima cosa rompono il monologo interiore circa gli eventi esterni, e poi tagliano la parte di esso che continua sulla base della memoria quando si è interiorizzati.

Consapevolezza delle abitudini di pensiero. Abbiamo sviluppato abitudini di pensiero circa la nostra vita e il nostro mondo. Spesso crediamo che le altre persone abbiano i nostri stessi schemi di pensiero e ci stupiamo quando altre persone arrivino a delle conclusioni completamente differenti circa la stessa situazione. Questi schemi di pensiero sono diventati delle abitudini, basate sulle nostre esperienze di vita; possono essere razionali, sensibili e utili, o possono essere irrazionali, ridicoli e anche distruttivi, ma li ripetiamo più e più volte a causa dell’abitudine. Siccome questi schemi sono molto importanti nella formazione delle emozioni di cui facciamo esperienza e delle decisioni che prendiamo rispetto a come comportarci, è importante sviluppare la capacità di ‘staccare’ e osservarli. La meditazione ci dà proprio questa capacità: diventiamo gli spettatori dei nostri schemi di pensiero e quindi avremo la possibilità di decidere se li vogliamo oppure no.

Consapevolezza del ruolo del nostro ego, degli atteggiamenti e delle motivazioni. La maggior parte delle persone sono così fortemente identificate con il proprio ruolo nella vita, ‘Io sono un direttore organizzativo’ o ‘Io sono una madre’, che quando il ruolo finisce, come quando il direttore amministrativo va in pensione o quando i figli lasciano la casa della propria madre, si sentono distrutte. La stessa cosa si ha per le abitudini circa noi stessi, le altre persone, il mondo intorno a noi, le ragioni della vita, ecc. Questi atteggiamenti fanno così parte di noi che li diamo per scontati e crediamo siano veri, completamente ignari del fatto che le altre persone mantengono i loro diversi atteggiamenti e identificazioni con i ruoli con la stessa reverenza incrollabile. Siccome essi sono molto potenti nel motivare il nostro comportamento nella vita, è essenziale sviluppare la capacità di osservarli. La meditazione ci dà l’abilità di fare questo e ci consente di metterci in quella prospettiva.

Le emozioni
La calma. I processi che portano a pratyahara calmano le emozioni negative. Fanno questo in vari modi. In primo luogo ci consentono di dissociare la consapevolezza dagli stimoli esterni che sono la causa delle emozioni. Poi rompono il dialogo interiore che fa andare avanti le emozioni. Portano anche al rilassamento fisico, uno stato incompatibile con le emozioni negative. Molte persone trovano che, anche dopo la prima esperienza di una pratica di pratyahara come Satyananda yoga nidra, le emozioni spiacevoli semplicemente svaniscono.

Affrontare le emozioni inconsce. Liberarsi dei ricordi repressi è un aspetto importante del potere purificante della meditazione. I ricordi vengono repressi perché le emozioni che coprono sono dolorose; ma se le vogliamo eliminare, dobbiamo fare esperienza anche delle emozioni dolorose. La meditazione rende facile tutto questo permettendoci di essere in uno stato emotivo naturale (la posizione del testimone) di fronte all’inconscio. Allora, quando i ricordi emotivamente carichi sorgeranno e incontreranno questo stato emotivo neutro, le emozioni negative saranno neutralizzate e i ricordi perderanno il loro potere. Ricordatevi anche che il Satyananda yoga insegna delle pratiche fisiche come asana e pranayama che vanno fatte prima della meditazione, di cui uno dei benefici è che ci mettono in uno stato emotivamente neutro ed equilibrato prima che la meditazione inizi.

Decondizionamento dagli schemi abitudinari automatici delle emozioni. Allo stesso modo in cui abbiamo abituali schemi di pensiero, di atteggiamento ecc., tendiamo a rispondere agli stimoli della vita con lo stesso tipo di emozioni, ancora e ancora. Alcune persone rispondono con rabbia, altre ferendo i sentimenti, alcune con senso di colpa, altre con umorismo… tutte alla stessa situazione! La meditazione sviluppa all’interno di noi la capacità di essere testimoni della situazione e di scegliere la risposta ad essa. Espande anche la consapevolezza, in modo da renderci in grado di vedere il ‘grande disegno’ della nostra vita e comportarci di conseguenza.

Consapevolezza oggettiva dei desideri e delle repulsioni. Raga, l’attrazione verso il desiderio degli oggetti o delle situazioni, e dwesha, la repulsione verso gli oggetti o le situazioni indesiderate, sono parti del processo di conservazione del nostro corpo. Tuttavia, nella vita quotidiana, il loro condizionamento non è appropriato: ci portano a comportamenti compulsivi e di dipendenza che rendono la vita misera. Un principio fondamentale dello yoga è che se vogliamo evolvere, dobbiamo attenuare questi desideri e queste repulsioni. Le pratiche meditative ci consentono di avere una visione più obiettiva dei desideri e delle repulsioni e, man mano che cesseranno di essere automatici, potremmo scegliere come rispondere.

Il comportamento
La consapevolezza e il decondizionamento delle abitudini di comportamento. Così come abbiamo degli schemi di pensiero individuali e delle risposte emozionali, abbiamo anche degli schemi di comportamento abituali. Questi sono diventati così radicati attraverso l’abitudine che li diamo per scontati. Alcuni possono essere benefici e altri piuttosto distruttivi. La meditazione ci dà l’obiettività di vederli e valutarli. Vogliamo continuare con loro? O vogliamo sostituirli? La scelta è nostra.

Miglioramento automatico del comportamento e delle relazioni. Via via che le pratiche di meditazione e di yoga ci aiuteranno ad evolvere attraverso tutti questi aspetti, il nostro comportamento migliorerà sempre più; miglioreranno le relazioni con le altre persone e con il mondo che ci circonda, e ci evolveremo verso le qualità sattviche del livello di vijnanamaya.

Vijnanamaya kosha – il corpo psichico-saggio
Liberazione del corpo energetico e del corpo mentale. Più il corpo energetico e quello mentale si liberano, più si fa esperienza delle qualità di vijnanamaya kosha. Questo, via via, diventa la base della nostra esperienza di vita con gli occhi aperti o chiusi. Tutta la nostra vita diventa meditazione. Diventiamo fisicamente rilassati, equilibrati, grati e ‘fluenti’, e anche la nostra vitalità diventa equilibrata e libera.

Percezione. 1) Percepiamo le persone, gli oggetti e le situazioni come sono veramente, non corrotte dai blocchi o dai desideri inconsci di come vorremmo che fossero. 2) Diventiamo sempre più testimoni e sempre meno invischiati nelle situazioni della vita. In questo modo saremo maggiormente capaci di affrontare in maniera equilibrata e saggia le situazioni. 3) Mentre ci sintonizziamo con le fonti di informazioni più elevate, sviluppiamo una maggiore capacità di arrivare alle conclusioni e a prendere decisioni basate sulla verità.

Ragionamento e processo decisionale. I nostri ragionamenti e processi decisionali diventano molto logici, non corrotti dal materiale mentale represso e facilitati dall’intuizione e dalla precognizione. Ciò porta saggezza, incorporando discriminazione e discernimento (viveka).

Amore incondizionato. Invece di cercare di amare, diventiamo noi l’amore che è già dentro di noi. L’amore si riverserà fuori di noi incondizionatamente, proprio come il profumo si diffonde da un fiore.  

Compassione. Grazie alla liberazione dell’amore, ci relazioneremo con gli altri e con il Pianeta Terra in un modo non dannoso. Diventiamo più etici verso il nostro mondo.

Comunicazione. Ci relazioneremo con le altre persone con libera comunicazione, competenza sociale e armonia.

Sicurezza interiore. Poiché avremo sostanzialmente eliminato le fonti delle nostre vecchie insicurezze irrazionali, diverremo interiormente più sicuri. Questo ci permetterà di apprezzare la bellezza della vita. Diverremo anche meno avidi e meno possessivi nei confronti delle cose materiali (asteya e aparigraha), e sempre meno attaccati e coinvolti nelle cose e dalle persone intorno a noi (vairagya). Allo stesso modo, grazie all’acquisita sicurezza, avremmo il coraggio di essere sinceri (satya), e questo diverrà un atteggiamento naturale.

Gioia spontanea. Sperimenteremo la gioia nella vita e ci relazioneremo con le altre persone e con le situazioni con umorismo, ottimismo e un atteggiamento positivo.

Abilità di portare a termine un buon lavoro. La nostra vita diventerà un flusso di azioni e avremo la capacità di portare a compimento un buon lavoro in modo disinteressato, senza essere  ostacolati dai blocchi della mente inferiore: tutto questo si traduce in buona autostima e motivazione. Ad un livello superiore percepiremo la mano della grazia divina nei nostri sforzi e ci sentiremo strumento di quella grazia.

Anandamaya kosha – la dimensione della beatitudine e dell’illuminazione
La stragrande maggioranza della razza umana sta ancora progredendo lentamente a livello dei kosha inferiori e non ha la minima idea del destino esaltato in serbo nel livello di anandamaya kosha. In realtà, comunque, secondo lo yoga, questo è il destino di tutti noi.

Per citare Swami Satyananda in ‘Meditations from the Tantras’: “Il culmine della meditazione è la realizzazione del Sé. Ciò avviene quando si trascende la mente più elevata. La consapevolezza lascia l’esplorazione della mente e si identifica con il nucleo centrale della propria esistenza, il Sé. A questo punto diventa consapevolezza pura. Quando un individuo raggiunge la realizzazione del Sé, significa che ha contattato il proprio essere centrale e ora identifica la propria esistenza, la propria vita, dal punto di vista del Sé, non dal punto di vista dell’ego. Quando egli agisce dal centro del suo essere, il corpo e la mente operano quasi come entità separate. Sono semplicemente manifestazioni del Sé, la sua vera identità. Si può vedere quindi che lo scopo della meditazione è esplorare le diverse regioni della mente e, alla fine, trascenderla.”