mercoledì 21 marzo 2018

Verso Pratyahara

Swami Niranjanananda Saraswati

L’Hatha yoga inizia con le pratiche di purificazione, gli shatkarma, per disintossicare il corpo. Dopo la purificazione, si passa alla pratica delle asana e poi al pranayama. Le asana dell’hatha yoga sono dinamiche ed i pranayama dell’hatha yoga sviluppano il controllo del respiro e della respirazione. Mudra e bandha sono anch’essi parti dell’hatha yoga, e tramite questi si sviluppano le capacità necessarie per dirigere il flusso energetico. Ciò è seguito dalle pratiche di concentrazione per focalizzare la mente. Tutto questo costituisce l’hatha yoga.

Quando tutte queste pratiche saranno perfezionate, si passerà al raja yoga. È come portare a termine la scuola primaria prima di accedere a quella secondaria. Così come ci sono varie classi nella scuola primaria, ci sono vari stadi in hatha yoga. Se uno studente di prima elementare dice: “Voglio andare alle medie”, l’insegnante lo asseconda? No. Ma gli ipocriti nella vita spirituale lo fanno. Quindi, chi è sincero nella vita spirituale deve comprendere che per prima cosa bisogna perfezionare l’hatha yoga e poi passare al raja yoga.

In hatha yoga s’inizia con gli shatkarma per purificare il corpo, poi si passa ad una sequenza progressiva di asana, pranayama, mudra, bandha ed a specifiche tecniche di concentrazione e di meditazione. Preparate, così una dimensione della vostra esistenza: annamaya e pranamaya kosha. In raja yoga avete a che fare con manomaya e vijnanamaya kosha; per questo il raja yoga inizia con yama e niyama.   

Il primo gradino del raja yoga non sono le asana, come tutti pensano. È yama e niyama. Yama e niyama sono praticate per armonizzare manomaya e vijnanamaya kosha, non annamaya o pranamaya. Sono per la mente, cambiano lo stato della mente. Yama crea un condizionamento positivo, uno stato d’animo, e nyama rinforza questa condizione. Le persone ignorano yama e niyama: questo è l’errore principale che si fa lungo il percorso che porta ad avere una mente disciplinata. Quando meditate, ad esempio, cercate di svuotare la mente e di rimuovere tutto ciò che in quel momento la disturba. Quindi cosa fate? Aprite gli occhi. La meditazione termina quando la mente è stata svuotata. Il problema è che, nel momento in cui aprite gli occhi, la mente si riempie nuovamente con tutto ciò che l’ha disturbata, e ciò indica che non avete creato una condizione mentale nella vostra meditazione che possa esservi di supporto quando gli occhi sono aperti. Svuotate la mente ma non la riempite con qualcosa di positivo quando è vuota, perciò il risultato della meditazione è ‘nessuna esperienza’. Dite solo: “Oh, mi sento bene! Sono rilassato, in pace e calmo.” Oltre a queste sensazioni fugaci, non c’è nessuna esperienza più profonda durante la meditazione.

Quando avete a che fare con la mente, dopo aver rimosso le scorie, dovrete immettere qualcosa di positivo. Quando dentro ci sarà il vuoto; quando avrete svuotato il recipiente mentale dall’ansia, dallo stress, dalle preoccupazioni, dalle distrazioni e dalle dissipazioni, dovrete riempirvi con qualche contenuto positivo che possa rimanere con voi per un po’ di tempo. Qui è dove entrano in gioco yama e niyama. Quando vi focalizzate su uno yama durante lo stato meditativo, la vostra mente si colorerà con quello yama e, nel corso del tempo, esso diverrà un’espressione naturale. Diverrà una condizione della mente, non un’imposizione etica o morale. Lo yoga non parla di etica e di morale; vi porta all’interno dello stato di percezione, purificazione, esperienza ed espressione nel senso più positivo.

Il fulcro del raja yoga è di creare uno stato positivo nella mente. Anche le asana ed i pranayama del raja yoga servono per rendere più profondo lo stato meditativo, lo stato della mente unidirezionale. Quando praticate asana, la vostra priorità è di raggiungere sthirata, stabilità nella posizione. In hatha yoga sviluppate questo sthirata. Quando giungete al raja yoga, la stabilità dovrebbe già essere presente. Quindi, quando un raja yogi definisce un’asana, dice che essa è una posizione in cui si è fermi, stabili e comodi. Non state cercando stabilità con il raja yoga, questo l’avete già ottenuto con l’hatha yoga. In raja yoga, semplicemente continuate a mantenere quello stato di stabilità e comodità per rendere più profonda la vostra esperienza mentale, non fisica.

Le asana in raja yoga sono definite come sthiram e sukham. ‘Sthiram’ significa ‘stabile, fisso’ e ‘sukham’ ‘comodo’. La comodità è un prodotto dello stato di felicità della mente. Se non siete felici, non potete essere comodi. Non è un semplice stato fisico; la felicità mentale e la stabilità fisica vanno insieme per creare l’esperienza della comodità. La mente deve essere sempre positiva per arrivare a quel livello di comodità. Per questo le asana del raja yoga sono posizione statiche che aiutano ad interiorizzare la mente.

La stessa cosa vale anche per il pranayama. L’hatha yoga descrive molti tipi differenti di pranayama, mentre Patanjali dice: “Inspirare, espirare, trattenere: questo è pranayama”. Questa descrizione del pranayama è citata spesso dalle persone. Mentre praticano il pranayama dell’hatha yoga, parlano del concetto del pranayama secondo il raja yoga. Alcuni insegnanti di yoga spiegano bhastrika o kapalbhati ai loro studenti e poi dicono: “Il saggio Patanjali dice che pranayama è inspirazione, espirazione e ritenzione del respiro.” Quelli non sono dei pranayama del raja yoga, sono dei pranayama praticati per un altro scopo.

Con la pratica di yama, niyama o delle asana e dei pranayama del raja yoga, ad un certo punto si arriva a ‘chitta vritti nirodhah’, il controllo delle modificazioni interiori, uno stadio importante del raja yoga che deve essere raggiunto: pratyahara. Pertanto, tenete a mente chitta vritti nirodhah e pratyahara. Queste due sono le direzioni del raja yoga.

Pratyahara inizia con la comprensione di “Sto lavorando con la mia mente; sto iniziando a vedere me stesso. Sto eliminando lo stress da me stesso; sto osservando lo schiamazzo che giunge alla mia mente sotto forma di pensieri, visioni ed esperienze’. Pratyahara è la condizione che dovete raggiungere quando praticate raja yoga; non dharana, dhyana o samadhi. L’intero argomento del raja yoga verte su pratyahara.

22 Ottobre 2016, Ganga Darshan, Munger, Raja Yoga Training–Mod.1 (Estratto)
Tratto da: http://www.biharyoga.net/bihar-school-of-yoga/feb-2017