Dipende: qual è la definizione di fede? La fede è solo in Dio? La fede è solo in qualcosa che facciamo qui e che ci collega con qualcosa che è lassù? Oppure la fede è avere fede in noi stessi? Quale frase di queste è corretta?
Nei testi yogici, la fede è stata descritta come shraddha, bhakti e Ishwar pranidhana. Queste sono le tre idee che compongono la fede. Shraddha significa due cose: umiltà e semplicità. Bhakti significa avere la comprensione di qualche forza superiore che è oltre questa particolare dimensione e che controlla ogni cosa, una forza motivante dietro la natura e l’esistenza. Questo è bhakti. Ishwar pranidhana significa arrendersi all’energia che è dentro di noi e che è immortale; ishwar significa “immortale” (il contrario di ishwara è nashwar, non immortale). Quindi arrendete voi stessi alla forza immortale che non muore. Questo è il concetto della fede nello yoga; umiltà, semplicità, consapevolezza di realtà superiori e arrendersi all’energia suprema. Questa è la definizione apparente di fede, ma nel nostro stile di vita yogico sperimentiamo la fede a molti livelli differenti. Se siete praticanti, ma considerate come stile di vita yogico solo asana e pranayama, allora non avete bisogno di questo tipo di fede. Fate le vostre asana, i vostri pranayama e andate avanti. Tuttavia, se siete interessati allo yoga per qualcosa di più profondo, più appagante e soddisfacente, allora è necessaria la fede. Questa fede inizia nella relazione che lo studente ha con l’insegnante e il discepolo con il guru. La fede nel guru diventa il primo passo, perché non importa cosa possa accadere, se c’è il collegamento allora c’è anche la determinazione.
Conoscete la storia di Milarepa: il suo guru, Marpa, era una persona orribile. Era uno dei santi più brillanti del Tibet a quei tempi ma il suo comportamento personale con Milarepa fu terribile. Lo maltrattava e lo picchiava a destra e a manca. Ogni tipo di atrocità che si possa pensare, lui lo fece a Milarepa. Lo faceva morire di fame, lo puniva, lo picchiava e lo faceva lavorare come uno schiavo, ma Milarepa aveva fede in lui, e fu questa fede che trasformò Milarepa in un santo. Quando il suo guru lo spinse giù della montagna, Milarepa non pensò che sarebbe morto. Pensò solo al suo guru e prima di schiantarsi a valle, migliaia di metri sotto di lui, una mano invisibile lo sollevò e lo riportò davanti al suo guru. Allora il guru disse: “Ecco fatto, ora sei un realizzato”. Questo è il sadhana, questo è la formazione che ricevette Milarepa. Milarepa non ricevette un’iniziazione formale alla meditazione o mantra diksha o questo o quello, no!
Quindi, la fede nel guru è la prima cosa nella vita di un discepolo. Poi viene la fede in sé stessi, in me stesso. Io conosco i miei limiti, so cosa posso provare a realizzare. Cercare di far emergere il meglio che è dentro di noi significa avere fede in noi stessi. Non significa sentirsi giù e depressi e dire: “No, non posso farcela”. La frase ‘non posso farcela’ non esiste quando si ha fiducia in sè stessi. L’intera mentalità, il modo di pensare, il modo di agire cambia in “Cercherò di realizzarlo, lo farò”! Se avrete successo o fallirete è tutta un’altra storia, ma la convinzione è questa: “Ce la posso fare”. “Ho fiducia in me stesso”.
La terza cosa è la fede in Dio, l’energia che dirige e governa ogni attività della creazione e della Natura. Quindi la fede, come esemplificata nei tre concetti di bhakti, shraddha e ishwara pranidhana, ha un posto importante nello stile di vita yogico e anche nella vita di qualsiasi aspirante spirituale.
Tratto da: http://www.yogamag.net/archives/1990s/1992/9203/9203sat.html