mercoledì 21 dicembre 2016
Yoga per ‘businessmen’
Swami Satyananda Saraswati
Conferenza alla Camera di Commercio di Bangalore del 21 Marzo 1979
Conferenza alla Camera di Commercio di Bangalore del 21 Marzo 1979
Quando Arjuna si trovò sul campo di battaglia con entrambe le armate
posizionate e pronte ad iniziare la grande guerra del Mahabharata, chiese che
la propria biga venisse posizionata tra le due armate al fine di poter vedere
chiaramente i propri nemici. In quel momento, quando realizzò che avrebbe
dovuto uccidere alcuni dei suoi più stretti parenti, dentro di lui si sviluppò
una crisi. La sua mente si sospese, incapace di decidere piena d’incertezze ed
emozioni:
“Oh Krishna, mi cedono gli arti, ho la gola secca, il mio corpo freme e ho
i capelli dritti. L’arco mi scivola dalle mani e la mia pelle è in fiamme. Non
sono in grado di stare in piedi e mi gira la testa.”
Per Arjuna, questo momento di ansia elevata portò a un cambiamento nel modo
di pensare e al corrispondente crollo dei meccanismi del corpo, causati dalla
mancanza di discriminazione. Così come Arjuna si rivolse a Krishna per essere guidato
nell’azione, le persone del giorno d’oggi dovrebbero guardarsi dentro e
sintonizzarsi con le proprie potenzialità di base attraverso delle lezioni
pratiche di yoga. Devono armarsi
nella maniera appropriata, per sconfiggere le varie malattie fisiche e mentali
che compromettono il loro successo nella vita.
Oggi giorno l’uomo, generalmente, vive in un’atmosfera di stress e ansia.
Gli studenti, i politici, i dirigenti, gli agricoltori, le casalinghe ed anche
i disoccupati devono far fronte a tensioni, paure e competizioni quotidiane.
Gradualmente, tutto ciò si va ad accumulare nella personalità, fino a
raggiungere un punto di saturazione. Quando la resistenza agli stress continui
s’indebolisce, questi esplodono come una bomba, divenendo la causa di molti dei
disturbi più gravi come, ad esempio, l’ipertensione, le trombosi cerebrali, le
ulcere peptiche, il diabete, le allergie e anche la schizofrenia.
Queste malattie si manifestano quando la persona non riconosce, a uno
stadio iniziale, la gravità dei sintomi dei disturbi legati allo stress. Questo
è sicuramente il caso della maggior parte delle persone che lavorano nel mondo
aziendale o industriale, ambienti estremamente competitivi.
A livello mentale, uno stato di tensione continuo alla fine influenza il
comportamento, gli schemi di pensiero, la chiarezza mentale e la capacità di
prendere veloci e giuste decisioni. Gli industriali falliscono, i politici
sbagliano, un soldato perde una battaglia e un uomo sceglie la carriera
sbagliata a causa di un errore di giudizio. Ciò è indicativo della limitata
capacità della mente di far fronte ai problemi e di prendere decisioni giuste.
In ambito gestionale e negli affari di qualunque tipo, sono necessari, senza
alcun dubbio, allenamento ed esperienza. Ma senza un corpo sano e una mente
chiara e acuta, questi attributi non possono essere utilizzati in modo
appropriato.
La natura stessa dell’attività professionale favorisce lo stress. Richiede uno
sforzo mentale concentrato combinato con l’abilità a interagire con gli altri
professionisti con problemi simili. Queste situazioni di stress non possono
essere evitate. Fanno parte della vita. Ma le reazioni dovrebbero essere
guidate da una mente equilibrata, calma e chiara. Al fine di alleviare i
problemi fisici e i disturbi mentali e per mettere in azione la piena
potenzialità creativa della mente, occorre rivolgersi all’antico sistema dello yoga e al suo concetto neo-scientifico.
L’esplorazione della mente
Per uno yogi, così come per uno
scienziato che studia il potenziale e i segreti dello yoga, il corpo fisico è un elemento costantemente sottoposto a dei
processi di trasformazione, nella sua struttura chimica, fisica e biologica. E
la mente cos’è? Alcuni la percepiscono come una semplice macchina pensante o
come un apparato di sensazioni. Facendo riferimento alle esigenze dei tempi
dobbiamo giungere alla comprensione che i pensieri, le emozioni e le sensazioni
non rappresentano la mente. La mente non è la risposta biologica del cervello.
La filosofia yogica e ora anche gli esperimenti scientifici, rivelano che
la mente è più raffinata delle onde elettromagnetiche e molto più abile e
sottile rispetto ai più potenti raggi laser. La mente è composta da esperienze,
energie, samskara, karma e infinite potenzialità nascoste.
Mi sto riferendo alla natura spirituale della mente che è stata completamente
trascurata dalle nostre istituzioni educative, politiche e religiose. In
qualche modo esse hanno creato un’impressione molto poco scientifica della
mente come un prodotto socio-politico. Mentre, nelle profondità della mente,
alla sua base, vi è una dimensione superiore a quella dell’esistenza, nota come
atman.
Sono state condotte un gran numero di ricerche nell’ambito
dell’esplorazione della mente, in particolare nella telepatia mentale. Uno di
questi esperimenti fu condotto su due telepatici allenati che praticavano la
trasmissione delle onde pensiero ad una distanza di cinque piedi. Quando
riuscivano a ricevere e a trasmettere le onde pensiero, la distanza veniva
lentamente aumentata. Nel corso del tempo la distanza tra i due fu aumentata fino
a 1.600 miglia con un successo continuativo. Infine, furono confinati in una
gabbia di Faraday di rame sotto la superficie del mare per testarne
ulteriormente la sensitività. La gabbia blocca le onde elettromagnetiche, tanto
che una radio a transistor non potrebbe funzionare lì dentro. Tuttavia, anche
in quelle condizioni, il trasmittente e il ricevente del pensiero continuarono
la loro comunicazione telepatica.
La mente è un’unità molto potente che la natura ha installato nel corpo
fisico. È costituita dagli elementi più sottili della natura. È composta dai
tre guna principali, sattva, rajas e tamas: lo stato
d’equilibrio, il dinamismo e il potenziale dormiente. La mente è fortemente
influenzata dalle loro interazioni. Ogni azione, ogni pensiero ed evento sono dovuti
all’interazione dei tre guna. Quando
predomina lo stato di sattva la mente
rimane calma e concentrata. Può funzionare senza alcun disturbo. Quando
predomina rajas l’energia mentale è
dissipata e nel corpo le passioni diventano potenti; è uno stato molto attivo.
Quando predomina tamas la mente è
ottusa, inattiva, in tensione e pensa lentamente.
Non fate l’errore di equiparare questi stati mentali con concetti
filosofici o etici, classificando una persona come rajasica e un’altra
tamasica, ecc. La mente vive sotto l’influenza di tutti e tre gli stati o guna, insieme. All’interno di ognuno coesiste
una personalità sattvica, rajasica e tamasica. Equilibrando le tendenze
rajasiche e tamasiche all’interno di noi stessi possiamo risvegliare lo stato
sattvico dell’essere. Attraverso le pratiche di yoga è possibile risvegliare le facoltà del potenziale dormiente
della mente, affinché l’uomo possa evolvere dallo stato grossolano al piano
sottile e più elevato della coscienza. Questo era lo scopo ultimo della scienza
dello yoga quando fu inventato dai rishi e dai ricercatori, quando fu
propagato dai loro shishya e
trasmesso per tradizione ai giorni nostri.
Ida, pingala e sushumna
Una definizione puramente filosofica di yoga
non è sufficiente. Lo yoga è,
correttamente, un tema tecnico. Tratta il corpo e la mente in termini anatomici
e psicologici. In hatha yoga si parla
sempre di tre importanti canali nel corpo, noti come ida, pingala e sushumna nadi. Pingala nadi è portatrice dell’energia pranica, ida nadi è il canale dell’energia
mentale e sushumna nadi della consapevolezza spirituale,
conosciuta come atman. Si muovono
all’interno della colonna vertebrale sotto forma di flussi energetici non
percepibili all’occhio fisico, nemmeno con una dissezione anatomica.
Ida fluisce
attraverso la narice sinistra e pingala
attraverso la destra. Si è scoperto che la temperatura in ida è più bassa. Quando ida
è in funzione, il lato destro del cervello è operativo. Quando pingala è operativa il lato sinistro del
cervello è influenzato. Quando sushumna
è risvegliata tutto il cervello diventa operativo. I flussi di ida e di pingala si diffondono in tutto il corpo controllando i vari organi:
i reni, la vescica, lo stomaco, i polmoni, il cuore ed il sistema endocrino.
Alcuni organi sono nutriti da ida,
altri da pingala e altri ancora da
entrambi. Attraverso la rete di queste nadi
il corpo riceve sia l’energia pranica sia quella mentale. Con il completo
utilizzo della mente, le pratiche di hatha
yoga hanno lo scopo di creare equilibrio tra ida e pingala, tra la
forza mentale e quella pranica. Quando ciò accade, sushumana si risveglia e il potenziale nascosto della mente si
rivela.
Il termine hatha è composto da
due sillabe o bija mantra: ham e tham. Ham rappresenta il prana, la forza vitale. Tham rappresenta chitta, la totalità della mente conscia, degli stati subconsci ed
inconsci. Il pensare, l’imparare, la memoria e la riproduzione sono tutte
attività di chitta. Prana e chitta sono i fattori responsabili della nostra esistenza. I prana nutrono i karmendriya, i nervi motori. Chitta
nutre i gyanindriya, il sistema
nervoso sensoriale. Se chitta non funzionasse
in maniera appropriata non potremmo vedere, sentire gli odori, udire, gustare
né percepire. Perciò quando i prana
si ritirano dal corpo significa che le espressioni sono limitate.
Quando l’energia pranica, il flusso di pingala,
è predominante e chitta è
subordinata, ci sarà uno squilibrio totale riguardante il mondo esterno. Questo
eccesso di prana non è una forza
perché non si è in grado di controllarlo. Allo stesso modo quando chitta, o il flusso di ida, è predominante la persona pensa
molto, fa molte fantasie, grandi progetti e programmi senza avere però la forza
per agire. Conosco un uomo che voleva diventare ingegnere capo in un impianto
nucleare, ma che lavorava come ingegnere civile in un dipartimento di lavori
pubblici. Dovette affrontare, consapevolmente o inconsapevolmente, un senso di
frustrazione che si era depositato nel fondo della sua personalità, creando un
grande ostacolo agli eventi e alle promesse della sua vita. Ciò ostacolava e interferiva
quotidianamente con i suoi affari, influenzava il suo comportamento e le
relazioni con i soci, i direttori, i subordinati, la famiglia e gli amici. Per raggiungere l’armonia e l’equilibrio tra
queste due grandi forze della personalità umana occorre praticare hatha yoga e dhyana yoga.
Influenza sugli ormoni e sulle secrezioni chimiche del
cervello
Per chi fa affidamento sulla propria energia mentale, soprattutto per i
professionisti, c’è un importante punto da considerare in relazione allo yoga.
Ogni singolo pensiero, emozione, impulso e reazione influenza le secrezioni
chimiche del cervello.
Queste secrezioni sono note come amrit
e vish, nettare e veleno. Regolano i
processi anabolici e catabolici del corpo: il ricambio, la creazione e la
distruzione delle cellule e dei tessuti del corpo. Disturbi nel lavoro di
questo sistema possono creare varie e serie malattie come il cancro.
Emozioni, paure, gelosie, avidità, ansie e incertezze nella vita esercitano
un’influenza nel comportamento delle ghiandole endocrine e delle secrezioni
ormonali. Mentre certi ormoni possono uccidervi, la stimolazione di altri può
aiutare a eliminare le malattie in un giorno. Uno squilibrio può essere la
causa di un cancro o di un infarto. Può anche salvarvi immediatamente da un
importante attacco cardiaco. Se in qualche misura la ghiandola pituitaria è
disturbata, un ormone, la prostaglandina, può essere secreto continuamente da determinati
tessuti del corpo e una donna non potrà mai avere un figlio, perché la
prostaglandina uccide gli ovuli immediatamente, prima che diventino fertili.
In condizione di stress e sforzo continuo il sistema nervoso parasimpatico,
ida nadi, ostruisce il sistema
nervoso. Ciò crea uno squilibrio nel sistema neuro-endocrino dovuto alla debole
risposta del corpo alle prolungate situazioni stressanti. Una conseguenza molto
comune di questo blocco è il diabete. Il punto cruciale del problema non è il
pancreas come ritenuto dall’odierna scienza medica. È il comportamento del
sistema nervoso parasimpatico che è una realtà molto complessa. Deve essere
reso libero dagli effetti dello stress prolungato dando il via a un cambiamento
nella sfera superiore della mente. Una volta che il sistema nervoso
parasimpatico è stato ringiovanito e riparato provvederà di nuovo alla
secrezione dell’insulina.
Vi è un enzima chiamato urochinasi, secreto nel sangue, che è in grado di
fermare immediatamente un attacco di cuore. Ora, se il corpo non produce
abbastanza urochinasi, in particolare durante un periodo della vita che va dai
cinquanta ai sessant’anni, nei momenti di ansia e paura elevate a causa di preoccupazioni
fiscali, difficoltà di gestione o difficile situazione politica del Paese, il
corpo potrebbe essere incapace di produrre questo ormone, le cellule del sangue
chiamate piastrine, potrebbero ‘attaccarsi’ insieme causando un attacco di
cuore. Allo stesso modo vi sono altri ormoni che controllano le funzioni dei
reni, del pancreas, del sistema digerente e di quello riproduttivo. Lo yoga non sottovaluta mai il ruolo degli
ormoni nel corpo. Essi sono degli agenti molto potenti.
Nella terminologia yogica e tantrica la ghiandola pituitaria nel cervello è
nota come sahasrara chakra. La
ghiandola pineale, situata direttamente dietro il centro tra le sopracciglia in
linea con l’apice della colonna vertebrale è chiamata ajna chakra. Le surrenali corrispondono a manipura chakra e la ghiandola del timo ad anahata chakra. Sotto il termine swadhisthana chakra vi sono le gonadi, le ghiandole sessuali, i
testicoli e le ovaie. Questi chakra
controllano le varie ghiandole del corpo. Secondo la moderna fisiologia questi
centri vitali sono chiamati: plesso sacrale, solare, cardiaco e via di seguito.
Non importa chi siete e quanto intelligenti siete, se non siete in grado di
controllare il flusso dell’energia di ida
e di pingala nadi, le funzioni
comportamentali degli ormoni o le secrezioni chimiche che vanno dal cervello al
corpo, vi ammalerete. Il sollievo che potrebbe darvi la scienza medica sarebbe
molto limitato. Per questo motivo le pratiche di hatha yoga sono di primaria importanza in quanto rendono il corpo
fisico libero dagli elementi tossici ed influenzano i centri fisici vitali. Una
combinazione di hatha yoga e di dhyana yoga offre al praticante la
soluzione contro gli effetti dannosi delle malattie mentali e fisiche.
Le pratiche e le loro attuali applicazioni
Ogni asana esercita una lieve
influenza sul sistema ormonale, stimolando un po’ i chakra. Il pranayama
genera un’influenza più profonda. Come una sigaretta dà un’influenza lieve e la
ganja un effetto molto più intenso,
la stessa cosa vale per le asana ed
il pranayama. Il pranayama è uno strumento potentissimo. Agisce come una bomba nella
trasformazione della personalità umana. Gli yoga
shastra affermano che il pranayama
è un mezzo per controllare non solo il prana
ma anche chitta e l’intero concetto
di tempo, spazio e oggetto. È un sistema tramite il quale si amplia il campo
delle possibilità di prana shakti in
altre sfere dell’esistenza, oltre le dimensioni dello stato di veglia, di sogno
e di sonno.
Sebbene l’uso del pranayama e
delle asana sia diventato molto diffuso
in tutte le sfere della vita e non solo per gli uomini d’affari, le persone non
capiscono come il canto di Om possa
influenzare le relazioni d’affari. Cito l’esempio di una ben nota società
tedesca. Ogni volta che il consiglio d’amministrazione si riunisce ci sono
sempre grandi disaccordi, conflitti e problemi che sfociano in cattive
relazioni e mancanza di cooperazione. Come soluzione hanno introdotto delle
pratiche di yoga nei loro programmi.
Prima dell’inizio di una riunione spengono le sigarette e chiudono gli occhi
per cinque o dieci minuti. Come prima cosa cantano Om insieme per diverse volte con una ‘O’ lunga e una ‘M’ corta, poi
si concentrano per altri tre o cinque minuti sul flusso naturale del respiro
che fluisce continuamente, cantando il mantra non udito Soham. Finita questa pratica iniziano le loro discussioni d’affari.
Hanno trovato questa breve e semplice pratica di yoga d’aiuto non solo per mantenere armonia e vitalità durante la
riunione ma anche per affrontare un problema cruciale di lavoro in maniera
veramente efficiente. Per gli Hindu Om
è un mantra sacro ma per gli
scienziati delle future generazioni può diventare un potente tonico per
sintonizzare la mente. All’Università di Medicina di Barcellona i dottori hanno
condotto una ricerca in merito agli effetti sul cervello della ripetizione di Om. Uomini e donne di ogni età,
dirigenti, studenti, casalinghe ecc. hanno cantato Om in molti modi differenti. ‘O’ corto e ‘M’ lungo, ‘O’ lungo e ‘M’
corto, ‘O’ e ‘M’ uguali. È stato utilizzato un macchinario molto sofisticato
che comprende ECG, EEG e GSR e che registra i risultati di centinaia d’impulsi
che si hanno nel corpo simultaneamente, come ad esempio le onde alpha, beta,
theta e delta.
Di tutti questi cambiamenti registrati in varie parti del corpo, quello più
eccezionale riguarda le onde cerebrali che si alternano da alpha a theta.
Quando pronunciavano ‘O’ venivano registrate le frequenze alpha e quando
cantavano ‘M’ quelle theta. Uno stato d’intensità alpha corrisponde al profondo
stato di rilassamento mentre quello theta rappresenta lo stato di creatività ed
ispirazione associato a stati di meditazione. Quindi, l’effetto di queste onde
alternate nel cervello genera uno stato di dinamica tranquillità. Mentre lo
stato di rilassamento di cui normalmente un dirigente fa esperienza durante gli
impegni lavorativi quotidiani è uno stato di passiva tranquillità, dove la
mente è letargica e regredisce nello stato di tamas. Questo noioso stato di rilassamento può essere indotto anche
con l’uso di narcotici, tranquillanti, alcool e dalla stanchezza.
Come essere umano che vive in questo periodo di moderna tecnologia, è
necessario prendersi una pausa per venire a conoscenza di quella brillante luce
all’orizzonte. Siete a un incrocio. Dovete decidere voi come debba continuare la
vostra vita, seguendo lo stesso ritmo come nel passato o iniziando una via migliore,
più elevata grazie alle pratiche di yoga.
Nello yoga si dice di doversi
alzare presto al mattino, alle quattro. Si dovrebbe praticate quindici o venti
minuti di asana, dieci di semplice pranayama e quindici di dhyana yoga. In questo modo si
termineranno le pratiche alle sei e così si sarà pronti per la giornata. Non è
una parte importante solo per la disciplina yogica ma dovrebbe esserlo anche
per qualsiasi imprenditore, perché è necessario mettere in movimento tutte le
energie mentali, emozionali e fisiche per gestire i conflitti, le battaglie, le
competizioni e i problemi finanziari che si devono affrontare
quotidianamente.
Qualche volta si necessita anche di energie spirituali, perché senza
l’intuizione non si può avere successo negli affari. Il lavoro non dipende solo
dalla logica e dalla matematica. Nonostante esse giochino un ruolo importante
non sempre funzionano bene come l’intuizione. Queste energie combinate creano
uno stato di dinamica tranquillità. Quando la mente è resa totalmente dinamica
dalle pratiche di dhyana yoga dà dei
risultati eccellenti. Una mente concentrata e rilassata può svolgere una
quantità maggiore di lavoro per lungo tempo senza stancarsi. È meno disturbata
da entrambi i tipi di distrazioni esterne e interne, e sarà in grado di
rimanere focalizzata sul lavoro che si sta facendo. Questa unidirezionalità
rende la mente più potente, capace di agire e pensare con una grande forza. La
pratica di dhyana yoga può essere
utilizzata anche la sera quando si torna a casa esausti. Praticate una tecnica
meditativa per dieci o venti minuti, non di più, invece di leggere il giornale,
accendere il televisore o fumare una sigaretta. Per cortesia non pensate che io
sia contrario a tutte queste cose. Lo yoga
non è in disaccordo con il fumo, perché dopo tutto anche il Signore Shiva fumava! Lo yoga fa questione solo sulla dipendenza al fumo e sulla sua
efficacia nell’aiutare ad alleviare la tensione in modo permanente.
Spegnete le luci, sedete comodamente per quindici minuti e divenite
consapevoli del respiro naturale e spontaneo che va e viene dal momento della
nascita senza che ne siete consapevoli. Questa pratica è conosciuta come ajapa japa, la consapevolezza del
respiro naturale combinata con il mantra.
Il mantra è il ritmo silenzioso di Soham, udito all’interno del suono del
respiro. Seguitelo in ogni inspirazione ed espirazione. Sentite So quando inspirate e Ham quando espirate. La pratica
quotidiana di ajapa japa può
rinfrescarvi e dinamizzarvi in brevissimo tempo.
L’atteggiamento yogico nei confronti della vita
La vita di un sannyasin non
significa non coinvolgersi con le attività che affronta un imprenditore. La
Bihar School of Yoga ha le sue diramazioni in tutto il mondo. L’opera di
diffusione della missione dello yoga
coinvolge gli aspetti pratici della vita e le imprese, la finanza, le
proprietà, la costruzione di edifici, le istituzioni e le costituzioni, sannyasin e sannyasini che sono sparsi in lungo e in largo. Non pensate che io
sia un uomo privo di complicazioni. Niente nella vita è facile, ma la mente
deve essere leggera. Il modo di pensare e il metodo per affrontare i problemi
della vita devono essere leggeri. Io sono capace di coinvolgermi nelle attività
mondane, spirituali e istituzionali in modo tale che la mente rimane in uno
stato molto tranquillo e dinamico. Non credo che dobbiate bloccare il pensiero
o punire la mente con l’imposizione di alcune restrizioni. Dovete invece comprendere
come pensare. La mente, se adeguatamente sintonizzata con la pratica di yoga è vostra amica, mentre una mente
indisciplinata è la vostra peggior nemica nella vita. Un’ottima automobile
potrebbe uccidervi se non è assistita, mantenuta e guidata da un autista
attento e formato.
La mente è come un oceano. Quando i deva
hanno frullato l’oceano hanno estratto quattordici gemme. Esse sono il simbolo
delle qualità positive e negative della mente. Queste due tendenze naturali
della mente sono una di fronte all’altra in conflitto. Una cerca di equilibrare
la mente l’altra di distrarla. Dobbiamo usare sushumna nadi come base e agitare la mente per svegliarla con le
vaste pratiche di dhyana yoga.
Lasciate che le cose accadano e imparate a gestire la vita. Pravritti marga è la vita del
coinvolgimento. Nivritti marga è la
vita della rinuncia, del non coinvolgimento. Tutti, compresi i sannyasin e i bambini appartengono al
sentiero di pravritti. Dovremmo
coinvolgerci nel pravritti marga con
una mente fondamentalmente sintonizzata su nivritti.
In questo modo si diventa capaci di gestire gli affari della vita in modo
talmente efficiente d’avere successo senza soffrire di trombosi coronariche,
come purtroppo accade alla maggior parte degli imprenditori di oggi.
Le vostre imprese potrebbero fallire. A volte capita di fallire. Napoleone
e Alessandro fallirono. Per Krishna la guerra del Mahabharata fu una grande
delusione. Tuttavia il fallimento dovrebbe influenzare solo un aspetto
particolare della vita. Non dovrebbe influenzare la totalità della personalità.
Perché il fallimento dovrebbe influenzare la digestione o il sonno? Perché
dovrebbe alterare l’atteggiamento che uno ha verso la moglie e i figli? Il
fallimento è fallimento. Accettatelo. Un guerriero come Arjuna deve tenere arco
e freccia in mano. Nella battaglia della vita un uomo deve tenere anch’esso
arco e freccia nella forma di yoga.
State viaggiando su un carro che è il vostro corpo fisico. È condotto da cinque
cavalli: i sensi. Il carro segue la guida dello spirito, dell’atman. Non mettete via l’arco. Lo yoga deve essere ascoltato e praticato,
non solamente in un eremo, in un monastero o in un ashram ma per affrontare le difficoltà, i conflitti e le possibili
sconfitte.
Dovete comprendere e convincervi dell’enorme potenziale dello yoga. Una vita di soddisfazioni
sostenuta dalla potenza dello yoga
dovrebbe essere la vostra convinzione. Dovete dire: “Ho sentito parlare di yoga e la mia ignoranza è stata
dissipata. Non vi è alcun dubbio sullo yoga
nella mia mente.” Come disse Arjuna a Krishna: “Laddove vi è Krishna, il
Signore dello Yoga e dovunque c’è Partha, colui che impugna l’arco, ci sono
prosperità, vittoria, espansione e una politica sana. Questa è la mia
convinzione.” Bhagavad Gita 18:78.
La vita offre molte possibilità. Ogni persona ha un compito da portare a
termine, non possiamo rimanere inattivi. Il mondo deve divenire consapevole del
grande dono dello yoga
indipendentemente dall’appartenenza religiosa o nazionale. Per lungo tempo lo yoga è stato dimenticato ma ora stanno
sorgendo e si stanno formando ottimi insegnanti armati di piena conoscenza della
terapia, della scienza, della psicologia, della cultura e della storia yogiche.
Qualunque sia la professione, nel campo degli affari, in quello medico,
scientifico, nella ricerca, nell’educazione o nella vita familiare, persone di
tutto il mondo stanno accettando lo yoga
con mente aperta. Lo stanno studiando, praticando, propagando e, soprattutto,
vivendo. Lo yoga sta diventando una
potente cultura nel futuro ordine mondiale, più potente e stabile di qualsiasi
altro credo politico-sociale.
Lo yoga e la gestione del mal di schiena (1°parte)
Swami Bhaktipurnananda Saraswati
Perchè l’80% della
popolazione a un certo punto della vita soffre di mal di schiena e molti per un
periodo di tempo prolungato? Il dolore è come una spia accesa del cruscotto
dell’auto. Quando la spia si accende andiamo alla ricerca del problema e
controlliamo il livello dell’olio, quello dell’acqua, ecc. Se non lo facciamo
l’auto si guasterà! La stessa cosa avviene nel corpo. Non serve a nulla non
volere il dolore e limitarsi ad assumere degli antidolorifici all’infinito:
questo è come togliere la lampadina alla spia accesa. Occorre scoprire la
ragione del dolore.
Il dolore e la
lesione
Che io sappia una delle
cause principali del mal di schiena è la presenza di una lesione non
necessariamente dovuta a una caduta, al sollevamento di un peso, allo sport,
ecc. Anche senza saperlo molti di noi hanno subito dei danni alla schiena nel
passato. Deformazioni e distorsioni possono verificarsi senza che ci rendiamo
conto dell’accaduto. Questi piccoli danni bloccano la colonna vertebrale nel
suo movimento e ciò genera dolore e infiammazione nei tessuti adiacenti al
danno.
Il mal di schiena è sempre
associato all’impedimento del movimento in una determinata zona. È molto
difficile localizzare esattamente il punto di lesione perché una piccola area
d’infiammazione può avere molte zone sensibili intorno. Quando c’è
un’infiammazione si producono delle tossine. Ciò influenza i tessuti
circostanti e si ha una vasta area in cui si percepisce dolore.
Il mal di schiena è
così comune a causa dello stile di vita e del modo in cui si usa (o non si usa)
il proprio corpo. Nella vita quotidiana si fa un uso molto limitato della
schiena e si tende ad adottare anche delle abitudini posturali sbagliate già
dai tempi della scuola (sedendosi scomposti nel banco) o in casa (sedendosi su
poltrone morbide con la colonna vertebrale curvata in avanti). Osservando una
piccola articolazione della colonna vertebrale (fig.1), notiamo che è formata
da faccette articolari su ogni lato della colonna e da un disco vertebrale di
separazione adiacente posto tra i due corpi vertebrali con funzione
ammortizzante. Quest’apertura tra i due corpi vertebrali ha la funzione di
sostenere il peso. In una postura errata il peso invece di scaricarsi tra
questi dischi crea una pressione sulle faccette articolari che non sono
destinate al sostegno del peso. Gradualmente ciò porta alla localizzazione del
dolore in queste articolazioni e ai tessuti circostanti, portando a una
fuoriuscita di una piccola goccia di fluidi. Questo allontana il processo di
guarigione e lascia una superficie di cicatrici residue, di tessuti induriti e
di debolezza.
Comunque, non tutti i
tipi di mal di schiena derivano dalle faccette articolari ma possono essere
originati dai tessuti molli (tendini, cartilagini e legamenti), dai muscoli
adiacenti o dai nervi che emergono dalla colonna spinale.
Inflessibilità
Una colonna vertebrale
sana è flessibile e assorbe l’impatto delle eventuali cadute e degli strappi. A
causa di cattive abitudini le articolazioni diventano inflessibili e meno
capaci di fronteggiare dei movimenti improvvisi o non armonici. Quando forziamo
la schiena o andiamo oltre la serie abituale dei movimenti in maniera
improvvisa danneggiamo i tessuti molli della colonna.
I dischi sono
circondati da un reticolo di legamenti che, incrociandosi, passano da una
vertebra all’altra. Quando questi tessuti vengono danneggiati si induriscono e
hanno meno capacità di movimento. A causa del movimento limitato di
un’articolazione della colonna quelle subito sopra e subito sotto di essa
dovranno muoversi maggiormente per compensare, con conseguente maggiore
possibilità di usura e di rottura. Quindi si avrà un’articolazione che ha perso
un po’ della sua elasticità e ammortizzazione e che è più soggetta a lesione.
Le vertebre adiacenti fanno più lavoro di quanto a loro spetti. Le stesse
articolazioni possono irritarsi dalla pressione, dalle lesioni e dai muscoli
adiacenti che spesso vanno in spasmo per proteggere l’articolazione dal
movimento. Quando s’ignora questa combinazione di irritazione e spasmo
muscolare, lo spasmo stesso diventa più intenso e avvicina le due ossa
bloccando completamente il movimento.
Lo spasmo
Se i muscoli intorno
all’articolazione lesionata subiscono dei gravi o persistenti spasmi si può
avere molta pressione sul disco che creerà un rigonfiamento (prolasso) (fig.2),
soprattutto dove i legamenti che circondano la parte esterna del disco sono
stati messi in tensione e il disco è stato traumatizzato da una cattiva postura
o per un carico di lavoro eccessivo dovuto alla limitazione del movimento delle
articolazioni nella colonna vertebrale. Quando i muscoli che subiscono uno
spasmo vengono rilassati, il disco prolassato può tornare indietro alla sua
normale posizione.
Il deterioramento
del disco
Quando la colonna
vertebrale è stata immobilizzata per un lungo periodo di tempo a causa del
dolore i tessuti molli intorno alla spina dorsale si accorciano e perdono
l’effetto molleggiante che ha una colonna sana in virtù dei dischi spugnosi.
Per poter allungare nuovamente i tessuti accorciati i dischi necessitano anche
loro che i legamenti che li avvolgono siano allungati. Se un’intera porzione
della colonna diventa rigida e ferma, i dischi iniziano a raggrinzirsi e
collassano o si disintegrano completamente e la persona, conseguentemente,
diventa più bassa di statura. Ciò porta a un aumento di carico a livello delle
faccette articolari perché sono più vicine le une alle altre. Possono anche
bloccarsi causando maggiore dolore e scomodità. E siccome i dischi non sono più
grossi come prima i legamenti che li circondano si allungano troppo e non
riescono a mantenere a lungo l’articolazione ferma. L’articolazione così sarà
instabile e molto più facilmente lesionabile. I lunghi muscoli erettori di
ciascun lato della colonna non riusciranno più a tenere le singole vertebre in
posizione, che è il compito dei muscoli intrinseci che collegano ogni vertebra
con quella adiacente. Se i muscoli lunghi della schiena sono in una condizione
di spasmo, come spesso accade quando si ha dolore, paralizzano i muscoli
intrinseci e minano la stabilità della colonna. […]
La discopatia
primaria
Vi è un’altra
condizione chiamata Discopatia Primaria, che spesso è causata da un duro colpo
o da una vibrazione della colonna vertebrale. Cadere battendo i glutei avrà
ripercussioni ai dischi lombari inferiori. Battere forte la testa può lesionare
i dischi del collo. I dischi non prolassano ma i nuclei (la parte morbida al
centro) si deteriorano. Ciò si manifesta in una risonanza magnetica come un
disco scuro.
Il dolore
proveniente dalle radici nervose
Le radici dei nervi che
fuoriescono dalle vertebre hanno un prolifico apparato che rileva il dolore. Se
sono poste sotto pressione da un disco sporgente, dal gonfiore dei tessuti
intorno alle faccette articolari o da cambiamenti della struttura ossea, la
persona sentirà molto dolore.
Il dolore acuto
Quando si è in una fase
di dolore acuto, non è opportuno eseguire degli esercizi fisici. In questo stadio
si necessita di riposo e in seguito di muovere le articolazioni. Il dolore
acuto necessita di riposo – non guardando la televisione o leggendo, ma tramite
il riposo curativo di yoga nidra e di
prana nidra in aggiunta a pratiche
meditative con il movimento della consapevolezza lungo il passaggio frontale o
lungo quello spinale con il respiro e/o il mantra.
Potrebbero essere utili anche delle terapie complementari (osteopatia,
fisioterapia o simili lavori corporei). Poi gradualmente s’introduce
l’esercizio, man mano che si termina con la terapia. Possiamo contribuire a
questo processo con un allentamento delicato e un massaggio alle zone colpite
utilizzando pratiche come la ‘rotazione pelvica’ e il ‘dondolare e rollare’. Se
si usano dei farmaci per alleviare il dolore non è consigliabile fare dei
movimenti come questi finché non si sarà smaltito il farmaco.
Il dolore
cronico
Il dolore cronico può
essere costante o ricorrente. Può sembrare che si sposta o che viene sempre da
una stessa zona. Si può avere una sensazione di calore, di bruciore, di dolore
lancinante come da lama di un coltello, oppure una sensazione di freddo o di
qualcosa che tira. Dobbiamo scoprire che tipo di dolore è; se è viscerale, come
quello che può venire dal fegato (di solito si avverte intorno alla scapola
destra) o mestruale (di solito peggiora prima o durante le mestruazioni). In
questo caso occorre inserire delle pratiche appropriate per il fegato o il
sistema endocrino, come le torsioni e i piegamenti laterali per il fegato e surya namaskara (il saluto al sole) per
le ghiandole endocrine (vedere ‘Asana, Pranayama, Mudra e Bandha’ della Bihar
School of Yoga).
Che il dolore sia acuto
o cronico occorrono anche delle pratiche che aiutano ad armonizzare la parte
mentale ed emozionale che accompagnano sempre il dolore. Quando si ha dolore,
si hanno reazioni a ogni livello.
Sul piano fisico si ha:
· una
reazione mentale: giudizio (ad esempio: è un dolore ‘buono’ quello sentito
durante un massaggio, ‘cattivo’ quando di fronte ad esso siamo impotenti);
·
una
reazione emozionale: avversione, rabbia e fastidio;
·
una
reazione fisica di protezione dell’area del dolore ‘cattivo’.
Allo
stesso modo quando si ha un dolore emozionale come ad esempio se si prova
dispiacere o rabbia si avranno delle reazioni mentali e fisiche.
Il
mal di schiena è visto per lo più come un riflesso delle profonde convinzioni
subconscie o inconsce e dei condizionamenti. Scrittrici come Louise Hay hanno
individuato come ogni zona della schiena riflette differenti questioni. Ho
avuto la prova di questo quando incontrai un uomo affetto da sclerosi multipla
con interessamento solo al di sotto della dodicesima vertebra toracica. Suo
padre era molto critico nei confronti delle sue azioni. L’essere oggetto di
critiche influenza le articolazioni tra la dodicesima toracica e la prima
vertebra lombare. Ho realizzato, così, che per avere un qualsiasi miglioramento
quell’uomo avrebbe dovuto reagire alle critiche ricevute dal padre.
Prima
di esaminare gli aspetti mentali ed emozionali del dolore e di come affrontarli
con lo yoga abbiamo bisogno di
esaminare la postura e le comuni condizioni di squilibrio. Una pratica regolare
di hatha yoga può aiutare a
correggere gli schemi posturali errati che creano quelle piccole lesioni che
portano al mal di schiena.
Gli
schemi posturali
Problemi
posturali differenti richiedono diverse enfasi negli esercizi. La lordosi è una
curvatura in avanti della colonna nella parte bassa della schiena o al collo.
La cifosi è una curvatura esagerata in avanti della zona toracica. La lordosi
della parte bassa della schiena spesso è accompagnata da una cifosi nella zona
toracica (con le spalle curve) e da una lordosi nel collo. La scoliosi è una
curvatura laterale e appare come una ‘C’ o una ‘S’ se vista da dietro. Molti
hanno una gamba più corta o una zona piatta nella regione lombare. Ognuna di
queste situazioni ha i propri schemi di usura e di dolore.
Il
ruolo degli esercizi nella correzione della postura
Gli
esercizi servono per affrontare i problemi strutturali delle articolazioni e
della colonna vertebrale nel suo insieme. Possono essere terapeutici o
preventivi. Mantengono i muscoli in tono e ne prevengono le contratture in modo
che possano eseguire dei movimenti completi e si abbia la corretta
lubrificazione delle articolazioni. Il tono è la quantità di tensione in un
muscolo quando è a riposo. Più tono c’è meno sarà possibile estenderlo, quindi
un muscolo con elevata tonicità diverrà più corto. Può apparire forte ma non
potrà allungarsi e rilasciarsi per tutta la lunghezza. Di conseguenza
l’articolazione non potrà fare pienamente tutti i movimenti. Al contrario i
muscoli con meno tono sono più lunghi. I muscoli appaiati saranno di uguale
lunghezza e forza. Facciamo l’esempio dell’articolazione del gomito: se nel
sollevamento pesi si fanno lavorare di più i muscoli che servono a piegare il
braccio rispetto a quelli che lo distendono, alla fine non si riuscirà più a
distenderlo completamente.
Correzione
della postura dalla posizione eretta
· Praticate il
rilassamento nella posizione eretta con il corretto allineamento della postura.
Posizionate i piedi a circa dieci centimetri l’uno dall’altro e paralleli.
Portate poi la consapevolezza alle piante dei piedi e gentilmente fate delle
piccole rotazioni indietro e in avanti portandovi sulle dita dei piedi e
indietro sui talloni. Poi tornate nella posizione centrale e sentite il
contatto con il pavimento attraverso i due piedi. L’oscillazione e il peso del
corpo vanno in avanti e indietro, a sinistra e a destra in modo naturale. Si è
collegati alla terra tramite i piedi. Lasciate che il peso si scarichi
uniformemente.
· Siate certi che le
ginocchia siano ferme con le rotule tirate verso l’alto. Se sentite che puntano
verso il centro ruotate le cosce verso l’esterno e contraete i glutei.
· (L’esercizio seguente
può essere praticato anche in posizione seduta). Inclinate il bacino in avanti
e indietro per trovare il punto d’equilibrio in modo che la colonna vertebrale
sia comodamente eretta verso l’alto a partire dalle anche.
· Mantenete le spalle
verso l’alto e indietro, lasciandole della giusta larghezza in modo che le
braccia penzolino comodamente verso il basso.
· Tenete la testa e il
collo in posizione verticale in modo che le orecchie siano sopra le punte delle
spalle e sentite la testa in equilibrio sulla parte superiore del collo.
· Immaginate che una corda
sia attaccata all’apice della vostra testa e che qualcuno la sollevi verso
l’alto staccandola dalle spalle. Sentite che la vostra postura si modifica
quando vi ‘abbandonate’ a questa corda immaginaria.
Note
generali
La
flessione in avanti. La pressione
all’interno di un disco è al minimo quando siamo distesi a terra in posizione
supina. È al suo massimo quando ci pieghiamo in avanti e passiamo da un
piegamento di venti gradi alla posizione verticale. Dopo questo punto
diminuisce di nuovo e possiamo così piegarci in avanti in modo confortevole. È
nella posizione ad angolo di venti gradi che un disco non perfettamente sano
rischia di sporgersi o di creare un’ernia. […] Flettendo in avanti la colonna
del 20% della sua curvatura si va a caricare l’articolazione tra la quarta e la
quinta lombare, mentre quando si flette del 60%-70% si carica l’articolazione
tra la quinta lombare e l’osso sacro. Ciò rende questa parte del corpo
altamente a rischio di lesione.
Per
piegare la colonna vertebrale in avanti occorre cautela perché è un movimento
molto rischioso quando i dischi sono deteriorati o danneggiati. Sapendo d’avere
delle articolazioni deboli o un’intera sezione della colonna che non può
muoversi a causa di alcune degenerazioni, è importante fare attenzione quando
ci si solleva da un piegamento in avanti (dalla posizione eretta o da quella in
ginocchio). Usate le mani per alzare le gambe e sostenete il corpo in modo che
non abbia cedimenti o vada in spasmo.
L’estensione indietro.
Quando ci
si estende indietro la parte lombare accentua la curvatura e quella toracica
tende ad appiattirsi. Nella maggior parte dei casi le estensioni indietro
possono aiutare nella riduzione di pressione a carico dei dischi. L’eccezione
si ha quando la zona lombare ha già un’estesa curvatura indietro e ogni piccola
ulteriore curvatura può spingere le faccette articolari ancor più le une contro
le altre. Ciò può dare dolore.
La torsione della colonna
vertebrale. Quando si esegue una torsione è la zona
toracica che la fa non quella lombare. Se si ha una gamba più corta rispetto
all’altra si favorisce l’usura dell’articolazione tra la dodicesima vertebra
toracica e la prima lombare perché la torsione del bacino è squilibrata anche
quando semplicemente si cammina. La zona lombare non ruota molto e questo
movimento aumenta l’usura della prima vertebra designata alla torsione (ad
esempio la dodicesima toracica).
Meru wakrasana e ardha matsyendrasana sono pratiche di torsione molto importanti che
mantengono tutta la colonna vertebrale elastica senza forzare i legamenti.
Inizialmente dovrebbero essere praticate con una mano vicino all’osso sacro e
il braccio dritto in modo da sostenere la parte posteriore e mantenerla
verticale.
La flessione laterale.
Tutta la
colonna vertebrale flette da un lato. I muscoli distanti dalla colonna
subiscono un’inibizione (il grande dorsale, il quadrato dei lombi e i muscoli
ai lati del tronco). Se vi è una scoliosi occorre maggior lavoro per flettersi
lateralmente. I muscoli che vanno rafforzati sono quelli all’esterno della
curva e quelli che richiedono estensione sono quelli che si trovano
all’interno.
Nella
flessione laterale la tendenza è sempre quella di ruotare il bacino o le spalle.
Occorre prevenire tutto ciò appiattendo la parte bassa della schiena e
mantenendo il bacino indentro prima di assumere posizioni come la variante n.3
di trikonasana (posizione del
triangolo con la mano che scivola sulla gamba di lato). Un altro modo per
mantenere il bacino fermo in modo che non possa ruotare è appoggiarsi a una
parete o partendo da shashankasana e
flettersi di lato. Tiryaka tadasana
deve essere praticata con cautela perché le braccia in alto sopra la testa
creano un grande effetto leva a ogni lato soprattutto per chi è molto
alto.
Altre
pratiche
Una
combinazione di pratiche è di vitale importanza per la gestione del mal di
schiena. Le tecniche di pranayama
aiutano il pompaggio linfatico e rimuovono le tossine dalla sede
dell’infiammazione. Assistono il liquido cerebrospinale, che bagna il sistema
nervoso e lo mantiene sano nel movimento. Le seguenti
pratiche devono essere apprese da un insegnante competente.
La
respirazione addominale e quella completa attivano gli addominali e massaggiano
la colonna vertebrale dall’interno, soprattutto quando si è distesi in
posizione prona come in advasana, jyestikasana e makarasana.
I
pranayama che richiedono
un’espirazione forzata e agnisar kriya
agiscono fortemente sui muscoli posturali, soprattutto sui pettorali, i muscoli
posteriori (il grande dorsale e il dentato anteriore) e gli addominali. Agnisar kriya aiuta anche ad attivare e
pulire l’intestino.
La
pratica di mula bandha è usata per
diminuire il livello del dolore (vedere ‘Mula Bandha, la chiave maestra’,
pubblicato dalla Bihar School of Yoga).
Yoga nidra opera nel rilascio
delle tensioni mentali e allo stesso tempo porta a un profondo stato di riposo
in modo che possa avvenire la guarigione.
Antar mouna e antar darshan (vedere ‘Yoga Darshan’, pubblicato dalla Bihar School
of Yoga) sono praticate per aiutare nell’auto comprensione e accettazione.
Prana Vidya (vedere ‘Prana
Pranayama e Prana Vidya’, pubblicato dalla Bihar School of Yoga) è usato per
dirigere il prana per la guarigione.
La
stitichezza e la costipazione sono condizioni comuni in caso di mal di schiena
cronico. Spesso l’eliminazione di tutto il materiale fecale porta sollievo al
dolore. La pratica di laghu o purna shankhaprakshalana è importante
una volta che il corpo è abbastanza forte da poter fare le asana.
I
movimenti da evitare
Chiunque
non sia allenato o abbia una storia di mal di schiena dovrebbe evitare i
seguenti movimenti in quanto richiedono uno sforzo eccessivo del corpo.
Per sedersi.
Quando le
ossa della zona lombare sono abituate a una curvatura all’indietro (in caso di
lordosi) si ha un piccolo danno ai legamenti intervertebrali. Quando si è
distesi a terra con le ginocchia piegate, se si solleva la parte superiore
della schiena dal pavimento portando il peso del corpo sui glutei in modo
repentino, la forza direzionata di taglio verso le ossa può essere sufficiente
per aumentare il danno già esistente.
Nei pawanmuktasana
parte seconda,
le pratiche dalla 1 alla 3 causeranno tensione se la schiena è arcuata. I
flessori dell’anca (se sono forti) tirano la colonna vertebrale più di un arco.
Evitate di sollevare contemporaneamente le gambe finché la parte posteriore non
è piatta e i muscoli addominali non sono forti.
I movimenti del collo. Evitare di ruotare la
testa e di farla cadere indietro per guardare verso l’alto (meglio farlo
mantenendo le arcate dei denti in contatto per evitare un eccesso di
estensione).
Halasana
(la
posizione dell’aratro) o sarvangasana (la posizione sulle
spalle) a causa dell’eccessiva pressione sul collo e sulla zona lombare.
I piegamenti in avanti
con
oscillazione verso l’alto se si ha mal di schiena. Gatmatyak meru wakrasana (la torsione dinamica della colonna) e la
variante n.4 di trikonasana con il
piede opposto girato e la variante n.2 con le braccia allungate sopra la testa
– se si ha dolore lombare (fanno troppa leva sulla colonna vertebrale).
Posizione da sdraiati su un lato
sollevando
entrambe le gambe. Shalabhasana (la
posizione completa della locusta) o la posizione della stella (con le braccia
sopra la testa). Dhanurasana (la
posizione dell’arco) può essere fatta mantenendo le ginocchia sul pavimento.
Vyaghrasana (la posizione della
tigre) va bene se la gamba sollevata non supera i quindici gradi sul piano
orizzontale – la zona lombare oltre questo punto va in stress soprattutto
quando il movimento è fatto velocemente.
Paschimottanasana, la posizione
accovacciata e vajrasana sono da
evitare se ci sono problemi alle ginocchia.
Note
Quando
si apprendono le pratiche di yoga è raccomandata la guida di un insegnante di yoga qualificato. La maggior parte delle
pratiche a cui ho fatto riferimento sono dettagliatamente spiegate in ‘Asana
Pranayama Mudra Bandha’ (APMB) pubblicato dalla Bihar School of Yoga.
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