giovedì 21 settembre 2023

Alcuni Fattori che Influenzano gli Effetti delle Tecniche di Rilassamento

 

Dr K. Nespor, Cecoslovacchia

Le tecniche di rilassamento sono usate nella medicina somatica così come in psichiatria. Si sono rivelate utili per il trattamento dell’ipertensione, dell’asma bronchiale (*1,*2), dell’insonnia (*3,*4); per il trattamento del dolore (*5), come prevenzione e terapia della cardiopatia ischemica (*6,*7); nei bambini iperattivi (*8,*9,*10), in ginecologia e ostetricia (*12), per il trattamento dell’emicrania (*13), come misura di prevenzione e igiene mentale (*14). Dopo brevi periodi di rilassamento si è osservata una diminuzione della pressione sanguigna in pazienti con ipertensione nell’arco delle ventiquattro ore (*15). Il rilassamento, che può essere indotto con varie tecniche, rappresenta l’opposto fisiologico dello stress, che provoca e/o aggrava molte malattie (*16). (Fig.1).

Questo è il motivo per cui l’applicazione preventiva delle tecniche di rilassamento è auspicabile per coloro che svolgono professioni stressanti e per chi è sottoposto a rapidi cambiamenti sociali, economici o culturali. Senza queste misure possono verificarsi vari disturbi psicosomatici (mal di testa e indigestione) e altre malattie.

Le tecniche di rilassamento sono generalmente prive di effetti collaterali e il sollievo si avverte immediatamente dopo la pratica. Possono essere combinate con la farmacoterapia e/o la psicoterapia e non richiedono molto tempo e formazione del terapeuta. In questo articolo vengono descritti alcuni fattori che influenzano gli effetti delle tecniche di rilassamento.

Fattori relativi al terapeuta

1. L’esperienza del terapeuta con la tecnica di rilassamento e la sua capacità di insegnare.

2. Il rapporto del terapeuta con il paziente.

3. La presenza o l’assenza del terapeuta. Secondo Tamez e altri, il rilassamento con la presenza fisica del terapeuta è più efficace del rilassamento praticato seguendo le istruzioni registrate su un nastro (*17). Ma è possibile che questa scoperta non sia rilevante per chi pratica da molto tempo da solo e conosce molto bene la tecnica. La mera presenza fisica di un terapeuta può avere un effetto di supporto e questo può essere utile quando sopraggiungono strani o spiacevoli sensazioni o pensieri. Spesso si raccomanda al praticante di rimanere rilassato e indifferente.

Fattori riguardanti il praticante

1. Aspettativa. Durante il rilassamento si verifica l’effetto placebo ed è utile utilizzarlo clinicamente. Le aspettative positive aumentano anche la motivazione a praticare regolarmente.

2. Personalità. Alcuni autori considerano le tecniche di rilassamento auto-regolamentate adatte a persone con una “sufficiente forza dell’Io” ma non a persone con sintomi isterici (*18). Con individui suscettibili di attacchi psicotici è consigliabile un attento approccio di supporto e la collaborazione con uno psichiatra. Anche la nevrosi deve essere presa bene in considerazione. Le persone che hanno interrotto la pratica della Meditazione Trascendentale avevano più nevrosi rispetto a coloro che hanno continuato e a coloro che non hanno iniziato la pratica (*19). È discutibile se questo risultato sia rilevante anche per altre tecniche di rilassamento. Anche la capacità di visualizzare è importante in alcune tecniche. Semplici tecniche di rilassamento e un allenamento prolungano saranno probabilmente più utili a chi ha un basso intelletto.

3. La relazione del praticante con un terapeuta può influenzare positivamente, o negativamente, la motivazione alla pratica e i risultati.

4. Sistema di credo. Questo è il motivo per cui alcuni preferiscono, o rifiutano, certe tecniche. È meglio spiegare chiaramente il meccanismo, gli effetti e i benefici della tecnica prima di far iniziare la pratica.

5. Lo stato momentaneo. Il rilassamento è più facile dopo un’adeguata attività del corpo e/o della mente. La combinazione di esercizi fisici e rilassamento è molto buona; l’attività fisica può far diminuire la depressione e l’ansia (*20,*21) e rende il rilassamento successivo più profondo. I praticanti potrebbero anche essere in grado di usare la tecnica durante una situazione stressante, ad esempio durante una seduta dal dentista, prima di un colloquio o di un esame importante; e sentirsi più a proprio agio.

6. Sensazioni piacevoli/spiacevoli. La conformità alla pratica può aumentare quando risulta piacevole, e diminuire quando sopraggiungono sensazioni spiacevoli.

7. Altri fattori. Il comfort può essere pari a zero quando la malattia trattata porta vantaggi materiali o psicologici, come ad esempio il ricavo di un affitto.

Fattori legati alla tecnica

1. Frequenza e durata della pratica. Questo fattore è ovviamente di cruciale importanza. Le tecniche di rilassamento sono generalmente praticate dai cinque ai trenta minuti una o due volte al giorno, a volte sono raccomandati, in aggiunta, dei brevi momenti di rilassamento nel corso delle normali attività quotidiane. È stato pubblicato un documento con i risultati nel caso in cui una persona si esercita a casa o meno (*22).

2. La scelta della tecnica di rilassamento. Esistono molte tecniche che portano al rilassamento: tecniche yogiche, training autogeno e modificazioni, rilassamento progressivo, rilassamento assistito dal biofeedback, rilassamento ipnotico. La tecnica adatta può essere scelta considerando la personalità dell’individuo (sono necessarie ulteriori ricerche in questo campo; ad esempio il rilassamento mentale come il training autogeno o la meditazione è efficace in caso di asma bronchiale, mentre il rilassamento muscolare no)*3,*4; secondo il sistema di credo della persona e forse anche in base al suo stato momentaneo. La scelta della tecnica spesso è limitata; molti terapisti usano solo una tecnica, che conoscono bene.

Fattori relativi alla seduta

1. Durata della seduta. Spesso dopo una seduta lunga, il risultato è migliore.

2. Ambiente. Un ambiente relativamente tranquillo è adatto alla pratica. In seguito sarà possibile praticare, ad esempio, anche durante uno spostamento o un’attesa.

3. Tempo. Alcuni considerano molto adatto il tardo pomeriggio, o usano le tecniche di rilassamento per indurre il sonno durante la notte. Secondo la tradizione yogica il momento migliore per la meditazione è la mattina presto.

4. Seduta di gruppo o separata. La seduta di gruppo è meno impegnativa per terapeuta e un gruppo può avere un effetto di supporto su una persona. Successivamente è possibile una discussione di gruppo o individuale sulle sensazioni, ecc.

5. Ambiente terapeutico. Le opinioni del personale, dei parenti, degli amici ecc., potrebbero influenzare l’opinione del praticante sulla tecnica di rilassamento e la sua pratica.

Conclusione

L’analisi dettagliata dei fattori influenzanti gli effetti delle tecniche di rilassamento spesso non è nè utile nè necessaria, quando queste tecniche vengono applicate di routine. Ma tale analisi può essere molto utile quando la seduta non dà un buon risultato. I fattori influenzanti spiegano perché si raggiungono differenti risultati con la stessa tecnica e dovrebbero essere considerati quando le tecniche di rilassamento vengono confrontate tra loro.

Le tecniche di rilassamento sono componenti importanti del trattamento di varie malattie psicosomatiche; l’idea che il rilassamento crei un ponte tra la medicina somatica e la psicoterapia è corretta.

Fig.1. Lo stress e il rilassamento.

STRESS


RILASSAMENTO


Tono muscolare

Frequenza cardiaca

Respirazione

Pressione sanguigna

Metabolismo

Ormoni surrenali e tiroidei

Conduzione cutanea

Lattato arterioso

Frequenza delle onde elettroencefalografiche





Referimenti

*1. Jacob, R. G., Kraemer, H. C., Agras, W. S.: Relaxation therapy in the treatment of hypertension. Arch. Gen. Psych., 34, 1977, No. 12, 1417-1427.

*2. Patel, C, North, W. R. S.: Randomised controlled trial of yoga and biofeedback in management of hypertension. Lancet, 2/7925, 1975, 93-95.

*3. Erskine-Milliss, J., Schonell, M.: Relaxation therapy in asthma: A critical review. Psychosomatic medicine, 43, 1981, No. 4, 365-372.

*4. Wilson, A. F., Honseberger, R., Chiu, J. T., Novey H. S.: Transcendental meditation and asthma. Respiration, 32, 1975. 74-80. -26-

*5. Shealy, R. C.: The effectiveness of various treatment techniques on different degrees and durations of sleep-onset insomnia. Behav. Res. Ther., 17, 1979, No. 6, 541-546.

*6. Kabat-Zin, J.: An outpatient program in behavioral medicine for chronic pain patients based on the practice of mindfulness meditation. General Hospital Psychiatry, 4, 1982, 33-47.

*7. Varni, J. V.: Self-regulation techniques in the management of chronic arthritic pain in hemophilia. Behavior Therapy, 12, 1981, No. 2, 185-194.

*8. Tulpule, T. H., Tulpule, A. T.: Yoga- a method for relaxation for rehabilitation after myocardial infarction. Indian Heart J., 32, 1980, No. 1-2, 1-7.

*9. Patel, C: Coronary risk factor reduction through biofeedback-aided relaxation and meditation. J. of the Royal Coll. of General Practitioners, 27, 1977, No. 6, 401-405.

*10. Nespor, K.: Prevention of some cardio-vascular diseases from psychosomatic point of view. Cos. Lek. ces., 120, 1981, No. 35, 1055-1058 Orig Czech.

*11. Dunn, F. M.: Relaxation training and its relationship to hyperactivity in boys. Diss. Abstracts Int., 41, 1980, No. 1, 348-B.

*12. Halonen, J. S.: An examination of relaxation training and expectation variables in the treatment of postpartial distress. Diss. Abstracts Int., 41, 1981, No. 11, 4262-B.

*13. Poison, D. H.: Effects of biofeedback and autogenic training on symptoms of menstrual distress. Diss. Abstracts Int., 42, 1981, No. 6, 2545-B.

*14. Silver, B. V. et al.: Temperature biofeedback and relaxation training in the treatment of migraine headaches: One-year follow up. Biofeedback and Self Regulation, 4, 1979, No. 4, 359-366.

*15. Carrington, P., Collings, G.H., Benson, H. et al: The use of meditation-relaxation techniques for the management of stress in a working population. J. of Occupational Medicine, 22, 1980, No. 4, 221-231.

*16. Agras, W. S., Taylor, C. B., Kraemer, H. C., Allen, R. A.: Relaxation training. Twenty-four-hour blood pressure reductions. Arch. Gen. Psychiatry, 37, 1980, 859-863.

*17. Tamez, E. G., Moore, M. J., Brown, P. L.: Relaxation training as a nursing intervention versus pro re nata medication. Nursing Research, 27, 1978, No. 3, 160-165.

*18. Ikemi, l., ishikava, H., Goyeche, J. R. M., Sasaki, Y.: Positive and negative aspects of the altered states of consciousness induced by autogenic training, zen, and yoga. Psychotherapy and Psychosomatics, 30, 1978, No. 3-4, 179-186.

*19. Delmonte, M. M.: Personality characteristics and regularity of meditation. Psychological Reports, 46, 1980, 703-712.

*20. Griest, H., Klein, M. H., Eischens, R. R., Paris, J., Gurman, A. S., Morgan, W. P.: Running through your mind. J. of Psychosomatic Research, 22, 1978, 259-264.

*21. Bahrke, M. S.: Exercise, Meditation, and Anxiety Reduction: A Review. Amer. Con. Ther. J., 33, 1979, No. 2.

*22. Martin, J .E., Collinns, F. L., Hillenberg, J. B., Zabin, M. A., Katell, A. D.: Assessing compliance to home relaxation: a simple technology for a critical problem. J. of Behavioral Assessment, 3, 1981, No. 3, 193-198.


Tratto da: http://www.yogamag.net/archives/1980s/1983/8301/8301firt.html