sabato 21 settembre 2019

Più luce sullo Yoga

Swami Satyananda
Unitarian Church, Chicago, 1968

Lo yoga non è un argomento nuovo per tutti quanti voi, ma resta ancora qualcosa da dire a riguardo. Per secoli e secoli si è pensato che lo yoga fosse un sentiero, una forma di religione. Pertanto, le persone avevano paura del percorso dello yoga, ma questo mito millenario è esploso grazie a recenti indagini scientifiche. Persone di ogni parte del mondo ora stanno cercando di riscoprire questa eredità perduta dell’umanità.

Le ultime ricerche e indagini hanno rivelato il grande potenziale dei metodi yogici. Oltre ai valori spirituali, oltre ai fenomeni psichici che lo yoga può sviluppare nell’uomo, recentemente le affermazioni sullo yoga hanno del miracoloso: sembra che quando la psicologia fallisce, lo yoga possa venire in soccorso.

In psicologia abbiamo sentito parlare di differenti dimensioni di coscienza. Tutti ora sappiamo che i disturbi e le malattie del corpo fisico si originano nelle profondità della personalità umana; ma qual è il metodo tramite il quale si è in grado di andare nelle profondità della propria coscienza? Deve esserci un metodo, dovrebbe esserci un metodo, che ci permette di immergerci nel profondo della nostra personalità e trovare gli errori.

Nello yoga diamo molto valore a queste differenti dimensioni o stati di coscienza. Tramite differenti tecniche e metodi, organizziamo un’operazione, decidiamo la tecnica e interpretiamo la coscienza come un insieme. Lo yoga può essere tranquillamente utilizzato nei disturbi mentali, della psiche e negli errori logici. Inoltre, il potere è dentro di noi, non è all’esterno. Può essere chiamato pace, riposo, tranquillità. Questi attributi non sono importati dall’esterno. Sono tutti dentro di noi. Dovrebbe esserci un metodo tramite cui poter esprimere noi stessi ed è in questo contesto che risiede il valore dello yoga. Lo yoga giunge come un metodo per esprimere o manifestare le ragioni o i meandri più profondi della nostra personalità. Nelle varie tecniche, devono essere impiegati vari metodi.

Si pensa anche che lo yoga sia un sentiero di rinuncia. Non è così. È un atto tramite cui si va all’interno. È un processo di comunione: unisce le due differenti e distanti sfere della personalità. Sembra ci sia una grande distanza tra la personalità interiore ed esteriore. Questa distanza tra le due dimensioni della nostra coscienza è l’unica ragione per cui siamo infelici, perché fluttuiamo nell’ignoranza.

La luce è lontana e non sappiamo da che parte andare. Non è lontana solo per quanto riguarda la vita spirituale, è sempre così nella vita quotidiana di tutti. La mente conscia e lo stato superconscio sono così lontani l’uno dall’altro perché non siamo mai in contatto con lo stato superconscio. Come sapete, la coscienza umana, o coscienza individuale, ha tre dimensioni inferiori e una dimensione trascendentale. Le tre dimensioni inferiori sono chiamate grossolana, sottile e causale. Possono anche essere chiamate conscio, subconscio e inconscio, comprendendo in questi tre stati di coscienza quello della veglia, del sogno, l’astrale, il sonno e lo stato di incoscienza. Queste sono le dimensioni inferiori della nostra personalità. Ma più elevato di questi tre e trascendente questi tre stati ce né un quarto chiamato superconscio, coscienza trascendentale o samadhi, come è chiamato nello yoga.

Questo stato di coscienza, questo stato di consapevolezza, può essere raggiunto da tutti. È un’impresa difficile solo perché la consapevolezza individuale fa difficoltà nel lasciare il centro di gravità umana. L’attaccamento, la consapevolezza del corpo, la paura della morte e molti altri fattori mantengono la coscienza individuale legata al piano inferiore. Anche se praticate meditazione, anche se siete in grado di trascendere i limiti del tempo e dello spazio, dovrete comunque scendere al centro della gravità umana.

Il piano conscio in cui viviamo è il centro di gravità a cui la mente ritorna continuamente. Lo yoga è una tecnica tramite la quale eseguiamo due metodi, o meglio realizziamo due percorsi: spedire la mente nelle profondità della personalità e accorgerci che poi non torna al centro di gravità.    

È veramente molto semplice meditare. Posso insegnarvi la meditazione in appena una settimana. Forse, se la vostra pratica diventa corretta, potreste riuscire ad avere delle esperienze nel giro di pochi mesi. Ma ricordate che la coscienza individuale che lascia questo piano conscio, il piano dei sensi, il piano delle esperienze esterne, torna immediatamente indietro perché è troppo abituata alle esperienze del mondo dei sensi. Quindi occorre un metodo che possa rompere l’attrazione verso il punto di gravità. Ciò è possibile solo se la mente prende il volo, se raggiunge le frequenze e i campi più elevati.

Al fine di raggiungere un’alta frequenza, il volo della mente, è necessario che la mente stessa abbia eseguito determinate pratiche, seguite dalla meditazione. Pertanto, nelle pratiche di yoga non è importante solo la meditazione, ma anche il concetto, la filosofia yogica. Altrimenti chiunque, anche un ateo, potrebbe meditare. Un agnostico può meditare. Non può meditare su Dio ma può meditare su una stella. Può meditare su un fiore.

Lo yoga ci insegna due cose: il metodo tramite il quale possiamo elevare la nostra coscienza molto in alto e il metodo che fa rimanere in alto la coscienza. Noi non siamo tentati e non siamo respinti da nulla. Quindi la coscienza deve salire sempre più in alto. Procede come in un pellegrinaggio attraversando varie zone: il subconscio, l’inconscio e via di seguito.

Potreste anche sentire, persino comprendere, che questo è il viaggio dell’anima, il viaggio della consapevolezza individuale, durante la meditazione. Questa vita è un grande pellegrinaggio dove attraversate diverse città, prati, giardini, fiumi, oceani, uomini, culture, difficoltà e piaceri.

Sembra, ed è vero, che in noi non ci sia un unico universo ma molti universi in forma microcosmica. È anche un dato di fatto che non siamo solo ciò che sembriamo, c’è un’altra vita in noi. Posso esprimerlo in questo modo: “C’è un’altra vita oltre la vita che vediamo.” Ma dobbiamo andare oltre. Ci sono molti piani di esistenza in noi e ognuno è più sottile del precedente, ciascuno più ampio del precedente, più dilatato.

Questo corpo fisico, che è così piccolo, è solo il corpo grossolano. Oltre questo corpo grossolano, trascendente il corpo grossolano, c’è il corpo sottile o la sottile sfera della coscienza, che è più vasto e più potente di esso. Per questo motivo alcune persone hanno la capacità di sviluppare il corpo subconscio, il corpo astrale. Coloro compiono tanti miracoli. I grandi miracoli compiuti sono la telepatia, la chiaroveggenza, la psicometria e sono solo manifestazioni del secondo strato della coscienza. Non sono la comunicazione della Coscienza Elevata. Sono le comunicazioni, i doni o le ricompense della manifestazione del secondo livello, in cui si può andare ogni volta che si vuole, se si vuole.

La mente conscia è attiva. Funziona tramite buddhi, l’intelligenza, l’intelletto, il ragionamento, la memoria; con il pensiero, il cognitivismo e con le sensazioni. Questi sono i quattro mezzi tramite cui la mente di questo corpo, questa mente cosciente, questo corpo cosciente, si muovono. Ci sono quattro veicoli: il pensiero, il ragionamento, il ricordo e la sensazione. Ma nello stato del superconscio non è così. Il subconscio funziona completamente sul piano dei samskara, le impressioni della mente.

Quando l’intelletto è completamente ritirato, in quel momento, in meditazione, con la pratica costante della meditazione, dopo settimane e mesi continuativi, svilupperete la personalità psichica. Invece di operare sul piano intellettuale, inizierete ad operare da e attraverso il piano subconscio. Così è come la coscienza individuale, l’Atman, come noto nella filosofia indù, la consapevolezza individuale, si muove e continuamente cambia. C’è uno stadio in cui passa attraverso l’inconscio e questo, lo stato inconscio, è chiamato corpo causale. Noi lo chiamiamo corpo senza forma. Questo corpo inconscio o consapevolezza inconscia, dove non vi è alcuna coscienza esterna, è veramente una grande forza. Coloro che sono in grado di sviluppare questa forza inconscia o consapevolezza inconscia mediante la pazienza, gli sforzi persistenti e la meditazione costante, diventano quelli che chiamano Siddha o esseri perfetti. Sono capaci anche di controllare gli elementi, la natura. Questo stato inconscio potremmo chiamarlo la manifestazione inferiore di Dio.

La manifestazione di questo corpo inconscio è possibile solo tramite un metodo. Questo metodo è noto come Kundalini Yoga. Chi ha sentito parlare del Kundalini Yoga sa che è un fenomeno in cui il serpente si innalza dal plesso inferiore, da Muladhara Chakra. Si dice anche che questo risveglio della potenza da Muladhara è il risveglio della forza inconscia nell’individuo. In quel momento l’individuo non rimane nel suo stato normale. È completamente fuori da ogni forma di consapevolezza. È un momento difficile e per questa ragione è necessario un insegnante esperto che possa guidare l’aspirante spirituale attraverso quel passaggio difficoltoso. Quando la consapevolezza individuale passa attraverso questo strato inconscio o canale di incoscienza, egli, la consapevolezza individuale, non sa da che parte passare, perché c’è una sospensione assoluta della coscienza. C’è solo una persona che può condurre l’aspirante attraverso questa corsia oscura. Costui in yoga è chiamato Guru. Il termine Guru in sanscrito è composto da due parole, gu che significa oscurità e ru, dissipare. Egli è colui che dissipa l’oscurità, e questa oscurità non è quella etica o moralistica, è l’oscurità spirituale, un’oscurità che appartiene allo stato di consapevolezza individuale nelle regioni superiori.

Per dirlo in termini pratici, se vi sedete in meditazione e vi aggrappate a una particolare forma, a un simbolo, al vostro Guru o a qualsiasi altra cosa, entrerete nella concentrazione. Se avrete successo nella concentrazione, molte cose verranno fuori dalla vostra personalità subconscia. Svilupperete il vostro secondo livello, la seconda parte della vostra coscienza.
Poi se continuerete a meditate per mesi e anni, arriverà un momento in cui la concentrazione scivolerà completamente nel vuoto. In quel momento saprete dove siete e incontrerete un confine, un muro. Ogni giorno cercherete di penetrare quell’area oscura. Nel momento in cui entrerete, rimarrete incoscienti per mezz’ora, un’ora più o meno, e poi uscirete. Sarete in grado di attraversare il passaggio a patto che rimarrete consci, semi-consci, parzialmente consci o anche se avrete solo una frazione di coscienza. Ma quando siete incoscienti, chi guiderà la consapevolezza individuale? Se siete incoscienti chi guida chi? Non c’è coscienza. Deve esserci una qualche forza conscia che guida la consapevolezza individuale incosciente attraverso l’oscurità dello stato inconscio.  Un tale uomo, un uomo così potente, è conosciuto come Guru.

Quindi nello yoga il termine Guru non significa ciò che di solito si intende. Una persona che vi insegna asana, Hatha Yoga, non è il vostro Guru. Una persona dal quale imparate Vedanta non può essere il vostro Guru. Anche se io vi dessi la conoscenza intellettuale su varie scienze, non sarei il vostro Guru ma il vostro insegnante.

Guru è un individuo potente, capace di penetrare nella profondità della coscienza del discepolo. Quando il discepolo è seduto in meditazione e va nel profondo dell’inconscio, il Guru arriva. Subito diffonde la luce della coscienza. Tramite la luce, con l’aiuto di quella luce, essendo guidato da quella luce, la consapevolezza del discepolo passa oltre, attraversa quella luce e arriva allo stadio finale chiamato supercoscienza.

La supercoscienza non ha nulla a che vedere con le dimensioni inferiori della coscienza. La supercoscienza è oltre la mente, oltre tutte le forme di coscienza, è uno stato a sé. È un mondo a parte dove c’è piena comprensione, dove c’è piena consapevolezza.

Perciò, lo scopo dello yoga è espandere, o meglio, rimuovere il velo dell’ignoranza. Lo scopo dello yoga è rimuovere il velo dell’ignoranza che nasconde la coscienza, la reale coscienza.
Non appena rimuovete i vari veli, uno dopo l’altro, la luce splenderà e la coscienza si esprimerà. Questo fenomeno è stato espresso differentemente nelle varie religioni, da vari santi.

Lo scopo dello yoga è sviluppare la consapevolezza, ma questa consapevolezza è già nell’uomo, è l’eredità presente in ogni uomo.

Gli animali non sanno cosa stanno facendo, mentre l’uomo sa quello che sta facendo. Io vi sto facendo un discorso sullo yoga e so di farlo. Sono consapevole di questo e posso ricordarlo. Questa consapevolezza particolare non è, certamente, la piena consapevolezza ma una frazione. È una parte della consapevolezza. La facoltà tramite cui sapete di essere consapevoli deve essere sviluppata, punto per punto, fase dopo fase. Questa consapevolezza tramite cui siete consapevoli dell’argomento che viene discusso, questa consapevolezza tramite cui ricordate cosa è stato detto, deve essere sviluppata attraverso le pratiche di yoga. Il vero scopo della vita umana è sperimentare questa consapevolezza e nient’altro.

Mangiare, dormire, avere complessi e procreare sono comuni a tutti gli uomini e agli animali. Ma c’è una cosa che è speciale nell’uomo: la consapevolezza. Tale consapevolezza deve essere sviluppata. Il pieno sviluppo della consapevolezza, nella sua totalità, è il samadhi. Lo sviluppo della consapevolezza in tutta la sua pienezza è la realizzazione di Dio. Lo sviluppo della consapevolezza in tutte le sue infinite comprensioni è chiamato divenire uno con Dio. Potete chiamarlo essere in comunione con Dio e la comunione con Dio è yoga.

Il Dio delle religioni e lo stato di supercoscienza dello yoga sono la stessa cosa, non sono diversi. Così è come è stato spiegato e così è come l’abbiamo compreso. Non ci può essere alcuna differenza in tutto questo. Ciò che gli yogi raggiungono, tutte le persone religiose possono raggiungerlo ma occorre praticare. Questa è la differenza. È difficile essere regolari nella pratica.

Molte ricerche sono state fatte. Le persone si sono fatte avanti con le loro prescrizioni e raccomandazioni. Prescrizioni per sviluppare la consapevolezza del Supremo, per raggiungere moksha, nirvana, samadhi, kaivalya, la realizzazione di Dio, la comunione con Dio o il divenire uno strumento dello spirito divino o dello Spirito Santo, qualsiasi cosa sia. Tra le varie prescrizioni una fu il Bhakti Yoga: lo yoga della devozione.

Bhakti Yoga non è molto diverso dalla devozione cristiana. Vi è una piccola differenza in ciò che è considerato kirtan, cantare il nome di Dio continuamente per ore insieme, per ventiquattro ore, a volte anche per quarantasei ore di fila, che è uno dei metodi per entrare in comunione con quella parte della propria personalità. Si canta continuamente insieme per ore, arrivando a ritmi tali che a volte qualcuno va in trance e raggiunge uno stato di estasi.

Ma le persone si lamentano affermando che il Bhakti Yoga presenta dei limiti. Chi ha il tempo per cantare continuamente per ore? Chi ha l’energia per cantare con estasi per ventiquattro ore? Tuttavia, se le persone fossero libere da questi tipi di impedimenti riuscirebbero a cantare per un tale periodo di tempo. Quindi, questo è uno dei limiti maggiori.

Poi fanno un’altra raccomandazione: fate japa. Prendete un mala e praticate la rotazione della coscienza. Questo, in qualche modo, è sopravvissuto ai colpi e alle critiche e ancora oggi, in tutto il mondo, milioni e milioni di persone continuano a praticare questo metodo. Perciò, personalmente prescrivo questo metodo tramite cui potete, se non andate oltre, almeno trascendere questa coscienza. Potrete effettuare una partenza dal mondo dei sensi. Questo metodo si chiama japa. Ha sopportato i colpi delle critiche e ha affrontato tutte le sfide con grande successo. Si chiama Japa Yoga.

Ma ci sono molte persone che non credono in Dio, che non credono nel mantra e nella parola rivelata di Dio, che non sentono di dover chiudere gli occhi e fare la rotazione dei grani di prima mattina. Costoro pensano: a che serve fare tutte queste cose? Se purifichiamo il nostro cuore con il servizio, con il sacrificio, con la dedizione, la compassione distaccata verso tutti i nostri simili, non diventiamo puri? Non trascendiamo le limitazioni della mente? Non trascendiamo la consapevolezza esteriore?

Soprattutto nella Gita, troverete più volte sottolineato il Karma Yoga. È chiamato lavoro. Lavoro verso gli altri senza attaccamento, senza preoccuparsi dei frutti delle azioni. Servite tutti. Siate compassionevoli e sviluppate le virtù divine che potete. È attraverso questo sentiero, anche senza meditare, anche senza chiudere gli occhi, che vedrete lo sviluppo della vostra personalità, dalla normale personalità individuale a quella divina. Potrete raggiungere lo stato più elevato, la Divinità, con il Karma Yoga.

Ma non tutti sono d’accordo perché è anche un percorso difficile. Quanto è difficile essere compassionevoli? Quanto è difficile essere pieni di divine virtù? Non potete riuscirci. Lo sviluppo delle virtù divine può richiedere centinaia, addirittura migliaia di anni.

Allora alcuni pensarono ad un’altra spiegazione. Fecero propria la teoria del Vedanta e Swami Vivekananda portò il primo messaggio negli Stati Uniti. Il Sé è uno. Dobbiamo pensare che il Sé è uno, ed è al di là del corpo. Questa è di per sé una filosofia ma, alla fine, per qualche ragione, questa filosofia fallì anche perché le persone iniziarono a pensare che la comprensione intellettuale, la realizzazione intellettuale, non fosse sufficiente. Anche sapendo tutto riguardo i vari stati del conscio, del subconscio e del Super conscio, non riusciamo a raggiungerlo. Anche se in un libro è scritto cento volte acqua, acqua, acqua; da quel libro non potete ottenere l’acqua.

Così, alla fine, le persone giunsero al Raja Yoga. Lo Yoga di Patanjali. C’è un bellissimo libro che egli scrisse. Sono disponibili dei commenti in inglese, scritti da vari autori. Ma quello pubblicato dalla società teosofica di Madras è il più completo.

Dopo il Raja Yoga, in Oriente e in Occidente, le persone hanno iniziato a praticare meditazione, asana, pranayama, la purezza del cibo, il controllo nel comportamento e molti altri tipi diversi di tecniche. Come risultato di questo si ebbe l’avvento del movimento psichico in Occidente. Il Patanjali Yoga è molto antico. Anche nei testi del Signore Buddha troviamo dei chiari riferimenti ad esso. Il Signore Buddha stesso praticò lo Yoga di Patanjali, quando rinunciò. Prima di questo troviamo dei riferimenti storici riguardo i testi di Patanjali. Risalgono a meno di 500 o 600 anni prima del Buddha e la venuta alla luce del libro potrebbe risalire a più di 3000 anni fa. Fino ad oggi, questo è l’unico libro considerato come l’esposizione finale sullo yoga. Tratta solo di un argomento: l’isolamento della consapevolezza dalla consapevolezza oggettiva. Isolate la consapevolezza dagli oggetti. Alla fine rimarrà la consapevolezza pura, libera dalle esperienze oggettive e questo stato è noto come samadhi.

Secondo la mia opinione, japa va bene, però occorrerà praticare Raja Yoga. Questo è il metodo tramite cui, se volete sviluppare le vostre facoltà psichiche, potrete farlo. Un intero capitolo è rivolto a questo. Se volete sviluppare la consapevolezza spirituale, senza preoccuparvi della personalità psichica o delle facoltà psichiche, potrete farlo. Se volete condurre ricerche sui fenomeni psichici nell’uomo, il Raja Yoga vi aiuterà. Se non volete raggiungere il samadhi, se non volete raggiungere kaivalya, ma volete semplicemente essere delle buone persone, dei buoni membri della società, potrete farlo.

Lo Yoga di Patanjali è breve, diviso in otto membra, otto gradazioni o aspetti, che possono essere praticati simultaneamente. Il primo è la disciplina. Il secondo sono delle regole. Il terzo è asana, le posizioni; il quarto è pranayama, la respirazione. Il quinto è pratyahara, il metodo di ritiro dei sensi dagli oggetti. Il sesto è dharana, mantenere nella mente la forma di un’immagine costantemente, cioè la concentrazione. Il settimo è la meditazione, dhyana, e l’ottavo è samadhi, lo stato finale.

Quali errori possiamo fare praticando yoga? Di solito, ultimamente, pare yoga si intende samadhi e meditazione. Se vi dicono di praticare un po’ di asana e di pranayama voi dite immediatamente ‘no’, sono cose fisiche, è essoterico, io voglio essere esoterico. Tante persone mettono tutta l’enfasi sull’Hatha Yoga e altre lo criticano completamente dicendo che “non va bene”. Io non sono d’accordo con coloro che ritengono che l’Hatha Yoga sia tutto nello Yoga. Allo stesso tempo si dovrebbe comprendere che le asana non sono fisiche. Non sono somatiche. Sebbene i loro effetti possano essere visti come psicosomatici, sono puramente psichiche. Nel suo libro ‘Le Yoga Asana’, Swami Sivananda ha detto proprio questo. Altri scrittori sulle yoga asana hanno detto che con la pratica di sirshasana si cura l’emicrania e il mal di testa. È giusto ma le malattie non sono curate tramite le Asana. Le malattie sono curate dalla guarigione psichica.

Tutti si auto-guariscono: questa verità dovrà essere detta e realizzata. Quando praticate sirshasana o pranayama o qualunque altra cosa, è l’auto-guarigione che entra in gioco e che ha luogo. Molte malattie del corpo fisico, come il diabete o l’ipertensione, possono essere curate. Qualsiasi medico patologo sarà d’accordo con questo. È tramite sirshasana, è vero, che avviene un cambiamento fondamentale nella personalità psichica dell’uomo. Questa personalità psichica ha la sua base nella personalità fisica.

Anche la ghiandola pineale ne è influenzata e la ghiandola pituitaria subisce un cambiamento. Le ghiandole endocrine del sistema, la tiroide, gli ormoni sessuali, il pancreas e molte altre sono influenzate. Tali ghiandole sono influenzate dalla pratica delle asana. Per farvi un esempio, sarvangasana, la posizione sulle spalle, provoca una condizione che stimola la tiroide, che a sua volta ha un effetto su tutto il sistema nervoso. Però, la malattia non è curata perché la tiroide inizia a secernere più fluidi, ma perché tramite la secrezione della tiroide il sistema nervoso è influenzato a un livello tale da eliminare completamente la malattia.

Il sistema nervoso è il collegamento tra lo psichico e il somatico, tra il corpo e la mente, tra il corpo e la coscienza: è il legame che li collega entrambi.

Quindi le asana sviluppano la consapevolezza psichica nell’uomo sul piano psichico e provocano un cambiamento nel cervello.

È una buona idea che le persone pratichino pranayama in questo Paese, in Occidente, perché le vostre stanze sono sempre chiuse, siete pieni di aria malsana e per questo vi sentite sempre letargici. È ottimo andare all’aria aperta e praticare pranayama. Con il pranayama sviluppate il potere, l’energia cosmica, la vitalità o prana come è chiamato, non il respiro, ma prana – l’energia cosciente, la vitalità o prana si sviluppa dappertutto, dalla testa ai piedi – a livello del corpo e a livello della mente.

Il pranayama dovrebbe essere praticato in appropriate condizioni. Non è possibile per tutti fare tutte queste cose. Bisogna imparare tutto sistematicamente. Come può il prana caricare l’intero sistema? Anche nella scienza dell’ipnotismo, nelle guarigioni e in altre scienze, troverete che hanno i loro metodi di respirazione, di manipolazione del respiro, ecc. Lo yoga ha un sistema tramite cui l’inspirazione deve essere misurata. C’è uno scopo dietro questa proporzione. Se inspirate per una unità, dovrete trattenere per quattro tempi ed espirare per due tempi. Se inspirate per dieci secondi, dovrete trattenere per quaranta secondi ed espirare per venti, perché questo è immediatamente connesso ai fenomeni psichici. In questo Paese sono ampiamente praticati asana e pranayama, ma le altre tecniche di Hatha Yoga non sono conosciute, e molte persone mi dicono, ‘Swamiji, io pratico Hatha Yoga’. Io rispondo che pratichi asana, tutto qua. Hatha Yoga non è solo asana. In Hatha Yoga ci sono sei kriya tra cui la pulizia del naso, la pulizia dello stomaco, la pulizia dell’intestino, proprio come quello fatto con un clistere. La pulizia, il rinfrescamento o l’energizzazione dei nervi ottici, e anche la rivitalizzazione di manipura chakra o plesso solare. Le asana sono solo un punto, un aspetto dell’Hatha Yoga.

Potreste anche essere sorpresi nell’ascoltare che Hatha Yoga non è lo yoga dello sforzo, ma yoga o comunione di due forze nell’uomo: dell’energia lunare con quella solare; Ha e Tha in sanscrito significano rispettivamente la luna e il sole. Hatha Yoga non significa yoga fisico. Hatha Yoga non significa yoga dello sforzo. Hatha Yoga significa una tecnica tramite cui portate uno stato di armonia tra due forze nel corpo fisico, nel sistema; nel sistema lunare e nel sistema solare.

Diversi metodi di yoga, raja yoga, hatha yoga, karma yoga e bhakti yoga, sono praticati. Ma quando si pratica raja yoga sono necessarie tante condizioni, stabilite da vari insegnanti nei testi, e che siano seguite con la maggiore attenzione possibile. E se possibile, recatevi da un Guru o da un insegnante gentile e benevolo, studiate da lui l’intera materia del raja yoga. Questo, in breve, è un riassunto dello yoga per lo sviluppo della consapevolezza.