sabato 13 dicembre 2014

Lo spirito del Natale

Swami Niranjanananda Saraswati 

Il Natale è l’occasione per celebrare due avvenimenti: la nascita di Gesù e la discesa della coscienza del Cristo. Gesù fu una persona, la coscienza del Cristo fu la discesa dello spirito. Voi siete delle persone, avete un corpo, siete limitati e vincolati dai sensi e dalla mente ma, allo stesso tempo, avete una forza vitale (la vitalità, il dinamismo) che, fisicamente, o esternamente, è nota come spirito e che, nella terminologia esoterica, è conosciuta come la coscienza Divina o la coscienza del Cristo.

Come vi è una maturità, o un’evoluzione, nel corpo fisico, dalla nascita all’età adulta, alla vecchiaia e alla morte, allo stesso modo vi è un’evoluzione della coscienza. Quest’evoluzione della coscienza culmina nella coscienza del Cristo. La coscienza del Cristo è la coscienza che è in comunione con la natura Divina, la coscienza che è unita, che non è frammentata. In questo momento la nostra coscienza è frammentata, nel senso che non abbiamo nessuna idea o consapevolezza di cosa stia accadendo a livello inconscio. Abbiamo una comprensione molto superficiale del livello subconscio e una comprensione parziale del livello inconscio. Quindi, la nostra coscienza è frammentata, spezzata.

La coscienza del Cristo e lo stato di turiya
Tuttavia, vi è un’altra coscienza che è unificata, che gli yogi hanno chiamato lo stato di turiya. Turiya è la coscienza unificata. La coscienza del Cristo del Cristianesimo e la coscienza del turiya dello yoga sono la stessa cosa. Questa coscienza è la vera forma dello spirito.

Quindi, cos’è lo spirito? Qual è la differenza tra spirito e coscienza? Essi sono la manifestazione della stessa forza ed energia. Quando l’acqua di un lago è agitata perde la sua limpidezza ma, quando l’acqua diventa calma, potete vedere ogni cosa riflessa in essa. Così, la coscienza frammentata è l’acqua agitata, dove ci si muove semplicemente a tentoni senza riuscire a vedere nulla chiaramente. L’acqua ferma, dove ogni cosa è riflessa, è lo stato di turiya, o lo stato del Cristo.
Oggi siamo consapevoli di due eventi importanti: la nascita di Gesù, il figlio di Maria e di Giuseppe, e la discesa della coscienza del Cristo, o lo stato di turiya, conosciuto come il concetto del figlio di Dio – Ishwara ansh jiva avinashi. La spiegazione del concetto di figlio di Dio si trova nel Ramayama, nella Bhagavad Gita e in tutti i testi che trattano della vita spirituale. Noi dobbiamo connetterci con questo spirito unificato. Le persone lo fanno in modi e forme differenti. È come dire: “Tutte le strade portano a Roma” – il termine “strade” è plurale, non singolare. Ognuno decide la propria strada in base al proprio livello d’evoluzione nella vita.

Il viaggio dello spirito
Non sto parlando della teologia Cristiana. Sto spiegando le dimensioni spirituali dello spirito. L’evoluzione dello spirito non si ha in un unico momento, è un viaggio continuo. Il viaggio termina solo quando raggiungiamo la destinazione finale.  Non si può fare esperienza della coscienza già dall’inizio, si può solo fare esperienza della parte manifesta della coscienza, che è la mente. Si deve lavorare con la mente, purificarla e trasformarla, per poter avere una visione della coscienza. La mente è la prima barriera che deve essere superata. Fino a questo punto non si è in grado di realizzare la coscienza.      

Sebbene gli psicologi, gli psichiatri e gli psicanalisti parlino di conscio, subconscio ed inconscio, in realtà questi termini non significano nulla perché il conscio, il subconscio e l’inconscio di cui loro parlano sono in relazione con la mente conscia, la mente subconscia e con la mente inconscia. Perciò quando diciamo: “Io sono conscio” non significa nulla; è un “volo di fantasia”.

Il termine “coscienza” si riferisce alla conoscenza ed all’esperienza della natura interiore, swabhava. Il termine “mente”, il grande chitta, il grande ahamkara (ego), il grande buddhi (intelligenza), sono parti della coscienza, così come le braccia, le gambe e la testa sono parti del corpo e non hanno alcuna funzione se considerati come parti isolate. Se rimuovete la testa dal corpo, cosa accade? Se rimuovete le braccia o le gambe dal corpo, cosa accade? E se rimuovete il corpo dal corpo, cosa accade? Sebbene ogni parte sia riconosciuta indipendentemente, esse non hanno nessuna funzione indipendente. Ugualmente, sebbene la mente sia riconosciuta come un’estensione, come il lato manifesto della coscienza, non possiamo percepire la vera coscienza, swabhava, la natura interiore, finché lavoriamo con la mente.

Scoprire la connessione tra la coscienza e lo spirito
Pertanto, in tutte le tradizioni del passato, il pensiero sviluppatosi è stato quello di vedere, di sperimentare, la relazione della mente con il mondo e l’espressione della mente nel mondo; e poi trasformare quest’esperienza, questa qualità della mente, per realizzare swabhava, la natura interiore, la coscienza. Una volta che la coscienza è identificata come la natura della creazione, si è scoperto il collegamento. L’essenza viene scoperta all’interno della coscienza, e tale essenza è l’essenza Divina.

C’è una differenza tra l’acqua dell’oceano e l’acqua di un fiume o di un lago. L’acqua dell’oceano ha una qualità differente rispetto a quella del fiume, sebbene entrambe siano H2O. In ogni ambiente la qualità dell’H2O è differente. Perché l’oceano è salato? Da dove viene questo sale? Perché i laghi ed i fiumi non sono salati? Perché c’è questa differenza, se gli altri componenti dell’acqua sono gli stessi? Se ne troverete la ragione, scoprirete anche tutte le risposte della vita.

Il collegamento tra la coscienza e lo spirito è noto come l’essenza, l’H2O. L’essenza è là, ma in associazione con differenti oggetti della creazione – tempo, spazio e oggetto - la percezione dello spirito e la percezione della coscienza cambiano. Solo poche persone al mondo, attraverso i loro sforzi, sono state in grado di realizzare la coscienza, e oltre a queste poche persone, alcuni hanno fatto esperienza della coscienza Divina.

Noi apparteniamo alla prima categoria di persone: quelli che hanno combattuto con la mente, che hanno combattuto per trasformare le loro percezioni ed espressioni, che hanno combattuto per trovare l’armonia, o l’equilibrio, tra la mente e il cuore – tra buddhi e bhavana, tra la logica ed il sentimento. Questo è il nostro livello. Quelle persone che sono andate oltre la mente, dicono che la logica non esiste oltre la mente: esiste solo il sentimento. La coscienza è il regno del sentimento, ma non il sentimento della gioia, della felicità, dell’amore, della compassione e della pace di cui fate esperienza attraverso la mente. Il sentimento della coscienza è di tipo differente e non può essere spiegato o definito. I sentimenti che esprimiamo sono un’indicazione, uno scorcio in miniatura della cosa reale di cui dovremmo fare esperienza. Una volta che si è fatta esperienza del sentimento trasformativo, trascendentale, ogni cellula e atomo del corpo diventano realizzati, ogni cellula e ogni atomo del corpo diventano luminosi. 

Nella vita spirituale arriva un momento che chiamiamo “il giorno”, e ciò avviene solo quando avremmo raggiunto la nostra destinazione. “La foresta è amorevole, oscura e profonda, ma io ho ancora molte miglia da percorrere prima di dormire”. Questo indica il viaggio dello spirito. Dalla mente alla coscienza, alla realizzazione della connessione universale. Questa connessione universale è la connessione della coscienza del Cristo, la connessione dello stato di turiya dell’essere.

Sadhana per trasformare la mente
Cristo visse duemila anni fa. Perché lo ricordiamo ancora oggi? Non perché fu il fondatore del Cristianesimo. Il Cristianesimo è stato fondato a Roma, non a Betlemme o a Gerusalemme. Il fondatore e organizzatore del sistema cristiano fu San Pietro. L’insegnamento di Cristo, di Gesù, prima della fondazione del Cristianesimo, era molto semplice. Se dovessimo descrivere l’insegnamento di Cristo nel linguaggio moderno, dovremmo dire: “Vivete per gli altri, per alleviare la sofferenza degli altri e per riconnetterli con la sorgente, con Dio”.

Questo, in breve, è l’insegnamento di Cristo, e questa è la cosa più importante da fare per trasformare la mente umana.

Chi vive per le altre persone? Oggi siamo così concentrati su noi stessi che ci dimentichiamo della sofferenza degli altri: siamo troppo presi dai nostri conflitti e problemi. Connettersi con Dio, con la fonte, è diventata una realtà distante dalla nostra vita. Ma se riusciamo a creare un processo di soddisfazione di questi tre importanti mandati di Cristo, allora diventiamo dei veri Cristiani nel cuore e nello spirito; diventiamo dei veri yogi nel cuore e nello spirito; diventiamo dei veri esseri umani nell’azione e nel pensiero.

Questo deve essere il sadhana per umanizzarci. Ci chiamiamo “esseri umani”, ma questo è solo un termine sociale. In realtà, siamo differenti. Quali sono le qualità degli esseri umani? Cosa determina che siamo degli esseri umani? Il pensiero non è una qualità dell’essere umano, il pensiero è un processo dell’intelletto, dell’intelligenza. L’intelletto non definisce un essere umano, perché lo stesso intelletto, se usato nel modo sbagliato, può renderci satanici. 

Lo spirito è oltre la mente
La cosa che ci rende dei veri esseri umani è la conoscenza della connessione, del filo invisibile che esiste e che connette l’individuo con il trascendentale, con il Divino. L’abilità è nel vedere questa connessione, questo collegamento, in ogni cosa, in tutti; è la distruzione del pensiero che “Io sono superiore” o “Io sono inferiore”, “Io ne so di più” o “Io ne so di meno” – perché tutti questi pensieri sono solo giochi dell’ego. Se io mi sento superiore, è il mio ego che sta giocando con me stesso. Se io mi sento inferiore, è il mio ego che sta giocando con me stesso. Se considero me stesso saggio, è il mio ego. Se mi considero sciocco, è il mio ego. Sciocco in relazione a cosa? Saggio in relazione a cosa? È l’avere una specializzazione universitaria l’indicazione della vostra saggezza, soltanto perché vi siete riempiti la testa con molti e differenti idee e concetti, alcuni dei quali sono molto appaganti ed arricchenti, mentre altri non sono così appaganti e non danno così tanto arricchimento?

L’esperienza umana è oltre l’ego. Dovete comprendere questo concetto in termini di mente, coscienza e spirito. L’intelletto, la conoscenza e la percezione si riferiscono tutte alla dimensione della mente. La comprensione di voi stessi, di chi siete, è relativa alla dimensione della mente. Ma la mente deve morire, affinché la coscienza possa nascere. Gesù dovette morire per far emergere Cristo. Gesù morì sulla croce e dopo tre giorni Cristo uscì dal sepolcro. Fu Cristo ad ascendere in paradiso. Gesù non ascese in paradiso. Cristo ascese in paradiso. Così la mente, che è in relazione con il mondo, deve morire e la coscienza deve emergere. Quindi, non occorre nessuna saggezza, conoscenza, intelligenza o consapevolezza individuale per giungere all’esperienza della coscienza o dello spirito. Una volta che realizzerete lo spirito, lo spirito sarà riconosciuto come Uno.

La connessione universale
Dei cinque elementi che costituiscono questo mondo, ce né uno che connette ogni individuo con un altro. Questo elemento è l’aria. Chi è a conoscenza che, probabilmente, l’aria che stiamo respirando in questo momento è la stessa aria espirata da Cristo duemila anni fa? Probabilmente è la stessa aria espirata da Krishna cinquemila anni fa. E’ quest’aria che ci connette l’un l’altro, globalmente. E così, come in questa dimensione l’aria è l’agente che connette, in una dimensione più elevata, lo spirito è l’agente che connette.

Noi pensiamo allo spirito come a qualcosa di unico per ognuno. Ma, forse, è come la nostra abilità di inspirare. Il modo in cui respiriamo è unico per ognuno, ma l’aria è universale. Allo stesso modo, la nostra esperienza dello spirito può essere individuale, ma esso è una connessione universale. Perciò, l’affermazione “Mio Padre ed io siamo Uno” significa che l’io individuale e lo spirito universale - lo spirito di cui faccio esperienza all’interno di me stesso e lo spirito che circonda l’intera creazione manifesta ed immanifesta - sono Uno; e l’affermazione “Aham Brahmasmi”, “Io sono lo spirito universale”, è l’affermazione di coloro che hanno avuto una visione dello spirito.

Come parte del nostro sadhana nella vita, dobbiamo fare un tentativo, forse non immediatamente ma nel corso del tempo, per trascendere la mente. La mente è la forza che limita la nostra espressione, che restringe il campo della nostra partecipazione alla vita in maniera omogenea, integrata, evolutiva. È a causa di questa restrizione, che è un legame di maya, la creazione, la terza forza dimensionale, che siamo consapevoli di noi stessi come individui. È  maya che ci fa realizzare la nostra unicità. Ma questa maya è come il paralume su una lampada.

Le storie della Bibbia racchiudono concetti yogici e tantrici. L’apertura delle sette porte, la rimozione dei sette veli, si riferiscono all’apertura dei sette chakra. Appena ogni velo viene tolto, appena ogni porta viene aperta, maggiore luce si propaga. Se coprite una lampadina da 1000 watt con sette lenzuola, uno sopra l’altro, che intensità, o luminosità, potrete vedere? Per poter vedere la luce così com’è dovete rimuovere tutte le coperture. Le coperture, o i veli, a cui si riferisce la Bibbia, sono in riferimento ai chakra. Dovete aprire i chakra e poi, in sahasrara, farete l’esperienza della luce pura. Questo è solo un esempio degli insegnamenti dati nella Bibbia. Questi esempi indicano il processo del tantra ed il processo dello yoga.

Sviluppare la semplicità, l’innocenza, la chiarezza e la compassione
A Gesù era familiare il processo dello yoga e del tantra. Le persone stanno realizzando molto lentamente la profondità degli insegnamenti del Cristianesimo. Gl’insegnamenti del Cristianesimo sono la bhakti, la devozione, e i valori morali, miscelati con i concetti yogici e tantrici, in modo tale che essi rappresentino la dimensione spirituale della trasformazione umana seguendo il sentiero della devozione e la costruzione del carattere umano. A Gesù erano familiari gli insegnamenti dello yoga e del tantra. Egli insegnava yoga e tantra, non nella forma di asana, pranayama, yoga nidra e meditazione, ma come metodi per conoscere la realtà più elevata che esiste interiormente.

Ogni insegnamento convoglia due idee: lo scopo che occorre perseguire ed il processo, il metodo, che si deve adottare per raggiungerlo. Se si parte dallo scopo senza il processo, si sta facendo filosofia. Se si parte dal processo senza lo scopo, si sta seguendo un sistema. Ma quando scopo e processo si uniscono insieme, quello che si ottiene è sadhana, il processo trasformativo. Negli insegnamenti del Cristo scorgiamo il sadhana. Egli, poi, parlava in un linguaggio molto semplice. Ai suoi tempi, le persone non viaggiavano intorno al mondo e non avevano gradi e diplomi universitari. Le persone, quindi, erano molto semplici e innocenti. Cristo parlava loro nel loro linguaggio e li ispirava a sviluppare la semplicità, l’innocenza, la chiarezza del pensiero e la compassione verso gli altri. Nel contesto moderno, noi abbiamo bisogno di comprendere questi concetti in relazione alla nostra attuale situazione di vita. Quando cerchiamo di fare questo, stiamo facendo yoga: il processo che ci porta all’unione.

La mia intenzione non è quella di parlare della storia del Cristianesimo, ma di realizzare lo spirito con cui dobbiamo connetterci al fine di diventare dei veri esseri umani. Solamente dopo le nostre lacune, gli errori ed i peccati saranno ‘lavati via’. Fino a quando non saremo diventati dei veri esseri umani, dovremmo portarci dietro il peso della croce, e questo è molto pesante. Dobbiamo diventare consapevoli della nostra vita e vedere quanti bagagli ci portiamo dietro – le nostre insicurezze, le paure, i complessi, le inibizioni, i desideri, gli attaccamenti e tutte le altre espressioni della mente che hanno a che fare con noi, come l’odio, la rabbia, la gelosia e la frustrazione. Tutte queste cose hanno a che fare con noi, o no? Quindi, stiamo portando un gran peso sulle spalle che sembra continui a crescere giorno dopo giorno. Le persone dicono: “Cristo è morto sulla croce per i nostri peccati.” Si, questi sono i nostri peccati. Questi sono i peccati contro l’umanità. Egli è morto per renderci consapevoli che deve essere fatto un certo sforzo per lasciarsi alle spalle il peso che portiamo nel nostro zaino.

Date la priorità alla vita spirituale
Stanotte, quando andrete in stanza, non andate subito a dormire ma, per 10 o 15 minuti, riflettete e fate una lista delle priorità per la vostra vita spirituale. Così come fate una lista delle priorità per la vostra vita materiale, per soddisfare le vostre aspirazioni e desideri, fate una lista delle priorità per la vostra vita spirituale. Cosa sperate di vedere in voi stessi? Non pensate alle cose molto elevate della vita, questo è impossibile. Non pensate a raggiungere il sole, questo non è possibile. Più vicino arrivate al sole, più caldo diventa e, alla fine, vi bruciate a tal punto che non rimarrà nessuna traccia di voi, tutti gli atomi del corpo saranno consumati.

Fate una lista delle vostre priorità per la vita spirituale. Non vi darò nessun suggerimento, dovrete cercare da soli. Ognuno di voi oggi dovrebbe stilare una priorità che non sia un obiettivo impossibile, ma che sia raggiungibile. Non andate nemmeno su concetti astratti, come: “Sarò una persona buona.” Buona relativa a cosa? Come il tempo è relativo, così buono e cattivo sono relativi. Pensate a qualcosa di definito a cui aspirate, sperate e che potete raggiungere nel corso della vita. Ricordate di scoprire e comprendere la spiritualità da un punto di vista pratico, perché la vera vita spirituale modifica il materiale.

Dovete pensare e riflettere sul cammino spirituale che desiderate intraprendere, e che molti di voi pensano d’aver intrapreso, da una prospettiva molto terrena, senza troppe fantasie filosofiche. Quando avrete deciso: “Ok, questo è il primo passo nella mia vita spirituale”, potrete lasciar perdere ed andare a dormire. Se volete connettervi con lo spirito del Natale, fatelo. Per i cristiani è arrivato il Natale, per gli yogi il turiya

-         Ganga Darshan, 24 dicembre 1999